Noisem – Cease To Exit

Cease To Exit spazza via tutto in poco tempo, ma alla fine ci sarà molto da ricostruire perché, dopo un simile micidiale terremoto sonoro, rimarranno solo le macerie a ricordarci del passaggio dei Noisem.

Death, thrash, grindcore, punk, il tutto mescolato in un folle cocktail estremo chiamato Cease To Exist, nuovo album degli statunitensi Noisem, ex Necropsy arrivati al terzo full length.

Il trio di Baltimora ritorna sul mercato tramite la 20 Buck Spin con questo dinamitardo lavoro composto da dieci brani per appena ventuno minuti di massacro sonoro, nel quale i generi descritti formano una devastante esplosione che forma un fungo atomico di proporzioni bibliche.
Diretto e perfetto nella sua aggressività misurata, nella durata ma non negli effetti, Cease To Exit torna a rinverdire i fasti del grindcore di matrice Terrorizer/Repulsion/primi Napalm Death, con una carica esplosiva che non lascia spazio ad altro che non sia un sound riottoso e belligerante.
Si sale sulle barricate con Constricted Cognition e Deplorable per non scendere più fino alla conclusiva Ode To Absolution, guidati da Harley Phillips, Sebastian Phillips e Ben Anft , mentre le ossa si accumulano tra blast beat, vocals al vetriolo ed una ben delineata attitudine punk/hardcore.
Cease To Exit spazza via tutto in poco tempo, ma alla fine ci sarà molto da ricostruire perché, dopo un simile micidiale terremoto sonoro, rimarranno solo le macerie a ricordarci del passaggio dei Noisem.

Tracklist
1.Constricted Cognition
2.Deplorable
3.Penance for the Solipsist
4.Putrid Decadence
5.Filth and Stye
6.Eyes Pried Open
7.Sensory Overload
8.Downer Hound
9.So Below
10.Ode to Absolution

Line-up
Harley Phillips – Drums
Sebastian Phillips – Guitars
Ben Anft – Vocals, Bass

NOISEM – Facebook

Crepitation / Fetor – Onset of Horrendosity

Onset of Horrendosity ci presenta due realtà dell’underground estremo che rimangono ad uso e consumo dei fans più accaniti delle sonorità descritte.

La Deformeathing Production licenzia questo split in formato 7” ep/mcd dove per pochi minuti veniamo catapultati nel mondo splatter/gore del brutal death metal suonato dai polacchi Fetor e dai britannici Crepitation.

Un paio di brani sono a disposizione dei Fetor, quartetto attivo in quel di Varsavia da cinque anni e con un full length alle spalle intitolato Abandoned Hope, uscito nel 2016, uno split ed un live.
Brutal death metal tradizionale è quello che ci propone il gruppo, con lo stesso brano (Killing Her Softly) presentato nella versione classica ed in quella live, dimensione più consona al metal estremo dei polacchi.
I britannici Crepitation arrivano da Manchester, suonano devastante brutal/grindcore dal 2005 e hanno una discografia colma di split e demo ma con un solo lavoro sulla lunga distanza, The Violence of the Slams uscito nel 2015.
Più vicino al grind dei compagni di split, il gruppo di Manchester presenta tre brani nei quali grugniti animaleschi, ritmiche velocissime e mid tempo grondanti sangue formano un sound estremo di notevole impatto, ma nulla più.
Onset of Horrendosity ci presenta due realtà dell’underground estremo che rimangono ad uso e consumo dei fans più accaniti delle sonorità descritte.

Tracklist
1.Fetor – Killing Her Softly
2.Fetor – Killing Her Softly (live in Chorzów 2018)
3.Crepitation – Archaeological Clacker Valve Array
4.Crepitation – Perpetrators of Pre-Pubescent Porta-Potty Poo Pipe Punishment
5.Crepitation – Antiques Chodeshow

Line-up
Fetor:
Jacek Gut – Drums
Jakub Ryt – Guitars, Bass
Ojciec – Vocals
Bishop – Bass

Crepitation:
Mark Pearce – Vocals
Joe Mortimer – Bass
Joe Mawdsley – Drums
Chris Butterworth – Vocals
Trippy Pijin – Drums

FETOR – Facebook

CREPITATION – Facebook

Feed Them Death – No Solution/Dissolution

Un’opera estrema violenta e senza compromessi in cui il songwriting, oltre a risultare costantemente di alto livello, non perde mai la bussola e le varie tracce scorrono via senza intoppi, lasciando sempre una sensazione di orecchiabilità, gradita sicuramente dai fans del genere.

