Black Paisley – Perennials

Che si parli di ballate o ruvide canzoni hard rock, i Black Paisley non sbagliano un colpo e ci regalano un album splendido, consigliato senza riserve agli amanti del classic rock e del rock melodico.

Ottimo lavoro all’insegna dell’hard rock più classico e d’autore con gli svedesi Black Paisley, band di rocker D.O.C. che, dopo aver iniziato la sua avventura nel 1998, licenzia il suo nuovo lavoro dal titolo Perennials.

Nato appunto vent’anni fa come cover band, il quintetto proveniente da Stoccolma decide di puntare sulle proprie canzoni e direi che la scelta è stata azzeccata vista la qualità dei brani che compongono anche questa nuova raccolta di brani, che si muovono eleganti e ruvidi tra l’hard rock dei due decenni più importanti per il genere, tra il mood classico degli anni ottanta e quello più groove del decennio successivo.
La sfida a singolar tenzone la vince sicuramente l’anima ottantiana del sound di Perennials, con la band che sfoggia una freschezza compositiva invidiabile ed un lotto di brani che non lasciano scampo, tra graffiante hard rock di scuola Bryan Adams, impreziosito da sfumature west coast, accenni hard blues di marca Coverdale e rock melodico raffinato ed impreziosito da cori sempre all’altezza.
I rockers svedesi sfoggiano così un songwriting invidiabile e la grande presa che le canzoni hanno sull’ascoltatore sottolineano la cura che i Black Paisley hanno messo in questo bellissimo lavoro.
Che si parli di ballad (Without You) o ruvide hard rock song (Mother, Step Back) la band non sbaglia un colpo e ci regala un album splendido, consigliato senza riserve agli amanti del classic rock e del rock melodico.

Tracklist
1.I Want Your Soul
2.Day by Day
3.Out of My Life
4.Alone
5.Think
6.Sometimes
7.Step Back
8.Trying
9.Secret
10.Miss Me
11.Once in a Lifetime
12.Without You

Line-up
Stefan Blomqvist – Lead vocal and guitar
Ulf Hedin – Guitars
Jan Emanuelsson – Bass
Robert Wirensjö – Keyboards
Mikael Kerslow – Drums and Percussion

BLACK PAISLEY – Facebook

HISS FROM THE MOAT

Il video di “The Harrier”, dall’album omonimo in uscita a febbraio (M-Theory Audio).

Il lyric video di “The Harrier”, dall’album omonimo in uscita a febbraio (M-Theory Audio).

HISS FROM THE MOAT, the transcontinental black/death metal band founded by acclaimed drummer James Payne (Vital Remains, Hour of Penance), have unveiled a video for the title track of their sophomore album “The Harrier,” due out via M-Theory Audio on February 22, 2019. The clip can be seen at this location: https://youtu.be/i7CvngRLlUw

The song can also be streamed on Spotify, Apple Music and other digital platforms. In addition, the M-Theory webshop has launched the pre-order for “The Harrier,” which is available on CD and limited-edition moat-black vinyl (200 copies). Digital pre-orders via Bandcamp include an instant download of the title track.

“The song, ‘The Harrier,’ represents the identity of the album both for the instrumental part and the lyrics. The instrumental part is composed by many dynamic parts that create crescendos that then explode into more opened and epic parts, which is also how we composed the album itself — powerful, but not only fast,” explains drummer James Payne. “The lyrics, instead, are composed from extracts of sacred and political texts (as it’s indicated from the inscription in brackets) that, isolated and used in a more direct way, express and show how violent and brutal these books are, and sums up a good part of what the album itself talks about.

The video is composed from the lyrics that are supported from some illustrations that represent what the lyrics are saying. We chose to do this as a reference to how the illustrations were used in the past, to explain to whoever couldn’t read, what was written in the sacred texts. We wanted to do the same thing here since, nowadays, almost everybody can read, but everyone have their own interpretation of whatever is written, instead, since we have a specific and clear message to deliver, we’ve used the images to kind of have the same role that they had in the past — to explain to whoever gets our message, the meaning of it, to avoid misinterpretations.”

“The Harrier” – which features cover artwork by Stefano Bonora – was recorded, mixed and mastered at Milan’s SPVN Studio with Stefano Orkid Santi, who produced the latest Cripple Bastards album and previously worked as live engineer for bands such as Origin, Suffocation and Cattle Decapitation.

The U.S.-based Payne formed HISS FROM THE MOAT with two Italian friends – bassist/vocalist Carlo Cremascoli and guitarist Giacomo Poli – when he was just 18 years old. In 2009, the group self-released their debut EP, “The Carved Flesh Message,” which they supported by performing alongside the likes of Psycroptic, Skeletonwitch and The Black Dahlia Murder.

Four years later, HISS FROM THE MOAT released their debut full-length, “Misanthropy,” via Lacerated Enemy/Nuclear Blast. The band’s intense use of both extremes of death and black metal produced an album that stood alongside the delivery of acts such as Behemoth, Belphegor and Rotting Christ.

