The Fright – Canto V

Canto V è un disco che non riesce smuovere l’ascoltatore a livello emotivo, risultando perfetto ad un livello superficiale ma rivelandosi, alla lunga, privo della necessaria profondità.

Recentemente ho avuto modo di parlare di ottimi dischi catalogabili in quel settore, in verità abbastanza sfaccettato, definibile post punk / dark wave, prima grazie all’interpretazione più eterea e, a tratti, intimista dei Soror Dolorosa e, successivamente, con il robusto e goticheggiante incedere dei magnifici Grave Pleasures.

Tocca oggi ai tedeschi The Fright mettersi alla prova in tale ambito con Canto V, che richiama nel titolo sia un’ispirazione lirica dantesca sia la progressione numerica di quello che, infatti, è il loro quinto full length.
Qui l’orientamento è sì verso sonorità dark ma ampiamente contaminate da un’anima hard rock, tanto che il più delle volte la proporzione tra gli ingredienti base appare tranquillamente invertita.
L’opener Bonfire rimanda in maniera evidente ai The Cult e come partenza non sarebbe affatto male, visto che il brano si imprime nella memoria in maniera abbastanza convincente: da lì in poi però si susseguono tracce che si muovono in maniera ondivaga tra Him, Sentenced e The 69 Eyes, con ampie aperture melodiche ed un’orecchiabilità che troppe volte sconfina in un’insostenibile leggerezza, senza che i The Fright possiedano a sufficienza la sensualità dei primi, il background metal dei secondi e l’indole gotica dei terzi, e la stessa Oblivion è una potenziale hit che però sembra provenire dalla discografia più recente della band di Jirky, coincidente appunto con una fase che ha visto prevalere la forma sulla sostanza.
Il risultato che ne consegue è un disco che non riesce smuovere l’ascoltatore a livello emotivo, risultando perfetto ad un livello superficiale ma rivelandosi, alla lunga, privo della necessaria profondità.
Del resto non può essere neppure un caso il fatto stesso che il brano più convincente, alla fine, sia In Sicherheit, cover della punk band tedesca Fliehende Stürme, alla quale anche l’utilizzo della lingua madre dona quell’aura decadente che purtroppo latita nel resto del lavoro.
Nonostante Canto V sia fondamentalmente indirizzato ai fruitori abituali di musica dark, ritengo che invece possa trovare maggiori favori in chi, amando l’hard rock, potrà goderne una versione dai toni più cupi: detto ciò, il nuovo lavoro dei The Fright non può essere definito brutto, ma chi predilige nella musica un’oscurità tangibile e non patinata, ricercando un rapporto di empatia emotiva con i musicisti, finirà per rivolgersi altrove.

Tracklist:
1. Bonfire
2. No One
3. Wander Alone
4. Love Is Gone
5. Fade Away
6. Oblivion
7. Leave
8. Drowned In Red
9. Century Without A Name
10. In Sicherheit

Line-up:
Lon Fright – Vocals
Kain – Bass
Kane – Guitar
Danny – Guitar
Luke Seven – Drums

THE FRIGHT – Facebook

Nexus – The Taint

I Nexus spaziano tra il rock alternativo dalle atmosfere dark, non rinnegando le proprie influenze che vanno dai più famosi Depeche Mode fino alle nuove leve del rock dai tenui colori oscuri come HIM o Deathstars, mentre la carta d’identità tricolore si può intuire da un uso vagamente progressivo dei tasti d’avorio.

Debutto su Agoge Records per i gothic metallers Nexus, band nata per volere del cantante e chitarrista Vlad Voicu e del bassista Tony Di Marzio.

Con l’aiuto in studio di Gianmarco Bellumori, responsabile della label, licenziano questo primo album sulla lunga distanza intitolato The Taint, un gothic album pregno di sfumature elettroniche che hanno poco dell’industrial e tanto della new wave risalente agli anni ottanta, ovviamente trasportata in un contesto dove le chitarre graffiano e le ritmiche mantengono quel tocco groove che fa tanto cool di questi tempi.
Ne esce un lavoro dal buon appeal, magari mancante ancora di quel quid che fa di una buona canzone un potenziale hit, ma le premesse per un futuro roseo nel panorama dark gothic ci sono tutte.
I Nexus spaziano tra il rock alternativo dalle atmosfere dark, non rinnegando le proprie influenze che vanno dai più famosi Depeche Mode fino alle nuove leve del rock dai tenui colori oscuri come HIM o Deathstars, mentre la carta d’identità tricolore si può intuire da un uso vagamente progressivo dei tasti d’avorio.
L’album mantiene la stessa marcia per tutta la sua durata, scalando e ripartendo in quarta (qualitativamente parlando) con Funeral Pyre, N.B.N e la notevole Scrying Mirror.
Una buona partenza per i Nexus, band da seguire se siete amanti del dark/gothic metal di inizio millennio.

