Imperials – Imperials

Il suono degli Imperials è qualcosa di moderno ma che rimanda ad un antico sentore, quella voglia di coniugare diverse culture underground e cittadine che non abbandonerà mai certi ragazzi.

L’omonimo disco d’esordio degli Imperials è un bellissimo e godibilissimo concentrato di hardcore beatdown, rapcore e testosterone con dj al seguito, il tutto fatto con uno stile ed un’impronta davvero notevole.

Innanzitutto i nostri decidono di cimentarsi in un genere che in Italia non è mai stato amato come nei paesi anglosassoni, ma questo gruppo dimostra di potersela giocar benissimo in tutti i campionati. Il loro suono è un concentrato di potenza, di velocità e di incisività che faranno impazzire chi ama i ritmi malati dell’hardcore beatdown, quegli stop and go che trasudano pesantezza, o i passaggi a bassa quota che si spera non finiscano mai. Il disco degli Imperials arriva abbastanza inaspettato nel panorama undergound dell’hardcore italiano ed è quindi bellissima sorpresa. Ascoltare questi chitarroni con sotto degli scratch è rigenerante e mette in guerra con il mondo intero. La musica degli Imperials parte da riferimenti ben precisi, come i Rise Of The Northstar soprattutto per i cori e l’arroganza positiva, i Drowning e tutto quell’hardcore beatdown a stelle e strisce che spinge impetuoso. I ragazzi usano molto bene la gamma del loro suono, sfruttando in maniera molto adeguata dj Buio, un vero valore aggiunto per il gruppo che porta in dote varietà e maggiore profondità. Ascoltando l’esordio è chiaro che ci sono ancora ampi margini di miglioramento, ci sono alcune cose da migliorare, ma il gruppo è valido e potrà stupire in futuro come ha stupito con questo disco. Qui dentro c’è tantissima energia e tanta voglia di spaccare tutto, ma la violenza non è cieca ci vede benissimo, approntando intelaiature sonore di matrice hardcore con elettronica fatta molto bene, per un risultato pressoché unico in Italia. Il suono degli Imperials è qualcosa di moderno ma che rimanda ad un antico sentore, quella voglia di coniugare diverse culture underground e cittadine che non abbandonerà mai certi ragazzi. Per fortuna.

Tracklist
1.Imperials 2k19
2.Cuntz
3.DJ Buio
4.Worms
5.We Are Imperials
6.Deep Down In My Sleep
7.Stick To The Plan
8.BELLINFERNO
9.Negativity
10.Credits

IMPERIALS – Facebook

Aftermath – There Is Something Wrong

Thrash metal e hardcore, progressive e crossover, sono dunque le anime che vivono nel sound degli Aftermath, che continuano la loro denuncia contro politiche dannose ed una società allo sfascio tramite una musica estrema che non manca di sorprendere per l’ottima preparazione strumentale dei protagonisti, che tra Devin Townsend e Voivod ci investono con il loro metal fuori dagli schemi e non poco riottoso.

Con There Is Something Wrong sembra di essere tornati a metà degli anni novanta, quando nel metal imperversavano le sonorità crossover e non era così raro trovarsi al cospetto di band dal sound che univa un deflagrante thrash metal, progressive e hardcore, ad accompagnare testi di denuncia politica e sociale.

Ed infatti gli Aftermath arrivano proprio da quel periodo, essendo attivi addirittura dalla seconda metà degli anni novanta, ma con l’unico album Eyes of Tomorrow licenziato (oltre a vari demo) nel 1994.
Un lungo silenzio nel corso del quale il nome del gruppo di Chicago era accomunato ad un paio di compilation ed ora il ritorno con questo nuovo e fiammante There Is Something Wrong, che con un po’ di ritardo sulla storia del crossover metal torna a far parlare di Kyriakos “Charlie” Tsiolis e compagni.
Thrash metal e hardcore, progressive e crossover, sono dunque le anime che vivono nel sound degli Aftermath, che continuano la loro denuncia contro politiche dannose ed una società allo sfascio tramite una musica estrema che non manca di sorprendere per l’ottima preparazione strumentale dei protagonisti, che tra Devin Townsend e Voivod ci investono con il loro metal fuori dagli schemi e non poco riottoso.
Partenza dallo spirito hardcore con le potenti ma lineari FFF (FalseFlagFlying), Diethanasia, Scientists And Priest e Smash, Reset, Control, poi l’album comincia a solcare lidi progressivi molto vicini ai Voivod di Angel Rat e The Outer Limits con una serie di brani che mantengono un impatto estremamente hardcore come Gaslight, Pseudocide e la title track.
Il nuovo album della storica band statunitense non troverà certo tutti gli estimatori del periodo di uscita del primo album, ma sicuramente non tradirà quei fans che non si sono dimenticati del gruppo e dell’ormai storico Eyes Of Tomorrow.

