Lebensnacht – A Raging Storm of Apocalypse

Se mai Mike Oldfield componesse un disco black metal, ecco come sarebbe il risultato

L’idea base è quella della fine di un viaggio per mare, visto che la copertina, assieme all’ intro Dark clouds gather, provocano un funesto sentire nel quale perdersi è l’unico modo per sopravvivere.

Grim alternato a stacchi puramente cascadian, riempiono la sorte di chi non soddisfatto continua l’ascolto con la seconda traccia The End is Near e, finalmente sceso dalla zattera , si accinge incerto a muovere i primi passi in questa foresta desolata . Lebensnacht ricorda Morgul nella scelta dei testi e quindi le tonalità aperte, per quanto semplici all’ascolto, che hanno un nucleo freddo e pronto a spiazzare in ogni momento. Tralasciando la terza traccia, che ha comunque un suo fascino, lascerei cadere l’accento su quanto segue, From fire to ice, il vero concept probabilmente dell’intero disco, per struttura e composizione del brano che mostra un interesse sibillino per il mutamento alchemico. Anche accendere un fuoco da naufraghi può riportare a lidi ben distanti dall’isola alla quale siamo approdati, meno tropicale, più siderale. Gli elementi sono due finora, quindi: acqua e fuoco. E cosa ci aspetteremo se non aria e terra? Decisamente scontato, al buio possiamo solo contemplare cosa c è attorno a noi, e dal basso. Il vuoto stellare fatto di piccoli insignificanti puntini che tornano sublimi ad una seconda occhiata, quando appunto il fuoco è diventato cenere e quindi ghiaccio. Il rituale è quasi concluso, con l’invocazione avvenuta in The Gate has opened, di lovecraftiana memoria, dove le tastiere evocano qualcosa di estremamente tragico e non reversibile. Into the cosmic eternity chiude a lutto la disperazione che celava forse l’unica possibilità ciclica di speranza, in un viaggio che, come scritto nell’inciso, non ha null’altro che memoria ciclica. Trionfale, seppure con qualche ascolto in più, ma per essere il quarto opus della serie, A Raging Storm of Apocalypse vince quanto di medio passa oggigiorno. Consigliato l’ascolto durante l’estate, nonostante la produzione sia figlia di un inverno ormai passato.

TRACKLIST
1.Dark Clouds Gather
2.The End Is Near
3.The Storm
4.From Fire To Ice
5.Frostbitten Ashlands
6.The Gate Has Opened
7.Into Cosmic Eternity

LINE-UP
Robert Brockmann – chitarra, tastiere, voce, suoni digitali
Martin “Lord Skull” Krell – batteria

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Blackwood – As the world rots away

Elettronica e noise, rumori e silenzi in negativo, riverberi maledetti e tanto altro, quello dei Blackwood è un disco importante, intimo e allo stesso tempo catartico e malevolo dannatore.

Odio, fastidio, dolore, paura, non adatto, inabile, coltelli sulla gola, fitte dietro il cuore.

Suoni e rumori instabili, graffianti e pesantemente e diversamente vivi, ecco a voi anime belle il debutto dei Blackwood su Subsound Records . Tutto ciò è opera del cervello e del corpo di un uomo solo, Eraldo Bernocchi, sperimentatore ed agitatore sonoro da tanto tempo in corsa verso le nostre orecchie. Dal drone, all’industrial, da cose in quota Sunn O))) ad altre prettamente ansiogene, questo disco ha un raggio d’azione ampissimo ma è claustrofobico come una panic room economica. Si rimane rasenti al suolo, per evitare i demoni interiori che Bernocchi ci e si scatena contro. Il suono è pesante, intermittente e curatissimo, una presa di posizione geometrica contro il nulla che ci avviluppa, la colonna sonora dei nostri fallimenti e dei nostri ancora più miseri tentativi. Elettronica e noise, rumori e silenzi in negativo, riverberi maledetti e tanto altro, As the world rots away è un disco importante, intimo e allo stesso tempo catartico e malevole dannatore. Davvero un debutto incredibile per una nuova avventura di un musicista che ha tanto da dire.

TRACKLIST
1.Breaking God’ Spine
2.Santissima Muerte
3.Sodom
4.Purtridarium
5.Vulture
6.Unrecoverable Mistakes

LINE-UP
Eraldo Bernocchi: electronics, guitars.
Jacopo Pierazzuoli: live drummer.

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Fungi From Yoggoth / Liturgia Maleficarum

Split in cassetta di altissima qualità, direttamente dagli abissi di un inferno che striscia nel sottobosco musicale, e che fortunatamente non ci lascia mai, grazie ad etichette come la Diazepam.

Split in cassetta da sessanta minuti per la Diazepam, etichetta che continua a popolare i nostri incubi.

