LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: PINO SCOTTO

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è la volta di un monumento del rock/metal italiano, Pino Scotto; per correttezza segnaliamo che, vista la schiettezza del personaggio, il testo è stato leggermente “edulcorato” rispetto alla versione radiofonica …

MC Benvenuto su Overthewall, Pino, e grazie di essere qui con noi.

Ciao a tutti gli ascoltatori e ai ragazzi e alle band che suonano metal , a tutti quelli a cui non sarà mai data visibilità, a tutti quelli che credono in questo genere.

MC Una carriera che dura sin dagli inizi degli anni 80, che il tempo e le mode non sono riusciti a scalfire.In un panorama rock e metal che, specialmente in Italia, sembra sgretolarsi, tu resti un pilastro fondamentale.
Qual’è il segreto del tuo successo?

Una carriera che è iniziata negli anni ‘70, in realtà:, prima dei Vanadium ci sono state tre band, e con una che si chiamava Pulsar dovevano fare un album, ma poi purtroppo il discografico morì in un incidente stradale ed usci così solo un 45 giri.
Non c’è un segreto per il successo, io continuo solo a fare quello che mi piace, ma per conquistarmi questa libertà mi sono sciroppato 35 anni in fabbrica a scaricare camion.
Ormai è da dieci anni che sono in pensione e non dimentichiamo che ad ottobre gli anni che compirò sono un bel numero, 69: quello che non li fa pesare è la forza della passione, è credere in ciò che si fa e non la ricerca dei soldi o del successo.

MC Tu hai sempre fatto della tua sincerità il tuo stile comunicativo. Questo atteggiamento non sempre premia. Se tu dovessi fare un bilancio tuo personale diresti che a volte può servire a scendere a compromessi oppure no?
Come sarebbe Pino Scotto oggi se avesse avuto un approccio meno diretto e sincero?

Quasi mai viene premiato un simile atteggiamento. Tu non hai idea di queste offerte abbia ricevuto nella mia carriera, anche quando ero ancora con i Vanadium e ciò mi faceva litigare anche con loro; dopo di che diverse band italiane mi hanno cercato, in particolare una toscana che mi aveva proposto un pacco di soldi e al chitarrista risposi di andare sull’Arno e ficcarsi la chitarra in quel posto …
Io non se sono bravo a cantare o a scrivere, ma questo il mio sogno e non èin vendita per nessuno.

MC Parliamo delle novità. “Eye for an Eye” è il titolo del tuo nuovo disco pubblicato da Nadir Music, un lavoro discografico interessantissimo che rievoca le sonorità rock ’70/’80 più dure e graffianti.
Come prende vita quest’album e quali tematiche sono contenute nei testi?

Come ben sanno quelli che mi seguono io sono pazzo, dipende da come mi sveglio, per esempio già nel ’90, dopo lo scioglimento dei Vanadium, io avrei potuto fare subito un album a mio nome suonando come con loro, invece sono andati a cercarmi le rogne: prima mi sono messo a cantare in italiano, poi sono tornato al rock’n’roll e al blues, perché io faccio sempre quello che mi piace, e ciò è gratificante per il cuore e per la mente, significa essere liberi.
Questa volta ho voluto fare un album di sano hard rock anni 70-80 in inglese, perché mi sono proposto di scrivere una raccolta di canzoni che la gente possa cantare, quelle con le melodie che oggi non si trovano più: non so se ci sono riuscito, ma mi sono divertito molto.

MC In questo disco ritrovi la tua band originaria (Steve Angarthal alla chitarra, Dario Bucca al basso e Marco Di Salvia alla batteria). Quali novità ci porterà questo ritorno?

Erano dieci anni che non facevo un album con la mia band. Loro sono sempre stati dentro a qualche brano e ho sempre avuto degli ospiti, perché mi piace contaminare i suoni, ma questa volta ho fatto proprio tutto assieme alla mia band, l’unico ospite che c’è sempre stato fin dal primo album dopo i Vanadium e che non poteva mancare è il mio fratellone, “Mr.Blues” Fabio Treves.