Feed Them Flesh è la creatura di Void, bassista e cantante dei seminali Antropofagus di No Waste Of Flesh ed Alive Is Good… Dead Is Better, qui alle prese con un solo project all’insegna del più feroce death/grind,

Dopo il primo assaggio con l’ep uscito nel 2017 che portava lo stesso titolo, Void torna con una versione più lunga e completa raddoppiando il minutaggio e passando così dalle cinque tracce del precedente lavoro (tutte presenti su questo full length) ad una dozzina di mazzate estreme notevoli.
A parte il contributo di due ospiti come Argento (Spite Extreme Wing, Antropofagus) e Christian Montagna (Preda, Cast Thy Eyes), presenti su due brani, il nostro fa tutto da solo creando un sound vorticoso che prende spunto in egual misura dal death metal e dal grind.
Ne esce un’opera estrema violenta e senza compromessi in cui il songwriting, oltre a risultare costantemente di alto livello, non perde mai la bussola e le varie tracce scorrono via senza intoppi, lasciando sempre una sensazione di orecchiabilità, gradita sicuramente dai fans del genere.
Groove, velocità ed impatto brutale rimangono le armi con cui Void ci attacca al muro, con una forza sovraumana espressa da vere deflagrazioni sonore come Exposed Paradising Dissent o First Time Death.
La sete di violenza in musica degli amanti di queste sonorità viene sicuramente appagata da questo nuovo mostro musicale che, spezzate le catene, vi travolgerà con tutta la sua furia death/grind.

Tracklist
1.Cadavoracity I
2.Exposed Parading Dissent
3.Bloodshed Theatre
4.The Horrific Balance
5.Terrific Gods Caravan
6.First Time Dead
7.Prosperity / Captivity
8.Doctrine of Approximation
9.Penance In the Wrong Direction
10.Inception in Rot
11.Divide + Conquer
12.Cadavoracity II

Line-up
Void – All instruments, Vocals, Songwriting, Lyrics

FEED THEM DEATH – Facebook

Serrabulho – Porntugal (Portuguese Vagitarian Gastronomy)

Divertente, dissacratore, caotico, mai ovvio e con uno dei migliori titoli possibili, impossibile pretendere di più dai Serrabulho

La teoria del caos, che sembra governare molte più cose di quello che crediamo, si incontra con la musica e ne viene fuori il terzo disco dei portoghesi Serrabulho, Porntugal (Portuguese Vagitarian Gastronomy), un qualcosa dalle parti del grind e portoghese fino al midollo.

I Serrabulho sono all’apparenza un gruppo grind, in realtà sono dei propugnatori del caos e dei sovvertitori dei valori della cultura portoghese, e sono ossessionati dal culo e dai suoi prodotti. La struttura del disco è un grind abbastanza classico e ben suonato in linea con la tradizione lusitana che è simile a quella italiana. Detto ciò i Serrabulho sono la cosa più lontana che possiate immaginare dal gruppo grind triste e depresso, perché hanno un’ironia ed un’autoironia immensi. Nel disco ci sono inoltre una moltitudine di elementi del loro paese, che è come fosse un membro del gruppo, nel senso letterale della parola membro. Ci sono attacchi con le cornamuse e momenti suonati con strumenti tipici lusitani, il tutto al servizio del caos e della merda che vola spinta da un ventilatore potentissimo. Il gruppo portoghese utilizza anche frammenti di registrazione dell’etnomusicologo portoghese Tiago Pereira in collaborazione con A Música Portuguesa a Gostar Dela Própria, un interessantissimo progetto di registrazione audio e video della musica popolare portoghese. Porntugal è anche un invito ad imparare la lingua portoghese in modo da capire fino in fondo cosa dicono i Serrabulho perché ne vale assolutamente la pena. Il disco è un unicum nel panorama grindcore e va oltre la musica per investire molti ambiti che sembrano separati ma non lo sono. Divertente, dissacratore, caotico, mai ovvio e con uno dei migliori titoli possibili, impossibile pretendere di più dai Serrabulho.

