Mission Jupiter – Architecture

MetalEyes vi presenta il debutto dei Mission Jupiter, band bielorussa della quale Epictronic ci ha riservato una gustosa anteprima.

Architecture è il primo lavoro sulla lunga distanza del gruppo bielorusso Mission Jupiter, gustosa anteprima che Epictronic, label della famiglia Wormholedeath ha voluto offrire a MetalEyes.

Siamo lontani anni luce dal metal, e rimanendo in tema fantascientifico, tanto caro alla band di Minsk, direi che Architecture è un viaggio nello spazio profondo, nell’immensità dell’universo inteso anche come musica, che ci prende per mano e ci fa compagnia mentre la nostra mente attraversa galassie, nel silenzio profondo rotto dalla bellissima voce di Shevtsova Nastya e dei musicisti che compongono la line up dei Mission Jupiter.
La band risulta attiva dal 2015 e fino ad ora la sua discografia si componeva di due mini album ed un paio di singoli: Will You Be Loved è il video che anticipa l’uscita di questo debutto nel quale tutte le influenze del gruppo vengono inglobate in un sound contraddistinto da un’anima elettronica e bombardato da una pioggia di meteoriti proveniente da più di un genere/pianeta musicale.
Troviamo così liquidi tappeti elettronici, sontuosi passaggi orchestrali, alternative rock e partiture jazz/fusion, sax che irrompono donando un tocco progressivo ad una raccolta di brani che costituiscono le tappe di un viaggio/sogno nell’universo sopra di noi.
Non mancano ovviamente pochi ma importanti riferimenti alla new wave, così come alle colonne sonore di film come 2001 Odissea Nello spazio, valorizzando un sound particolare che si rivela una scoperta ad ogni passaggio, mentre con personalità debordante la vocalist delicatamente fa sue le nostre paure prima del conto alla rovescia e della partenza.
Will You Beloved è come detto il primo singolo, un brano bellissimo ma che rispecchia solo in parte quello che andrete ad ascoltare, dopo che il fiume di note elettroniche dell’opener The Dawn vi avrà aperto la porta del cielo dove i Mission Jupiter vi stanno aspettando.
The Sea Of Hope è un brano che ricorda i The Gathering di Nighttime Birds, mentre tra i tanti spunti diversi che l’album regala, non lasciando mai una semplice chiave di lettura, spunta il capolavoro I Will Survive, traccia progressiva nella quale la band suona jazz rock in un immaginario locale ubicato in qualche luogo prossimo ai limiti dello spazio conosciuto.
L’epico e progressivo strumentale a titolo Impulse chiude un album bellissimo e, a suo modo, originale; Architecture va ascoltato con la mente libera e gli occhi spalancati sul cielo stellato: non perdetevi questa esperienza unica.

Tracklist
1.The Dawn
2.I Have To Know
3.Either Dream Or Not
4.Will You Be Loved
5.The Sea Of Hopes
6.The Sea Of Hopes PT 2
7.Joy Of Life
8.I Will Survive
9.Interlude
10.The Call
11.Impulse

Line-up
Artyom Gulyakevich – Bass
Vladimir Shvakel – Guitar
Shevtsova Nastya – Vocals
Eugenue Zuev – Drums
Dmitri Soldatenko – Saxophone

MISSION JUPITER – Facebook

Ravenscry – One Way Out

Sarebbe un peccato mortale pensare che i Ravenscry siano niente più che una grande cantante con un gruppo che si limita ad assecondarne le doti eccelse.

La proliferazione indiscriminata di produzioni discografiche, spesso di dubbio valore, ha tra le sue conseguenze peggiori non tanto l’inevitabile abbassamento qualitativo della proposta musicale nel suo complesso, quanto il rischio di non riuscire a dare la giusta evidenza alle uscite che lo meritano.

Così un autentico gioiello come questo One Way Out degli italiani Ravenscry, rischia seriamente di restare confinato a livello underground, nonostante l’ottimo lavoro promozionale svolto dalla WormHoleDeath, invece di trovarsi a competere con le ultime uscite di Nightwish e Lacuna Coil nelle classifiche di vendita.
Sto esagerando ? Provate ad ascoltare con la dovuta attenzione e senza la prevenzione nei confronti delle band con voce femminile derivante dal surplus produttivo di cui sopra: scoprirete una cantante come Giulia Stefani che, a mio avviso, ha pochi eguali nel suo campo, capace com’è di passare con disinvoltura tra mille diverse tonalità, senza scadere mai nel virtuosismo vocale fine a se stesso.
Se a una vocalist di questo livello, che ridicolizza con la sua performance tutti questi pseudo fenomeni festivalieri sfornati dai reality show, aggiungiamo una band che ci ricorda in ogni momento che quello che stiamo ascoltano è metal e non un pop sporcato ogni tanto da qualche riff più pesante, ecco la spiegazione
per un giudizio così entusiastico.
Dato per scontato che nel genere gothic-alternative è difficile se non impossibile portare degli elementi di novità, ciò che si richiede alle band che vi si cimentano è di proporre un sound fresco e, per quanto possibile, dotato di un’impronta personale o di qualche elemento distintivo in grado di rendere speciale la propria musica.
Questo avviene puntualmente con brani come Nobody, con la sua componente elettronica e i riff squadrati a dettare il tempo mentre Giulia libera le sue tonalità più alte, Redemption I – Rainy, semplicemente da brividi, This Funny Dangerous Game, dal piglio molto più metallico con chitarre quasi alla Rammstein e My Bitter Tale, con la sua delicata intro per piano e voce, che chiude alla grande un disco privo di punti deboli.
Senza negare, ovviamente, le inevitabili affinità che mi sento di ravvisare, sia dal punto di vista strumentale sia da quello vocale, con una band sottovalutata come furono gli After Forever di Floor Jansen piuttosto che con i soliti nomi, sarebbe un peccato mortale pensare che i Ravenscry siano niente più che una grande cantante con un gruppo che si limita ad assecondarne le doti eccelse; no, qui non c’è un semplice “supporting cast” ad accompagnare la voce di Giulia, e anche se questo risulta necessariamente il primo elemento che resta impresso, il lavoro preciso e allo stesso tempo fantasioso degli altri quattro musicisti è un ingrediente altrettanto fondamentale per la riuscita di One Way Out.
Resta solo da augurarsi che il lavoro della label, unito ai consensi pressoché unanimi ricevuti in sede recensione e al passa-parola in rete, consenta a quest’album di varcare i confini del genere collocando i Ravenscry nelle posizioni che spettano loro di diritto.

Tracklist :
1. Calliope
2. Elements Dance
3. Nobody
4. A Starless Night
5. Redemption I – Rainy
6. Redemption II – Reflection
7. Redemption III – Far Away
8. Embrace
9. Journey
10. Back To Hell
11. This Funny Dangerous Game
12. My Bitter Tale

Line-up :
Giulia Stefani Vocals
Paul Raimondi Guitar
Mauro Paganelli Guitar
Andrea Fagiuoli Bass
Simon Carminati Drums