NECRODEATH

Per chi ascolta metal, presentare i Necrodeath può apparire un esercizio superfluo ma pensiamo che sia comunque utile ricordare che la band genovese è stata tra le prime ad ibridare la componente thrash con partiture vicine a quello che oggi conosciamo come black metal e non è un caso, del resto, che gran parte delle band nord-europee citino i nostri come veri e propri punti di riferimento.

Scioltisi nel 1989 dopo due album (“Into The Macabre” e “Fragments of Infinity”) che hanno fatto, come detto, la storia del metal italiano, i Necrodeath si sono ripresentati sulla scena dieci anni dopo per volere del batterista Peso, unico membro originario della band attualmente in line-up, e da allora hanno sfornato una serie di lavori di elevata qualità a partire da “Mater Of All Evil” per arrivare a giorni nostri con l’ottimo Idiosyncrasy
La formazione è composta da : Flegias – vocals , Pier Gonella – chitarra, GL – basso e Peso – batteria.
I primi tre hanno risposto ai nostri quesiti riguardanti l’ultimo album e non solo…

ME Abbiamo iniziato la nostra recensione di “Idiosyncrasy” rimarcando la chiusura mentale che continua a persistere nell’ambiente e che le vostre scelte fuori dai normali canoni del metal estremo hanno fatto emergere nuovamente.
C’è speranza che un giorno molti personaggi che gravitano attorno all’ambiente del metal italiano riescano a togliersi paraocchi e paraorecchi ?

FLEGIAS: La cultura italiana con tutti i suoi pregi e difetti è da prendere come tale. Pochi filosofi o pensatori hanno fatto breccia nel modificare il nostro modo di pensare o di vedere le cose, figuriamoci se riusciamo a farlo con un album dei Necrodeath.
Ma alla fine va bene così, non è che facciano piacere commenti prevenuti, ma ciò significa che sei una band che riesce a far parlare di se prima ancora di far uscire l’album, e questo non è da tutti.

ME Certo che, vedendola dall’esterno , la scena metal italiana non dà l’idea di d’essere molto coesa. E’ veramente così come sembra ?

FLEGIAS: Non godiamo di certo della fama di “fucina metal”. All’estero siamo conosciuti per la Pausini e Ramazzotti, nel metal le porte del grande pubblico si sono aperte grazie ai Lacuna Coil, ma pochi come loro possono vantare una tale professionalità e un supporto di marketing così ampio.
Nel settore underground invece, grande stima la ricevono i gruppi più credibili, ovvero quelli che da anni si sbattono e persistono sulla loro proposta musicale. Quando giro il mondo con i Necrodeath e i Cadaveria, rimango sempre stupito nel momento in cui la gente ti riconosce per strada e ti ferma per una foto o un autografo.

ME Parliamo di “Idiosyncrasy”. E’ evidente che la vostra idea di presentare un unico brano di 40 minuti, per quanto non inedita in campo estremo, è stata certamente inconsueta. E’ nata prima l’idea del concept e contestualmente quella della suite oppure il progetto ha preso corpo durante la fase compositiva ?

GL: E’ nata prima l’idea, dopodiché ci siamo concentrati sulla fase compositiva che doveva sempre mantenere l’impostazione di fondo senza risultare banale. Non è stato semplice comporre “Idiosyncrasy”, anche perché un unico brano di 40 minuti ha strutture e andamenti completamente diversi rispetto a un classico brano di 3 o 4 minuti. Invece l’idea di suddividerlo in 7 parti, che comunque lasciano integra la canzone, è nata in fase di mixaggio, per poter dare all’ascoltatore la possibilità di ascoltarlo tutto d’un fiato oppure in diversi episodi.

ME Queste sono le differenze che avete riscontrato per quanto riguarda l’aspetto compositivo. Invece, a livello promozionale, quanto può pesare la mancanza del classico brano trainante e di un’eventuale video ad esso correlato ?

