Reveers – To Find A Place

La poetica dei Reveers colpisce al cuore e parla attraverso immagini che nascono attraverso la musica, dove si sentono note e sequenze dai molti colori

I Reveers sono un gruppo composto da quattro ragazzi della provincia udinese, formatosi jam dopo jam.

Questo debutto è un dolcissimo disco di rock pop, con aperture post rock, di una maturità e di una consapevolezza straordinarie. Prendete Paul Simon a vent’anni, trasportatelo nella nostra epoca buia, fatelo suonare con dei ragazzi che hanno una grande padronanza degli strumenti e potreste avvicinarvi a cosa fanno i Reveers. Qui regna la calma, siamo in una sala parto dove nasce buona musica e ogni elemento è prezioso: si passa dal post rock a momenti molto floydiani, il tutto con personalità e gusto. Ogni canzone del disco è come un movimento che contiene al suo interno diversi elementi e tutti questi trovano armonia se posti assieme. Le tracce sono quasi tutte di lunga durata, e ciò rende possibile sviluppare un disegno sonoro molto interessante ed avanzato. La poetica dei Reveers colpisce al cuore e parla attraverso immagini che nascono attraverso la musica, dove si sentono note e sequenze dai molti colori, in cui tutto muta. Scorrendo le biografie dei componenti del gruppo si nota che sono musicisti con basi solide e si sente, soprattutto nella composizione e nelle strutture dei pezzi, che appaiono di un altro livello rispetto alle cose che si trovano in giro oggi. Si potrebbe quasi definire To Find A Place il disco più slowcore ascoltato da qualche anno a questa parte, ma in realtà c’è molto di più. Inoltre spuntano anche elementi elettronici trattati con grande sapienza e capacità. Questi ragazzi esordiscono con un grande album, ma se volessero hanno la possibilità di spingersi anche ben oltre: con le capacità ed il gusto esibito nulla è loro precluso.

Tracklist
1. Low to the ground
2. Fortune teller
3. Thesis, antithesis and synthesis
4. Music for a silent film
5. Mosaico
6. Spheres
7. Waves from the sky
8. Blind alley

Line-up
Fabio Tomada
Ismaele Marangone
Elia Amedeo Martina
Giulio Ghirardini

REEVERS – Facebook

Mercic – Mercic 4

Il avoro si snoda gradevole anche se la strada per raggiungere l’eccellenza ed avvicinare i propri modelli dal punto di vista qualitativo è ancora abbastanza lunga, benché la direzione intrapresa da Carlos sia indubbiamente quella giusta.

Mercic è il nome del progetto solista di questo musicista portoghese, Carlos “Maldito” Sobral, giunto con questo Mercic 4 ovviamente al quarto album in altrettanti anni di attività.

Il genere proposto è un industrial metal fortemente debitore dei Nine Inch Nails (influenza neppure troppo nascosta dal nostro, ad onor del vero) e in quanto tale senz’altro apprezzabile, a tratti anche convincente, ma carente in quanto a personalità.
Premesso che sembrare una discreta copia del totem musicale creato da Mr.Reznor è pur sempre tanta roba, non si può fare a meno di notare che altre realtà afferenti a quell’ambito musicale sono riuscite a raggiungere una cifra stilistica originale e, a proprio modo, in grado di aprire un ulteriore filone (Aborym su tutti).
Detto ciò, anche alla luce dell’operato del tutto all’insegna del DIY da parte del buon Carlos (attivo anche nei Cryptor Morbious Family, dediti sempre a queste sonorità) il quarto capitolo targato Mercic merita la giusta considerazione da parte degli appassionati del genere.
Ovviamente l’industrial dei Mercic è meno inquieto e sperimentale di quanto non lo sia quello dei propri numi tutelari, e tutto sommato il suo essere più diretto giova alla riuscita del lavoro, lasciando giusto qualche perplessità nei passaggi più rarefatti, non sempre esenti da qualche sbavatura esecutiva, anche se bisogna riconoscere che l’uso della chitarra portoghese conferisce al tutto ugualmente un suo fascino particolare.
Tra ottimi brani più melodici come Make Our Mark e notevoli mazzate come They Never Want To Be Less Than Us, il lavoro si snoda gradevole anche se la strada per raggiungere l’eccellenza ed avvicinare i propri modelli dal punto di vista qualitativo è ancora abbastanza lunga, benché la direzione intrapresa da Carlos sia indubbiamente quella giusta.

