REVOLUTIO

Il video di ‘The Oracle’, dall’album Vagrant in uscita a novembre (Inverse Records).

Il video di ‘The Oracle’, dall’album Vagrant in uscita a novembre (Inverse Records).

I thrasher post apocalittici REVOLUTIO hanno pubblicato un nuovo video per The Oracle. Il brano fa parte del nuovo album Vagrant, la cui uscita è prevista per il 9 Novembre su Inverse Records. Il video è disponibile a questo link: https://goo.gl/vuZg9C

Il cantante Maurizio Di Timoteo ha commentato: “Siamo entusiasti di pubblicare questo video. L’abbiamo girato in una location a dir poco apocalittica, la vecchia fabbrica della Bugatti, e ha coinvolto un cast di 20 persone inclusi attori, truccatori e comparse. E’ stata un’esperienza incredibile!”

Nel video un viaggiatore vaga in un mondo distopico consumato da una divinità ibrida uomo-macchina chiamata l’Oracolo. L’uomo, colmo di dubbi e rabbia, chiede al folle idolo le ragioni di questa distruzione. Lei gli rivela che la ragione di questa epurazione è il miglioramento dell’umanità, poiché solo attraverso la sofferenza le nostre anime possono rinascere.

Potete ascoltare The Oracle in streaming su Spotify o pre-ordinare l’album Vagrant qui di seguito: https://goo.gl/At5KGc

La band ha annunciato di essere diventato un quintetto con l’ingresso in formazione di Carlos Reyes Vergara. Vergara sostituisce Di Timoteo alla chitarra ritmica, permettendo a Di Timoteo di concentrarsi sulle voci e sulla creazione di nuovi contenuti.

Tracklist:
1. Aftermath
2. Meek and the Bold
3. What Breaks Inside
4. The Oracle
5. Ozymandias
6. Eclipse
7. Silver Dawn
8. Requiem
9. Daydream
10. The Great Silence

REVOLUTIO line-up:
Maurizio Di Timoteo – Voce
Luca Barbieri – Chitarra solista
Carlos Reyes Vergara – Chitarra ritmica
Francesco Querzé – Basso
Davide Pulito – Batteria

REVOLUTIO online:
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INVERSE RECORDS online:
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Malthusian – Across Deaths

Un album difficile, non aiutato da una produzione che ne soffoca il suono e troppo impegnata a risaltare i bassi, magari anche voluta ed in linea con l’assoluto mood estremo di un sound che alterna (nei momenti più intensi e riusciti) furia death/black e litanie doom.

Un vento freddo e terribile spira da nord, portando con se la musica dei death/blacksters Malthusian, gruppo estremo di Dublino che mette in musica le teorie di Thomas Malthus, sotto la spinta di un metal estremo che risulta un caos primordiale, una tempesta di suoni death metal resi ancora più estremi e caotici da sferzate black metal.

I Malthusian sono un quartetto attivo dal 2012 che ha già espresso il proprio concept con un demo ed un ep uscito tre anni fa (Below the Hengiform).
Con musica e tematiche di difficile digeribilità anche per chi non è nuovo ad ascolti estremi, Across Deaths si sviluppa su cinque brani per quaranta minuti di tsunami musicale, tra brani medio lunghi che raggiungono durate importanti come i dodici minuti abbondanti di Primal Attunement-The Gloom Epoch, cuore di questo lavoro che ci riserva una varietà nel songwriting più accentuata, con atmosfere che rallentano fino a toccare lidi doom/death.
Un album difficile, non aiutato da una produzione che ne soffoca il suono e troppo impegnata a risaltare i bassi, magari anche voluta ed in linea con l’assoluto mood estremo di un sound che alterna (nei momenti più intensi e riusciti) furia death/black e litanie doom.

Tracklist
1. Remnant Fauna
2. Across the Expanse of Nothing
3. Sublunar Hex
4. Primal Attunement – The Gloom Epoch
5. Telluric Tongues (Roaring Into the Earth)

Line-up
PG – Bass, Vocals
JK – Drums
AC – Guitars, Vocals
MB – Guitars, Vocals

MALTHUSIAN – Facebook

Dark Buddha Rising – The Black Trilogy

Per chi ama il metal psichedelico e rituale, un sottogenere apertamente esoterico e alienante, questa raccolta dei primi tre dischi dei finlandesi Dark Buddha Rising è un bellissimo regalo da parte della Svart Records.