Tracklist
1.Solitude
2.Cancer
3.Funeral Pyre
4.Crimson Wine
5.Stillborn
6.N.B.N
7.Scrying Mirror
8.Close Your Eyes
9.To Silence Your Demons

Line-up
Vlad Voicu – lead vocals, studio guitars & programming
Tony Di Marzio – bass and backing vocals
Il Diverso – synth/keyboards & programming
Diego Aureli – live guitars
Daniele Di Gasbarro – live drums

NEXUS – Facebook

The Black Capes – All These Monsters

All These Monsters è un album che scorre via abbastanza liscio, decisamente orecchiabile e ben costruito, ma l’utilizzo stesso di quest’ultimo termine è emblematico di quanto il tutto appaia molto più pianificato che spontaneo.

Chi apprezza sonorità gothic/rock credo che stia attendendo da un pezzo qualcuno in grado di rievocare i fasti del passato: in epoca relativamente recente ci sono riusciti i The 69 Eyes, salvo perdere progressivamente in efficacia dopo i primi 2-3 notevoli lavori.

Ci provano oggi i greci The Black Capes, i quali alla band finlandese si rifanno in maniera abbastanza evidente aggiungendovi un approccio leggermente più robusto e provando talvolta ad attingere, a seconda delle sfumature scelte, da miti del passato come Type 0 Negative, The Cult e, aggiungerei, anche Sentenced.
L’operazione non fallisce ma neppure riesce al 100%, nel senso che All These Monsters è un album che scorre via abbastanza liscio, decisamente orecchiabile e ben costruito, ma l’utilizzo stesso di quest’ultimo termine è emblematico di quanto il tutto appaia molto più pianificato che spontaneo.
Qualche potenziale hit si palesa tra la decina di brani offerti dal gruppo ateniese (Purple Heart, We Will Never Die) facendo battere il piede con convinzione, ma personalmente prediligo la vena doom di Wolf Child o quella più hard rock della title track.
All These Monsters è suonato e prodotto con tutti i crismi e ben interpretato da un vocalist sufficientemente versatile come Alexander S Wamp, bravo nell’alternare un timbro più ruvido al quello più canonico in quota Jirky/Steele, ma sussistono forti dubbi sulla capacità dell’album di restare nel lettore per più di un paio di ascolti; inoltre, fermo restando che sul genere gli spazi di manovra per differenziarsi dai propri modelli non sono moltissimi, i The Black Capes, almeno per ora, paiono saltabeccare tra una e l’altra fonte di ispirazione mettendoci poco o nulla di proprio, e forse è proprio questo lo snodo sul quale dovranno lavorare maggiormennte in futuro.

Tracklist:
1.The Invite
2.Sarah The Witch
3.Wolf Child
4.Purple Heart
5.Now Rise
6.The Black Capes
7.New Life
8.We Will Never Die
9.All These Monsters
10.The Withdrawal

Line-up:
Alexander S Wamp – Vocals
Thanos Jan – Guitar
Irene Ketikidi – Guitar
Chris Rusty – Bass
Christos Grekas – Drums

Dimitri Stathakopoulos – Keys

THE BLACK CAPES – Facebook

Diesanera – Crumbs

Crumbs è un lavoro ispirato e vario, dove ci si confronta con un gruppo che ha trovato un’alchimia perfetta tra le sue varie influenze, senza mai ripetersi, variando e giocando con le atmosfere care all’alternative gothic rock.

I Diesanera con il loro debutto passeggiano tra le strade del gothic/dark rock e, come in un ombroso labirinto, si perdono tra le molte ispirazioni, ritornando sulla via oscura non prima di aver creato Crumbs.