Tracklist
01. She Drinks Milk
02. Ela Fez-me um Grão de Bico
03. Fecal Torpedo
04. Pito Sem Penas
05. Os Tintins do Tintin
06. BBC Wild Life
07. Cagalhão Com Ovo a Cavalo
08. Gelado de Caganetas
09. Dingleberry Ice Cream
10. Tofu au Cu
11. Tomate Pelado

Line-up
Carlos Guerra – vocals, sampling
Paulo Ventura – guitar, vocals
Guilhermino Martins – bass, caixa, sampling, vocals
Ivan Saraiva – drums

SERRABULHO – Facebook

Satan’s Grind – Degenerazione EP

Accompagnata da testi più articolati che in passato, la musica segue il nuovo corso concedendosi non solo alla violenza tout court, ma sorprendendo per una vena elettronica e, se mi passate il termine, progressiva, variando atmosfere e ritmi anche nello spazio di un brano lungo un solo minuto.

I Satan’s Grind sono di fatto la band del musicista pugliese Antonio, chitarrista con un passato nei Blood Soda che nel 2016 decide di lasciare il gruppo per dedicarsi a questo progetto estremo dai taglio grind.

Una serie di ep e split, un paio di cambi al microfono, ed un presente che vede il nuovo cantante Giovanni (proveniente anch’egli dai Blood Soda) alle prese con i nove brani che compongono questi dieci minuti di musica estrema alquanto sperimentale intitolata Degenerazione.
Accompagnata da testi più articolati che in passato, la musica segue il nuovo corso concedendosi non solo alla violenza tout court, ma sorprendendo per una vena elettronica e, se mi passate il termine, progressiva, variando atmosfere e ritmi anche nello spazio di un brano lungo un solo minuto.
La presenza del piano in alcuni brani, l’alternanza tra elettronica e grind efferato fanno di brani come Indulto, Elettroesecuzione, la title track e la conclusiva Reprobo un modo originale per proporre una musica estrema come il grind, orchestrato con sagacia dai Satan’s Grind.
Il duo sta lavorando al full length che dovrebbe uscire il prossimo anno, noi vi terremo informati, nel frattempo non perdetevi questi dieci minuti di musica targata Satan’s Grind.

Tracklist
1.Pozzo Per L’Ade
2.Indulto
3.Bagno Nel Cocito
4.Pietà e Coscienza
5.Elettroesecuzione
6.Palpitazioni
7.Morbo
8.Degenerazione
9.Reprobo

Line-up
Antonio – Drum, Guitar and Bass programming
Giovanni – Lyrics and Vocals

SATAN’S GRIND – Facebook

Balance Of Terror – World Laboratory

I Balance Of Terror non conoscono limiti, sono brutali e feroci, passano con disinvoltura dal brutal death al grind, in un delirio metallico valorizzato a dovere da un’ottima produzione, che lascia percepire ogni sfumatura e nota di cui sono composte le sette tracce più intro presenti sull’album.

Questo devastante lavoro è stato licenziato lo scorso anno, ma la qualità altissima della musica prodotta dai francesi Balance Of Terror merita sicuramente di essere condivisa con i lettori dai gusti estremi della nostra webzine.

Il gruppo transalpino ha iniziato la sua estrema missione nel 2014 e World Laboratory rimane, per ora, l’unica testimonianza del massacro sonoro creato da questa mostruosa creatura.
Mezzora di death/grind tecnico e devastante, una bomba atomica che esplode e distrugge con il suo micidiale vento, formato da blast beat al limite dell’umano, uso della voce che passa dal growl profondo allo scream di matrice hardcore, fino alla timbrica gutturale e animalesca classica del grind e del brutal, con chitarre portate sulla soglia dell’implosione.
I Balance Of Terror non conoscono limiti, sono brutali e feroci, passano con disinvoltura dal brutal death al grind, in un delirio metallico valorizzato a dovere da un’ottima produzione, che lascia percepire ogni sfumatura e nota di cui sono composte le sette tracce più intro presenti sull’album.
Non c’è pace ne speranza per chi si imbatte in Gap o nella title track, i Balance Of Terror con questo ottimo lavoro corrono verso il disfacimento totale con una serie di mitragliate estreme da far impallidire Napalm Death, Brutal Truth e compagnia.

