ILSA – Corpse Fortress

Gli ingredienti sono sempre i medesimi, doom impregnato di sludge e cosparso di scorie crust e punk,ma gli statunitensi ILSA li sanno maneggiare con perversa maestria.

La band nata nell’underground statunitense, giunge al quinto album e all’esordio sulla lunga distanza per Relapse (da ricordare nel 2016 anche uno split con i Coffins, altri maestri del genere, sempre sulla stessa etichetta) e lo fa miscelando, come al solito, ossessione per storie orrorifiche con partiture melmose, diaboliche, colme di soffocante feedback. Nove brani, quarantotto minuti laceranti, disturbanti fino dall’opener Hikikomori aperto da un classico riff doom, sommerso da un potente feedback e da una voce in growl straziata che crea un’atmosfera da incubo; le chitarre, oltre a generare riff si lasciano andare a parti soliste sinistre che mantengono alta la tensione, con la sezione ritmica sempre molto presente che prende il sopravvento i brani come Nasty, Brutish e Ruckenfigur, davvero due cingolati impazziti che travolgono tutto senza lasciare prigionieri. Il sound rimane sempre molto minaccioso, carico, non concede requie e trova le sue radici in act come Hooded Menace, Eyehategod, dove però la miscela appare meglio centrata; la band sa creare brani convincenti, soprattutto nella final track Drums of Dark Gods (magnifico titolo) dove il basso e la batteria trasportano l’ascoltatore verso profondi e innominabili abissi e la voce gorgoglia invocando … from the jaws of Leviathan the drums of Dark Gods. Un buon ascolto in definitiva, che purtroppo si perderà nella marea di uscite underground e verrà ricordato solo dai die-hard fans.

Tracklist
1. Hikikomori
2. Nasty, Brutish
3. Cosmos Antinomos
4. Prosector
5. Old Maid
6. Long Lost Friend
7. Rückenfigur
8. Polly Vaughn
9. Drums of Dark Gods

Line-up
Sharad – Bass
Joshy – Drums
Brendan – Guitars
Orion – Vocals
Tim – Guitars

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