Tracklist:
1.who the fuck are they to judge us
2.humanimals
3.crumpled paper
4.got to get back where it belongs
5.a lousy thing to forget about
6.14 to 3 = 1
7.big mouth fat star
8.make our mark
9.blurred eyes
10.they never want to be less than us

Line up:
Carlos Maldito

MERCIC – Facebook

LADY REAPER

Il video di “Stop The Mops”, dall’album “Mise En Abyme” (Valery Records).

Il video di “Stop The Mops”, dall’album “Mise En Abyme” (Valery Records).

E’uscito il 27 Aprile 2018 “Mise En Abyme” dei Lady Reaper.

Nati nel 2009, i Lady Reaper sono una band Heavy Metal italiana con base a Roma.

Nel 2017 i Lady Reaper firmano con Valery Records e nasce “Mise En Abyme”, il nuovo lavoro in studio della band. L’album spazia all’interno di un Heavy Metal fresco e versatile, offrendo l’ascolto di performance anche distanti dal genere di partenza, come ad esempio l’interpretazione di due famosissimi brani di musica sinfonica. La struttura teatrale del disco include inoltre numerosi riferimenti a popolari opere di cinema e letteratura, alcuni più espliciti altri tutti da cercare. Le ventiquattro pagine ad acquerello del libretto che accompagnano musica e testi, realizzate da Umberto Stagni (Pastavolante) impreziosiscono ulteriormente un progetto sotto molti aspetti degno di ottimo rilievo internazionale.

Tracklist:
1 To the Abyss (1:41) 2 The Eternal Carnival (4:31) 3 Abracadabra (2:55) 4 Another Me (5:12) 5 Fragments (6:03) 6 Buried in my Dreams (7:15) 7 Stop the Mops (5:13) 8 Mr Nick: Diabolical Bets (12:24) 9 Headless Ride (8:52)

“Mise En Abyme” è uscito il 27 Aprile 2018 su etichetta Valery Records, distribuito da Audioglobe, e disponibile worldwide su I Tunes e prossimamente su tutti i migliori online stores digitali.

Devin Townsend Project – Ocean Machine – Live at the Ancient Roman Theatre Plovdiv

Devin Townsend si odia o si ama, e sicuramente non ha lasciato indifferente chi ha seguito l’evoluzione della musica rock/metal negli ultimi due decenni e anche più: Ocean Machine – Live at the Ancient Roman Theatre Plovdiv è l’imperdibile giusto tributo al suo talento.

Il genio di Devin Townsend viene celebrato in questo monumentale lavoro che raccoglie, nei formati 3CD/2DVD/Blu-Ray con un documentario (Reflecting The Chaos), 3CD/DVD Digipak, Blu-Ray e in digitale, il concerto tenuto nel teatro romano di Plovdiv in Bulgaria per festeggiare i vent’anni dall’uscita dell’album Ocean Machine, più una serie di brani suonati con la State Opera Orchestra e richiesti dai fans.

