Vultures Vengeance – The Knightlore

Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova su lunga distanza.

Anche per i romani Vultures Vengeance è arrivato il momento del debutto su lunga distanza dopo il primo demo ed un paio di ep (Where The Time Dwelt It uscito nel 2016 e Lyrids: Warning From The Reign Of The Untold pubblicato lo scorso anno) che ne avevano caratterizzato la discografia in questi primi dieci anni di attività.

Il quartetto capitanato dal leader e fondatore Tony T. Steele, impegnato in veste di chitarrista e cantante, lancia il suo grido di guerra tramite otto canzoni pregne di atmosfere epiche che si rifanno alla tradizione metallica anni ottanta, tramite un epic metal duro e puro, una manna per i defenders legati al genere.
Dimenticate quindi soluzioni care al power metal, The Knightlore ci presenta un sound ispirato dalla new wave of british heavy metal e dall’epic di Citith Ungol e Manilla Road, convincente ed orgogliosamente old school.
Fin dall’opener A Great Spark from the Dark la band ci scaraventa in un mondo parallelo, dove onore, sangue ed eroi trovano la loro ideale dimensione, raccontati per mezzo di un sound classico che non farà prigionieri tra gli amanti del genere e dei gruppi citati.
Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova sulla lunga distanza, mentre le chitarre continuano a sanguinare come spade estratte dai corpi dei guerrieri nemici.
Pathfinder’s Call, la title track, la furiosa Dead Men and Blind Fates riecheggiano epiche e metalliche contribuendo a rendere The Knightlore un’opera consigliata a tutti gli amanti del genere.

Tracklist
1. A Great Spark from the Dark
2. Fates Weaver
3. Pathfinder’s Call
4. The Knightlore
5. Lord of the Key
6. Dead Men and Blind Fates
7. Eye of a Stranger
8. Chained by the Night

Line-up
Tony T. Steele – Vocals / Guitars
Matt Savage – Bass
Tony L.A. Scelzi – Guitars
Matt Serafini – Drums

Pristine – Road Back To Ruin

I Pristine hanno scritto il loro capolavoro, una nuova splendida opera che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.

La sensazione che i Pristine non fossero una band comune era già forte all’indomani dell’uscita del terzo lavoro, Reboot, album che ha permesso alla musica del gruppo della monumentale cantante e songwriter Heidi Solheim di oltrepassare i confini della Norvegia e dare inizio alla conquista del mondo del rock di matrice hard blues o vintage (come si usa definirlo oggigiorno).

I primi due lavori, bellissimi ma poco conosciuti (Detoxing del 2012 e No Regret dell’anno successivo), hanno dato il via ad un crescendo qualitativo che ha portato i quattro rockers scandinavi (oltre alla Solheim la band è formata da Espen Elverum Jacobsen alla chitarra, Gustav Eidsvik al basso e Ottar Tøllefsen alla batteria) alla pubblicazione dello splendido Ninja un paio di anni fa, primo lavoro per il colosso Nuclear Blast, ed ora a superrsi con Road Back To Ruin, straordinaria raccolta di brani che, se porta qualche novità in seno ad un sound collaudatissimo, accomoda per un bel po’ la band sul trono del genere.
I Pristine non sono più il gruppo di una ragazza con un talento fuori dal comune nello scrivere e cantare canzoni rock, ma un gruppo di musicisti che dopo quattro ottimi album hanno prodotto il loro capolavoro, ovvero uno dei dischi più belli degli ultimi dieci anni di rock blues.
Una band moderna, senza paura di mettersi in gioco, capace di emozionare tanto quanto divertire, ora non solo in mano alla sua musa, ma animata da un gioco di squadra che mette in evidenza il gran lavoro di un chitarrista capace di far sanguinare la sua chitarra con una prestazione sontuosa, tra riff zeppeliniani e groove a potenziare brani mai così pregni di forza hard rock.
Sono l’opener Sinnerman, irresistibile brano rock’n’roll, la possente title track dai rimandi sabbathiani, la splendida Bluebird, l’emozionante ballad Aurora Sky, il capolavoro Blind Spot fino a Cause And Effect, blues da pellicole noir con l’orchestra d’archi The Arctic Philharmonic, ad accompagnare la Solheim verso l’immortalità.
I Pristine hanno scritto una nuova splendida opera potente, graffiante, sanguigna, raffinata ed elegante, che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.

Tracklist
1. Sinnerman
2. Road Back To Ruin
3. Bluebird
4. Landslide
5. Aurora Skies
6. Pioneer
7. Blind Spot
8. The Sober
9. Cause and Effect
10. Your Song
11. Dead End

Line-up
Heidi Solheim – Vocals
Espen Elverum Jacobsen – Guitar
Gustav Eidsvik – Bass
Ottar Tøllefsen – Drums

PRISTINE – Facebook

Origin – Abiogenesis – A Coming into Existence

Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.

Abiogenesis – A Coming into Existence è una sorta di prequel (come nella migliore tradizione delle saghe cinematografiche) della storia discografica degli Origin, una delle band più conosciute ed apprezzate nel technical death.

