88 Mile Trip – Through the Thickest Haze

Nove tracce che formano una dannata e pesante jam attraversata da vene dove scorre il blues più marcio e stravolta, come da copione, da dosi illegali di erbe e funghi.

Il Canada è terra di foreste che si perdono per chilometri, inverni che non finiscono mai, con il freddo che attanaglia ed una natura a suo modo difficile, in molti casi estrema, come il deserto, lontano migliaia di miglia, ma mai così vicino, raccontato dallo stoner rock degli 88 Mile Trip.

Il gruppo di Vancouver licenzia il suo primo album sulla lunga distanza dopo aver dato alle stampe un ep omonimo nel 2013 (anno di fondazione del gruppo) e addirittura un live album, sempre dello stesso anno e dal titolo “Live in the DTES”.
Giunge il momento, anche per loro, di sfornare il primo full length e Through the Thickest Haze arriva puntuale in questa metà dell’anno travolgendoci con la sua carica rock stonata, molto settantiano nell’approccio, senza grossi picchi ma lineare e dalla buona fruibilità.
Senza nessuna concessione alla psichedelia, l’album risulta un monolite di ritmiche hard rock desertiche; le canzoni tengono ad assomigliarsi un po’ troppo tra loro (forse l’unico difetto dell’album), ma le atmosfere da viaggio allucinato tra fumo e alcool, persi nelle desolate lande dove sole e caldo annebbiano la mente più che un joint, sono assicurate dall’ottima attitudine del quintetto canadese che, da buon Caronte, ci accompagna per le strade bruciate dell’America più vera, quella che noi amiamo di più.
Nove tracce che formano una dannata e pesante jam attraversata da vene dove scorre il blues più marcio e stravolta, come da copione, da dosi illegali di erbe e funghi, è ciò che ci propongono gli 88 Mile Trip, fieri paladini del rock settantiano amalgamato ai suoni desertici degli anni novanta.
E’ così che, tra le note dei vari capitoli di questo viaggio tra le nebbie della mente, vi imbatterete in richiami alle band cardine del genere, dagli stranominati (quando si parla di stoner) Black Sabbath, ai Kyuss e Fu Manchu.
Le canzoni scorrono piacevolmente e non ci si annoia tra le spire di questo Through the Thickest Haze, fino ad arrivare al capolavoro Song Of The Dead, stoner blues da applausi in cui l’hammond crea un alone di mistico discendere nei meandri di un rito stonato, che band come gli 88 Mile Trip continuano imperterrite a consumare.
Per concludere, un buon lavoro, gli amanti del genere sono invitati all’ascolto e troveranno di che crogiolarsi tra le note di Through the Thickest Haze.

Tracklist:
1. The Repressed
2. 20 & 8
3. Serpent Queen
4. Call to Rise
5. Burn the Saints
6. The Awakening
7. I’m Not Mad (I’m Just Disappointed)
8. Song of the Dead
9. Sacred Stone

Line-up:
Darin – Bass
Eddie – Drums
Hugo – Guitars
Casey – Guitars
Dave – Vocals

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