Sinaya – Maze Of Madness

Dal Brasile arrivano ad aprire crani in un brutale massacro estremo le Sinaya, quartetto tutto al femminile che, se vi ruberà gli occhi a livello estetico, vi stordirà immediatamente quando la prima nota di Life Against penetrerà come un trapano nei vostri ormai distrutti padiglioni auricolari.

Chi ha detto che per suonare thrash/death metal devastante e dai rimandi old school bisogna essere degli ometti brutti sporchi e cattivi?

Dal Brasile arrivano ad aprire crani in un brutale massacro estremo le Sinaya, quartetto tutto al femminile che, se vi ruberà gli occhi a livello estetico, vi stordirà immediatamente quando la prima nota di Life Against penetrerà come un trapano nei vostri ormai distrutti padiglioni auricolari.
Voce cartavetrata ed in linea con i singer thrash/death metal di origine controllata, blast beat, sono gli elementi fondanti di accelerazioni speed metal e cavalcate heavy /death che sono pugni potenti e letali alla bocca dello stomaco.
Mentre sputerete sangue e i conati vi bloccheranno il respiro, le Sinaya vi prenderanno per le palle, con una serie di tracce che abbinano thrash old school dai rimandi ottantiani (primi Slayer) e death metal che ricorda i primi Sepultura (e non potrebbe essere altrimenti) specialmente per l’impatto con cui le quattro streghe estreme si abbattono sull’ascoltatore.
Deep In The Grace, Buried By Terror e via tutte le altre tracce formano un solido macigno metallico dal titolo Maze Of Madness: Mylena Monaco (voce, chitarra), Renata Petrelli (chitarra), Bruna Melo (basso) e Cynthia Tsai (batteria) non potevano debuttare meglio su lunga distanza, confermando la sempre buona salute dell’underground metallico brasiliano.

Tracklist
1. Life Against Fate
2. Abyss to Death
3. Always Pain
4. Bath of Memories
5. Crowd in Panic
6. Infernal Sight
7. Deep in the Grave
8. Buried by Terror

Line-up
Mylena Monaco – Vocals/Guitar
Renata Petrelli – Guitar
Bruna Melo – Bass
Cynthia Tsai – Drums

SINAYA – Facebook

Amarok – Devoured

Mastodontica opera prima del quartetto californiano capace di unire in un epico viaggio desolazione,pesantezza e personalità.

Bisogna armarsi di tempo e pazienza per avventurarsi nelle mastodontiche quattro track che compongono l’opera prima degli statunitensi Amarok, giunti dopo otto anni al fatidico esordio sulla lunga distanza, dopo aver affilato le armi in vari split con Hell, Pyramido (doom sludge targato USA) e gli Enkh (funeral polacco).

Il quartetto californiano di Chico incorpora nel proprio sound elementi doom, sludge, funeral e black con una fluidità notevole; non ci sono forzature ma un ininterrotto flusso di note, che dipinge paesaggi desolati e disperati, marcati da una buona ispirazione e tensione narrativa. La melodia circolare punteggiata da note di piano dell’opener Sorceress, si carica di tensione e potenza con il passare dei minuti, mentre la ritmica dal passo marziale e le vocals in scream screziato di growl si caricano di una disperazione tangibile, soffocante e claustrofobica. Le due chitarre aprono colossali universi di distorsione mantenendo comunque il suono fluido e ricco di sfumature; gli ingredienti sono sempre gli stessi e la differenza in questo tipo di musica la fa sempre la capacità dei singoli musicisti di saper mantener alta la tensione, apportando anche solo minime variazioni al suono. Gli Amarok sono assolutamente credibili e in più hanno anche una capacità di scrittura varia anche in un genere monolitico come questo; le distorsioni finali e le laceranti urla alla fine di Sorceress inscenano paesaggi terrifici. Settanta minuti di questo suono non disturbano certo chi è avvezzo a frequentare questi paludosi lidi, capaci di creare sensazioni ed emozioni molto particolari; i ventitre minuti di Rat Tower ci trasportano in un viaggio epico e dolente rimembrante alcune belle pagine del funeral doom dell’est europeo, dove le band hanno la maestria di creare “soundscapes” infiniti e dal forte impatto emotivo. Di sicuro una band da seguire ma per i cultori del doom non è neanche il caso di dirlo!

Tracklist
1. VI Sorceress
2. VII Rat Tower
3. VIII Skeleton
4. IX Devoured

Line-up
Brandon Squyres – Bass, Vocals
Kenny Ruggles – Guitars, Vocals
Colby Byrne – Drums
Nathan collins – Guitars

AEONIAN SORROW

Il video di “Thanatos Kyrie”, dall’album “Into The Eternity A Moment We Are”.

Il video di “Thanatos Kyrie”, dall’album “Into The Eternity A Moment We Are”.

“Life is an ultimate gift and death our sequence. As deeper some things grow inside our souls and minds there won’t be only one death to face until our bodies collapse. This cinematic film inspired from the lyrics and music of Aeonian Sorrow, reveals the demons and loss of ourselves, our energy when other things are taking control. Our survival is a result of will. But do we really have the will to survive?”

Video directed by Katerina Karp.

