Il Segno del Comando – L’Incanto dello Zero

L’Incanto dello Zero rappresenta l’album che in ambito progressive mancava da tempo: la tecnica sopraffina dei protagonisti è asservita del tutto ad una scrittura che appare fresca ed attuale, nonostante affondi le sue radici in un epoca destinata a non finire mai nel dimenticatoio.

L’Incanto dello Zero, nuovo album de Il Segno del Comando, costituisce la prova tangibile di quanto la musica sia un qualcosa che magicamente sa offrire sempre nuovi spunti e nuovi squarci di grande creatività.

Il gruppo guidato da Diego Banchero ha una genesi che risale alla metà degli anni novanta, quando nacque come una sorta di costola degli storici Malombra per divenire poi a sua volta un nome di culto, nonostante una produzione discografica piuttosto ridotta che ha trovato però nuovo slancio ed impulso in questo decennio; Il Segno del Comando, anche in virtù di una più frequente attività dal vivo, ha assunto da diverso tempo le sembianze della band vera e propria, cessando d’essere una sorta di progetto solista del bassista genovese, il quale, pur mantenendo sempre ben salde le redini della sua creatura, occupandosi in gran parte sia della composizione che della stesura dei testi, si è attorniato di un gruppo di musicisti di grande spessore in grado di interpretarne al meglio le brillanti intuizioni.
L’Incanto dello Zero rappresenta l’album che in ambito progressive mancava da tempo: la tecnica sopraffina dei protagonisti è asservita del tutto ad una scrittura che appare fresca ed attuale, nonostante affondi le sue radici in un epoca destinata a non finire mai nel dimenticatoio; inoltre il sound esibisce quella robustezza in grado di renderlo appetibile anche alla platea degli appassionati di metal devoti alla frangia più occulta del genere.
Anche l’aspetto lirico ha il suo peso in tutto questo, rivelandosi molto più significativo percentualmente nell’economia del lavoro rispetto ad altre band: Diego si è sempre interessato di esoterismo e non a caso i due precedenti album Der Golem (2001) e Il Volto Verde (2013) traggono ispirazione dalle omonime opere dello scrittore austriaco Gustav Meyrink; questa volta il testo al quale viene fatto riferimento è il ben più recente libro di Cristian Raimondi intitolato Lo Zero Incantatore, alla cui stesura lo stesso Banchero ha comunque collaborato
Per chi non ha familiarità con questo tipo di studi, i testi dell’album rappresenteranno una sequela di abbaglianti enunciazioni, spesso geniali, talvolta di difficile decrittazione, ma sempre comunque capaci di tenere desta l’attenzione dell’ascoltatore anche sul versante concettuale del lavoro.
Dal punto di vista prettamente musicale L’Incanto dello Zero offre invece oltre un’ora di suoni magnifici, coinvolgenti, destinati ad imprimersi nella memoria ascolto dopo ascolto e da lì non schiodarsi per molto tempo, grazie ad una varietà compositiva che vede ergersi a protagonisti, oltre allo stesso Banchero con il suo basso, interpreti di assoluto livello e di grande esperienza come i chitarristi Davide Bruzzi e Roberto Lucanato, il cantante Riccardo Morello, il tastierista Bepi Menozzi ed il batterista Fernando Cherchi . Chi cerca punti di contato con qualche band del passato ne troverà per forza, perché “rien ne se perd, rien ne se crée” non è un enunciato che possa valere solo per la chimica, nonostante il buon Lavoisier a quello si riferisse: così, se l’incipit di Sulla Via Della Veglia può richiamare il Banco e quello di Le 4 A gli Area, in realtà il sound di ogni traccia ha sua fisionomia ben delineata, pur nel suo costante evolversi in svariate direzioni, che riporta infine ad una sola matrice denominata Il Segno Del Comando.
Il Calice Dell’Oblio, Sulla Via Della Veglia, Nel Labirinto Spirituale, Le 4 A e Il Mio Nome E’ Menzogna sono solo alcune delle tracce fondamentali che invito ognuno ad ascoltare, in modo di farsi un’idea propria del valore di quest’opera destinata ad alzare ulteriormente l’asticella per chi voglia cimentarsi con queste sonorità d’ora in poi, con la speranza che possa far breccia in un’audience come quelle costituita dagli appassionati di progressive, di norma poco propensa a dare un supporto incondizionato a chi continua a proporre musica originale.

Tracklist:
1. Intro – Il Senza Ombra
2. Il Calice Dell’Oblio
3. La Grande Quercia
4. Sulla Via Della Veglia
5. Al Cospetto Dell’Inatteso
6. Lo Scontro
7. Nel Labirinto Spirituale
8. Le 4 A
9. Il Mio Nome E’ Menzogna
10. Metamorfosi
11. Outro – Aseità

Line-up:
Diego Banchero – Bass
Fernando Cherchi – Drums
Roberto Lucanato – Guitars
Riccardo Morello – Vocals
Davide Bruzzi – Guitar, Keyboards
Beppi Menozzi – Keyboards

Guests:
Paul Nash – Guitar (tracks: 5, 10)
Luca Scherani – Keyboards (track: 6)
Maethelyiah – Vocals (tracks: 5, 10)
Marina Larcher – Vocals (track: 3)

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