Tracklist
1.Can You Feel It?
2.False Flag Flying
3.Diethanasia
4.Scientists and Priest
5.Smash Reset Control
6.Gaslight
7.A Handful of Dynamite
8.Temptation Overthrown
9.Pseudocide
10.There Is Something Wrong
11.Expulsion

Line-up
Kyriakos “Charlie” Tsiolis – Vocals
Steve Sacco – Guitar
Ray Schmidt – Drums
George Lagis – Bass

AFTERMATH – Facebook

Ferris Mc – Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune.

Munitevi di traduttore, ancora meglio se sapete il tedesco, perché vale davvero la pena di capire i testi del disco di Ferris Mc, con un nuovo lavoro solista fuori dai Mongo Clikke, un collettivo hip hop che ha fatto scuola nella florida scena rap di lingua tedesca.

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune. Per questo suo nuovo disco solista Ferris Mc è tornato alle origini, ripescando nella tradizione punk hc tedesca, con riferimenti ai Die Toten Hosen, Die Artze, e anche anglosassone come Exploited e Ramones. La decisione di fare cose diverse rispetto all’hip hop nasce dalla considerazione che con quel genere Ferris ha raggiunto la saturazione e quindi non riuscirebbe più a proporre cose interessanti come in questo disco in cui ripesca dal passato per proiettarsi nel futuro. Il lavoro è molto piacevole, con melodie gradevoli che sono alla base di ritornelli che rimangono impressi nella mente, tutto è al suo posto. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht è un disco che parla delle contraddizioni che sono nella nostra società, facendolo con una maturità assai rara, e soprattutto della Germania come in un pezzo come Fuer Deutschland Reicht’s, che analizza la pericolosa voglia di sovranismo in voga in Germania come altrove. Il disco è molto fresco, ben prodotto e ha la caratteristica molto importante di parlare ai giovani in maniera molto particolare, con una musica che piacerà a pubblici diversi, perché ha molte soluzioni sonore diverse. Molto importante è anche la questione del titolo, che significa Probabilmente Mai Più: anni fa si sarebbe detto solo “Mai Più”, e sappiamo tutti cosa non si vorrebbe accadesse mai più in Germania e non solo, ma visto come sta andando in tutto il mondo oggi si deve aggiungere il “probabilmente” e questo non è affatto una bel segnale. Un disco musicalmente molto potente e piacevole, con una marcia in più nei testi.

Tracklist
01. Allianz Der Außenseiter
02. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht
03. Was Ist Aus Mir Geworden
04. Die Normalen
05. Für Deutschland Reicht’s
06. Shitstorm
07. Der Teufel Tanzt weiter
08. Scherben Bringen Glück
09. Krank
10. Mein Herz Hat ‘Ne Knarre
11. Amok Amok Amok
12. Niemandsland
13. Friedhof Der Kuscheltiere
14. Fake News

FERRIS MC – Facebook

METEORE: NUCLEAR SIMPHONY

Meteora del thrash italiano e disco storico, nello stesso tempo, da parte di una grande e sfortunata band siciliana che fu tra le prime a suonare metal estremo in Italia.

Nuclear SimphonyLost in Wonderland

Il gruppo di Agrigento si costituì nel lontano 1982 innamorato del pomp-prog di Yes e Genesis.
Virò in breve verso lidi di matrice hard & heavy. Una serie di ottimi demo aprì ai Nuclear Simphony le porte dei Music Lab Studios di Berlino, dove registrarono il loro primo ed unico disco, uscito poi per la Metal Master, nel 1989, con il titolo di Lost in Wonderland. Pezzi del calibro di Mimmo the Bull, Lustful For Desaster e Rhapsody of Sadness mettevano in bella mostra un crossover-thrash in linea con la scuola newyorkese degli Anthrax e Nuclear Assault, anche se con una vena più funky e sperimentale. Come altre volte in casi simili, purtroppo non fu sufficiente e la band si inabissò. Non ostante ciò, questa meteora brilla ancora oggi con tutta la sua luce e la ristampa pubblicata nel 2009, sempre dalla Metal Master, è imperdibile: la testimonianza di chi cercava di portare nel nostro paese le sonorità più estreme della Grande Mela di allora, non rimanendo oltretutto molto distante da quei modelli. Veri prime movers, i Nuclear Simphony: di questo ogni metallaro di casa nostra deve esser loro grato e riconoscente.

