Divinity Compromised – Terminal

The Terminal risulta un album discreto anche se con qualche difetto, che i Divinty Compromised dovranno correggere in futuro se non vorranno rimanere nel limbo dei soli cultori del prog metal underground.

Progressive metal che punta molto sulla melodia senza rinunciare alla componente metallica di estrazione americana, proprio come il paese d’origine del gruppo.

Stiamo parlando dei progsters dell’Illinois Divinity Compromised, sestetto giunto al secondo album dopo A World Torn, debutto licenziato quattro anni fa.
Prog metal che si discosta dall’usuale solo per una drammaticità di fondo tipica dell’U,S. metal, altra fonte di ispirazione insieme al thrash per il sestetto che, in regime di autoproduzione, dà alle stampe un lavoro tutto sommato discreto, magari poco personale ma ben bilanciato tra melodie, evoluzioni progressive e ripartenze power/thrash.
Leggermente prolisso, in verità, Terminal alterna momenti interessanti ad altri già sentiti ma che riescono, anche se con un po’ di fatica, a tenere la tensione su livelli sufficientemente alti, grazie alle atmosfere drammatiche di scuola Nevermore ed Evergrey.
L’album parte bene, le melodie della title track risultano un buon biglietto da visita, le ritmiche corrono veloci e le tastiere ricamano fraseggi moderni prima di lasciare alle chitarre il palcoscenico.
Il metal estremo è un’ altra componete importante nella musica dei Divinity Compromised, in evidenza nell’atomica The Definition Of Insanity, tra Dream Theater e Nevermore, thrash progressivo pesantemente influenzato da un’anima intimista e tragica.
Il cantato di Lothar Keller è quanto di più simile al giovane La Brie troverete in giro, mentre il sound continua la sua corsa tra le molte anime del metal americano, dai Queensryche ai Symphony X, passando per i Metal Church, il tutto passato nel frullatore progressivo del gruppo del cantante canadese.
C’è ancora l’ottima Legacy ad alzare il valore di un album discreto anche se con qualche difetto, che il gruppo dovrà correggere in futuro se non vorrà rimanere nel limbo dei soli cultori del prog metal underground.
Promossi, ma si può e si deve fare di più, le potenzialità ci sono tutte.

Tracklist
1.Terminal
2.Shelter in Place
3.My Escape
4.The Definition of Insanity
5.The Last Refugee
6.Free to Speak
7.Legacy
8.The Fall of Æstoria
9.Saving Grace

Line-up
Andy Bunk – Bass
Ben Johnson – Guitars, Keyboards
Lothar Keller – Vocals
Mike Mousel – Drums
Jeff Treadwell – Lead Guitars

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