E Crumbs non deluderà chi di notte si aggira per i vicoli di città decadenti, fuori dagli schemi di generazioni mordi e fuggi, solitarie creature della notte affamate di poesie gotiche.
Il gruppo nasce un paio di anni fa per volere di Valerio Voliani (ex singer di Icycore, Absolute Priority e Motus Tenebrae) e Ilario Danti (ex chitarrista dei Death SS e Madness Of Sorrows), raggiunti nel frattempo dal chitarrista Yuri Giannotti, da Matt Langella al basso e da Alessio Toti alle pelli.
La firma per l’etichetta napoletana Volcano Records & Promotions e l’uscita di Crumbs in questa assolata estate non sono che l’ottima partenza per il gruppo toscano che si inserisce di prepotenza tra le migliori novità in ambito gothic/dark, almeno per quanto riguarda la scena underground dello stivale.
L’album si presenta come un riuscito riassunto di quello che il genere ha regalato in questi anni, elaborato in modo personale così da trovare subito una propria identità, partendo dal dark rock classico, passando per le trame gotiche in uso nelle notti a cavallo dei due millenni per trovare nell’alternative rock il modo per firmare in calce questo lotto di brani con il monicker Diesanera.
Volian.i singer che non ha nulla da invidiare ai vampiri che si sono succeduti come icone del genere, ma che sa dare ai brani la giusta interpretazione, passando dai toni baritonali di Pete Steele a quelli più cool di Jirki 69, varia il suo canto arrivando a toccare lidi modern rock, mentre la band passa agevolmente tra tracce gotiche e notturne ad altre più dirette e metal.
Ne esce, come detto, un lavoro ispirato e vario, dove ci si confronta con un gruppo che ha trovato un’alchimia perfetta tra le sue varie influenze, senza mai ripetersi, variando e giocando con le atmosfere care all’alternative gothic rock, passando per le trame dell’opener Mad Man,del singolo Pills Of Lies, della sensuale Ghosts, del capolavoro The Last Funeral, della superba The Mission ed arrivando alla cover di Such A Shame dei Talk Talk, a conferma dell’amore per la new wave ottantiana dei protagonisti.
Un debutto affascinante che non passerà sicuramente inosservato tra le creature della notte e di chi si nutre del sangue che sgorga dalle note di Type 0 Negative, The 69 Eyes, Sisters Of Mercy, Secret Discovery e Poisonblack.  Dark/ Gothic 8.20

Tracklist
1 Mad Man
2 My Lonely Hell
3 Pills Of Lies
4 Ghosts
5 DiesAnEra
6 The Spell
7 Sadness
8 The Last Funeral
9 S.I.R.I.A.
10 The Mission
11 In The Name Of God
12 Such A Shame

Line-up
Valerio Voliani – vocals
Ilario Danti – guitars
Yuri Giannotti – guitars
Matt Langella – bass
Alessio Toti – drums

DIESANERA – Facebook

Scars Of Tears – Just Dust

Nel genere Just Dust è un lavoro riuscito, abbastanza personale nel rievocare un sound inflazionato e per questo meritevole di interesse da parte dei fans del genere.

Periodo di ottime proposte in arrivo dalla Sliptrick Records alle quali si aggiungono i gothic metallers greci Scars Of Tears, con il loro nuovo e secondo lavoro Just Dust, successore del debutto omonimo licenziato tre anni fa, che offre un alternative gothic/dark metal sulla scia dei nostrani Lacuna Coil, anche se la band greca a tratti risulta più estrema del gruppo italiano.

Ottimo l’uso delle voci, che si alternano come di moda in questo periodo tra voce femminile, growl e clean, variando quel tanto che basta l’atmosfera dei brani che si mantengono su di una buona qualòità.
In un genere inflazionato come quello suonato dalla band di Kastoria , le melodie ed il songwriting fanno tutta la differenza del mondo ed infatti Just Dust risulta un album composto da buone canzoni, melodiche, metalliche ma ruffiane il giusto per farsi apprezzare da chi mastica con frequenza queste sonorità.
Just Dust parte forte con un paio di brani potenti e metallici come la title track e Darkest Hour, il growl rabbioso si scontra con l’ ottima voce femminile, molto rock e che ricorda la nostra Cristina Scabbia, ma con il passare del tempo il sound da alternativamente metallico si sposta su coordinate elettro dark, fino al brano più intenso dell’album, la ballad Love And Soul, sinfonica ed evocativa.
Si torna ad alternare metal alternativo moderno e gothic metal nelle restanti canzoni, che portano l’album verso la fine, confermandone la buona riuscita nel suo complesso.
Nel genere Just Dust è un lavoro riuscito, abbastanza personale nel rievocare un sound piuttosto battuto di questi tempi e per questo meritevole di interesse da parte dei fans del genere.

TRACKLIST

1.Just Dust
2.Darkest Hour
3.Infeasible
4.Slayer
5.Icefall
6.Love and Soul
7.Wait
8.Here and Now
9.Need to Flight
10.We Are the Same
11.Endless Sky
12.Ashes of a Draw

LINE-UP

Petros Nikolaou – Guitars
Salagiannis Thanasis – Bass
Chris Polizos – Drums
Charitini Anastasiadou – Vocals
Babis Stefanidis – Vocals

SCARS OF TEARS – Facebook

For My Demons – Close To The Shade

Un ascolto obbligato per le anime tormentate che vagano in questo tragico inizio millennio.

For My Demons è un brano dei Katatonia tratto dal bellissimo Tonight Decision, album licenziato dal gruppo svedese nel 1999, ma è anche il modo con il quale Gabriele Palmieri ha provato ad esorcizzare i suoi demoni attraverso la musica.