Tracklist
– Mister IDGAF
– Lustful For Desaster
– Cry
– Evil Spray
– Mimmo the Bull
– Where Eagles Reign
– Rhapsody of Sadness
– Create Your Destiny
– Die For Your Flag

Line up
Ciro – Basso / Guitars
Gino – Guitars / Vocals
Giovanni – Drums

1989 – Metal Master Records

CardiaC – Mañana No Será Otro Día Igual

Dischi come questo sono sempre i benvenuti perché riportano la musica ad un divertimento semplice ma non scontato, inserendosi in un genere le cui uscite sono rare ma di una qualità migliore rispetto al passato, forse a causa di una selezione naturale.

A chi piace l’hardcore punk selvaggio e molto vicino al metal, con un importante tocco di anni novanta, eccovi servito il disco degli svizzeri CardiaC.

Giunti al settimo disco, i CardiaC si confermano come uno dei pochi gruppi che portano avanti la bandiera dell’hardcore punk anni novanta, quello più aperto alle influenze esterne, tanto da ospitare nel disco nientemeno che Sen Dog dei Cypress Hill. Mañana No Será Otro Día Igual non è però un disco di mera nostalgia, un cercare di riprodurre tempi ormai irrimediabilmente andati, ma è anzi la riproposizione moderna di un suono che ha mietuto molte vittime negli anni passati e che continua ad esistere grazie a band come i CardiaC. Questi ultimi hanno le idee molto chiare, non si discostano molto dal loro canovaccio, ma questo è ciò che ci aspetta. Chitarre veloci al limite del thrash metal, che rimane comunque uno dei loro riferimenti stilistici, sezione ritmica che non arretra di un centimetro e ben distorta, la voce di Ricardo Chimichanga che canta in spagnolo dando un qualcosa in più di molto particolare e che rende unico il suono. La missione dei CardiaC è quella di divertirsi e di far divertire il proprio pubblico, tramite una poderosa distribuzione di adrenalina e potenza. L’immaginario di questo suono vive di tuffi dal palco, headbanging casalingo e tanto testosterone, e qui dentro c’è tutto ciò e anche di più. Dischi come questo sono sempre i benvenuti perché riportano la musica ad un divertimento semplice ma non scontato, inserendosi in un genere le cui uscite sono rare ma di una qualità migliore rispetto al passato, forse a causa di una selezione naturale. Ottimi gli ospiti presenti, sia il suddetto Sen Dog dei Cypress Hill, sia Billy Graziadei dei mammasantissima Biohazard, gli alfieri di questo genere, e dai Samael Drop. Un disco davvero divertente e che vi farà volare spalla contro spalla contro il muro di casa vostra o contro qualcun’altro come voi.

Tracklist
1.La Vanguardia
2.Diapositivas y negativos
3.La Resurrección del Antihéroe
4.Imparable (feat. Billy Graziadei)
5.M.O.J.I.T.O
6.Al filo de lo Imposible (feat. Scott Middleton)
7.En L.A. de me decían (feat. Sen Dog)
8.Nadie nace odiando
9.Una vida extraordinaria

Line-up
Julien – Electric & acoustic guitar
Mariano – Electric guitar
Ricardo – Voice & screams
Bastien – Drums
Cedric – Bass
Joelle – Cello
Fabien – Acoustic guitar
Quentin- Bass
Cesar- Harmonica

CARDIAC – Facebook

Ultraphonix – Original Human Music

Original Human Music risulta un ottimo lavoro, perché quando artisti di questo spessore si mettono in gioco c’è sempre da divertirsi.

Nel mondo del rock e del metal ne succedono di tutti i colori: con buona pace degli ascoltatori e dei fans accaniti di questo e quel genere gli artisti mettono al servizio di altri musicisti il loro talento ed esperienze o semplicemente collaborano, anche se, come in questo caso uno si chiama George Lynch, chitarrista dei leggendari Dokken, e l’altro è Corey Glover, voce carismatica dei non meno noti Living Colour.

