Majesty Of Revival – Timeless

Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

I Majesty Of Revival sono un gruppo ucraino in attività da una decina d’anni e giunto con questo ottimo Timeless al quarto lavoro sulla lunga distanza.

Fresco di firma con Wormholedeath, il quartetto prende le distanze dal sound classico dei primi album per dedicarsi ad una sorta di crossover progressivo che rende questo nuovo lavoro a suo modo originale nell’universo metallico underground.
Timeless è composto da una decina di brani per quaranta minuti abbondanti di saliscendi compositivi, tra venature alternative, anima progressive e metal che sicuramente guarda più al futuro che al glorioso passato.
Dimitriy Pavlovskiy e compagni danno vita ad un caleidoscopio di note e suoni, violenti ed estremi, crepuscolari o progressive di notevole bellezza, passando da atmosfere ed ispirazioni diverse senza mai perdere il filo di un discorso che trova nelle spettacolari scale musicali tra melodia e furia estrema di S7 e della title track i suoi apici.
In Timeless si trova più di un richiamo a band distanti tra loro ma dalla genialità compositiva quale comune denominatore, un mix spettacolare e che lascia senza fiato di Voivod, Primus, Mars Volta e Devin Townsend, tutto racchiuso in un unico sound.
Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

Tracklist
01. Destroy Space
02. Disposable Clown
03. Void
04. S7
05. Dream Dealer
06. Sinners & Saints
07. Doppelgänger
08. Consciousness Beyond..
09. Timeless
10. Bury Me

Line-up
Dimitriy Pavlovskiy – Guitars, Vocals
Vladimir Yakubovsky – Keyboards
Tom Penzel – Bass
Vasiliy Irzak – Drums

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Mörmo – Siluetas

I Mörmo sono autori di un buonissimo stoner doom, sporco, efficace, ancorato alla tradizione, fangoso il giusto e con una dose opportuna di psichedelia ad infiorettare il tutto.

L’etichetta ucraina Loneravn Record si è specializzata nel recuperare realtà sepolte nel più profondo sottobosco dell’undeground metallico, per lo più andando a recuperare uscite in formato demo e fornendo loro una nuova possibilità  di giungere alle orecchie degli appassionati più attenti.

In questo caso viene riproposto Siluetas, lavoro d’esordio degli argentini Mörmo, uscito appunto come demo lo scorso anno; il trio di La Plata è autore di un buonissimo stoner doom, sporco, efficace, ancorato alla tradizione, fangoso il giusto e con una dose opportuna di psichedelia ad infiorettare il tutto.
A parte la title track, che dei cinque brani offerti è quello forse più orientato ad una forma canzone canonica, le altre tracce mettono in mostra una gamma di soluzioni piuttosto interessanti e sempre abbastanza ficcanti, sia quando il sound rallenta sia quando invece si fa più aspro e al contempo lisergico.
Soprattutto Catabasis e El principio del fin, a mio avviso, sono lo specchio delle buone doti di questi tre ragazzi, la prima con il suo incipit in quota post metal e la seconda sviluppata come una sorta di psichedelica jam con tanto di pregevoli parti di chitarra solista prodotte da Gonzalo Soria.
Il cantato in lingua madre offerto da quest’ultimo magari non è il punto di forza della proposta, ma tutto sommato resta tranquillamente all’interno del range di accettabilità del genere, e comunque non è quasi mai questo l’aspetto preponderante quando lo stile musicale è lo stoner doom.
Fa piacere constatare, grazie a questa valida opera prima dei Mörmo, l’emergere di qualche nuova band di prospettiva da un paese grande come l’Argentina che, per quanto riguarda il metal sudamericano , attualmente non regge il confronto non solo con la scena brasiliana ma neppure con quella cilena.