Tracklist
1.Intro
2.Gap
3.Erase
4.Intelligence Failure
5.Rest In Beast
6.Wave Of Panic
7.World Laboratory
8.Ecclesiastical Putridity

Line-up
Quentin Guilluy – Bass
Mat Trak – Drums
Gaz Oil – Guitars
Flo Butcher – Vocals
Jean Gui – Guitars

BALANCE OF TERROR – Facebook

Mule Skinner – Airstrike

Veloce, violento, aggressivo e senza compromessi, Airstrike è buon album, ascoltabile tutto d’un fiato lungo la sua mezz’ora abbondante di attacco al potere senza esclusione di colpi.

Anche nel grindcore, come negli altri generi estremi, le contaminazioni hanno imbastardito il sound originale, portando il genere verso nuovi lidi senza farne venire meno la prerogativa d’essere uno degli esempi più estremi della musica moderna.

Ovviamente non mancano band che, dopo tanti anni, continuano a proporre con attitudine, personalità e senza compromessi i dettami di un sound che va oltre la musica per abbracciare tematiche sociali e politiche.
Un suono che, come la spazzatura lasciata per giorni sulle strade dei quartieri poveri delle metropoli, viene disprezzato dai benpensanti, ominidi travestiti da persone oneste in un mondo che ha perso il controllo.
I grinders statunitensi Mule Skinner tornano per F.O.A.D. Records con il secondo lavoro di una carriera che partì addirittura nel 1987, ma che in trent’anni ha regalato solo un demo, due ep ed il full length Abuse, licenziato nel lontano 1996.
Quindi si può sicuramente parlare di un ritorno auspicato dagli amanti del genere (anche se l’ep Crushing Breakdown è di quattro anni fa) che conferma i Mule Skinner come band grindcore classica, dal sound stilisticamente conservatore ma pregno di provocatoria denuncia, dall’impatto devastante ed un’attitudine mai doma.
I tredici brani, senza tregua, ci investono con tutta la loro rabbiosa aggressione in quota primi Napalm Death e Terrorizer, ma mantenendo ben salde le coordinate stilistiche e riuscendo a donare ad ogni singolo brano una sua precisa identità.
Veloce, violento, aggressivo e senza compromessi, Airstrike è buon album, ascoltabile tutto d’un fiato lungo la sua mezz’ora abbondante di attacco al potere senza esclusione di colpi.

Tracklist
1.Suicide Vest
2.Airstrike
3.Bone & Debris
4.Chocking Agent
5.Bred to Destroy
6.Sovereignty
7.Firing Squads
8.Battle Worshiper
9.Among Sheep
10.Faith in Blood
11.Backbone
12.Tactical Control
13.Fuse

Line-up
Tony Salisbury – Bass
Todd Capiton – Drums
Michael Howes – Guitars
Ryan Ashmore – Vocals

MULE SKINNER – Facebook

Aborted – TerrorVision

Quest’ultimo parto firmato Aborted risulta un mastodontico, granitico e straordinario lavoro presentato perfettamente dalla title track, ma che non cede per tutti i suoi quarantacinque minuti di durata, formando un’opera estrema di livello assoluto, imperdibile.

Uno dei lavori più riusciti ed intensi di questo 2018 in campo death/grind porta la firma dei belgi Aborted, tornati con il decimo album di una discografia di altissima qualità, confermato da questo funambolico TerrorVision.