Il metal classico anni ottanta incontra quello crossover del decennio successivo: un’affermazione che potrebbe apparire scontata (anche perché la storia dei due grani artisti e musicisti statunitensi non si ferma solo ai due gruppi citati), ma è indubbio che il nome delle due band citate faccia parte, più di altre esperienze vissute da Glover e Linch, della storia del metal/rock e siano pure le più lontane tra loro come approccio ed attitudine.
Diciamo subito che il progetto Ultraphonix è molto più vicino al background del cantante che del chitarrista, quindi in Original Human Music è Lynch a mettersi al servizio di un Glover debordante, sia nei brani in cui il funky prende il comando del sound, sia quelli in cui l’alternative metal ed il blues fanno la loro comparsa, più o meno evidente.
La sensazione è di essere al cospetto di una band vera, sanguigna e maledettamente coinvolgente, anche se il talento metallico di Lynch è forse leggermente soffocato dalla sound e dalla personalità del grande singer di colore.
Accompagnata da Pancho Tomaselli al basso e Chris Moore alla batteria, la coppia forma una band superlativa e l’album ne risente positivamente offrendo una raccolta di brani di crossover/rock/metal/funky/blues d’autore, con picchi qualitativi altissimi (Walk Run Crawl, Counter Culture e Free) tra i quali non manca qualche piccola caduta (Wasteland) o brani che scivolano ordinari ma illuminati dalla classe dei due leader (Take A Stand, What You Say).
Original Human Music risulta un ottimo lavoro, perché quando artisti di questo spessore si mettono in gioco c’è sempre da divertirsi: da non perdere assolutamente specialmente se siete amanti del crossover rock!

Tracklist
01. Baptism
02. Another Day
03. Walk Run Crawl
04. Counter Culture
05. Heart Full Of Rain
06. Free
07. Wasteland
08. Take A Stand
09. Ain’t Too Late
10. Soul Control
11. What You Say
12. Power Trip

Line-up
Corey Glover – Vocals
George Lynch – Guitars
Pancho Tomaselli – Bass
Chris Moore – Drums

ULTRAPHONIX – Facebook

The Lead – Again

La Roxx Records licenzia questi quattro brani inediti dei The Lead, punk rock band cristiana che unisce allo storico sound anni ottanta non poche ispirazioni crossover provenienti dal decennio successivo.

La label statunitense Records licenzia questi quattro brani inediti dei The Lead, punk rock band cristiana che unisce allo storico sound anni ottanta non poche ispirazioni crossover provenienti dal decennio successivo.

Il gruppo è composto da tre dei quattro membri originali (Julio Rey, Nina Llopis, Rob Christie), riunitisi dopo trent’anni da Burn This Records, album uscito nel 1989.
Con Steve Rowe, leader della storica christian metal band australiana Mortification, come ospite su Heaven Is Waiting, i The Lead danno alle stampe questo Again, tutto sommato un buon lavoro che permette di fare la conoscenza di un gruppo atipico nel panorama punk rock, sia per il concept cristiano dei brani, sia per una funzionale fusione di punk vecchia scuola e digressioni crossover/alternative.
Per chi conosce il gruppo il tempo sembra essersi fermato a trent’anni fa, con il sound di Again che percorre la strada intrapresa dall’album del 1989, con la produzione che segue l’ispirazione old school dei brani e risulta il tallone d’Achille del mini cd.
Un’operazione assolutamente underground e dedicata ai fans del gruppo americano, fortemente devoto ed assolutamente fuori da ogni esagerazione tipica del punk rock.

Tracklist
1. Dressed in a Robe (Rev. 19)
2. The World Tomorrow / Adoration
3. Every Fear Forgiven
4. Heaven is Waiting (featuring Steve Rowe of Mortification)

Line-up
Nina Llopis – Vocals, Bass
Julio Rey – Vocals, Guitar
Robbie Christie – Vocals, Drums

THE LEAD – Facebook

Forgery System – Distorted Visions

Esordio d’eccezione per questi ragazzi assolutamente da seguire nel loro percorso thrash e crossover, sperando che non si separino più.

I pavesi Forgery System debuttano sulla lunga distanza con Distorted Visions, un più che buon disco di thrash e crossover.

Questi ragazzi hanno molte idee e le sviluppano tutte bene, dando vita a composizioni thrash metal molto varie e con sconfinamenti nel crossover. Stupisce, essendo un disco di esordio, la padronanza della materia e la bravura tecnica, oltre alla capacità di poter usare diversi registri della musica pesante. Distorted Visions è un lavoro che ha fortissime radici nel metal anni ottanta e novanta, e questi ragazzi hanno una conoscenza dell’argomento che, se non li sapessi così giovani e di Pavia, avrei tranquillamente giurato sulla loro provenienza a stelle e strisce. Nel disco si sente quella freschezza di groove molto anni novanta, quella bella scorrevolezza di generi metal che concorrono tutti allo stesso risultano, ovvero quello di arrivare a divertire l’ascoltatore attraverso la durezza e la melodia. Unico appunto può essere la produzione, perché, e non è facile, con suoni più potenti questo disco sarebbe ancor più gigantesco.
Esordio d’eccezione per questi ragazzi, assolutamente da seguire nel loro percorso thrash e crossover, sperando che non si separino più.