Il lato a è territorio dei Fungi From Yoggoth con un suono dark ambient rituale vecchio stile, che ci da la possibilità di ascoltare qualcosa che non gira molto negli ultimi tempi. Fungi From Yoggoth più che musica fa ambientazioni sonore, come un gas che passa da sotto una porta chiusa ed invade il nostro ambiente in silenzio. Il darkambient è un genere particolare, e caricato di ritualità come in questo caso è ancora più particolare. I cinque pezzi sono malati ed insani, prodotti molto bene con passione e dedizione, ed ululano come si deve.
L’altro lato della cassetta contiene qualcosa che non ti aspetteresti solo se non conosci la Diazepam, ecco quindi il nerissimo doom ambient con tocchi black metal dei Liturgia Maleficarum. Il gruppo proviene da Dunwich e fa una musica morbosa e quasi fastidiosa nella sua tenebrosa bellezza, e le tastiere sullo sfondo danno una pennellata particolare, quasi che una primitiva elettronica contaminasse la tavolozza di un pittore già morto.
Split in cassetta di altissima qualità, direttamente dagli abissi di un inferno che striscia nel sottobosco musicale, e che fortunatamente non ci lascia mai, grazie ad etichette come la Diazepam.
Edizione limitta in quarantasette copie ordinabile su http://dzpm.blogspot.it/p/store.html

TRACKLIST
01 Fungi From Yuggoth : I
02 Fungi From Yoggoth : II
03 Fungi From Yoggoth : III
04 Fungi From Yoggoth : IV
05 Fungi From Yoggoth : V
06 Liturgia Maleficarum : Ex Divina Luce Repulsus Sum
07 Liturgia Maleficarum : Humanae Vitae Taedemus
08 Liturgia Maleficarum : Mater Abominationum, Ante Te Genuflecto
09 Liturgia Maleficarum : In All His Fathomless Glory, He Appears
10 Liturgia Maleficarum : In Perpetua Obscuritas Iacebo

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Abysmal Grief / Runes Order – Hymn of the Afterlife / Snuff the Nun

Uno split album di qualità non comune grazie alla presenza di due realtà che non deludono mai, dall’alto delle capacità compositive e della personalità dei musicisti coinvolti.

Split album che vede all’opera due nomi pesanti, questo pubblicato dalla Italian Doom Metal Records.

In realtà solo uno di questi parrebbe compatibile con la ragione sociale della label, e parliamo dei genovesi Abysmal Grief, mentre i Runes Order appartengono, di fatto, al mondo degli sperimentatori elettro-ambient.
La band ligure, che apre il lavoro con Hymn of the Afterlife, conosciuta e venerata come formidabile interprete di un horror doom dai tratti unici, per l’occasione si avvicina alle sonorità degli altri ospiti di questo 12”, proponendosi in una veste dark ambient, già esibita qualche anno fa nell’ep “Foetor Funereus Mortuorum” .
Gli Abysmal Grief non evocano semplicemente il dolore lancinante della perdita ma sono essi stessi gli officianti del rito, i necrofori che si incaricano di portare la bara all’esterno della chiesa, coloro che scavano la fossa e che, infine, gettano le ultime manciate di terra sul feretro, prima che il suo dimorante venga inghiottito per sempre nell’oblio della morte.
Personalmente prediligo la band allorché Labes C. Necrothytus ringhia dall’alto della sua tastiera- pulpito su un tessuto musicale più canonico, anche se, pure in questa veste, l’effetto macabro è ugualmente garantito e di indubbia qualità.
Peraltro, come detto, tale scelta contribuisce a rendere la proposta non troppo dissimile, non solo negli intenti, rispetto a quella dei Runes Order di Claudio Dondo.
Il brano Snuff The Nun è una magistrale summa (suddivisa in cinque parti) del background musicale dell’artista: il dark ambient dell’avvio sfocia progressivamente nell’ipotetica soundtrack di un horror psicologico, prima con il contributo vocale di Alex De Siena, poi con il manifestarsi del retaggio elettronico di Dondo, naturale continuatore dei suoni provenienti dalla seminale scena teutonica degli anni ’70.
Inquietante e perfettamente complementare, nonostante le diverse basi di partenza delle due band, alla traccia degli Abysmal Grief, Snuff The Nun termina come come Hymn of the Afterlife era iniziata, ovvero con la recitazione di un Pater Noster qui del tutto spogliato da ogni suo paramento sacro.
Pubblicato in 500 copie, di cui 300 in vinile nero e 200 in grigio, lo split album si rivela di qualità non comune, grazie alla presenza di due realtà che non deludono mai, dall’alto delle capacità compositive e della personalità dei musicisti coinvolti.

Tracklist:
Side A
Abysmal Grief – Hymn Of The Afterlife
Side B
Runes Order – Snuff The Nun

Line-up:
Abysmal Grief
Lord Alastair – Bass
Fog – Drums
Regen Graves – Guitars, Synths
Labes C. Necrothytus – Keyboards, Vocals

Runes Order
Claudio Dondo – All instruments
Alex De Siena – Vocals

ABYSMAL GRIEF – Official Website

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