Musica che ovviamente penetra nell’anima, essendo dark e melanconica, melodica e a tratti rabbiosa, ma sempre attraversata da un mood di eleganza estetica sopra la media.
Sarà la bellissima voce del leader (ex Neverdream), sarà l’atmosfera dark che mantiene una raffinatezza d’autore, sarà per quel velo di elettronica che fa da tappeto melodico a strutture ritmiche notevoli e mai banali, ma Close To The Shade risulta un esordio eccellente, un album maturo, sentito e profondo.
Non è cosa da poco riuscire a trasmettere emozioni del genere, ma i For My Demons ci riescono con questo intensa opera prima.
La title track ci da il benvenuto con il suo assolo che scava nella nostra anima, tirando fuori gli incubi a mani nude: un brano splendido che viene seguito da una meno disperata Directions.
Reborn si avvia su un tappeto orchestrale, la chitarra acustica sanguina accordi classici mentre le ritmiche tutt’altro che semplici mantengono alta la tensione, per tornare al dark metallico dell’opener, tragico ed intimista nei perfetti interventi delle sei corde (Emanuela Marino, Luca Gagnoni) e versatile a livello ritmico (Andrea Terzulli al basso e Valerio Primo alle pelli).
La Fleur Du Mal, altro ottimo brano dall’andamento lineare, lascia spazio alla conclusiva Burning Rain, che gode di un riff pesante e dalle reminiscenze riconducibili ai primi Anathema, seguito da un giro pianistico melanconicamente dark con la splendida voce di Palmieri che, quando prende il comando, fa decollare il sound mantenendo altissima la qualità della musica prodotta e portandoci ai titoli di coda che scorrono su un fiume in piena di emozioni.
Non una nota fuori posto in un lavoro in cui è normale essere spinti a confrontare tra i For My Demons con le band storiche del genere, senza però che questo vada a sminuire la personalità e la capacità di emozionare del gruppo nostrano.
Un ascolto obbligato per le anime tormentate che vagano in questo tragico inizio millennio.

TRACKLIST
01 – Close to the Shade
02 – Directions
03 – Scars
04 – Reborn
05 – When Death Hurts
06 – La fleur du mal
07 – Burning Rain

LINE-UP
Gabriele Palmieri – Vocals
Luca Gagnoni – Guitar
Emanuela Marino – Guitar
Andrea Terzulli – Bass
Valerio Primo – Drums

FOR MY DEMONS – Facebook

The Mugshots – Something Weird

Un album che si rivela una continua sorpresa anche dopo ripetuti ascolti, un’esperienza musicale che ha tutti i crismi del lavoro di livello superiore, da avere e custodire gelosamente.

Come la creatura che il dottor Frankenstein assemblò con parti rubate a vari cadaveri, anche la musica dei The Mugshots del cantante Mickey Evil si può sicuramente considerare un mostro musicale, composto da svariati spunti stilistici solo in teoria lontani fra loro, ma perfettamente bilanciati e fatti convivere su questa che ha tutti i crismi dell’opera rock, il cui titolo è Something Weird.

Ed all’ascolto dell’album la mia mente ha immagina personaggi bizzarri, come in un luna park di creature da freak show, mentre il sound si trasforma, modellato dai vari generi che si scambiano o prendono il sopravvento ad ogni brano, formando (questa è la mia impressione) una colonna sonora per un horror show decadente.
I The Mugshots sono in giro da un po’ di anni, provengono da Brescia ed hanno creato qualcosa di unico, valorizzato da una lista di ospiti eccellenti come Matt Malley (Counting Crows,) Tony Dolan (Venom Inc., Atomkraft), Mike Browning (Nocturnus AD), Steve Sylvester (Death SS), Freddy Delirio (Death SS, H.A.R.E.M.), Martin Grice (Delirium), Manuel Merigo (In.Si.Dia), Ain Soph Aour (Necromass), Andrea Calzoni (Psycho Praxis) ed Enrico Ruggeri.
Prodotta da Freddie Delirio, la musica racchiusa in questo entusiasmante lavoro è qualcosa di unico, bizzarro (come ci ricorda il titolo), perfettamente incastonato in un contesto che, come detto, può essere definito opera rock.
Theatrical Rock Music è l’etichetta coniata per rappresentare al meglio un sound che ci delizia di glam rock, per volare in tutta fretta nello spazio in una jam tra Marc Bolan e gli Hawkwind, ed atterrare poi in un cimitero e tra le tombe trasformarsi in gothic, dark rock e steampunk; ovviamente non manca neppure una componente metal, quella classica e teatrale di Death SS e Alice Cooper, intrise di atmosfere horror da film di serie b, brividi in bianco e nero, da molti ormai dimenticati.
Gli ospiti sono quel tocco in più per rendere il tutto spettacolare nella sua attitudine underground, con addirittura Enrico Ruggeri che dà il suo apporto alla traccia gothic metal Sentymento.
Non c’è un solo brano che non sia pervaso da un approccio originale, teatrale e io aggiungerei da musical, specialmente nei brani dove la parte dark gotica lascia spazio al glam/space/punk /rock di The Circus e Rain, mentre la creatura musicale rappezzata da lunghe e profonde cicatrici che tengono insieme i pezzi si rivitalizza con scosse di elettrico rock/metal, piazzando una serie di brani capolavoro come I Am Eye, Scream Again e Pain, con le sue le melodie dark rock.
Un album che si rivela una continua sorpresa anche dopo ripetuti ascolti, un’esperienza musicale che ha tutti i crismi del lavoro di livello superiore, da avere e custodire gelosamente.