TRACKLIST
1.Metal Ain’t Gonna Die
2.Swimming In A Bowl
3.Instrumetal
4.New Sensation
5.Yellow Line
6.Eclipse Of Wrath
7.She
8.Ebola
9.2016

LINE-UP
Gabriele Orlando – Guitar/Vocals
Daniele Maggi – Guitar
Pablo Dara – Bass/Vocals
Federico Fava – Drums

FORGERY SYSTEM – Facebook

Almassacro – Ostilità

Uno dei migliori dischi underground italiani dell’anno, ed uno dei migliori lavori in ambito rapcore.

La musica ha molti usi, ognuno dentro di sé ne conosce il più intimo, quello più adatto a lui, ma sicuramente è il veicolo migliore della propria rabbia, e qui in Ostilità dei sardi Almassacro di rabbia ce n’è tanta.

Questo disco è una cosa rara, nel senso che musicalmente siamo nei sobborghi della New York anni novanta, dove il rap si abbracciava mortalmente al metal, o nella Los Angeles dei Downset, stessi codici facce diverse, come nella Sardinia del 2016. Gli Almassacro fanno un disco fantastico di metal e di rap, di cuore e di stomaco, testi bellissimi e una musica che viaggia benissimo. Il loro è un rapcore esplosivo, nemmeno politico, è rabbia che viene dal basso, contro i capi e i loro sgherri. Ostilità è proprio ciò che dice il titolo, ed è un lavoro esplosivo fatto benissimo, che fa il paio con un’altra meraviglia, ovvero il disco dei La Furia, altro capolavoro. Qui rispetto ai La Furia c’è più metal, più rapcore, anche perché i ragazzi del gruppo provengono da altre esperienze con gruppi prevalentemente hardcore, per cui le coordinate sono quelle ma si va oltre. Fa tantissimo anche l’essere sardi, perché sull’isola la rabbia gioca sempre in champions league. Colpisce durissimo questo disco, a partire da A.c.a.b.che non è la solita canzone contro le guardie, ma è molto di più, perché certi schemi in Italia si ripetono sempre e sono immutabili: leggete qui , e vedete se non vi ricorda Stefano Cucchi e molti altri, ma è un omicidio poliziesco del 1897…
Una delle cose migliori di questo disco sono i testi, davvero notevoli e intrisi di poesia urbana (che è un termine di merda ma è per intenderci), ed è uno dei migliori dischi underground italiani dell’anno nonchè in ambito rapcore. Qui non troverete salvezza, democrazia come la intendete voi, ma rabbia e voglia di vendetta di chi sulla strada c’è si è fatto le nocche dure; inoltre va a continuare una linea rossa che va dai Tear Me Down fino agli Almassacro, per continuare con gruppi come i Coru e Figau, e passa per spazi liberati, morti e carceri e non si interrompe mai, ma grida ancora.

TRACKLIST
1. Per Chi Sputa Sangue
2. Maschere di Cera
3. Atena Suicida
4. Colpo di Grazia
5. A.c.a.b.
6. Attitude
7. Nervi Tesi

LINE-UP
Ese – voice-
Yari – voice-
Sgrakkio – guitar-
Deddu – drum-
Safety – bass-

ALMASSACRO – Facebook

Noise Pollution – Unreal

Tutto è a suo posto e funziona, molto radiofonico e godibile, quasi troppo pulito.

Secondo disco per questo gruppo italiano di metal moderno.

Metal per l’appunto, con l’aggiunta di un piglio punk e reminiscenze di crossover. Tutto è a suo posto e funziona, molto radiofonico e godibile, quasi troppo pulito. La produzione è molto buona e fa risaltare il gruppo, ma su questo disco non c’è molto da dire. Ascoltare Unreal è un qualcosa che potrebbe piacervi, soprattutto se vi piace il metal che non fa male, ma è anche qualcosa che lascia indifferenti. I Noise Pollution sono bravi, suonano bene e hanno genuina passione, ma evidenziano il lato debole del metal cosiddetto moderno, ovvero quello di essere radiofonico ma in fondo vacuo, evanescente.
Questa recensione non è una stroncatura e nemmeno un elogio, ma una semplice constatazione. Se fossero americani venderebbero molto di più, perché questo suono oltre oceano è particolarmente apprezzato. Il consiglio è sempre lo stesso, ed è quello che dovrebbe sottinteso ad ogni recensione: ascoltate con orecchie vostre, fatevi un’idea, date a tutti una possibilità, le recensioni sono indicazioni e nella maggior parte dei casi sono indicazioni sbagliate, l’importante è stare sulla strada.

