Dopethrone – Transcanadian Anger

Un trionfo in download gratuito di stoner sludge marcio e di inni alla droga e alla violenza, insomma un bellissimo inferno.

Un trionfo in download gratuito di stoner sludge marcio e di inni alla droga e alla violenza, insomma un bellissimo inferno.

Tornano i canadesi Dopethrone, un gruppo che ha sempre regalato gioie a chi ama un certo suono vizioso, che di solito si accompagna a vite altrettanto viziose. Abusi sonori e abusi di sostanze sono sempre andati a braccetto, ma raramente se ne parla con l’ironia che hanno i Dopethrone, come si può vedere anche nel bellissimo video di Killdozer, rilasciato prima del disco contribuendo ad alzarne di molto l’attesa. Transcanadian Anger è musicalmente un disco dei Dopethrone al cento per cento, i nostri sono in formissima e migliorano quanto ci hanno sempre proposto. Il suono è sempre distorto con le chitarre che grattano, la voce è quella di un tossico al suo ultimo delirio, a metà tra growl e raschio, la batteria ed il basso incidono la nostra pelle con suoni inauditi. Una delle maggiori peculiarità della band canadese è quella di riuscire a costruire un groove mostruoso portando l’ascoltatore al centro di una palude che non lascia scampo. Ascoltando appunto Killdozer, che fa parte della loro scuderia di pezzi veloci, non si può non venire catturati da questo incessante giro di chitarre basso e batterie, che si muove senza mai fermarsi. Inoltre i Dopethrone hanno un timbro musicale molto personale e ben riconoscibile anche all’interno di un genere che comprende un numero elevato di band. Questo ultimo disco, distribuito in download libero, ma anche disponibile in formato fisico su cd e vinile della Totem Cat Records, non sposta di una virgola un discorso musicale intrapreso da anni e portato avanti con grande coerenza, ma lo migliora e lo porta ad un livello ulteriore. Nel bandcamp del gruppo potrete trovare tutti i dischi in download gratuito, e questa è una scelta importante per una realtà della portata dei Dopethrone, perché hanno capito l’evolversi dell’industria musicale mettendo la musica al centro, e guadagnando grazie a chi va ai loro grandi concerti, con una proposta sempre  di ottima qualità. Un disco marcio, pesante e divertente come sanno fare solo questi canadesi.

1. Planet Meth
2. Wrong Sabbath
3. Killdozer
4. Scuzzgasm
5. Tweak Jabber
6. Snort Dagger
7. Kingbilly Kush
8. Miserabilist

Line-up
Drums : Shawn
Guit -Vox : Vince
Bass : Vyk

DOPETHRONE – Facebook

AA.VV. – Prigionieri 1988/2018

In download e streaming gratuito sui canali del Ghigo Renzulli Fan Collaborative, questa sorta di compilation celebrativa, oltre ad essere un tributo alla storica band è un modo riuscito ed originale per tornare a respirare le atmosfere di uno dei lavori più rappresentativi del rock italiano, consigliato non solo ai fans dei Litfiba, ma soprattutto ai giovani ascoltatori che del gruppo ignorano le produzioni ottantiane.

Sono passati trent’anni da Litfiba 3 e il Ghigo Renzulli Fan Collaborative, come già per Desaparecido (30 Desaparecido) ed il capolavoro 17Re (trent’anni di 17Re), dedica una compilation tributo al terzo album della trilogia del potere che i Litfiba scrissero tra 1l 1985 ed il 1988, anno di uscita del bellissimo ed ultimo capitolo.

