MALAURIU

Il music video della cover di “Electric Funeral”.

Il music video della cover di “Electric Funeral”.

Felis Catus – Vocals
Schizoid – Guitars
S.T. – Bass
Frozen – Drums

Mixing & Mastering by F. Barbata (Disco33)
Vocals recorded at Rec On Black
Drums recorded at Underground Frozen’s Studio

Rise To Fall – Into Zero

Into Zero, nuovo album dei Rise To Fall, riesce ad attirare l’attenzione per l’ottimo suono, debordante e cristallino quanto basta, mentre lascia un leggero gusto amarognolo per quanto riguarda la personalità che su questo lavoro latita.

Partono benissimo i Rise To Fall: The Descendant, brano che apre il nuovo lavoro intitolato Into Zero, ci presenta un buon death metal melodico, derivativo ma convincente, ma già dalla seconda traccia i cinque musicisti spagnoli virano decisamente verso un modern metal melodico, con doppia voce e tutti quei cliché dei quali ormai faremmo tutti a meno.

Ma facciamo un passo indietro per ricordare che il quintetto proveniente da Bilbao è attivo dal 2006 e conta già tre full length all’attivo, quindi si parla di un gruppo con l’esperienza e i mezzi per regalare opere più personali.
Into Zero è stato infatti mixato e masterizzato da Jacob Hansen nei suoi studi danesi, una firma prestigiosa per un lavoro che riesce ad attirare l’attenzione per l’ottimo suono, debordante e cristallino quanto basta, mentre lascia un leggero gusto amarognolo per quanto riguarda la personalità che su questo lavoro latita.
Il modern metal dei Rise To Fall è copiato con la carta carbone da altre decine di lavori del genere, un metal che di estremo ha solo il solito scream reso inoffensivo da clean vocals che trasformano brani di per sé discreti come Acid Drops o The Empress in canzonette da classifica rock, situazione già vissuta con le band storiche del death metal melodico come In Flames e Soilwork.
Il problema dei Rise To Fall è che non hanno la classe dei primi o un artista del calibro di Björn Strid al microfono come i secondi, e tutta la fatica profusa in sala d’incisione viene vanificata da una serie di brani carini ma che passano senza lasciare traccia.
Into Zero potrebbe rappresentare un buon inizio per una band all’esordio, ma qui siamo già al quarto album e il compitino svolto non permette di andare oltre un tiepido apprezzamento.

Tracklist
01. The Descendant
02. In The Wrong Hands
03. Acid Drops
04. House Of Crosses
05. Virgin Land
06. The Empress
07. Temptation Feeds On Our Weaknesses
08. Zero Hour
09. Effects Of The Terrestrial Syndrome
10. Survivor
11. Game Of Appearances
12. White Canvas

Line-up
Dalay Tarda – Vocals
Hugo Markaida – Lead guitars
Dann Hoyos – Lead guitars
Javier Martin – Bass
Xabier del Val – Drums

RISE TO FALL – Facebook

Magnum – Live At The Symphony Hall

Un’altalena tra brani storici e nuove perle fanno di questo live un appuntamento imperdibile per i fans dei Magnum che, dal vivo, si confermano un gruppo ancora in grado di suonare come pochi hard rock melodico di gran classe.

Gli storici melodic rockers Magnum stanno diventando un appuntamento fisso sulle pagine di MetalEyes e questo nuovo album live conferma il buon periodo del gruppo inglese, lo scorso anno sul mercato con il ventesimo album della sua carriera, Lost On The Road To Eternity.

Il tour di supporto all’ultimo lavoro ha portato Tony Clarkin, Bob Catley, il bassista Al Barrow e i due nuovi membri, il tastierista Rick Benton e il batterista Lee Morris, sul palco della Symphony Hall di Birmingham il 18 Aprile 2018, città da cui partirono nel lontano 1972 .
Ovviamente l’atmosfera dell’evento è palpabile, i Magnum giocano in casa la seconda volta dopo vent’anni e vincono facile la partita con i loro fans grazie ad un’ottima forma, specialmente della coppia d’assi Clarkin/Catley che, a dispetto degli anni che passano inesorabilmente, regalano una performance degna della loro fama, assecondati dai loro compagni.
Ovviamente il momento clou del live è la salita sul palco di Tobias Sammet, mastermind di Edguy ed Avantasia che, come nell’album, duetta con Catley sulla title track dell’ultimo lavoro.
Si tratta di un brano di un’altra categoria, che potrebbe tranquillamente far bella mostra di sé in un greatest hits dei Magnum, così come gli altri brani tra storia e leggenda che il gruppo inglese ha regalato all’hard rock melodico mondiale (Vigilante, How Far Jerusalem, The Spirit e When The World Comes Down).
Un’altalena tra brani storici e nuove perle come Crazy All Mothers fanno di questo live un appuntamento imperdibile per i fans dei Magnum che, dal vivo, si confermano un gruppo ancora in grado di suonare come pochi hard rock melodico di gran classe.

Tracklist
CD1
1. When We Were Younger
2. Sacred Blood ‘Divine’ Lies
3. Lost on the Road to Eternity
4. Crazy Old Mothers
5. Without Love
6. Your Dreams Won’t Die
7. Peaches and Cream
8. How Far Jerusalem

CD2
1. Les Morts Dansant
2. Show Me Your Hands
3. All England’s Eyes
4. Vigilante
5. Don’t Wake the Lion (Too Old to Die Young)
6. The Spirit
7. When the World Comes Down

Line-up
Tony Clarkin – guitars
Bob Catley – vocals
Rick Benton – keyboards
Al Barrow – bass
Lee Morris – drums

MAGNUM – Facebook

Zero23 – Songs From The Eternal Dump

Il pensiero che scaturisce dalla musica e dai rumori è potente e qui è molto presente, un ascoltare altro, un trovare altri sentieri, discostandosi dalle strade più battute e finanche inutili, quelle falsamente chiamate alternative.