TRACKLIST
1.Breaking Down
2.MAD
3.Gone Forever
4.Shame
5.Unreal
6.God of Sadness
7.Hole inside me
8.Two Faced
9.We Can’t forget
10.Full of dreams

LINE-UP
Amedeo ‘Ame’ Mongiorgi – vocals
Tony Cristiano – guitar
John ‘Line’ Virzì – guitar, vocals
Lorenzo ‘Wynny’ Magni – bass, vocals
Chris ‘Labo’ Albante – drums

NOISE POLLUTION – Facebook

Under The Bed – Two Is A Lie

Una piacevole sorpresa in un genere dove gli standard sono ben consolidati e molte volte la noia prende il sopravvento.

Non più siamo così lontani come si può pensare da quell’America patria del metal moderno e la conferma arriva da Two Is A Lie, secondo album del gruppo toscano Under The Bed.

La band poggia il proprio sound su fondamenta che richiamano il metalcore, ma le manipola a suo piacimento inglobando più generi, ed il risultato, oltre ad apparire vario e mai prevedibile, riesce ad essere personale quel tanto da non finire nel solito calderone di quei gruppi che cavalcano l’onda prima che la tempesta si plachi.
Il quintetto originario di Montecatini alterna aggressive sferzate metalliche ad atmosfere rock (che qualcuno continua a chiamare post grunge), inserendo ottimi interventi elettronici e lasciando che il growl tipico del genere si alterni alle clean vocals: niente di nuovo direte voi, ma il tutto funziona, anche grazie alla bravura di Armando (voce pulita oltre che chitarra e programming) e Joshua, alle prese con le tonalità estreme.
Disperato, rabbioso, intimista, furioso, delicato, sono tutte le sensazioni derivanti dall’ascolto della musica del combo nostrano e che si susseguono nei vari passaggi di Two Is A Lie e dei suoi vari capitoli, di cui Something In The River Of Blood!, il rock cantautorale della sognante Keep Daydreaming, il rock’ n’n roll nascosto tra le pieghe di Florence On Friday e la rabbia a stento trattenuta di Crack A Selfish Open (brano che sprigiona ispirazione crossover da tutti i pori), sono i migliori esempi del credo compositivo degli Under The Bed.
Una piacevole sorpresa questo lavoro, in un genere dove ormai gli standard sono ben consolidati e molte volte la noia prende il sopravvento: una ventata di freschezza compositiva da parte di un gruppo italiano era quello che ci voleva.

TRACKLIST
01. Diatryma Paddock
02. Hatespeare
03. Something In The River Of Blood!
04. The Time
05. Aphelion / Perihelion
06. Keep Daydreaming (’til You Make It Real)
07. Florence On Friday
08. One Plus One
09. Crack A Selfish Open
10. Golden Railings

LINE-UP
Armando Marchetti – vocals, guitar, programming
Federico Morandi – bass, backing vocals
Joshua Pettinicchio – raw and backing vocals
Michele Bertocchini – guitar, backing vocals
Andrea Bruciati – drums, backing vocals

UNDER THE BED – Facebook

Fabiano Andreacchio & The Atomic Factory – Living Dead Groove

Un sound non da tutti, specialmente se si è ancorati ai soliti cliché.

Esce sotto l’ala della Sliptrick Records il nuovo lavoro del bassista Fabiano Andreacchio dopo le fatica strumentale dello scorso anno intitolata Bass R-Evolution.

Il nuovo progetto si chiama Fabiano Andreacchio & The Atomic Factory, dove il musicista è dedito, insieme a Mikahel Shen Raiden (chitarra e voce) e Nicola De Micheli (batteria), ad una sorta di industrial metal dalla forte impronta techno, valorizzato da scorribande progressive con sempre in evidenza il gran lavoro della sezione ritmica condotta dal basso, usato dal protagonista non solo come strumento di accompagnamento ma vero propulsore del sound alquanto originale dell’album, intitolato Living Dead Groove.
Un sound non da tutti, specialmente per chi è ancorato ai soliti cliché, perché la musica spazia senza freni tra frenetiche ritmiche industrial, con toni vocali che richiamano la musica elettronica in stile Kraftwerk, e metal che ha tanto di estremo, moderno, ma pur sempre convogliato in un’espressione sonora che richiama i Cynic ed i gruppi totalmente slegati dalle briglie dettate dai generi.
Quattordici brani in quasi cinquanta minuti di musica senza freni, dove l’elettronica ha comunque la maggior parte dei pregi nel rendere l’ascolto molto vario ed assolutamente appagante, grazie anche ai suoni che escono potenti e cristallini, in overdose industriale e con il progressive a spezzare la tensione con atmosfere dilatate e ariose.
Geniale la cover di Smell Like Teen Spirit dei Nirvana, qui intitolata Smell Like a Corpse, da bass heroes le neanche troppe divagazioni strumentali, dove tutto il talento di Andreacchio è ben in evidenza, mentre sono da applausi un paio di tracce che mettono in risalto l’anima death prog del lavoro (Hypocrsy e Cangrene).
Non mancano gli ospiti che vanno a valorizzare molti dei brani dell’album, come Jeff Hughell (Six Feet Under), Brian Maillard (Dominici, Solid Vision), Dino “Bass Shred” Fiorenza (Y. Malmsteen, E. Falaschi), Gabriels, Francesco Dall’O’ e altri.
Un album che dividerà critica e pubblico,ma che ha nella sua anima crossover il vero punto di forza: dategli un ascolto.

