EPICA

Il video di “If Inside These Walls Was a House”, dall’Ep “EPICA vs. Attack On Titan” in uscita a luglio (Nuclear Blast Records).

Il video di “If Inside These Walls Was a House”, dall’Ep “EPICA vs. Attack On Titan” in uscita a luglio (Nuclear Blast Records).

Gli EPICA hanno collaborato con “Attack On Titan” per pubblicare un EP davvero speciale. “Attack On Titan” ha conquistato il mondo dei fumetti e degli anime. L’EP, intitolato “EPICA vs. Attack On Titan”, verrà pubblicato in tutto il mondo (Giappone escluso) il 20 luglio su Nuclear Blast Records.

Oggi gli EPICA pubblicano il secondo singolo “If Inside These Walls Was A House”.

Mark Jansen commenta: “‘If Inside These Walls Was A House'” è la mia canzone preferita dell’EP e suona davvero come una canzone degli EPICA. Abbiamo suonato questo brano assieme ad altri dell’EP in Giappone dinanzi a migliaia di fan entusiasti. Non me lo dimenticherò mai”.

Recentemente gli EPICA hanno pubblicato il video del primo singolo ‘Crimson Bow And Arrow’.

www.youtube.com/watch?v=bX3dwi_yuSA

Simone Simons commenta: “Siamo eccitati di presentare ‘Crimson Bow and Arrow’, la prima canzone tratta dall’EP ‘EPICA vs. Attack On Titan’. Speriamo che vi piaccia questa canzone unica tanto quanto è piaciuto a noi crearla!”.

Nel primo trailer di “EPICA vs. Attack On Titan” il chitarrista Isaac Delahaye e il tastierista Coen Janssen parlano di come hanno adattato queste canzoni allo stile degli EPICA: https://www.youtube.com/watch?v=IC0Z9MB_9jE

“EPICA vs. Attack On Titan” sarà disponibile nei seguenti formati:
CD Jewel case
Vinyl – Violet, Yellow, Black

I pre-ordini di “EPICA vs. Attack On Titan” sono attivi ora: http://nuclearblast.com/epica-attackontitan

È possibile salvare l’EP in anteprima su Spotify: http://nblast.de/EPICAvsattackPresave

“EPICA vs. Attack On Titan” è stato registrato nell’estate 2017 al Sandlane Recording Facilities da Joost van den Broek. Le versioni originali, che sono state influenzate dalla musica degli EPICA, sono state composte da Revo del famoso gruppo giapponese LINKED HORIZON. Per questo EP, le canzoni sono state adattate dagli EPICA e prodotte da Joost van den Broek. Degli arrangiamenti dei cori e delle partiture orchestrali si è occupato il tastierista Coen Janssen con Joost van den Broek.

“EPICA vs. Attack On Titan” track list:
01. Crimson Bow And Arrow
02. Wings Of Freedom
03. If Inside These Walls Was A House
04. Dedicate Your Heart!
05. Crimson Bow And Arrow (Instrumental)
06. Wings Of Freedom (Instrumental)
07. If Inside These Walls Was A House (Instrumental)
08. Dedicate Your Heart! (Instrumental)

Gli EPICA saranno in concerto il 28 luglio a Vinci (FI) – Festa dell’Unicorno.

www.epica.nl
www.facebook.com/epica
www.nuclearblast.de/epica

A Gathering Of None – One Last Grasp At Hope

I The Gathering Of None suonano rock a stelle e strisce, potente e melodico e pazienza se molti passaggi di One Last At Hope li avrete sicuramente già sentiti negli album usciti qualche anno fa, certo rock è come il bacio di una bella donna: non stanca mai.

Alternative metal, post grunge, modern hard rock, c’è di tutto un po’ nel sound degli statunitensi A Gathering Of None, band del Massachusetts al terzo full length dopo Purging Empty Promises del 2013 e Nothing Left To Lose uscito nel 2015.

Il gruppo, nato come one man band del chitarrista e cantante Tracy Byrd, è ad oggi una band composta da cinque musicisti, il cui prodotto è come scritto un buon mix dei suoni nati e cresciuti negli ultimi anni del secolo scorso nel nuovo continente: rock americano, potenziato da iniezioni di metal moderno e sfumature di quel grunge ancora oggi nelle corde degli ascoltatori dai gusti più moderni ed alternative.
Niente di nuovo, ma un lotto di belle canzoni, suonate e cantante davvero bene, con gli Alter Bridge a fare da padrini e poi una serie di band diventate icone di almeno due decenni di hard rock targato U.S.A.
One Last Grasp At Hope è quindi un buon modo per non perdere di vista un certo tipo di sonorità: la voce di TB aiuta non poco i brani a risplendere di una luce melodica che rimane accesa anche nei passaggi più grintosi, così che l’album funziona e piace fin dal primo ascolto.
No Stone Left Unturned, Fabulous Mishap, Dissolution (un tuffo nello stoner di marca Corrosion Of Conformity) sono brani semplici ma perfettamente in grado di non mancare l’appuntamento con i fans del genere, grazie ad una perfetta armonia tra l’anima metal e quella rock.
Band che non ha nulla da invidiare ai gruppi più blasonati, gli A Gathering Of None suonano rock a stelle e strisce, potente e melodico e pazienza se molti passaggi di One Last Grasp At Hope li avrete sicuramente già sentiti negli album usciti qualche anno fa, certo rock è come il bacio di una bella donna: non stanca mai.

