Desecresy – Towards Nebulae

Un album legato alla tradizione classica, ma con un’anima underground che lo posiziona tra le uscite dedicate a chi dal genere cerca un sound davvero ostico, psicotico ed influenzato da band come Grave, Immolation ed Incantation.

Tornano i finlandesi Desecresy, formatisi inizialmente come un duo ma ora, di fatto, diventati una one man band guidata dal solo Tommi Grönqvist.

Il nuovo lavoro, intitolato Towards Nebulae, continua il viaggio dei Desecresy nel death metal dalle atmosfere abissali, dalla produzione sporca e da un impatto che accentua la vena brutale del suo ormai solitario creatore.
Il nuovo album, il sesto in dieci anni di vita del progetto, non cambia di una virgola il sound, salvo il ritornare parzialmente un approccio assolutamente underground alla materia.
Il suono sporco e nebbioso, le ritmiche caotiche che rallentano a tratti fino ai limiti del doom, racchiude un’attitudine old school che ci riporta ai primi anni novanta; i Desecresy, malgrado la loro nazionalità, non sono la classica band scandinava, ma lasciano che le maggiori scuole del genere ispirino questi nuovi undici brani.
Un album legato alla tradizione classica, ma con un’anima underground che lo posiziona tra le uscite dedicate a chi dal genere cerca un sound davvero ostico, psicotico ed influenzato da band come Grave, Immolation ed Incantation.

Tracklist
1.The Gate
2.Trophies of Death
3.Only Mist Drifts
4.Fringes of Existence
5.Endless Swamp
6.Sediments of Blood
7.The Dead Language
8.The Damned Expedition
9.Transfiguration March
10.Unbeknownst to Mortals
11.Forms in Echos

Line-up
Tommi Grönqvist – Guitars, Bass, Drums, Vocals

https://www.facebook.com/Desecresy-244902242257521/

The End Machine – The End Machine

The End Machine mette tutti d’accordo, non pretende di essere più di quello che è, un ottimo lavoro pregno di belle canzoni, incentrate sul rock più sanguigno e viscerale che ha passato indenne quarant’anni della nostra storia.

Quando ci si trova davanti a tre icone dell’hard & heavy classico come i tre Dokken George Linch, Jeff Pilson e Mick Brown non si può che inchinarsi a cotanto talento, anche perchè è praticamente scontato che avremo a che fare con un grande album di rock duro.

Se poi i tre piazzano davanti al microfono l’attuale singer dei Warrant Robert Mason e creano undici brani di hard rock tra sonorità classiche e moderne, spaziando tra anni ottanta, novanta con non pochi riferimenti al rock duro del nuovo millennio, il gioco è fatto.
Non aspettatevi quindi un classico album alla Dokken, i The End Machine non dimenticano il loro passato, ma usano l’enorme esperienza accumulata per regalare una track list inattaccabile sotto tutti i punti di vista, pregna di riff ruvidi, ritmiche che non disdegnano groove e feeling, ed un singer che sembra nato per cantare questi brani.
Leap Of Faith apre le danze, grintosa e con quel tocco mainstream anni novanta che risulta irresistibile, così come il mid tempo Bulletproof, dove echi di blues si fanno largo tra riff possenti e solos decisi di un Linch ispiratissimo.
L’urgenza rock’n’roll di Ride It attacca al muro, mentre le armonie acustiche di Burn The Truth, tornano a far sognare tramonti di frontiera come ai tempi di Bon Jovi e Poison.
E qui è il bello, perchè The End Machine cambia pelle in un attimo, salta tra i decenni con la facilità di un grillo musicale, tra gli Europe odierni, i Kings X (clamorosa Hard Road), e Dokken, lasciando al rock’n’roll la sua parte da protagonista (Life Is Love Is Music).
The End Machine mette tutti d’accordo, non pretende di essere più di quello che è, un ottimo lavoro pregno di belle canzoni, incentrate sul rock più sanguigno e viscerale che ha passato indenne quarant’anni della nostra storia.

1.Leap Of Faith
2.Hold Me Down
3.No Game
4.Bulletproof
5.Ride It
6.Burn The Truth
7.Hard Road
8.Alive Today
9.Line Of Division
10.Sleeping Voices
11.life Is Love Is Music

Robert Mason – Vocals
George Lynch – Guitars
Jeff Pilson – Bass
Mick Brown – Drums

https://www.facebook.com/TheEndMachine/