TRACKLIST
1.Introitus
2.The Circus
3.Rain
4.I Am an Eye (feat. Freddy Delirio)
5.An Embalmer’s Lullaby, Pt. 2 (feat. Andrea Calzoni)
6.Ophis
7.Sentymento (feat. Enrico Ruggeri)
8.Scream Again (feat. Steve Sylvester, Freddy Delirio, Ain Soph Aour)
9.Grey Obsession (feat. Matt Malley, Martin Grice, Mike Browning)
10.Dusk Patrol (feat. Tony Dolan)
11.Pain (feat. Manuel Merigo)
12.Ubique

LINE-UP
Mickey Evil – Vocals, Keyboards
Priest – Guitar
Gyorg II – Drums
EyeVan – Bass
Erik Stayn – keyboards

THE MUGSHOTS – Facebook

Van Halst – World Of Make Believe

Un album americano doc in cui la componente alternative ha il sopravvento su quella gotica, con buone idee che diventano geniali quando il diavolo ha la meglio sui vampiri ed il blues irrompe con tutto il suo dannato appeal nel sound del gruppo.

I Van Halst sono un gruppo canadese presentato come gothic metal band, ma che di gotico hanno davvero poco, se non il monicker, il look che fa tanto Underworld (il film sui vampiri con la bellissima Kate Beckinsale) e qualche accenno agli Evanescence nei brani intimisti e melanconici, mentre per il resto si viaggia discretamente sullo spartito di un alternative metal dal buon tiro.

La voce aggressiva della cantante Kami Van Halst fa il resto, avvicinando il gruppo a band di hard rock moderno stile Halestorm, quindi partite con il piede giusto con l’ascolto dell’album e World of Make Believe saprà regalarvi buone soddisfazioni.
Tensione a mille, ritmiche dure richiamanti il modern metal, linee vocali che seguono il trend growl/voce pulita e, come già espresso, un tocco di oscura malinconia nelle ballad, variano quel tanto che basta per arrivare alla fine senza fatica,: l’ascolto infatti viene valorizzato da una buona produzione e da suoni puliti, con la prova della vocalist che nel mezzo del mare di interpreti sdolcinate e operistiche risulta una buona variante al genere.
Il resto lo fanno le canzoni, alcune molto belle (Ryan’s Song, la title track,) altre leggermente soffocate da una coltre di nebbia gotica, altre clamorose come il blues sporco di sangue che cola dai canini aguzzi di Put Him Down.
Un album americano doc in cui la componente alternative ha il sopravvento su quella gotica, con buone idee che diventano geniali quando il diavolo ha la meglio sui vampiri ed il blues irrompe con tutto il suo dannato appeal nel sound del gruppo.
La band canadese, se saprà sviluppare le buone idee che a tratti valorizzano World Of Make Believe, di certo potrà ritagliarsi il suo spazio nel mondo del metal alternativo, perché le potenzialità ci sono tutte.

TRACKLIST
1. The End
2. Save Me
3. Ryan’s Song
4. World of Make Believe
5. Questions
6. Denying Eyes
7. Monster
8. Plastic Smile
9. Put Him Down
10. Perfect Storm

LINE-UP
Kami Van Halst – Vocals
Scott Greene- Guitar
Tara McLeod- Guitar
Brett Seaton- Drums
Brendan McMillan- Bass

VAN HALST – Facebook

Liturgy of Decay – First Psalms (Psalms of Agony and Revolt – First and Early Shape)

Un album oscuro e sinfonico come nella migliore tradizione dark rock metal, dedicato alle anime elegantemente oscure.

Un album che non è solo un’esperienza musicale, ma che con le dovute operazioni multimediali si rivela un’opera completa anche sotto l’aspetto visivo e grafico, fatta di musica oscura, gotica e dark che dalla tradizione ottantiana prende ispirazione e si completa con orchestrazioni e sinfonie sinistre e magniloquenti.

