Escarnium – Interitus

Un album da sentire in tutta la sua ferocia mentre i brani scivolano via, in caduta libera negli abissi più profondi

L’evoluzione del death metal old school per molti si incarna nel blackened death metal, sottogenere che ha raggiunto il suo massimo splendore nei territori dell’est europeo e che da un po’ di anni trova terreno fertile in tutto il globo.

Specialmente a livello underground i gruppi che estremizzano il death metal classico, velocizzandolo e soffocandolo sotto una coltre di nebbia oscura ed ancor più maligna, non si contano più, fortunatamente mantenendo un buona qualità generale nelle uscite sempre più numerose.
Questa volta si vola in Brasile, appena lasciato in balia di sé stesso da media e tv dopo che le luci olimpiche si sono spente su Rio de Janeiro, e a Bahia incontriamo gli Escarnium, al secondo full length della carriera, ma con una manciata di lavori minori che vanno a completare la loro discografia iniziata nel 2009.
Il gruppo non mancherà di soddisfare i palati cannibali degli amanti del genere: il suo death metal, infatti, alquanto brutale, si allea con una forte componente black per viaggiare a forte velocità sulle strade di un estremismo a tratti nichilista, oscuro e maligno e devastante, creando una tregenda di suoni che vanno dalla tradizione statunitense a quella europea in un caos primordiale, diabolico e distruttivo.
Quasi quaranta minuti di musica feroce e spaccaossa, con Deicide e Behemoth a fare da padrini ai brani di Interitus.
Il quartetto brasiliano, oltre ad un growl mostruoso e sei corde seviziate, può contare su di una sezione ritmica da infarto, capitanata dal mostro a sei braccia nascosto dietro al drumkit, Nestor Carrera, aiutato in questo massacro dal basso di Vitor Giovanni.
Le chitarre come detto sanguinano, torturate dai due axeman, Victor Elian (anche dietro al microfono) e Mauricio Sousa, e ne esce un quadro perfetto di quello che risulta uno dei sound estremi più coinvolgenti degli ultimi anni.
Un album da sentire in tutta la sua potenza, mentre i brani scivolano via in caduta libera negli abissi più profondi, dove il volo dura un’eternità; in poche parole un ottimo lavoro.

TRACKLIST
1. The Horror
2. While The Furnace Burns
3. Starvation Death Process
4. Radioactive Doom
5. Omnis Mortuus Est – Interitus
6. Macabre Rites
7. Genocide Ritual
8. The Gray Kingdom
9. 100 Days Of Bloodbath
10. Human Waste

LINE-UP
Victor Elian – Vocals / Guitar
Mauricio Sousa – Guitar
Vitor Giovanni – Bass / Vocal
Nestor Carrera – Drums

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