Following the release of the album, HISS FROM THE MOAT embarked on an extensive tour across Russia, Europe and Asia, delivering aggressive and visually engaging performances backed by the blackened intensity of the band’s new material. During this period, Payne left the legendary death metal act Vital Remains – a group he joined following a two-year stint with Italian death metal powerhouse Hour of Penance – to focus full-time on HISS FROM THE MOAT, and the band extended from a three-piece to a quartet with the addition of Max Cirelli (guitar/vocals).

Over the past two years, the band has toured extensively worldwide while working between the U.S. and Italy to write “The Harrier.” Now, HISS FROM THE MOAT aim to unleash another sonic onslaught that captures the band’s range of death and black metal inspiration while creating a unique and intense presence in the world of extreme music.

HISS FROM THE MOAT are:
Max Cirelli – Guitar/Vocals
James Payne – Drums
Carlo Cremascoli – Bass/Vocals
Jack Poli – Guitar

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www.m-theoryaudio.com

Perpetual Fate – Cordis

I Perpetual Fate giocano con il rock alternativo e lo sanno fare molto bene, fanno trasparire le loro influenze ma le assecondano con una già spiccata personalità.

Dopo tre anni di attività e qualche aggiustamento nella line up, i Perpetual Fate licenziano il loro primo lavoro sulla lunga distanza, che segue l’ep uscito lo scorso anno intitolato Secret.

E’ la sempre attenta Revalve Records a prendersi cura di questo prodotto, che si può senz’altro inserire nell’universo del rock alternativo, di questi tempi valorizzato dalle molte uscite con passaporto italiano.
E la scena alternative tricolore trova un’altra ottima ragione per essere considerata come una delle più attive della vecchia Europa, con la qualità dei prodotti che si alza piano ma con costanza.
I Perpetual Fate puntano molto sulla voce della cantante Maria Grazia Zancopè, ottima interprete degli undici brani che compongono quasi un’ora di musica rock moderna e melodica, con le chitarre che a tratti graffiano, qualche accenno di groove nelle ritmiche e tastiere presenti con suoni che si ispirano a quelli elettronici della new wave.
Tra l’alternanza di potenza e melodia di brani dall’ottimo appeal come l’opener Rabbit Hole, Smothered, la splendida Cannibal, la metallica The Land (con la partecipazione di Michele Guaitoli e Marco Pastorino) ed il singolo Rainfall, si muove un gruppo dall’approccio personale e convincente, forte di un lotto di belle canzoni, prodotte benissimo ed anche per questo dalle elevate potenzialità.
I Perpetual Fate giocano con il rock alternativo e lo sanno fare molto bene, fanno trasparire le loro influenze ma le assecondano con una già spiccata personalità.

Tracklist
1.Rabbit Hole
2.Enslavement
3.Smothered
4.The Path (I See You)
5.Cannibal
6.Mark Any Youth
7.Rainfall
4:28
8.The Land
3.Eternal Destiny
10.When They Cry
11.A Word Between You and Me

Line-up
Maria Grazia Zancopè – Voice
Gianluca Evangelista – Guitar
Massimiliano Pistore – Guitar
Diego Ponchio – Bass
Marco Andreetto- Drums

PERPETUAL FATE – Facebook

Eternal Candle – The Carved Karma

The Carved Karma è un lavoro ottimo, maturo benché i musicisti coinvolti siano ancora oggi relativamente molto giovani, convincente in ogni sua parte, sia quando vengono tessute dolenti melodie che rimandano al death doom sia quando è un’anima progressiva a prendere il sopravvento.

Le difficoltà nel proporre musica di un certo tipo nei paesi arabi i cui governi sono profondamente connessi alla religione islamica sono note a tutti ma questo non impedisce a musicisti meritevoli e capaci di porsi in evidenza sia pure magari in tempi più dilatati rispetto a quelli abituali.