I Liturgy Of Decay sono una one man band francese con a capo il polistrumentista Iokanaan, arrivano solo ora al traguardo del full length, dopo che in più di vent’anni di attività hanno dato alle stampe un ep nel 1999 ed un demo all’inizio del nuovo millennio, giungendo a questo clamoroso parto solo ora.
First Psalms (Psalms of Agony and Revolt – First and Early Shape) è un bellissimo esempio di musica dark/gothic orchestrale, con tutte le caratteristiche per piacere sia ai vecchi fans del dark ottantiano che ai più giovani sostenitori del symphonic gothic metal.
Le caratteristiche peculiari del sound del musicista francese sono una basilare ispirazione alla dark wave storica, ed una sempre presente matrice sinfonica, unico neo del sound, visto che il continuo tappeto armonico dei synth rende leggermente piatto il sound di First Psalms.
Il resto viaggia nel più puro dark/gothic sound, tra Sisters Of Mercy, Lacrimosa e qualche spunto metallico industriale alla Samael, mentre l’oscurità domina lo spartito vampirico delle composizioni.
Un velo di atmosfere gregoriane ammanta i brani di questa opera nera, sfumature liturgiche che si ricreano ad ogni passaggio, mentre la voce, in puro e teatrale dark style, accompagna questa raccolta di gemme di nera nobiltà musicale che trovano nelle superbe Suffering The Idyll, Dispossessed e l’ipnotica Tristiana i momenti più alti.
Un album oscuro e sinfonico come nella migliore tradizione dark rock metal, dedicato alle anime elegantemente oscure.

TRACKLIST
1.Mental Damage
2.Symphony Of Curses
3.Suffering The Idyll
4.Suffering The Ideal
5.Dispossessed (SIC NOC LVCEAT)
6.The Temptation Of Being
7.The Last March
8.Tales Of Betrayals
9.Tristiana
10.Dolores (My Lonely Failure)

LINE-UP
Iokanaan – lead vocals, all instruments (lead and rythm guitar, bass, keyboards and programmings), sound engineering, visuals and graphics.

LITURGY OF DECAY – Facebook

The Hero – Miracles

Dopo tanto metal estremo, farsi cullare tra le note dark/gotiche dei The Hero, magari in compagnia di una affascinante creatura della notte, è un toccasana irrinunciabile.

Arrivano da Stoccolma i The Hero, band melodic metal con influenze gotiche, alle prese con Miracles, album che non lascia dubbi sulle loro ispirazioni, mentre scorrono una ad una varie band che si sono affacciate sul mercato negli ultimi venti/venticinque anni.

Voce profonda ed espressiva, chitarre e ritmiche a tratti potenti e con qualche accenno al groove tanto di moda di questi tempi, giri di piano malinconici e dark fanno di Miracles un buon album sia per gli appassionati di sonorità gothic/dark che hard rock.
L’ascolto rimane piacevole, tra dolci armonie notturne e riff che accentuano non poco la componente hard rock, con qualche brano che sopra agli altri alza la media, come la title track, Via Dolorosa, Corpus Christi (in stile Saviour Machine) e la super melodica Crying In The Rain.
Inutile scrivere che l’originalità non abita tra le note di Miracles, ma se siete amanti di Him, ultimi Sentenced e Saviour Machine l’ album possiede spunti e sfumature interessanti ed una facilità d’ascolto che conferisce alle tracce la virtù di entrare subito in sintonia con l’ascoltatore.
Dopo tanto metal estremo, farsi cullare tra le note dark/gotiche dei The Hero, magari in compagnia di una affascinante creatura della notte, è un toccasana irrinunciabile.

TRACKLIST
1.Kill the Monster
2.The Broken Hearted
3.Miracles
4.Tell the World
5.Via Dolorosa
6.Corpus Christi
7.Melancholiah
8.Crying In the Rain
9.Join Me in Life
10.When Evil Blooms
11.Shot
12.Mr Rigot Mortis
13.Viva Victoria
14.The Swedish National Anthem

LINE-UP
Michael Hero – Lead Vocals & Guitar
Daniel Mouton – Drums & Vocals
Emanuel Wärja – Guitar & Vocals
Henrik Deleskog – Bass

THE HERO – Facebook

Heart Avail – Heart Avail

Buon esordio per una band che sa di non poter strafare e si accontenta di dosare in buona misura grinta e melodie gotiche: per gli amanti di Evanescence e Within Temptation un ascolto soddisfacente.

Nuova proposta, in arrivo dagli States, di hard gothic metal sulla scia di Evanescence e Within Temptation, con un tocco moderno nelle ritmiche e nei suoni di chitarra prettamente americani che non guastano affatto.

Partendo da una base gothic metal, gli Heart Avail, band di Spokane capitanata dall’ugola della singer Aleisha Simpson, immettono nel proprio sound pesanti dosi di metal alternativo, a tratti potente, in altri sincopato e melodico stile primi Lacuna Coil, così da variare quel tanto che basta il mood dei brani presenti (cinque) tutti circondati da un’aura di già sentito ma tutto sommato carini.
La band è al debutto, quindi potenzialmente dal sound migliorabile anche se la Simpson è molto brava e le tracce si lasciano ascoltare, tra gothic ed alternative metal che si prendono a spintoni per regnare sul sound delle varie Broken Fairytale, dell’ottima Always e della conclusiva, metallica Pink Lace.
In sintesi, buon esordio per una band che sa di non poter strafare e si accontenta di dosare in buona misura grinta e melodie gotiche: per gli amanti di Evanescence e Within Temptation un ascolto soddisfacente.