Con la formazione storica ancora intatta (oltre a Ghigo Renzulli e Piero Pelù, Antonio Aiazzi alle tastiere, Gianni Maroccolo al basso e Ringo De Palma alle pelli) ma con la strada musicale del gruppo che sta per arrivare al crocicchio dove lascerà le ombrose atmosfere dark/wave degli esordi per un approccio molto più rock e commerciale, Litfiba3 risulta un album vario che alterna rock graffiante a bellissime e liquide composizioni legate alla new wave, ancora nelle corde dei fans del rock anni ottanta, ma da li a pochi anni scavalcata dalle sonorità del decennio successivo a cui anche i nostri si dedicheranno.
Prigionieri (che in origine doveva essere il titolo dell’album, poi accantonato per Litfiba3) è prodotto da Davide Forgetta con la collaborazione di Roberto Bruno in qualità di direttore artistico, vede al mastering il prezioso lavoro di Fabrizio Simoncioni e l’artwork realizzato da Claudio Serra, co-fondatore del Ghigo Renzulli Fan Collaborative.
Un album molto esplicito e dai temi socio/politici importanti come Litfiba 3 viene reinterpretato dagli artisti che si danno il cambio sui brani che hanno fatto la storia del rock italiano con ottima personalità, quindi non ci si devono aspettare mere cover copia incolla, ma una matura rivisitazione che soggioga a proprio piacimento il sound di cui si componeva l’opera.
L’opener Santiago, affidata ai Capitolo 21 perde le sfumature da “barricate” per un’attitudine più elettronica, mentre i Junkie Dildoz imprimono una notevole carica metal al rock’n’roll di Amigo.
La splendida Lousiana è valorizzata dall’interpretazione di Daniele Tarchiani in una rivisitazione che tanto sa di U2, mentre Ci Sei Solo Tu è lasciata agli Estetica Noir.
Altro brano clou di Litifba 3 (la “parigina” Paname) trova nuova vita nelle note elettro/dance dei Lip’s Aroma e i Røsenkreütz se la vedono con l’atmosfera intimista e dark di Cuore Di Vetro, mentre la diretta Tex, in mano ai Cani Bagnati, rimane un pugno rock in pieno volto.
Peste degli Elysa Jeph, in versione trip rock, lascia agli ultimi due brani (Corri, cantata da Alteria, e Bambino nella versione dei MnemoS) il compito di chiudere questa nuova versione dell’album che all’epoca chiuse definitivamente la prima fase della carriera del Litfiba i quali, da li a poco erano destinati a diventare il gruppo rock italiano più famoso del decennio successivo.
In download e streaming gratuito sui canali del Ghigo Renzulli Fan Collaborative, questa sorta di compilation celebrativa, oltre ad essere un tributo alla storica band è un modo riuscito ed originale per tornare a respirare le atmosfere di uno dei lavori più rappresentativi del rock italiano, consigliato non solo ai fans dei Litfiba, ma soprattutto ai giovani ascoltatori che del gruppo ignorano le produzioni ottantiane.

Tracklist
1.Santiago – Capitolo 21
2.Amigo – Junkie Dildoz
3.Louisiana – Daniele Tarchiani
4.Ci Sei Solo Tu – Estetica Noir
5. Paname – Lip’s Aroma
6. Cuore Di Vetro – Røsenkreütz
7. Tex – Cani Bagnati
8. Peste – Elyza Jepth
9. Corri – Alteria
10. Bambino – MnemoS

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Thrownness – The Passage And The Presence

I Thrownness hanno piazzato un primo colpo da ko, e spero ne seguano tanti altri che ci lasceranno sanguinanti e barcollanti come questo.

Totale massacro hardcore per questo giovane gruppo milanese: Thrownness è un concetto filosofico introdotto dal filosofo tedesco Heidegger, che viene dai più additato come pessimista e catastrofico, ma che invece aveva ragionato molto profondamente sulle gesta umane e ne aveva ricavato una giusta consapevolezza.

Riassumendo in breve il concetto di Thrownness, lo si può descrivere come un disagio derivante dal fatto di essere stati buttati nel mondo senza averlo potuto scegliere, e che abbiamo un disagio atavico nato per la differenza tra la vita che viviamo e quella che vorremmo vivere, quindi frustrazioni, deliri, etc. Insomma Thrownness è disagio, e il gruppo milanese col supporto del disagio fa un disco di hardcore metal clamoroso, velocissimo, molto potente e suonato con un piglio da consumati veterani, a conferma del fatto che non conta tanto la sapienza nell’hardcore ma l’importante è avere la futta, la rabbia e se la razionalizzi musicalmente ne viene fuori un disco come The Passage And The Distance. Il disco, in download libero sul bandcamp della Drown Within Records (date un’occhiata anche alle loro altre produzioni che sono tutte ottime), è un continuo fluire di lava metallicamente hardcore, con molti riferimenti a gruppi e situazioni anni novanta e anche al meglio dei duemila. No, non è metalcore, che non è un genere totalmente disprezzabile, ma qui è hardcore metal, che è un’altra roba, anche se i generi come sempre sono etichette pressoché inutili. In alcuni momenti si arriva addirittura a congiungere l’hardcore con cose come i Dillinger Escape Plan, o avvicinarsi alle dinamiche del crossover. Ciò che davvero conta è che questi ragazzi hanno fatto un grandissimo disco, trascinante e coinvolgente dal primo all’ultimo secondo, con una potenza davvero unica e un grande produzione a supportarli. I Thrownness hanno piazzato un primo colpo da ko, e spero ne seguano tanti altri che ci lasceranno sanguinanti e barcollanti come questo.

TRACKLIST
1.Verfall
2.Unclean Lips
3.The Fertile Abyss
4.Olympus of Appearance
5.Error Sewer
6.Servant and Supplicant
7.Thalassic Regression
8.Fragment of a Crucifixion, 1950

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