Demonbreed – Where Gods Come to Die

Ottimo lavoro che non lascia spazio a dubbi sulla bravura del gruppo tedesco, per gli amanti dei suoni old school un altro piccolo gioiello da avere assolutamente.

Corre veloce la macchina da guerra denominata Demonbreed, band che annovera tra proprie fila ex membri dei Lay Down Rotten e di altre band portatrici di bestialità in musica.

Dopo aver dato alle stampe uno split cd in compagnia dei The Dead Goats lo scorso giugno, giungono all’esordio sulla lunga distanza con questo ottimo esempio di death metal old school dal titolo Where Gods Come to Die.
L’album, prodotto alla grande dal chitarrista Fernando presso i Fat Knob Studios e mixato e masterizzato da Dennis Israel ai Clintwoks Mixing And Mastering, risulta una tremenda mazzata estrema come ormai nell’underground siamo abituati ad ascoltare negli ultimi tempi.
Death metal scandinavo ed influenze centro europee si alleano per una guerra senza pietà ai nostri padiglioni auricolari, il tutto ben sostenuto da un buon songwriting, esperienza ed attitudine che affiorano dai solchi di queste undici mitragliate più la clamorosa cover di Blood Colored dei mai troppo osannati maestri Edge Of Sanity, tratta per chi non lo sapesse (nel caso smettete subito di leggere questo articolo) dal capolavoro Purgatory Afterglow, consegnato alla storia del metal estremo nell’anno di grazia 1994.
Chi tributa Dan Swano e la sua band non può che entrare di diritto nelle mie simpatie, ma i Demonbreed si fanno apprezzare pure per la furia senza freni della loro musica, un mix come accennato di death scandinavo e soluzioni guerresche che richiamano in primis i Bolt Thrower, per poi rallegrarci con rallentamenti doom alla Asphix ed un’atmosfera maligna insita nell’angelo morboso.
Con un grande lavoro sugli strumenti, i musicisti impegnati in questa campagna contro l’esercito del bene mettono sul piatto l’esperienza accumulata con le loro passate esperienze, così che Where Gods Come To Die possa allietare i deathsters innamorati dei suoni old school.
Non c’è tregua, da Vultures in the Blood Red Sky (la title track funge da intro) in poi è un susseguirsi di piccole perle nere, le due chitarre affilate come rasoi bombardano di riffoni pesanti come incudini, mentre il gran lavoro della sezione ritmica, tra accelerazioni spaventose e brusche frenate rendono i brani vari e tremendamente efficaci.
Ottimo lavoro che non lascia spazio a dubbi sulla bravura del gruppo tedesco, per gli amanti dei suoni old school un altro piccolo gioiello da avere assolutamente.

TRACKLIST
01. Where Gods Come to Die
02. Vultures in the Blood Red Sky
03. A Thousand Suns Will Rise
04. Summon the Undead
05. Revenge in the Afterlife
06. Empty Grave
07. Red Countess
08. Perish
09. Barren Wasteland
10. Folded Hands
11. Blood Colored (Edge Of Sanity cover)
12. Seed of Ferocity

LINE-UP
Jost Kleinert – Vocals
Daniel Jakobi – Guitars, b.vocals
Fernando Thielmann – Guitars,b.vocals
Johannes Pitz – Bass
Timo Claas – Drums

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