La band statunitense infatti tornata sul mercato dopo lo sfavillante ultimo lavoro (Unparalleled Universe) uscito lo scorso anno, mette mani su del materiale inciso prima della nascita del gruppo, ovviamente mai pubblicato e con l’aggiunta del primo ep uscito nel 1998 (A Coming into Existence) dando vita ad un nuovo album che, se non arriva al livello compositivo del disco uscito un paio di anni fa, poco ci manca.
Le tracce che compongono il primo cd intitolato Abiogenesis sono state scritte tra il 1990 ed il 1993, quindi siamo agli albori del genere, il sound alterna molti elementi grind ad un brutal death che già faceva intuire la grande tecnica in possesso degli Origin, un massacro sonoro senza soluzione di continuità che trova poi in A Coming Into Existence (posta nel secondo cd) la sua prima esplosione di furia iconoclasta data in pasto ai fans del genere.
Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.
L’opera è sicuramente consigliata ai fans della band e del genere, risultando un buon modo per completare la collezione di cd targati Origin.

Tracklist
Disc 1 – Abiogenesis
1.Insanity
2.Mauled
3.Autopsied Alive
4.Spastic Regurgitation
5.Bleed as Me
6.Mind Asylum
7.Infestation
8.Murderer

Disc 2 – A Coming into Existence
1.Lethal Mainpulation the Bone Crusher Chronicles
2.Sociocide
3.Manimal Instincts
4.Inner Reflections the Pain from Within
Line-up
Paul Ryan – Guitars, Vocals (additional)
Clint Appelhanz – Bass, Guitars, Vocals (additional)
George Fluke – Drums
Jeremy Turner – Guitars, Vocals
Mark Manning – Vocals

ORIGIN – Facebook

Hanormale – Reborn In Butterfly

Hanormale è una concezione superiore e altera del black metal e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.

Hanormale è, in breve, una concezione superiore e altera del black metal, e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.

Se si cerca un lavoro musicale totale, senza barriere e nemmeno riferimenti conosciuti, l’universo è quello sterminato del black metal, ma il resto è totalmente sconosciuto e molto prezioso. Questa avventura sonora nasce nel 2009 per mano di Arcanus Incubus, e fin da subito la conduce per vie inesplorate, usando il black come se fosse l’Arcadia di Capitan Harlock, e anche noi se vogliamo possiamo far parte dell’equipaggio. Non ci sono limiti o regole, ci si spinge oltre sempre e comunque. Un pezzo comincia in una maniera, poi al terzo minuto siamo già a due o tre stili musicali diversi che vi possiamo trovare dentro. E non è nemmeno tutto, poiché vi sono progressioni musicali totalmente inaspettate e di grande spessore. Descrivere un disco come Reborn In Butterfly è impossibile, ci vorrebbe un libro o una tesi universitaria, sicuramente bisogna sentirlo e risentirlo ancora, affinché la meraviglia che genera arrivi bene dentro di noi. Il titolo dice molto di quello che sarà poi la musica, qui c’è una morte ed una rinascita come farfalla, con tutti gli stadi intermedi. Musica che proviene dal caos, caos che diventa ordine e tutto si concatena perfettamente, perché l’ordine non appartiene né alla vita né alla morte. Dalla prima all’ultima nota, non necessariamente in ordine, tutto è concatenato e i sentimenti sono l’unica guida. Hanormale copre un’estesa porzione dello scibile umano, vengono qui coinvolte tantissime tradizione e molti possibili futuri, e questa grandiosità si traduce in musica. Quello che questo disco vuole comunicarci, anche se ognuno troverà giustamente un messaggio diverso, è che ci sono cose che possiamo compenetrare solo diventando qualcosa di altro e di diverso da noi, ed in questo senso il black metal è il veicolo perfetto. Molti altri stili fanno qui la loro comparsa, e sono tutti al servizio della narrazione che Hanormale concepisce e mette in musica. Un disco di caratura superiore e da ascoltare in ordine naturale o sparso, ma per farlo bisogna diventare noi stessi medium di questa splendida musica.

Tracklist
1.It Is Happening Again
2.Like A Hug, Darkness Embrace Us All
3.Human
4.Satan Is a Status Symbol
5.Ghettoblaster BlackMetal
6.Hakuzosu
7.Candentibus Organis
8.Rare Green Areas
9.Al Tanoura
10.Iperrealismo
11.The Search For The Zone
12.Requiem For Our Dead Brothers

HANORMALE – Facebook

SANGREAL

Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).

Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).

Underground Symphony è orgogliosa di presentare il primo singolo del disco d’esordio dei Sangreal, un progetto internazionale che unisce l’epic metal ad argomenti tratti da antichi testi, tematiche religiose, leggende, misticismo e esoterismo.

Nato da un’idea di Jahn Carlini, chitarrista dei Great Master e composto da Gabriele Grilli alla voce (ex-Doomsword), Alessandro Battini (Dark Horizon, Ghost City) alle tastiere, Francesco Russo (ex-Shadows Of Steel) alla chitarra, Paris Lambrou (ex-Arrayan Path, Astronomikon) al basso e Matti Auerkallio (Ultimatium, Katra) alla batteria.

Sangreal uscrirà sotto Underground Symphony Records il 23 maggio in digipak ed in limited edition in vinile numerata a mano.