Un vero e proprio monumento eretto in omaggio alla musica dell’artista canadese, una colossale opera che può sicuramente essere definita come il suggello definitivo di chi ha fatto dell’imprevedibilità e della ricerca dell’originalità un modo per differenziarsi nel mondo del metal mondiale.
Ovviamente la versione video è sicuramente quella più spettacolare, ma risulta ottima e gustosissima anche quella in cd, dove nei primi due troviamo i brani richiesti dai fans e suonati con l’orchestra e nel terzo la sola band a rendere onore allo storico lavoro.
L’orchestra riempie i brani scelti di gloriosa 23trasformando splendidi esempi del genio del musicista canadese come Truth e Stormbending o la devastante Be Your Command, lasciando che la festa si trasformi in uno spettacolare tributo alle tante vie e strade che la musica di Townsend prende, con una naturalezza che ha del sorprendente tra un capolavoro come Gaia o Deadhead, da Accelerated Evolution.
La monumentale Canada, la folle Bad Evil danno il via la secondo cd, prima che l’orchestra lasci la band alle prese con il clou di questo enorme spettacolo, ed i brani di Ocean Machine tornino a ricordarci di quanta genialità è intrisa la musica di questo musicista e compositore che per molti è un folle, ma che è in realtà uno dei più autentici innovatori della musica moderna, un visionario che ha sempre composto e suonato musica avanti di almeno due decenni rispetto a tutti gli altri.
Devin Townsend si odia o si ama, e sicuramente non ha lasciato indifferente chi ha seguito l’evoluzione della musica rock/metal negli ultimi due decenni e anche più: Ocean Machine – Live at the Ancient Roman Theatre Plovdiv è l’imperdibile giusto tributo al suo talento.

Tracklist
By Request Set with Orchestra
1. Truth
2. Stormbending
3. Om
4. Failure
5. By Your Command
6. Gaia
7. Deadhead
8. Canada
9. Bad Devil
10. Higher
11. A Simple Lullaby
12. Deep Peace

Ocean Machine
1. Seventh Wave
2. Life
3. Night
4. Hide Nowhere
5. Sister
6. 3 A.M.
7. Voices in the Fan
8. Greetings
9. Regulator
10. Funeral
11. Bastard
12. The Death of Music
13. Truth
Line-up
Line-Up: By Request Set

Devin Townsend – Vocals, Guitar, Keys, Programming Ryan
Van Poederooyen – Drums
Dave Young – Guitar, Keys
Brian ‘Beav’ Waddell – Bass
Mike St-Jean – Keyboards, Synths, Programming
+ Orchestra and Choir of State Opera Plovdiv

Ocean Machine:

Devin Townsend – Vocals, Guitar, Keys, Programming
The Project
Ryan Van Poederooyen – Drums
Dave Young – Guitar, Keys
John ‘Squid’ Harder – Bass
Mike St-Jean – Keyboards, Synths, Programming

DEVIN TOWNSEND – Facebook

Death Strike – Fuckin’Death

Ristampa da parte della Dark Descent Records del demo degli storici Death Strike una delle diverse band fondate dal bassista e cantante dei Master, Paul Speckmann.

I Death Strike sono uno dei numerosi progetti di Paul Speckmann, storico cantante e bassista di una decina di realtà estreme, tra cui i leggendari Master, uscito ultimamente sul mercato con il progetto Johansson & Speckmann in compagnia dell’altro stakanovista del metal estremo, lo svedese Rogga Johansson.

I Death Strike durarono lo spazio di un demo, questo Fuckin’ Death licenziato dal gruppo nel 1985.
In origine i brani erano solo quattro, poi nel 1991 la Nuclear Blast ristampò il lavoro con l’aggiunta di altre quattro canzoni inedite: quello che ora viene ripreso dalla Dark Descent è appunto la versione con le otto tracce.
Il clima infernale dell’album di matrice death/thrash primordiale porta ad evidenti similitudini con gli Hellhammer e gli Slayer, in un contesto ancora più oscuro.
Solos slayerani, doppia cassa a palla, mid tempo luciferini ed il vocione demoniaco ma di estrazione thrash di Speckmann, sono le caratteristiche di questo lavoro la cui data di uscita favorisce il sentore old school dei brani, che risultano un’orgia di metal estremo senza compromessi.
Una nuova ristampa per questo leggendario lavoro potrebbe far pensare ad un ritorno a sorpresa: vedremo, nel frattempo se siete fans del musicista statunitense e volete possedere ogni sua opera, i Death Strike sono davvero una chicca per intenditori.

Tracklist
1. The Truth
2. Mangled Dehumanization
3. Pay To Die
4. Re-Entry And Destruction
5. The Final Countdown
6. Man Killed America/Embryonic Misconceptions
7. Pervert
8. Remorseless Poison

Line-up
Paul Speckmann – Vocals, Bass
Kirk Miller – Guitars
John Leprich – Drums

DEATH STRIKE – Facebook