Soen – Lykaia

Il problema di questo album è il suo essere prevedibile in ogni passaggio, studiato per portare l’ascoltatore verso la fine senza donargli quelle emozioni che chi ascolta musica del genere ricerca.

Gli svedesi Soen continuano la tradizione del nuovo metal progressivo, malinconico, dalle atmosfere rarefatte, che cerca di puntare sulle atmosfere, anche se lo sfoggio tecnico non manca, a volte riuscendoci, altre meno.

La band, che dalla sua nascita ha sempre avuto i crismi del supergruppo, con Martin Lopez (ex Opeth) dietro alle pelli ed in cabina di regia e poi una manciata di talenti tra cui, nella prima fase Steve Di Giorgio e poi Stefan Stenberg al basso, Joel Ekelöf dietro microfono, Lars Åhlund alle tastiere, ed il nuovo entrato Marcus Jidell (Avatarium) alla sei corde, continua ad interpretare perfettamente il sound che ha fatto la fortuna del genere non allontanandosi neanche di un passo dai Tool e The Perfect Circle, senza chiaramente dimenticare gli Opeth.
E’ così che si sviluppa questo nuovo e terzo lavoro di una discografia iniziata nel 2012 con Cognitive, passata per Tellurian tre anni fa, senza discostarsi dalle opere precedenti se non per una minore urgenza metallica nel sound.
Lykaia non è un brutto lavoro, anzi per i fans del genere e dei nomi citati risulta una buona proposta, ma da musicisti del genere ci si aspetterebbe almeno qualche spunto più personale, che viene soffocato invece dalle atmosfere intimiste e melanconiche, o qualche passaggio più aggressivo per ovviare ad un andamento stanco che porta faticosamente ai titoli di coda.
Il problema di questo album è il suo essere prevedibile in ogni passaggio, studiato per portare l’ascoltatore verso la fine senza donargli quelle emozioni che chi ascolta musica del genere ricerca al di là della tecnica.
Non mancano i brani che spiccano sugli altri e che regalano all’album spunti che il nome del gruppo e i musicisti coinvolti non possono non avere, come Orison e Jinn, brano questo dalle armonie orientaleggianti molto suggestivo; il resto viaggia con il pilota automatico, lasciando l’amaro in bocca per quello che poteva essere ed è solo a tratti.
Il genere non lascia scampo e la linea tra il capolavoro ed un parziale passo falso è più sottile di quanto si possa immaginare.

TRACKLIST
01. Sectarian
02. Orison
03. Lucidity
04. Opal
05. Jinn
06. Sister
07. Stray
08. Paragon
09. God’s Acre

LINE-UP
Stefan Stenberg – Bass
Marcus Jidell – Guitar
Lars Åhlund – Keys, guitar
Joel Ekelöf – Vocals
Martin Lopez – Drums, percussion

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