Tracklist
1.What For?
2.No Stone Left Unturned
3.Break My Stride
4.A Fabulous Mishap
5.You Stagnate
6.Reaching Out
7.Dissolution
8.Something You Should Know
9.Predatory Male (Miltown cover)
10.I Hope I’m Wrong
11.Move Along

Line-up
TB – vocals, lead and rythm guitars
Justin Travis Osburn – rythm and lead guitars/bgvs
Jeff Grunn – lead and rythm guitars/bgvs
Ken Belcher – bass/bgvs
Chris White – drums/backup vocals

A GATHERING OF NONE – Facebook

Verano’s Dogs – Summoning The Hounds

Grind/death devastante e senza compromessi, old school nell’approccio e potentissimo nell’impatto che ricorda le grandi band del passato, dalle quali i Verano’s Dogs attingono a piene mani per il loro progetto estremo.

La scena romana è da qualche anno un punto di riferimento per gli amanti del metal estremo di stampo death, brutal e grind core, un nido di creature mostruose che abitano sulle rive del Tevere, a due passi dal Vaticano.

I Verano’s Dogs sono un trio nato tre anni fa e composto da musicisti già attivi in altre band della scena capitolina, come Taste the Floor, NIS e Injury Broadcast; Summoning The Hounds è il loro primo album, registrato presso gli Hombrelobo Studios di Roma e licenziato dalla Metal Age Productions.
I cani del Verano (noto cimitero della capitale), gli animali che in alcune culture accompagnano i morti nel trapasso, debuttano dunque con questo massacro grind/death, dalla copertina fortemente ispirata all’old school death metal e con un sound che inserisce elementi hardcore in una carneficina sonora di tutto rispetto.
I cani difendono il loro territorio, attaccano e sbranano senza pietà nella title track che apre l’album: le unghie sporche di terra putrida con cui sono ricoperte da centinaia di anni le bare ormai marcite, si conficcano nelle carni mentre il trio composto da Pompeo (chitarra), Ulderico (voce e basso) e Pablo (batteria) intona la  colonna sonora estrema di questo quadro macabro, un grind/death devastante e senza compromessi, old school nell’approccio e potentissimo nell’impatto che ricorda le grandi band del passato da dove i Verano’s Dogs attingono a piene mani per il loro progetto estremo.
Il cane rimane la figura animale a cui è dedicato il mondo dei Verano’s Dogs e i brani, ispirati musicalmente da Repulsion, Terrorizer e Napalm Death, affrontano tematiche legate al suo immaginario, dalla mitologia alla letteratura: un album sicuramente consigliato.

Tracklist
1- Summoning the Hounds
2- Keeper of Hades
3- Bark at the Grave (ft.: Alex Gore from The Juliet Massacre)
4- Mind Necropolis
5- Cannibalism and Agriculture
6- Holiday in Baskerville
7- Rabid Moments
8- The Hound (A Lovecraft’s tale)
9- Deadly Whispher
10- The Rising of the Necrotic Hound (ft.: Demian from Airlines of Terror)

Line-up
Pompeo – Guitars
Ulderico – Vocals, Bass
Pablo – Drums

VERANO’S DOGS – Facebook

Fading Bliss – Journeys in Solitude

Journeys in Solitude è gradevole, ben suonato e ben prodotto, tutti i tasselli sono al loro posto ma non penetra in profondità, come dovrebbe e potrebbe, con la necessaria continuità.

I belgi Fading Bliss arrivano con Journeys in Solitude al loro secondo full length in circa un decennio di attività.