TRACKLIST
1.Broken Fairytale
2.Vacillation
3.Always
4.No Remorse
5.Pink Lace

LINE-UP
Aleisha Simpson – Vocals
Greg Hanson – Guitar
Mick Barnes – Bass
Seamus Gleason – Drums

HEART AVAIL – Facebook

Levania – Memory

Memory lascia ottime sensazioni per il futuro, aspettiamo fiduciosi

Torna la dark gothic band ferrarese Levania con questo nuovo singolo, tratto dall’album dei Deplacement Carousel, progetto dark elettronico del cantante e tastierista Still e del bassista Fade, uscito per Epictronic, costola della più nota label nostrana WormHoleDeath lo scorso anno.

La band capitanata dalla dolce voce della singer Ligeia e dal tastierista Still, della quale vi avevamo parlato sulle pagine di Iyezine in occasione dell’uscita di Renascentis, ultimo lavoro uscito un paio di anni fa, rielabora in versione gothic il dark pop elettronico e molto ottantiano del brano originale, dal titolo Memory.
Un passo indietro è doveroso per presentarvi questa ottima realtà tutta italiana, nata ormai da quasi dieci anni e che, dopo l’uscita di tre demo ha licenziato oltre al precedente full length, il primo lavoro nel 2012, Parasynthesis.
In vero Renascentis non mi aveva entusiasmato all’epoca e l’approccio al brano è stato molto morbido da parte del sottoscritto, invece, sono molto felice di ritrovarmi al cospetto di un ottima traccia ed un gruppo che, al netto dei mille e più paragoni con le tantissime realtà di un genere per certi versi inflazionato, regala pochi minuti di eleganti melodie gothic/dark, con la voce della singer che continua la sua innata predisposizione all’eleganza, ed un sound che rimane ben saldo tra il confine che separa il gothic moderno al dark di estrazione ottantiana.
Non so quanto il nuovo progetto di Still e Fade potrà influire sulla strada che verrà intrapresa prossimo lavoro dei Levania, ma è indubbio che Memory lascia ottime sensazioni per il futuro, aspettiamo fiduciosi, avanti così.

LINE-UP
Ligeia – Lead vocals
Still – Keyboards & Vocals
Richie – Guitars
Fade – Bass
Moon – Drums

LEVANIA – Facebook

Kuolemanlaakso – M.Laakso – Vol. 1 : The Gothic Tapes

Il risultato è notevole, è un gran bel disco gothic, che si staglia molto al di sopra della media delle altre produzioni del genere.

Avventura solista per Laakso dei Kuolemanlaakso, band tra le migliori in Finlandia.

Stretto tra i tanti impegni musicali dei Swallow The Sun e dei Chaosweaver, band delle quali fanno parte diversi membri dei Kuolemanlaakso, il musicista finnico ha trovato il tempo e il modo di andare in Germania per incidere questo bel disco. Come si legge nel titolo la materia qui trattata è il gothic, nelle sue diverse accezioni, dal metal al rock, sempre con un sentire decadente e lascivo . La classe e la bravura compositiva di questi musicisti esce prepotentemente, e si sente che oltre al grande amore per la musica li lega anche una solida amicizia, che li porta a produrre ottimi lavori. I testi sono in inglese, perché il finlandese, scelta consueta per il gruppo nella sua veste doom death, non sarebbe stato adeguato per queste canzoni. La voce di Laakso è profonda e potente, guidandoci nei meandri di queste costruzioni baroccheggianti e desiderose di farsi amare, perché in fondo il gothic è una richiesta d’ amore e di lasciarsi abbandonare. E ascoltando questo disco ci si abbandona molto volentieri a questo gioioso senso di sconfitta cantato da una persona che di pathos ne sa molto. Nella parte musicale Laakso è stato aiutato da V. Santura, che ha registrato, mixato e masterizzato il disco, e che collabora con il finlandese dai primi tempi della sua carriera.
Il risultato è notevole, è un gran bel disco gothic, che si staglia molto al di sopra della media delle altre produzioni del genere.
Concretezza ed eleganza, per un’altra ottima uscita targata Svart.

TRACKLIST
01.Children of the Night
02.Roll the Dice with the Devil
03.Where the River Runs Red
04.The World’s Intolerable Pain
05.She Guides Me in My Dreams
06.No Absolution
07.Deeper into the Unknown
08.My Last Words

LINE-UP
Laakso – vocals, guitar, keys
Tiera -drums
Usva- bass
V. Santura – guitar, backing vocals

KUOLEMANLAAKSO – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

The Eyes Of Desolation – Awake In Dead

Derivativi ma talentuosi, i The Eyes Of Desolation convincono e sorprendono per la qualità esibita in questo ep.