Per chi ama il metal psichedelico e rituale, un sottogenere apertamente esoterico e alienante, questa raccolta dei primi tre dischi dei finlandesi Dark Buddha Rising è un bellissimo regalo da parte della Svart Records.

Prima di accasarsi alla stessa Svart e incidere per la Neurot, gli sciamani finnici avevano rilasciato tre doppi dischi, Ritual IX del 2008, Entheomorphosis del 2009 e Abyssolute Transfinite datato 2011, sulla loro etichetta Post -RBMM con un bassa tiratura, diventando ben presto un feticcio per i collezionisti. Ora sono disponibili rimasterizzati e con una nuova veste, in doppio vinile, cd e download digitale. Inoltre c’è anche una bellissima edizione limitata in sette vinili che oltre a contenete i succitati lp ha anche al suo interno l’introvabile demo del 2007.
Definire la loro musica è molto difficile, diventa arduo anche decidere se sia musica, poiché qui gli strumenti musicali, inclusa la voce umana, sono usati per compiete rituali che aprono la mente a dimensione diverse a quella in cui viviamo. Infiniti giri di chitarra basso e batteria, che con frequenze diverse dal normale entrano nella nostra mente e grattano via le nostre idee mentali per aprirci delle porte. Ad esempio il rituale chiamato Ennethean, dal primo disco Ritual IX, ha una frequenza talmente bassa che farà vibrare tutto il vostro corpo, membra incluse. Ovviamente questa non può essere una proposta musicale per tutti: qualche curioso potrà essere un nuovo adepto di questo grandissimo gruppo, ma chi non ha la mente aperta non entri neppure qui. I Dark Buddha Rising sono uno dei pochi gruppi al mondo, inclusi i Nibiru da Torino, che fanno davvero musica rituale, ovvero un qualcosa che ci metta in contatto con mondi diversi, dentro e fuori da noi. Le coordinate spazio temporali qui perdono di significato, si viaggia per l’universo come la pallina di un flipper, oppure molto lentamente, con il terrore di incontrare gli Antichi di Lovecraft. Magia, arcaici archetipi che si fondono dentro di noi, perché ci sono sempre stati e questa musica rituale dei finlandesi li porta fuori o ce li fa semplicemente rivivere.
Un’operazione doverosa e ben condotta dalla Svart Records per riportare a galla delle gemme che si erano perse e per espandere le nostre coscienze.

Tracklist
– Ritual IX –

1.Enneargy
2.Enneanacatl
3.Enneathan
4.Enneathan

– Entheomorphosis –

1.Transperson I
2.Transperson II
3.Transcent
4.Nog Uash’Tem

– Abyssolute Transfinite –

1.Ashtakra I
2.Ashtakra II
3.Chonyidt 45
4.Sol’Yata

Line-up
V. Ajomo
M. Neuman
P. Rämänen
J. Rämänen
J. Saarivuori

DARK BUDDHA RISING – Facebook

Fear Of Domination – Metanoia

Il risultato finale è un album come detto gradevole, ammantato di una cattiveria di facciata che copre come un sottilissimo velo contenuti nella loro sostanza ben più morbidi: certo, i dischi brutti sono diversi da Metanoia, ma anche quelli che dovrebbero migliorare la vita a chi li ascolta …

Nonostante siano apparentemente ancora molto giovani, i finlandesi Fear Of Domination sono attivi da una decina d’anni e questo ultimo Metanoia rappresenta il loro sesto full length.