Frequenze terrestri che sembrano aliene, suono che si mostrano per ciò che sono, senza gli inutili fronzoli della forma canzone.

Zero23 fa parte dell’etichetta più avanguardistica degli ultimi tempi in Italia, la massese Kaczynski Editions, che sta sondando in maniera mirabile il più nascosto sottobosco italiano. Songs From The Eternal Dump si inserisce molto bene nel discorso portato avanti da questi coraggiosi, ovvero improvvisazione ed oltre, per arrivare ad una nuova formulazione di musica. Qui non c’è nulla di alternativo o di sperimentale, ma troviamo una costante ricerca sonora che riverbera vari aspetti della realtà. Per degustare al meglio questo disco si consiglia di ascoltarlo con le cuffie, perché ci sono moltissime cose che si aggirano nella sua struttura minimale, ronzii e frequenze basse che esprimono concetti alti. Non ci si può approcciare a quest’opera (davvero limitativo chiamarlo disco, ma tant’è) con fretta o con la sicumera di avere delle risposte o delle domande, qui si medita ascoltando e si avanza meditando. Il pensiero che scaturisce dalla musica e dai rumori è potente e qui è molto presente, un ascoltare altro, un trovare altri sentieri, discostandosi dalle strade più battute e finanche inutili, quelle falsamente chiamate alternative. L’intento del disco è di recuperare e valorizzare ciò che sembra inutile e ormai perso, facendolo ritornare sotto forma di suono anche solo per un secondo, un vecchio campione riverberato che flasha la mente. Molto affascinante è il modo in cui questo lavoro riesca a calmare i nervi, o a spogliare improvvisamente la stanza dove vi trovate, come una pillola di Matrix che depauperi la realtà dalle cose in eccesso, lasciando il distillato matrice. Si respira anche grande libertà di espressione qui, come in tutti i lavori della Kaczynski Editions, che tenendo fede al suo esplosivo mentore sta minando le fondamenta del finto alternative italiano e speriamo lo faccia cadere presto.

Tracklist
1.empty little space
2.false step
3.broken souls
4.dead rats blues
5.far from home
6.crepusculo
7.macchinari avariati
8.Rome

Helllight – As We Slowly Fade

As We Slowly Fade è un album che non deve sfuggire a chi apprezza il death doom melodico nelle sue espressioni emotivamente più elevate.

As We Slowly Fade è il sesto full length degli Helllight ed esce giusto dieci anni dopo quel Funeral Doom che fece balzare all’attenzione degli appassionati il nome della band di Fabio De Paula.

Mi è capitato di ascoltare, qualche mese fa, quell’opera che presentava una montagna di intuizioni magnifiche, sia pure inserite all’interno di una struttura perfettibile sotto diversi aspetti, e non si può fare a meno di notare come il musicista brasiliano abbia intrapreso una lenta ma costante progressione che ha portato il suo gruppo ad essere uno dei nomi più rispettati in ambito doom, non solo in Sudamerica.
Il death doom melodico e atmosferico sciorinato in As We Slowly Fade, del resto, è quanto mai europeo per stile ed espressione musicale, trovandosi a gravitare nell’orbita dei Saturnus assieme a realtà quali Doom Vs. e When Nothing Remains: il lavoro chitarristico di De Paula è di primissima qualità, così come tutto il comparto strumentale che vede il fedele Alexandre Vida al basso e il neo arrivato Renan Bianchi alla batteria a fornire un puntuale supporto ritmico.
La voce è invece ciò che in certi momenti può assumere un carattere divisivo: se il growl è assolutamente e positivamente nella norma, le clean vocals continuano a lasciare qualche dubbio per il loro essere sempre un po’ troppo stentoree e con l’effetto di attenuare il carico di drammaticità del songrwiting; sarà un caso, o forse no, se per me i brani migliori dell’album sono The Ghost e The Land Of Broken Dreams, gli unici nei quale De Paula si astiene dall’esibire la voce pulita e forse anche per questo, ma non solo, risultano i più vicini ai lidi funeral. Ma questo resta in qualche modo un punto che più di altri è strettamente connesso alla soggettività: quel che conta è che la musica degli Helllight, ancora una volta, non delude offrendo un pregiato dono a tutti gli appassionati di questo tipo di doom; la title track, While The Moon Darkens, e Bridge Between Life And Death sono infatti tracce lunghe ma ricche di magnifici spunti e caratterizzate da un elevato tasso di evocatività.
Fa storia a sé la conclusiva Ocean, canzone alla quale dà il suo contributo anche una voce femminile e nella quale il leader regala alcuni minuti finali di struggenti melodie chitarristiche: una degna coda per un album che, come d’abitudine degli Helllight, si rivela impegnativo per l’ascoltatore soprattutto a causa di una durata che come sempre supera abbondantemente l’ora.
As We Slowly Fade è, in definitiva, un album che non deve sfuggire a chi apprezza il death doom melodico nelle sue espressioni emotivamente più elevate.

Tracklist:
1 Intro
2 As We Slowly Fade
3 While The Moon Darkens
4 The Ghost
5 Bridge Between Life And Death
6 The Land Of Broken Dreams
7 Ocean

Line-up:
Fabio de Paula – Guitars, Vocals, Keyboards
Alexandre Vida – Bass
Renan Bianchi – Drums

HELLLIGHT – Facebook