MC Negli ultimi anni i media, soprattutto in Italia, hanno marcatamente snobbato il rock e il metal, che stanno diventando così sempre più un genere di nicchia, proponendo altri generi musicali che sono così dilagati tra i giovanissimi.
Secondo te perché si verifica questo fenomeno?

In Italia questo genere ha sempre funzionato poco, e già ce ne lamentavamo in passato senza immaginare cosa sarebbe successo dopo che sono arrivati i cosiddetti talent show; tu hai visto che adesso hanno chiamato Cristina dei Lacuna Coil: così diventerà un fenomeno da baraccone pure il metal, perché lì ci trovi Albano che fa le corna e parla di metal.
Io mi ricordo solo che in un piccolo festival a Cellino San Marco (il paese di Albano, n.d.a.) lui aveva dichiarato che il metal è la musica del demonio e ora ‘sto paraculo fa il metallaro, con Cristina che gli dà pure retta.
La verità è che il rock in generale ha sempre dato fastidio perché fa riflettere, emoziona, fa piangere, fa ridere, fa godere, insomma ti fa stare bene.
Quelli che stano al potere invece ci vogliono tutti depressi, senza lavoro, per poter fare comodamente i cazzi loro.

MC Tu sei un personaggio molto amato e seguito da un pubblico che comprende svariate fasce d’età. Che rapporto hai con i tuoi fans e quanto ti stimolano in tutto ciò che fai?

Io ho visto che già alla prima data sono venuti al concerto molti ragazzi giovanissimi, i quali probabilmente hanno capito, anche grazie a Rock Tv, che io sono una persona sincera, che sta dalla loro parte

MC Moltissime band si lamentano perché non si riescono a trovare spazi per potersi esibire. Com’è cambiata la scena rock dai tempi dei Vanadium e cosa consiglieresti a dei ragazzi che provano a fare musica originale?

Anche in quegli anni era difficilissimo, pensa che io ora in un mese faccio i concerti che con i Vanadium tenevo in un anno, perché a quei tempi non c’erano gli spazi per suonare: per esempio, a Milano c’era il Rolling Stone, o suonavi lì o t’attaccavi al tram.
Adesso ci sono moltissimi locali che fanno suonare solo tribute band, ma il vero problema è che la gente le va vedere e se ne fotte di band brave che fanno musica propria.
Il problema siamo noi, sono gli esseri umani, e non c’è nulla da fare

MC Il 6 Aprile a Pistoia hai presentato in prima nazionale il tuo nuovo show “Eye For An Eye Tour”, che promuove il tuo ultimo lavoro discografico. Quali sono stati i primi riscontri e dove potremo vederti esibire in Italia?

La data di Pistoia è andata sold out, tutti i cd che mi ero portato dietro sono stati comprati e la gente e stata fantastica; comunque le date le trovate sul mio sito (http://www.pinoscotto.it/) e non è detto che non se ne possano aggiungere ancora delle altre.

MC Pino, io ti ringrazio di avermi concesso questa intervista e ti lascio l’ultima parola per gli ascoltatori di Overthewall.

Io vorrei dire intanto ai ragazzi che suonano: non vi aspettate niente dalla musica, godete di quello che cantate, di quello che scrivete e di quello che suonate, tutto ciò che arriva è in più.
Questo è un sogno: trovatevi un lavoretto per sopravvivere, ma non sperate mai di poter campare con il rock perché è un’utopia, a meno che non andiate a fare le marchette dalla De Filippi, ma anche lì, dopo che ne esci, ti ritrovi cornuto e mazziato.
Io tutta quella gente lì, la De Filippi e i giudici dei talent, la manderei in galera per spaccio di demenza. Quindi continuate e credere nei vostri sogni e divertitevi .
A tutti gli altri raccomando: andate nei locali e dite ai proprietari che volete ascoltare band che fanno musica propria, appoggiate la band italiane, le band emergenti, date una possibilità a questi ragazzi perché il rock’n’roll non è solo un modo di vivere, non è solo musica, ma è un mondo fatto di sincerità e di sogni da realizzare.