Groove, growl, clean vocals, accenni thrash e core, in un contesto di moderno metallo dal buon appeal, sono gli ingredienti con cui la band si presenta in modo convincente ai fans del genere.
Tramite Wormholedeath i finlandesi None Dare Call It Conspiracy danno un seguito al loro debut album uscito nel 2013 (Tales Of The Lost).
Il gruppo nativo di Helsinki ha dovuto vedersela con un continuo rimescolamento nella formazione che, in questo momento, risulta di sei elementi pronti a conquistare il proprio posto nella scena estrema metallica moderna.
Groove, growl, clean vocals, accenni thrash e core, in un contesto di moderno metallo dal buon appeal, sono gli ingredienti con cui la band si presenta in modo convincente ai fans del genere. Pawns And Kings è composto da undici brani sparati con la potenza di un cannone ma estremamente melodici: il lavoro delle chitarre è chiaramente ispirato al melodic death metal scandinavo, mentre sono le ritmiche che, tra groove, parti cadenzate e accelerazioni, imprimono al sound sterzate stilistiche senza perdere il filo di un discorso moderno e catchy.
Vanno via che è un piacere brani come Kingmaker, Dust e Nevermore, tripletta che fulmina l’ascoltatore, sorpreso da tanta veemenza melodica; a tratti Pawns And Kings riesce a prenderci per il collo e stringere, prima che uno stacco melodico o un verso in clean ci riporti a quelle melodie che sono il pane del sound proposto dalla band finlandese.
Un album consigliato agli amanti del metal moderno ma che sa regalare ottimi spunti anche ai fans del melodic death, approfittatene.
Il lyric video di “Demonic III”, dall’album “Scourge Of The Enthroned” in uscita a settembre (Century Media Records).
Il 7 settembre 2018 i brasiliani KRISIUN pubblicheranno il nuovo e undicesimo album, dal titolo “Scourge Of The Enthroned” su Century Media Records, disponibile nei formati LP+CD, CD e digitale.
Oggi i tre fratelli pubblicano il primo singolo tramite un lyric video, creato da Miles Skarin di www.crystalspotlight.com.
“Scourge Of The Enthroned” è stato registrato con la supervisione di Andy Classen presso il tedesco Stage One Studio (Belphegor, Legion Of The Damned), il quale ha già lavorato con la band con gli album “Conquerors Of Armageddon”, “Southern Storm” e “The Great Execution”. Il primo singolo, “Demonic III”, sarà pubblicato il 13 luglio 2018.
Tracklist
1. Scourge Of The Enthroned
2. Demonic III
3. Devouring Faith
4. Slay The Prophet
5. A Thousand Graves
6. Electricide
7. Abysmal Misery (Foretold Destiny)
8. Whirlwind Of Immortality
La band intraprenderà un tour per promuovere “Scourge Of The Enthroned” e al momento è già stata annunciata la data del release party presso il Turock di Essen, Germania, il 7 settembre 2018, in compagnia dei Sulphur Aeon.
Band comments:
“We proudly present you the cover for our new record! Based on Sumerian mythology, it shows three ancient gods transcending the beginning of creation, represented by the incredible art of Eliran Kantor. The sound of this record came out very organic, unlike many of the super edited/digital sounding albums these days. The songs are faster and more brutal than the previous records. Pure relentless death metal in your face!”
Active since 1990, KRISIUN are one of the most ferocious death metal bands in history and belong to the most successful metal acts to have ever emerged from Brazil. In 2018, the “Demonic III” shall return with one of KRISIUN most savage offerings to date. Beware!
KRISIUN live
August 11, Franca (BR), Franca Metal Fest
August 31, Osnabrück (D) Bastard Club
September 1, Markneukirchen (D) ReeveLand Music Festival
September 7, Essen (D) Turock “Scourge Of The Enthroned” Release Show with Sulphur Aeon, Mortal’s Path
September 8, Hüttikon (CH), Meh Suff Festival
La sensazione che regna al termine dell’ascolto di questo lavoro è che si sia persa l’occasione di dare alle stampe qualcosa di memorabile, derubricando invece il tutto ad un album di qualità sopra la media a livello tecnico, ma non altrettanto dal punto di vista dell’impatto emotivo.
I supergruppi sono da sempre croce e delizia per gli appassionati, perché se è vero che l’unione di più talenti può fornire frutti prelibati, oltre a convogliare sulla nuova creatura i fans delle band di provenienza degli artisti coinvolti, è anche innegabile che più di una volta la somma dei valori finisce per essere di gran lunga inferiore alle aspettative.