La band nordica è formata da ben otto elementi (con due vocalist) e questo sicuramente favorisce la costruzione di un sound piuttosto saturo, specialmente nei passaggi più robusti che sono l’espressione meglio riuscita di un sound che si muove tra un pizzico di industrial e pulsioni gothic/elettroniche che vanno a confluire in una forma di modern metal piuttosto ammiccante.
Fatte le debite premesse, non si può non rimarcare il fatto che il prodotto dei Fear Of Domination sia sicuramente ricco di un certo appeal commerciale, aspetto che è il suo pregio ma, soprattutto, il suo limite visto che, alla lunga, anche dopo diversi ascolti, rimane ben poco se non l’impressione d’aver ascoltato un album ben costruito, a tratti divertente, ma che in una fascia di ascoltatori più adulta faticherà a ricavarsi una seconda od una terza chance di passaggio nel lettore.
La sensazione è che la band provi a sondare un po’ tutte le strade del metallo più abbordabile, sia con brani che richiamano gruppi come i Deathstars ( Sick and Beautiful, We Dominate), sia proponendo ritmi più ragionati e suadenti in quota Evanescence (Shame, Ruin) sfruttando la vena della brava vocalist Sara Strömmer, ma in definitiva creando un coacervo sonoro che richiama a tratti i più nobili Linkin Park così come l’impalpabile ed adolescenziale metalcore in voga di questi tempi.
Il risultato finale è un album come detto gradevole, ammantato di una cattiveria di facciata che copre come un sottilissimo velo contenuti nella loro sostanza ben più morbidi: certo, i dischi brutti sono diversi da Metanoia, ma anche quelli che dovrebbero migliorare la vita a chi li ascolta …

Tracklist:
1. Dance with the Devil
2. Obsession
3. Face of Pain
4. Sick and Beautiful
5. Shame
6. Lie
7. We Dominate
8. The Last Call
9. Mindshifter
10. Ruin

Line-up:
Saku Solin – Vocals
Lauri Ojanen – Bass
Jan-Erik Kari – Guitars
Johannes Niemi – Lead guitars
Vesa Ahlroth – Drums
Lasse Raelahti – Keyboards
Sara Strömmer – Vocals
Miikki Kunttu – Percussions, stage monkey

FEAR OF DOMINATION – Facebook

Deathcall – Eternal Darkness

Prodotto assolutamente underground e di interesse per i fans accaniti del genere, Eternal Darkness supera abbondantemente la sufficienza e porta così all’attenzione il giovane gruppo di Dunedin.

Le vie del death metal sono infinite e ci portano in Nuova Zelanda per fare la conoscenza dei Deathcall, quartetto di Dunedin con un ep omonimo licenziato nel 2016 e questo full length uscito lo scorso anno dal titolo Eternal Darkness.

Accompagnato da una copertina che ispira fantasie doom, l’album risulta invece un esempio discreto di death metal old school, un macigno estremo che di cimiteriale ha il growl, oscuro e cavernoso (la copertina raffigura una gentil donzella seduta su di una tomba con tanto di teschio tra le mani) e poi tira dritto verso lidi estremi dove velocità e potenza la fanno da padrone.
Qualche accenno di groove nelle ritmiche e tanto death metal ispirato ai primi anni novanta, macabro e composto da una serie di brani che non lasciano soluzioni diverse se non qualche mid tempo a variare una proposta che se convince nei primi brani (l’opener Modified ed Enslaved), alla lunga perde in freschezza, faticando leggermente in dirittura d’arrivo.
Un peccato che si perdona al gruppo neozelandese, comunque da premiare per l’onda d’urto creata da tracce in cui il growl brutale ed animalesco del singer Dean Anderton (anche alla chitarra) ricorda come fonti di ispirazione Macabre e Morbid Angel.
Prodotto assolutamente underground e di interesse per i fans accaniti del genere, Eternal Darkness supera abbondantemente la sufficienza e porta così all’attenzione il giovane gruppo di Dunedin.

Tracklist
1.Modified
2.Imbecile
3.Enslaved
4.Halls Of Assumption
5.Burning hatred
6.Blood And Steel
7.Control
8.Cauldron Of Conspiracy
9.Repercussions
10.Eternal darkness
11.The Widow
12.Wargames

Line-up
Euan anderton – Bass
Shayne Roos – Drums
John Parker – Guitars
Dean Anderton – Vocals, Guitars

DEATHCALL – Facebook