Il gruppo che, di fatto, ha tutti i crismi di una band internazionale capitanata dal singer Sven de Caluwé, con questo nuovo lavoro ci consegna un capolavoro di musica estrema violentissima, una spettacolare prova di forza sorretta da una tecnica ineccepibile e da un songwriting esaltante.
Caluwè da letteralmente spettacolo con una prestazione al solito varia, personalissima e a tratti davvero mostruosa, ed i suoi compari non sono da meno, invitando l’ascoltatore sull’ottovolante impazzito chiamato TerrorVision.
L’album è una continuo sorpresa, le soluzioni in mano al gruppo sono le più svariate anche nell’arco dello stesso brano, così che a tratti la violenza iconoclasta e l’atmosfera apocalittica passano in secondo piano davanti a tanta perizia, nel passare dal death/grind a soluzioni ritmiche di stampo groove e sferzate black metal, il tutto valorizzato da un approccio tecnico e progressivo di valore assoluto.
Difficile fare dei paragoni con altre realtà, perché nell’album ci si ritrova nel mondo Aborted, già ampiamente messo in evidenza con il precedente e bellissimo Retrogore, uscito un paio di anni fa, ma portato qui ad un livello ancora superiore.
Quest’ultimo parto firmato Aborted risulta un mastodontico, granitico e straordinario lavoro, presentato perfettamente dalla title track, ma che non mostra cedimenti per tutti i suoi quarantacinque minuti di durata, formando un’opera estrema imperdibile e di livello assoluto.

Tracklist
1. Lasciate Ogne Speranza
2. TerrorVision
3. Farewell To The Flesh
4. Vespertine Decay
5. Squalor Opera
6. Visceral Despondency
7. Deep Red
8. Exquisite Covinous Drama
9. Altro Inferno
10. A Whore D’oeuvre Macabre
11. The Final Absolution

Line-up
Sven De Caluwè – Vocals
Mendel Bij De Leij – Guitar
Ian Jekelis – Guitar
Ken Bedene – Drums
Stefano Franceschini – Bass

ABORTED – Facebook

Phalloplasty/Slamophiliac – This Split Sucks

Due esempi di brutale violenza in musica, molto simili tra loro e quindi tutti e due da annoverare tra le proposte di nicchia del mercato estremo underground statunitense: per gli amanti dello splatter gore musicale questo dovrebbe risultare comunque uno split interessante.

La CDN Records, con questo violentissimo split ,ci presenta due one man band statunitensi dedite al brutal death metal e al gore grind: i Phalloplasty e gli Slamophiliac.

Quattro devastanti brani a testa per un concentrato di operazioni chirurgiche, violenze e torture varie, un decadente e brutale esempio di perversione in musica che ha in Zack “Plasty” Shaw, in arte Phalloplasty, il primo esempio di totale e folle decadimento.
Il polistrumentista proveniente da Las Vegas ha iniziato la sua attività nel 2010 ed in otto anni ha dato alle stampe tre lavori sulla lunga distanza più un buon numero di ep e split: il suo approccio al genere è malatissimo ed insano, con un brutal death metal dai rimandi grind e gore per un assalto frontale che risulta puro delirio estremo.
Non sfigura sicuramente al suo cospetto Darryn Palmer, alle prese con altri quattro esempi di assalto senza compromessi firmato Slamophilliac.
Nominare i titoli di questi quattro deliri, tra torture, arti tagliati e sangue a go go rimane superfluo, ed anche per gli Slamophiliac vale il discorso del suo compare di torture e violenze varie.
Attivo dal 2013, in meno di cinque anni il nostro torturatore seriale ha licenziato otto album di cui Slam Rehab è l’ultimo abominevole parto targato 2017, più una serie di split ed ep per una discografia davvero imponente visto il poco tempo trascorso.
Due esempi di brutale violenza in musica, molto simili tra loro e quindi tutti e due da annoverare tra le proposte di nicchia del mercato estremo underground statunitense: per gli amanti dello splatter gore musicale questo dovrebbe essere uno split interessante, mentre gli altri ne stiano alla larga per non dover raccogliere le proprie viscere sparse sul pavimento di una cantina dai muri color porpora.

Tracklist
1.Phalloplasty – A Glorious Symphony Of Grinding Teeth
2.Phalloplasty – Ball Peen 2017
3.Phalloplasty – Psychosomatic Putrification
4.Phalloplasty – The Architecture Of Suffering
5.Slamophiliac – Imprisoned Within Reflective Glass
6.Slamophiliac – Cadaverous Flesh Revered
7.Slamophiliac – Immersed in Fecal Opulence
8.Slamophiliac – Mallet

Line-up
Phalloplasty:
Zack “Plasty” Shaw – All Instruments

Slamophiliac:
Darryn Palmer – All Instruments

PHALLOPLASTY – Facebook

SLAMOPHILIAC – Facebook

Autoblastindog – Pornophorno

PornoPhorno è un disco grind hardcore molto free e quasi jazz, che taglia in profondità la carne grassa e dopata di questa inutile realtà, piena zeppa di orpelli del nulla.