Per i The Sea Within possono rivelarsi valide entrambe le eventualità, a seconda di quale sia il background dell’ascoltatore e il musicista preferito tra quelli che fanno parte del progetto in questione.
Intanto partiamo con il dire che la band è a trazione per lo più svedese, essendo nata dalla fervida ed instancabile mente di Roine Stolt (The Flower Kings, Transatlantic, tra gli altri), il quale ha chiamato a sé un altro gigante della scena come Daniel Gildenlow (Pain Of Salvation) oltre ad un suo fedele sodale come Jonas Reingold al basso, due musicisti statunitensi di sicuro spessore come Tom Brislin (tastierista che ha suonato dal vivo con Yes, Camel e Meat Loaf) e l’altro vocalist Casey McPherson (Flying Colors), ed il tedesco ma ormai americano d’adozione Marco Minneman, batterista del quale non citiamo le innumerevoli e proficue collaborazioni per problemi di spazio …
Con un tale spiegamento di forze, The Sea Within non può che risultare un buonissimo album progressive, più vicino però ai The Flower Kings che non ai Pain Of Salvation, per essere chiari, e questo alla fine può diventare lo spartiacque per quanto riguarda il gradimento del lavoro: l’interpretazione del genere più soffusa, e spesso contigua ad un raffinato pop di Stolt, ha per lo più il sopravvento sull’enfasi e sull’emotività di Gilldenlow, il quale offre la solita prestazione maiuscola nei due brani più belli per distacco dell’album, l’opener Ashes Of Dawn, splendida traccia nella quale i King Crimson paiono unirsi carnalmente con i Pain Of Salvation, e la chiusura del secondo cd intitolata Denise, canzone struggente nella quale il vocalist offre un’interpretazione da brividi.
Il resto del lavoro, che consta appunto di due cd (con il primo che si attesta attorno ai cinquanta minuti ed il secondo pari più o meno alla metà), si snoda in maniera soddisfacente seppure non esaltante, con qualche guizzo di classe piazzato qua là (notevoli anche la vorticosa e jazzata An Eye For An Eye For An Eye, l’intensa Goodbye, una delle tre canzoni interpretate da McPherson, e la composita benché forse un po’ troppo diluita Broken Cord, nella quale la convivenza tra i due cantanti appare piuttosto efficace).
Se aggiungiamo anche la presenza in qualità di ospiti di Jon Anderson e Jordan Rudess (invero entrambi coinvolti in maniera piuttosto marginale) e del bravissimo Rob Townsend (Steve Hackett) con il suo sax, non manca proprio nulla, sulla carta, per rendere questa opera prima dei The Sea Within un qualcosa di irrinunciabile: in realtà, l’assenza che più si nota è quella di almeno altrettante canzoni dall’incisività pari a quelle citate, a favore di una levità ed eleganza che sovente rappresentano pregio e difetto di parte delle produzioni di Roine Stolt, senza che questo sminuisca il suo meritato status di grande musicista (ci mancherebbe altro).
Come detto, deriva forse più dal mio amore per i Pain Of Salvation la sensazione che in questo lavoro si sia persa l’occasione di dare alle stampe qualcosa di memorabile, derubricando invece il tutto ad un album di qualità sopra la media a livello tecnico, ma non altrettanto dal punto di vista dell’impatto emotivo. The Sea Within comunque farà senz’altro breccia nel cuore dei molti estimatori dei musicisti coinvolti; resta da vedere se il progetto avrà un suo seguito (oltre al programmato tour che vede, però, l’assenza di Gildenlow sostituito in toto da McPherson): se così sarà, allora penso che, aggiustando un po’ il tiro, l’auspicato capolavoro possa vedere davvero la luce.
Tracklist:
Disc ONE:
1 Ashes Of Dawn
2 They Know My Name
3 The Void
4 An Eye For An Eye For An Eye
5 Goodbye
6 Sea Without
7 Broken Cord
8 The Hiding Of Truth
Disc TWO:
The Roaring Silence
Where Are You Going?