Tracklist:
1. Siluetas
2. Puerta negra
3. Catabasis
4. Sacrificio
5. El principio del fin

Line-up:
Nicolás Reggiardo – Bass
Rodrigo Carlos – Drums
Gonzalo Soria – Guitars, Vocals

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Heresiarch – Incursions

Una raccolta molto utile e necessaria per riunire in un solo luogo i primi lavori difficilmente rintracciabili di un gruppo che ha scritto e scriverà ancora pagine pesantissime di vero metal underground.

Arriva il tempo della ristampa e della raccolta per i primi demo ed ep della formazione death black neozelandese Heresiarch.

Questi ultimi sono semplicemente uno dei gruppi più devastanti che ci siano nel giro del metal estremo, sono un tifone che spazza tutto, e che lascia una scia di sangue dove passa. Personalmente li conobbi con l’ep Hammer Of Intrasigence del 2011, un monolite tumorale di male e dolore che me li ha fatti amare. Una band come gli Heresiarch la si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo. Per chi li ama sono una delle entità più belle da ascoltare, con quel miscuglio di velocità black death e quella pesantezza nelle parti più lente che è ancora più terribile delle parti veloci. Non ci sono compromessi nel suono degli Heresiarch, il coltello viene girato nelle budella e il sangue esce copioso. In questa raccolta dei loro primi lavori, quelli precedenti al primo disco Death Ordinance del 2017, si può sentire tutta la loro crescita, dal suono grezzo e marcio del primo demo Consecrating The Global Holocaust, all’ultimo ep Waelwulf del 2014. Anche nelle prime uscite si poteva capire che si trattava di una realtà fuori dal comune, ma la loro sintesi definitiva era ancora di là da venire, poiché si sarebbe sublimata dopo. Gli Heresiarch incarnano tutto ciò che dovrebbe possedere un gruppo underground di black death metal, potenza, credibilità e soprattutto la totale assenza di qualsiasi parvenza di musica commerciabile. Intendiamoci, anche questo gruppo ha grandi potenzialità in tal senso, poiché le teste metalliche malate che li amano comprano i loro dischi, ma la loro musica è totalmente anti commerciale. Per farvi un esempio andate in fondo a questa raccolta per ascoltare i tre pezzi dell’ep Waewulf, che sono una delle espressioni più sperimentali, per capire cosa sia anche la creatività di un gruppo che in primo luogo annichilisce tutto ciò che incontra. Una raccolta molto utile e necessaria per riunire in un solo luogo i primi lavori difficilmente rintracciabili di una band che ha scritto e scriverà ancora pagine pesantissime di vero metal underground.

Tracklist
1.Obsecrating the Global Holocaust
2.Man Is Carnivore
3.Equimanthorn (Bathory cover)
4.Abomination
5.Carnivore
6.Iconoclasm
7.Thunorrad
8.Conflagration
9.Intransigent
10.Wælwulf
11.Abrecan
12.Endeþrǽst

Line-up
N.H
C.S
W.B
H.G

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Enforcer – Zenith

Grinta gli Enforcer ne hanno da vendere, peccato che il gruppo si trovi catapultato in anni in cui difficilmente potrà trovare quel successo che tre decenni fa sarebbe stato garantito, un dettaglio per chi guarda alla sostanza e Zenith di motivi per farsi piacere dagli heavy metallers dai gusti old school ne ha abbastanza.

Sono quasi passati vent’anni dall’inizio di questa avventura chiamata Enforcer, una band sfacciatamente anni ottanta con tutti i pro e i contro del caso.