GET YOUR COPY:
https://aeoniansorrow.com/merch/

Digital / Streaming:
Bandcamp: https://aeoniansorrow.bandcamp.com
Also available: iTunes, Spotify, Amazon, CD Baby etc.

Issuna – Ez dugu aske izateko zuen baimenik behar

Gli Issuna vengono dalla piccola cittadina di Ermua nei Paesi Baschi e fanno un’ottima ed esplosiva miscela di grindcore, crust e hardcore, il tutto cantato ovviamente in basco.

Gli Issuna vengono dalla piccola cittadina di Ermua nei Paesi Baschi e fanno un’ottima ed esplosiva miscela di grindcore, crust e hardcore, il tutto cantato ovviamente in basco.

Questo disco, uscito nel marzo 2017 e disponibile con la formula name your price sul loro bandcamp, è stato rimesso in circolo un anno dopo da un pool di piccole etichette. Il loro suono è un’aggressione sonora che nasce da molteplici ascolti e trova solide basi nella tradizione del grind core e del crust, e ha anche una fortissima ascendenza hardcore punk. Una delle cose che impressionano di più in questo gruppo è la capacità di partire per veloci e potenti cavalcate allo stesso modo in cui si disimpegna in mid tempo che creano la giusta tensione. Il cantato è spesso un urlato che non arriva mai al growl, rimanendo molto adatto al genere; inoltre i testi in basco non sono un ostacolo, ma se voleste tradurli conoscereste un po’ di più una delle lingue più misteriose ed affascinanti del mondo. Questa è la seconda prova su lunga distanza per gli Issuna, la precedente si può trovare sempre in download libero sul loro bandcamp, ed è un ulteriore innalzamento del loro livello: sicuramente sono uno dei migliori gruppi europei del genere, grazie alla loro intensità, alla loro potenza e al sapere andare oltre gli steccati, unendo musica e ribellione, sia interiore che esteriore. L’impasto sonoro che propongono è molto particolare e del tutto originale, e questo è uno dei più grossi complimenti che si possano rivolgere ad un gruppo, perché gli Issuna sono pienamente riconoscibili al primo ascolto. Un gran bel disco, aggressivo e suonato con cuore e passione.

Tracklist
1.Saminaren gidariak
2.Dena egiteke
3.Pasioa
4.Entsalada egunak
5.Sofistak I
6.Amaieraren hasiera
7.Julio Kageta
8.Pudorea
9.Nahiz eta heriotza
10.Ez duzulako irtenbiderik izango
11.HC Bizirik

ISSUNA – Facebook

Witch Mountain – Witch Mountain

I riff di scuola classica si alternano ad aperture blues psichedeliche, senza intaccare il rituale oscuro e sabbathiano, lunghe ed estenuanti danze stregonesche in alcuni casi al limite dello sludge, che la nuova cantante dirige con la sua voce ipnotica e calda.

La scena doom classica sta vivendo un ottimo periodo, le opere che arrivano da ogni parte del mondo dimostrano che nell’underground il genere vive e si evolve, si muove tra le ispirazioni e le influenze in un clima tradizionale e vintage, trainato dal successo dei suoni settantiani degli ultimi tempi.

I suoni classici hanno una loro marcata tradizione anche sul territorio americano, non solo nel Nord Europa, e gli Witch Mountain ne sono il classico esempio.
Attivo da vent’anni, il gruppo di Portland può vantare quattro full length più una manciata di lavori minori: l’ultimo album risale al 2014, quel Mobile Of Angel che vedeva ancora in sella la cantante Uta Plotkin, su questo nuovo album omonimo sostituita dalla bravissima Kayla Dixon, una voce “nera” che apre nuovi orizzonti musicali al quartetto.
Witch Mountain, infatti, mantiene la sua natura doom e psichedelica, quel poco di stoner tanto da risultare al passo coi tempi, ma al crocicchio del diavolo prende la strada del blues.
Ed il sound se ne giova assai, riuscendo nella non facile impresa di risultare vario, preso per mano dalla voce particolare e versatile della singer che sciorina una prestazione intensa e personale, passando da toni evocativi a passaggi blues rock e feroci scream, così da sembrare in preda a più demoni che affiorano in superficie, dopo essersi impossessati della sua anima.
I riff di scuola classica si alternano così ad aperture blues psichedeliche, senza intaccare il rituale oscuro e sabbathiano, lunghe ed estenuanti danze stregonesche in alcuni casi al limite dello sludge, che la nuova cantante dirige con la sua voce ipnotica e calda.
Troviamo in scaletta solo cinque brani, che hanno nell’opener Midnight e nella conclusiva suite Nighthawk il loro apice compositivo: la prima più dinamica e potente, la seconda è invece una cadenzata suite di quattordici minuti impregnata del sound di cui è rivestito Witch Mountain.
Un buon lavoro che conferma la reputazione del quartetto, in una scena che ultimamente regala grandi soddisfazioni a chi la segue con interesse.

Tracklist
01. Midnight
02. Mechanical World
03. Burn You Down
04. Hellfire
05. Nighthawk

Line-up
Rob Wrong – Guitars
Nathan Carson – Drums
Kayla Dixon – Vocals
Justin Brown – Bass

WITCH MOUNTAIN – Facebook