Time
Denise
Line-Up:
Marco Minneman: Drums, Percussion, Vocal, Guitar
Jonas Reingold: Bass
Tom Brislin: Keyboards,Vocals
Roine Stolt: Guitars,Vocals, Add. keyboards
Daniel Gildenlow: Vocals & additional guitar
Casey McPherson: Vocals (Broken Cord, The Hiding of Truth, Goodbye)
Guests:
Jon Anderson: Vocals (Broken Cord)
Jordan Rudess: Grand Piano (The Hiding of Truth)
Rob Townsend: Soprano Saxophone (The Ashes of Dawn)
Per il quarto anno consecutivo torna lo SHOULDERCRUSHER METAL FEST, il festival più rumoroso del Val di Noto, questa volta in partnership con Tifone Crew. Come simbolo dell’unità siciliana (e non) sotto la musica, lo Shouldercrusher si dividerà in tre serate e tre location diverse, ospitando band provenienti dalle varie province isolane.
Il primo appuntamento è fissato per il 31 agosto 2018 in Piazza Mediterraneo a Marina di Modica (RG) con BuiOmegA, Saint Helens Project, Trilobite e Wildfire per una serata all’insegna della heavy music nelle sue diverse sfumature, simbolicamente portata nel contesto inusuale della piazza di una località balneare siciliana.
La piazza è circondata da locali in cui poter servirsi di food & beverage. Saranno presenti all’evento i motoclub Gladiatores, Bandidos e Motosicilia.
Album da non perdere assolutamente, come del resto tutte le opere di questo nostro talento nostrano, Grimorio prende in parte le distanze dai precedenti lavori per una più accentuata vena doom, con il groove a prendere il sopravvento sul sound, ma risultando ugualmente un album di classico hard & heavy firmato Bastian.
Il chitarrista siciliano Sebastiano Conti torna con il quarto album della sua creatura, Bastian, da una manciata d’anni una delle migliori espressioni dell’hard & heavy classico, prima con l’esordio Among My Giants uscito autoprodotto nel 2014 e poi ristampato l’anno seguente dalla Underground Symphony, ed in seguito con Rock Of Daedalus e Back To The Roots, licenziato lo scorso anno.
Contornato nei vari album da una bella fetta di icone del genere come Michael Vescera, Mark Boals, Vinnie Appice, John Macaluso e Apollo Papathanasio, il chitarrista nostrano si affida questa volta a nuovi musicisti come James Lomenzo al basso (Ozzy Osbourne, Megadeth, Black Label Society), Federico Paulovich (Destrage) alla batteria e al cantante danese Nicklas Sonne (Defecto, Theory), formando un quartetto compatto e più vicino al concetto di vera e propria band. Grimorio porta con sé una sterzata stilistica importante, con il gruppo che ci sbatte sul muso dieci pezzi di granito hard rock dalle chiare influenze sabbathiane, non dimenticando che siamo nel 2018 e che il groove è diventato l’arma letale per sfondare con forza bruta i cuori dei rockers odierni.
Black Sabbath da una parte e Black Label Society dall’altra, un mix letale di hard groove rock che non dimentica la lezione di chi fino ad ora era stato ispirazione importantissima per la musica dei Bastian, ovvero i Led Zeppelin ed il loro hard blues.
Si parte da qui per un altro ottimo lavoro, tutto cuore, passione, sudore e talento, con la chitarra di Conti che segue le coordinate tracciate da quel mostro di Zakk Wylde, nel genere il miglior chitarrista vivente, per un lotto di brani in cui regna sua maestà il riff.
Le prestazioni singole sono eccezionali: James Lomenzo e Federico Paulovich formano una sezione ritmica tellurica, Nicklas Sonne si dimostra cantante di razza e Conti, senza strafare, conferma la sua bravura alla sei corde, uscendo ancora una volta vincitore con mazzate inferte senza pietà come l’opener Pale Figure che dà il via alle danze con la sua maestosa ed oscura atmosfera doom.
Ancora il blues acido di The Trip, l’hard & heavy sabbathiano era Dio di Southern Tradition, lo splendido hard rock di The Time Has Come, la danza psichedelica Epiphany’s Voodoo e la conclusiva Fallen Gods contribuiscono a fare di Grimorio un mastodontico pezzo di meteorite in caduta libera sul pianeta Terra.
Album da non perdere assolutamente, come del resto tutte le opere di questo nostro talento nostrano, Grimorio prende in parte le distanze dai precedenti lavori per una più accentuata vena doom, con il groove a prendere il sopravvento sul sound, ma risultando ugualmente un album di classico hard & heavy firmato Bastian.
Tracklist
01.Pale Figure
02.Sly Ghost
03.The Trip
04.Infinite Love
05.It’s Just A Lie
06.Southern Tradition
07.The Time Has Come
08.Epiphany’s Voodoo
09.Black Wood
10.Fallen Gods