RACKLIST
1.Zombie’s Breakfast
2.Not Dead Yet
3.Corpse’s Hill
4.Splatter Head feat. Gabriels
5.S.o.S. feat. Dino Fiorenza
6.Hypocrisy
7.Cangrene feat. Brian Maillard
8.X-Cape feat. Francesco Dall’O’
9.End of Abomination feat. Jeff Hughell
10.Smell Like a Corpse
11.Creepy Groove feat. G. Tomassucci
12.Hypocrisy Francesco Zeta Rmx
13.Corpses Hill Smoke DJ Rmx
14.End of Abomination Acoustic

LINE-UP
Fabiano Andreacchio-Bass and Vocals
Mikahel Shen Raiden-Guitar and Backing Vocals
Nicola De Micheli-Drums

ATOMIC FACTORY – Facebook

Violent Revolution – State of Unrest

L’urlo di protesta che parte con l’opener Resist e prosegue con la titletrack richiama la vecchia scuola americana

Capitanati dall’ex Agent Steel George Robb irrompono sul mercato, tramite Iron Shield, i thrashers statunitensi Violent Revolution.

Il gruppo proveniente dall’Arizona, attivo da appena due anni, solca le strade falciate dalla protesta politico sociale, gli scontri sono inevitabili nel grigiore del fumo provocato dai lacrimogeni e dalle bombe carta, il sangue che sgorga dalle teste spaccate dai manganelli sporca le vie e non serve vivere negli States per vedere scene di guerriglia urbana comuni in ogni parte del mondo, specialmente di questi tempi dove l’ingiustizia dilaga e salgono i moti di ribellione.
La colonna sonora per descrivere questo allucinante quadro non può che essere un violentissimo e velocissimo thrash metal, fortemente influenzato dal punk, old school nell’approccio, diretto ed assolutamente in your face.
L’urlo di protesta, che parte con l’opener Resist e prosegue con la titletrack, richiama la vecchia scuola americana, con ritmiche velocissime, una voce che grida disagio e lancinanti solos metallici che rincorrono l’urgenza ritmica dei brani.
Siamo a cavallo tra il decennio ottantiano e quello successivo, dove i gruppi metal della scena ambivano ad un crossover tra la forza metallica del thrash e l’irruenza sociale che il punk si portava dietro dagli ultimi sgoccioli del periodo settantiano: è forte, infatti, il richiamo hardcore nei brani dei Violent Revolution (il nome della band è una chiara dichiarazione d’intenti), ed in poco più di mezzora State Of Unrest spara le proprie cartucce, veloci, infallibili e senza compromessi.
Il gruppo è formato da musicisti di provata esperienza e sotto l’aspetto tecnico nulla da dire, anche se le sonorità lasciano un leggero senso di stantio.
Poco male, il genere è questo, prendere o lasciare, e State Of Unrest non mancherà di far proseliti tra gli amanti del crossover thrash/punk di fine anni ottanta, dunque se siete orientati verso sonorità più moderne probabilmente non fa per voi.

TRACKLIST
1. Resist
2. Violent Revolution
3. Damaged
4. State of Unrest
5. Final Vow
6. Wake Up
7. All Hail
8. Code of Conduct
9. Sudden Death
10. Trainwreck

LINE-UP
George Robb – Bass, Vocals (backing)
John Gilleland – Drums
Nate Garduno – Guitars
Don Funk – Guitars, Vocals (lead)

VIOLENT REVOLUTION – facebook

Blind Marmots – Blind Marmots

Il disco omonimo dei Blind Marmots potrebbe piacere agli amanti di vari generi, ma soprattutto a chi vuole divertirsi ascoltando musica che non appesantisce.