Se, all’ascolto delle prime note di Awake in Dead, viene da pensare istintivamente all’operato di una band nordeuropea, alle prese con un gothic rock/metal d’autore, è notevole la sorpresa nel constatare che gli autori del lavoro, i The Eyes Of Desolation, provengono dalle ben più assolate lande costaricensi.

Di certo gli influssi centroamericani non fanno mai capolino in questo breve lavoro, che segue l’esordio sulla lunga distanza del 2013, Songs for Desolated Hearts: i quattro brani proposti, infatti, si muovono nel solco della tradizione europea del genere, tra rimandi a Sentenced e NFD, oltre ad attingere agli imprescindibili Type O Negative.
Se il sound sviluppato dai The Eyes Of Desolation non apporta certo chissà quali novità ad un genere che, in fondo, neppure ne ha bisogno, potendo vivere tranquillamente di schemi ben definiti e sempre graditi agli appassionati, convince e sorprende non poco, invece, la qualità esibita in questi venticinque minuti scarsi offerti dall’ep.
Le quattro tracce sono tutte ugualmente godibili (con preferenza personale per la conclusiva Fighting for Your Cause), sufficientemente diversificate tra loro, e si fissano nella mente con un certo agio, riportandoci alla mente i ben tempi andati, quando alcune delle band citate erano ancora attive e capaci di dare alla luce grandi album. Il vocalist Carlomagno Varela prende le mosse da una timbrica alla McCoy/White, arricchendola con un utilizzo vario e sapiente delle sue sfumature più estreme, ben assecondato da una band preparata e conscia del proprio notevole potenziale.
Derivativi ma talentuosi, i costaricensi meritano il massimo supporto da parte di chi ama questo genere, attendendoli alla prova di un nuovo full length che, dopo aver posto queste solide basi, potrebbe espandere la loro fama al di là dell’Atlantico.

Tracklist:
1. Waking Death
2. Crimson Sky
3. I Found My Place
4. Fighting for Your Cause

Line-up:
Javier Murillo – Bass
Chus Mora – Guitars
Carlomagno Varela – Vocals
Mario Vega – Drums
Carlos Carazo – Keyboards

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She Past Away – Narin Yalnizlik

Felice ritorno del duo turco in cui Volkan Caner e Doruk Ozturkcan riportano definitivamente la vena dark in onda, dopo un precedente tentativo da manifesto perfettamente riuscito: “Belirdi Gece”.

Effettivamente sembrano apparsi dalla notte per riappropiarsi delle voci spettrali in danze rituali oramai evaporate con l’uscita dalle scene dei co-fondatori. Dei Clan Of Xymox ritroviamo in questo album l’ossessivo beat elettronico delle tastiere e dai Cure gli arpeggi di chitarra ancora più puliti e raffinati dei precedenti lavori, tre in toto con l’Ep “Kasvetli Kutlama” del 2010. E’ finora il disco della maturità, ben cablato ed equalizzato nel suono che cristallino e cristallizzato riporta tutti quanti per strade nebbiose che 30 anni fa percorrevano cappe nere ed anfibi. L’album suona minimale eppure è perfetto perché completo: non potrebbe avere più concentrazione di quella che già emana dalla struttura dei brani , anche se in nome di uno stilema, perde qualche minore e quinta tonale, facendo più spettrale tutto ciò finora prodotto. Cosa permane è l’intreccio bilanciato tra la sensazione di malinconica caducità e l’atmosfera romantica come leitmotiv che finora brilla in ogni singola traccia scritta, cantata ed eseguita ad Istanbul, dopo il trasferimento da Bursa come paese nativo. Sarà la dissonanza e l’anacronismo spazio-temporale, ma questa formazione ha davvero tanto da proporre e nulla da invidiare a multiple realtà sparse in scene stereotipate per i sobborghi inglesi o polacchi dove la ripetizione rischia di debordare in un basso clichè che non regge affatto il significato originario di wave , dark o goth ovvero passione, pulsione e pozione.
Undici brani per 45 minuti in cui le delicate solitudini finiscono per ammorbidirsi in compagnia di qualcun’altra anima per trascendere le mancate compagnie durate anni. Grazie a li Turchi, mamma!

Tre date in Italia assieme ai Lebanon Hanover:
18.12.2015 Roma, Metamorfosi
19.12.2015 Torino, Cafe Liber
20.12.2015 Padova, Work In Progress

Tracklist
1.Soluk
2.Asimilasyon
3.Uzakta
4.Narin Yalnızlık
5.Hayaller?
6.Katarsis
7.Uçtu Belirsizliğe
8.Gerçekten Özleyince
9.Yanımda
10.Kuruyordu Nehir
11.İçe Kapanış II

Line-up:
Volkan Caner
Doruk Ozturkcan

SHE PAST AWAY – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=Ypq4Rz5qMqY