È questo il caso degli iraniani Eternal Candle, il cui esordio The Carved Karma, nonostante abbia visto la luce nelle scorsa primavera, risale a circa sei anni fa e questo a ben vedere fa ancora più rabbia specialmente dopo essersi resi conto del valore intrinseco di quest’opera,
Togliendo subito qualsiasi dubbio in merito, va detto infatti che The Carved Karma è un lavoro ottimo, maturo benché i musicisti coinvolti siano ancora oggi relativamente molto giovani, convincente in ogni sua parte, sia quando vengono tessute dolenti melodie che rimandano al death doom sia quando è un’anima progressiva a prendere il sopravvento.
La band guidata da Mahdi Vaezpour non esprime un sound nuovo di zecca ma brilla nel fondere in maniera mirabile tutte quelle istanze musicali che, per fortuna, sono immuni a qualsiasi tipo di barriera fisica o mentale: tutto questo dà vita ad un’opera che, al di là delle inevitabili reminiscenze che può provocare in questo o quel passaggio, gode di un’impronta forte e della freschezza tipica delle band collocate geograficamente ai margini del mondo musicale che conta.
Volendo molto semplificare, gli Eternal Candle propongono un sound che risulta un’ideale punto di incontro tra i Novembers Doom e gli Opeth di Deliverance (a mio avviso l’ultimo dei lavori in cui Åkerfeldt ha saputo equilibrare al meglio le contrastanti pulsioni del suo immaginario musicale), ma è bene ribadire che ciò è utile solo ad inquadrare parzialmente la band asiatica in un ambito stilistico perché The Carved Karma offre decisamente molto di più di un compitino all’insegna del taglia e cuci.
Il malinconico e oscuro incedere del death doom viene costantemente incalzato dalle turbolenze progressive che si manifestano ora sotto forma di un riffing nervoso ora di eleganti arpeggi acustici per poi incontrarsi e stringersi in un saldo abbraccio quando è la chitarra dì Mahdi tesse splendide linee soliste
L’efficace tonalità harsh e growl di Babak Torkzadeh ben si sposa agli interventi con voce pulita dello stesso Vaezpour e tutto ciò avviene in maniera assai fluida, così come passaggi decisamente robusti si stemperano naturalmente in eleganti soluzioni melodiche.
L’album si rivela così compatto e senza punti deboli, tanto che si fatica a trovare un brano che spicca in particolare sugli altri, anche se The Ripped Soul, dovendo scegliere, si fa preferire perché incarna al meglio lo stile degli Eternal Candle, con l’alternanza tra il progressive death doom alla Novembers Doom della prima parte ed il sognante e melodico finale.
In The Carved Karma si rinvengono talvolta accenni ai Dark Suns del capolavoro Existence così come, in certe soluzioni strumentali, alla scena death doom melodica russa (non è casuale probabilmente il fatto che proprio da quelle parti si sia scelto di mixare e masterizzare il lavoro prima d’essere finalmente pubblicato).
Tutto questo va a comporre un quadro complessivo che rende doveroso dare una possibilità a questi valenti ragazzi iraniani, con la speranza che la loro ispirazione trovi nuovo impulso per offrirci altro materiale inedito di conio più recente.

Tracklist:
1. In the Absence of Us
2. The Ripped Soul
3. Sick Romance
4. A Path to Infinity
5. A Dismal Inhabitant
6. The Absurd Sanity
7. The Void
8. Hear My Cry
9. My Turn
10. Prayer of the Hopeless
11. A Wage of Affliction

Line-up:
Mahdi Vaezpour: Composer,Clean Vocal,Lead Guitar
Babak Torkzadeh: Growl And Harsh Vocal
Armin Afzali: Bass
Amir Taqavi: Electric Guitar
Josef Habibi: Drums

ETERNAL CANDLE – Facebook

Spleen Flipper – Myndbreyting

L’aggressività è notevole, i testi sono interessanti e personali, mai banali o scontati, il risultato è un graditissimo ritorno di un gruppo che scalcia tantissimo e non ti lascia tregua, e che insegna che l’attitudine non scompare, ma anzi è maggiore quando si fa qualcosa di originale e non di derivativo.

Dopo l’ultimo disco del 2013 The Will To Kill, tornano gli Spleen Flipper da Crema.

Il loro esordio uscì nel 2003 per la gloriosa Vacation House di Rudi Medea, lo storico cantante degli Indigesti. E’ passato molto tempo da allora, e giunti ai nostri cupi giorni il gruppo non ha perso nulla, anzi è tornato più aggressivo e carico di prima, con un ottimo ep. Il suono è un hardcore metal, con venature newyorchesi e non solo, eseguito con passione e credibilità. In questi quattro pezzi gli Spleen Flipper fanno ben presto capire che l’hardcore per loro è una cosa seria e fa parte della loro vita, non è un passatempo temporaneo o una moda. I nostri hanno il cuore dalla parte giusta, e dimostrano di essere un gruppo al di sopra della media, fin dai primi momenti dell’iniziale The Mirror Room, un pezzo che rende subito chiare le coordinate entro le quali si muovono i lombardi. Le radici sono nel terreno hardcore punk, il metal è molto presente, perché si arriva a contaminarsi con death e anche alcuni sprazzi di black. Il discorso musicale intavolato dal gruppo è molto ampio e verte su argomenti musicali che è bello veder veicolati ora, in un momento nel quale si era perso un certo tipo di hardcore metal, specialmente in Italia con la dipartita di alcuni gruppi storici. La lunghezza dei brani permette al gruppo di avere una struttura complessa che ne mostra la bravura compositiva. L’aggressività è notevole, i testi sono interessanti e personali, mai banali o scontati. Il risultato è un graditissimo ritorno di una band che scalcia tantissimo e non ti lascia tregua, e che insegna che l’attitudine non scompare, ma anzi è maggiore quando si fa qualcosa di originale e non di derivativo. Come suono ci sono momenti che rimandano direttamente all’epoca della suddetta Vacation House, e se avete voglia andate a riprendervi il loro catalogo, che oltre agli Spleen Flipper annoverava cosa davvero notevoli.

Tracklist
1.The mirror room
2.No escape
3.I have a dream
4.Falling

Line-up
Katta – chitarra
Nico – basso
Charlie – batteria
Catta – chitarra
Topper – voce

SPLEEN FLIPPER – Facebook