GL: Certo, essendo un disco così particolare viene da sé che anche tutto il discorso promozionale che ne ruota attorno sia completamente diverso, infatti è molto difficile trarne un singolo, come fare un videoclip che non risulti poi adattato alla base musicale.
Infatti non intendiamo fare né video né altro ma confidiamo nell’ascoltatore che, incuriosito da “Idiosyncrasy”, abbia intenzione di avventurarsi in questo viaggio musicale.

iye Qual è la storia che c’è dietro al concept ? E’ maturato attraverso esperienze personali, eventi specifici o magari dalla lettura di qualche buon libro ?

FLEGIAS: Quando scrivo qualcosa faccio sempre riferimento ad esperienze personali e mi piace tradurle in chiave allegorica sotto forma di incubi malsani.
In questo caso ho voluto esaltare la personalità e forza di volontà dimostrate nell’affrontare situazioni particolarmente avverse e la capacità di venirne fuori a testa alta lottando con le unghie e l’intelletto.

ME  Nella seconda parte della vostra storia, ovvero quella successiva al 1999, con Idiosyncrasy siete giunti al settimo album. Secondo voi quale è stato quello più importante o che, comunque, vi ha dato le maggiori soddisfazioni e, viceversa, ce n’è uno in particolare che vi ha lasciato qualche rimpianto per la sua riuscita ?

PIER: “Idiosyncrasy” è quello che mi ha soddisfatto di più perché mi ha consentito di partecipare attivamente anche dal punto di vista solista, facendo trasparire il mio modo di suonare ma sempre nel giusto contesto del trademark Necrodeath, grazie anche al lavoro di arrangiamento di tutta la band.
“Draculea” è quello che mi ha soddisfatto di meno dal punto di vista del feedback, essendo stato considerato troppo sperimentale quando, a mio parere ovviamente, si trattava già di un piccolo “Idiosyncrasy”.

ME Grazie a quanto fatto negli anni ’80 ma anche nelle produzioni successive, avete raggiunto lo status di band di culto; ma i componenti di una realtà come i Necrodeath riescono a vivere di sola musica (giuriamo di non essere delle spie al soldo dell’agenzia delle entrate …), oppure questa eventualità per chi suona metal in Italia è una sorta di chimera ?

FLEGIAS: Come ti accennavo prima, ho idea che a malapena possano vantare questo primato solo i Lacuna Coil. Metà di noi vivono di musica ma non di Necrodeath, l’altra metà ha un lavoro fuori da questo ambito.
Anzi, il più delle volte la musica ti porta fuori budget e non sarà mai ripagato adeguatamente l’impegno e il tempo che dedichi ad essa. Meno male che siamo motivati da una sana passione, altrimenti ci sarebbe da attaccare lo strumento al chiodo.

ME  Ci agganciamo in qualche modo a quest’ultima domanda per chiedervi se avete già avuto qualche riscontro tangibile a livello commerciale a pochi mesi dall’uscita dell’album.

PIER: I primi riscontri commerciali si possono avere solo un po’ di mesi dopo l’uscita del disco, però fin da subito si ha un’idea di come vanno le cose in base a recensioni, interviste e movimento che si crea attorno al disco. E data la gran quantità di interviste e concerti che stiamo programmando possiamo già ritenerci soddisfatti.

ME  Abbiamo notato , tra le date previste nel vostro prossimo tour, l’assenza di una tappa a Genova: tale scelta è ascrivibile al famoso detto “nemo propheta in patria” oppure la vostra (e nostra) città è prossima al coma irreversibile anche in campo artistico, dopo i noti problemi di carattere geologico-ambientali ed occupazionali ?

PIER: Genova è sempre stata una tappa impegnativa da gestire perché dietro a locali, gestori, permessi, spazi, ecc. ci sono sempre tanti problemini. Le poche date fatte in zona sono sempre andate alla grande per cui confidiamo sempre in qualche promoter volenteroso …

ME Chiudiamo con una domanda classica per ciascuno di voi : quali band e musicisti hanno costituito fonte di ispirazione all’inizio della vostra carriera ?

FLEGIAS: I Kiss sono stati il gruppo che mi ha fatto venire la voglia di diventare musicista, i Venom quello che mi ha dato l’ispirazione, gli S.O.D. quello che mi ha fatto dire: “ma si… buttiamoci!”

GL: Sono cresciuto a pane e death metal anni ’90 … quindi direi Death, At the Gates, Sepultura e tutto quello che ruotava intorno a quegli anni.