Il precedente From Illusion to Despair, risalente al 2013, era stato un buon esordio che attingeva a piene mani dalla tradizione del gothic doom novantiano, con tanto di voce femminile a sostenere un growl profondo, entrambi adagiati su un tappeto melodicamente malinconico.
Nonostante siano trascorsi cinque anni non c’era da attendersi che le coordinate sonore potessero subire una variazione, visto che alla fine il genere, così come lo amiamo, è questo, prendere o lasciare; quello che viene richiesto alle band che vi si cimentano è produrre emozioni e metterci comunque qualcosa di proprio per evitare di apparire delle copie, seppur ben riuscite, delle band che hanno fatto la storia.
Ecco, se devo trovare un difetto ai Fading Bliss è proprio la mancanza di una maggiore personalità, che è poi l’ingrediente che rende irrinunciabile l’ascolto di un album: a tratti, infatti, sembra d’essere al cospetto di un gruppo abile nell’assemblare tutte le istanze provenienti dal passato senza però riuscire, se non a tratti, nell’intento di far scaturire quella scintilla capace di scuotere emotivamente l’ascoltatore.
Journeys in Solitude è gradevole, ben suonato e ben prodotto, tutti i tasselli sono al loro posto ma non penetra in profondità, come dovrebbe e potrebbe, con la necessaria continuità: indubbiamente l’opener Ocean è il brano migliore dei quattro con le sue notevoli intuizioni melodiche, mentre alla successiva Mountain manca il cambio di passo necessario per dare continuità all’evocativa chiusura della traccia precedente.
La cover di A Forest dei Cure è coraggiosa nel suo intento (cimentarsi con brani iconici come questo è sempre un’arma a doppio taglio), ma se è vero che è inutile proporre composizioni altrui in maniera eccessivamente fedele, qui i Fading Bliss eccedono in senso opposto, visto che in comune con il capolavoro di Robert Smith ci sono fondamentalmente solo il titolo ed il testo (apprezzabile comunque il lavoro della chitarra solista, come del resto avviene un po’ in tutto il disco).
I diciassette minuti di Desert, che regalano nuovamente un bellissimo assolo nella sua parte finale, chiudono un album gradevole e ben costruito ma che, al di là dei notevoli ma non sempre adeguatamente sfruttati guizzi chitarristici, fatica ad imprimersi con forza nella memoria: la dicotomia tra voce maschile e femminile funziona sulla carta ma, all’atto pratico, è troppo netto lo scostamento dei livelli di tensione percepibili allorché entra in scena l’una o l’altra voce.
Parlando di una band di Liegi mi si consenta il paragone ciclistico: con Journeys in Solitude i Fading Bliss dimostrano di reggere agevolmente l’andatura sostenuta del gruppo in pianura ma, allo stato attuale, manca loro quello spunto per restare con i migliori allo scollinamento della di Côte de Saint-Nicolas; questo almeno oggi, ma non è detto che non ci possano riuscire in futuro, visti i buonissimi mezzi a loro disposizione.

Tracklist:
1. Ocean
2. Mountain
3. A Forest
4. Desert

Line up:
Mélanie : Vocals
Dahl : Vocals
Steph : Guitars
Michel : Drums
Kaz : Guitars
Arnaud : Bass
Venema : Keyboards

FADING BLISS – Facebook

Hollowscene – Hollowscene

Gli Hollowscene sono una grande band lombarda di progressive rock. Il loro è un prog di stampo vintage, caldo e analogico, capace di guardare alla grande tradizione – britannica, soprattutto – degli anni Settanta.

Gli Hollowscene sono una grande band lombarda di progressive rock.

Recentemente si sono esibiti al FIM 2018 insieme a Prowlers, Anekdoten e La Fabbrica dell’Assoluto. Il loro è un prog di stampo vintage, caldo ed analogico, capace di guardare alla grande tradizione – inglese, soprattutto – degli anni Settanta. Non stupisce quindi, al riguardo, che questo loro interessantissimo lavoro sia uscito per Black Widow, da sempre attentissima al suono valvolare e primigenio di ciò che è progressive rock. Il disco si apre con la suite in cinque atti Broken Coriolanus: un vero e proprio caleidoscopio di suoni e sensazioni, di creatività ed emozioni, guidate dalla doppia tastiera e dalla doppia chitarra, sorrette da una sezione ritmica inappuntabile, non senza opportune spezie folk dovute al flauto. La suite è multiforme e cangiante, densa di cromatismi sonori e cambi di situazione, nello stesso tempo oscura e melodica, non priva di una tensione quasi drammatica e vagamente teatrale. Molto bella ed azzeccata poi l’idea di inserire, in chiusura dell’album, una cover di The Moon Is Down dei mitici Gentle Giant, con cui gli Hollowscene confermano una volta di più, non solo a livello timbrico, la ascendenza della loro visione musicale. Davvero un bellissimo disco.

Track list
1 Broken Coriolanus
2 The Worm
3 The Moon Is Down

Line up
Andrea Massimo – Guitar, Vocals
Walter Kesten – Guitar, Vocals
Demetra Fogazza – Flute, Vocals
Lino Cicala – Piano, Keyboards
Andrea Zani – Piano, Keyboards
Tony Alemanno – Bass
Matteo Paparazzo – Drums

HOLLOWSCENE – Facebook