Zenith è l’ultimo lavoro, licenziato dal colosso Nuclear Blast, pubblicato quattro anni dopo l’ultimo From Beyond, e quinto di una discografia che tolti vari lavori minori si attesta sulla media dei gruppi odierni.
Il gruppo svedese o si ama osi odia, il suo sound colmo di cliché ed assolutamente derivativo porta con se quello spirito heavy metal, schiacciato dai gruppi classici di questi anni, sinfonici, power e progressivi.
Non che la band di Olof Wikstrand le sue toccate e fuga nell’esercizio tecnico/progressivo non le faccia, ma un album come Zenith rimane un buon ritorno alle atmosfere del decennio d’oro dell’hard & heavy con quel pizzico di hair metal che assesta il sound su un esempio oltremodo riuscito di new wave of British heavy metal, con più di una sfumatura in arrivo dal Sunset Boulevard.
Grinta gli Enforcer ne hanno da vendere, peccato che il gruppo si trovi catapultato in anni in cui difficilmente potrà trovare quel successo che tre decenni fa sarebbe stato garantito, un dettaglio per chi guarda alla sostanza e Zenith di motivi per farsi piacere dagli heavy metallers dai gusti old school ne ha abbastanza.
Intanto il songwriting è di buona qualità, le dieci tracce si appiccicano in testa al primo passaggio, tra riff a tratti irresistibili, un grande lavoro ritmico e chorus da cantare senza stare troppo a pensare agli anni che passano e al vicino che da anni pensa siate dei tipi strani.
Iron Maiden più Motley Crue, una ricetta semplice ma efficace, almeno per gli Enforcer e per questa raccolta di brani che a partire da Die For The Devil ci regala tre quarti d’ora di divertimento all’insegna dell’heavy metal duro e puro.

Tracklist
1. Die For The Devil
2. Zenith Of The Black Sun
3. Searching For You
4. Regrets
5. The End Of A Universe
6. Sail On
7. One Thousand Years Of Darkness
8. Thunder And Hell
9. Forever We Worship The Dark
10. Ode To Death

Line-up
Olof Wikstrand – Vocals, guitars
Jonas Wikstrand – Drums, piano & keyboards
Tobias Lindqvist – Bass
Jonathan Nordwall – Guitars

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Tanagra – Meridiem

Qualche riserva si manifesta riguardo alla prolissità dei brani, ma per il resto la musica del gruppo convince, potente e melodica com’è e in alcuni momenti rimembrante i Kamelot, ma personale quanto basta per non risultare troppo derivativa.

Il power metal non è sicuramente nel suo periodo più florido, essendo tornato almeno in Europa a far parlare di sé più che altro per la reunion della famiglia Helloween che per gli ultimi lavori pubblicati, alcuni assolutamente riusciti, ma ancora lontani dal livello altissimo di qualche decennio fa.

I Tanagra sono un gruppo statunitense e la loro provenienza garantisce quel tocco power e progressivo che impedisce al sound di risultare anonimo conferendogli un’eleganza propria del prog metal made in U.S.A.
Siamo arrivati al secondo album, dopo il debutto licenziato quattro anni fa ed intitolato None of This Is Real, e la band dell’Oregon piazza questi sette lunghissimi brani incentrati su un sound ben strutturato e che alterna parti più prettamente power ad altre in cui l’anima progressiva prende il sopravvento, risultando l’arma vincente di Meridiem.
Qualche riserva si manifesta riguardo alla prolissità dei brani, ma per il resto la musica del gruppo convince, potente e melodica com’è e in alcuni momenti rimembrante i Kamelot, ma personale quanto basta per non risultare troppo derivativa.
Meridiem è un album classico, composto da sette brani che hanno nelle lunghe trame della title track posta in apertura, nella progressiva ed heavy Etheric Alchemy e nei dieci tellurici minuti di The Hidden Hand i momenti più convincenti, rivelandosi adatto perché consigliato agli amanti del power progressivo battente bandiera a stelle e strisce.

Tracklist
1.Meridiem
2.Sydria
3.Etheric Alchemy
4.Silent Chamber
5.The Hidden Hand
6.Across the Ancient Desert
7.Witness

Line-up
Tom Socia – Vocals
Steven Soderberg – Guitars
Erich Ulmer – Bass
Josh Kay – Guitars
Christopher Stewart -Drums

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