Nella vita bisognerebbe , almeno in teoria, prendere una decisione e schierarsi.

I Blind Marmots lo hanno fatto con decisione : fanno musica pesante e rumorosa, si drogano bevono e soprattutto sono molto autoironici. I ragazzi in questione sono veterani della scena alternativa padovana, e come loro stessi affermano erano partiti per suonare stoner rock e hard rock anni 70, poi gli abusi hanno preso il potere ed il tutto è diventato CrossStoner…
Cosa sarebbe lo crosS toner ? E’ un miscuglio di stoner, sludge, noise, grunge e qualcos’altro, suonato veloce e senza generi inibitori.
Sia quel che sia è la musica che fanno i Blind Marmots, ed è molto divertente e piacevole.
Nonostante molti cambi di formazione, e diverse vicissitudini i nostri sono arrivati a pubblicare questo primo disco, mettendolo in download gratuito sul loro bandcamp .
Come valore aggiunto i nostri sono molto auto ironici e ciò si riflette sui testi, che sono divertenti come la musica e soprattutto c’è aria di spensieratezza, e non è poco.
Il disco omonimo dei Blind Marmots inoltre potrebbe piacere agli amanti di vari generi, ma soprattutto a chi vuole divertirsi ascoltando musica che non appesantisce.
Un buon debutto.

TRACKLIST
1.LETHAL CYCLE OF THE MARMOT
2.TE SACO LA MIERDA
3.DESPISE
4.EAT THE MAGGOTS
5.INSIDE THE WOOD
6.KILL YOUR PARENTS
7.KALEIDOSOUP – MADCHILDREN

LINE-UP
carlo toffano – lead guitar
thomas corelli – guitar
ale “teuvo” segantin – voice
luca campagnaro – drums
pietro gori – bass guitar

BLIND MARMOTS – Facebook

No One Cares – Dirty

Ottimo lavoro, consigliato agli estimatori dei suoni crossover/metal, i quali troveranno di che essere soddisfatti da questa raccolta di canzoni.

Un altro ottimo lavoro targato Qua’Rock: questa volta il genere vira verso il nu metal/crossover, con il debutto della band toscana No One Cares con questo riuscito e divertente Dirty.

La qualità maggiore del gruppo di Pistoia è l’approccio vario e in your face alla materia, ovvero non il monolitico muro sonoro tanto caro alle ultime generazioni dedite al metal moderno, ma tanto groove ed una predisposizione per il crossover che lo rendono a suo modo originale.
Metal, punk, alternative e buone sfumature rappate fanno di questo lavoro un buon ascolto per i fan del genere: la band punta sull’impatto live dei brani in scaletta, tutti anthem da pogo sotto il palco, ed una attitudine rock’n’roll molto marcata e difficile da trovare in altre realtà dedite al genere.
Ottima la sezione ritmica (Andrea Moroni al basso ed Elena Giraldi alla batteria), che segue la chitarra saturata di metallico groove (Andrea Gorini), e davvero bravo Matteo Turi dietro al microfono, personale e sguaiato il giusto per tenere alta la tensione dei brani, passando dallo scream al rap fino ad un cantato pulito molto punk rock che accentua tutta la voglia di esplodere dei brani in sede live.
Due degli otto brani in scaletta sono cantati in lingua madre (Niente Da Perdere ed Intolleranza), qualcuno potrebbe arricciare il naso nei confronti di tale scelta della band che, invece piazza due songs avvincenti, tenendo botta alla tempesta di ritmi e groove che rilasciano sull’ascoltatore le ottime Bored, First Last, No One Cares (sorta di inno della band) e Rock’n’Roll.
Rage Against The Machine, Lamb Of God ed un pizzico di Offspring, ma ne potrei citare altre mille, tanta è la carne al fuoco e la varietà con cui i No One Cares affrontano la materia, basti ascoltare l’inizio di Lymphoma, la più metallica del lotto, dove il cantato ricorda non poco Anders Friden degli In Flames.
Ottimo lavoro dunque, consigliato agli estimatori dei suoni crossover/metal i quali troveranno di che essere soddisfatti da questa raccolta di canzoni.

Tracklist:
1.Bored
2.First Last
3.Born For This
4.No One Cares
5.Niente Da Perdere
6.Rock’n’Roll
7.Lymphoma
8.Intolleranza

Line-up:
Matteo “MarioMariaMario” Turi – Voce
Andrea “John Pier J.” Gorini – Chitarra
Andrea “Franchio” Moroni – Basso
Elena “Maria Sfiocina” Giraldi – Batteria