Questo disco ha la migliore intro del mondo, ovvero Cicciolina aka Ilona Staller che illustra il suo programma elettorale che dice, tra l’altro,”di lottare con tutte le nostre forze contro la criminalità organizzata, ma facciamolo con tutto il nostro amore”.

E dopo questo inizio geniale c’è un disco molto bello e che come fa spessissimo il grindcore/hardcore centra benissimo il punto, meglio di tanti trattati e super cazzole varie che scrive il vostro guru di fiducia. Gli Autoblastindog sono di Grosseto e dintorni e hanno capito benissimo come va il Belpaese, dove le macchine volano giù dai viadotti e si parla di progresso, e Dio ci guarda sempre bonario per un buon 5 x mille o quel che cazzo è. Questo è il loro secondo disco, il primo si chiama Batracomiomachia e lo potete trovare in download libero sul loro bandcamp, anche se è doveroso donare dei fondi a questi ragazzi assetati. A parte le facezie, questo disco è uno scrigno che contiene tanti tesori, ogni canzone a partire dai titoli geniali ha in sé qualcosa di fantastico ed entusiasmante, perché questa realtà quotidiana è talmente sconfortante che quando te la sbattono in faccia alla maniera del gruppo toscano ti viene fin da ridere, mentre tutto intorno caga sangue.
PornoPhorno è un disco grind hardcore molto free e quasi jazz (si dice così quando si va a cazzo però si sa dove si vuole andare, o almeno lo si sapeva), che taglia in profondità la carne grassa e dopata di questa inutile realtà, piena zeppa di orpelli del nulla. L’album non è solo pars distruens ma anche è anche dare testate contro il muro a ritmo di chitarre distorte e batterie impetuose, che è poi un gran bel destino. Uno dei migliori dischi del cosiddetto underground italiano, in cui ogni secondo è da ascoltare nell’attesa di diventare anziani e cacarsi addosso in piena libertà.

Tracklist
1.La morte di Eraclito
2.Italia’s got Amen
3.Stairway to ENEL
4.M’asciuga
5….e il Sommo decadde
6.Luddismo mon amour
7.Selfie=Sega
8.L’attore Porno
9.Gli oscuri segreti di Eternia
10.Tattakkialkazzo
11.#soppartito
12.Diffusa illegalità e confusione religiosa
13.Vulvevolvendo
14.S.C.C. (Sodomia CULturale cOllettiva)

Line-up
Guerra – Berci, fiatella ed effetti ganzi
Andrea – Chitarre sbagliate
Isacco – Bassi a manetta
Ale – Batterismi ingannevoli

AUTOBLASTINGDOG – Facebook

Issuna – Ez dugu aske izateko zuen baimenik behar

Gli Issuna vengono dalla piccola cittadina di Ermua nei Paesi Baschi e fanno un’ottima ed esplosiva miscela di grindcore, crust e hardcore, il tutto cantato ovviamente in basco.

Gli Issuna vengono dalla piccola cittadina di Ermua nei Paesi Baschi e fanno un’ottima ed esplosiva miscela di grindcore, crust e hardcore, il tutto cantato ovviamente in basco.

Questo disco, uscito nel marzo 2017 e disponibile con la formula name your price sul loro bandcamp, è stato rimesso in circolo un anno dopo da un pool di piccole etichette. Il loro suono è un’aggressione sonora che nasce da molteplici ascolti e trova solide basi nella tradizione del grind core e del crust, e ha anche una fortissima ascendenza hardcore punk. Una delle cose che impressionano di più in questo gruppo è la capacità di partire per veloci e potenti cavalcate allo stesso modo in cui si disimpegna in mid tempo che creano la giusta tensione. Il cantato è spesso un urlato che non arriva mai al growl, rimanendo molto adatto al genere; inoltre i testi in basco non sono un ostacolo, ma se voleste tradurli conoscereste un po’ di più una delle lingue più misteriose ed affascinanti del mondo. Questa è la seconda prova su lunga distanza per gli Issuna, la precedente si può trovare sempre in download libero sul loro bandcamp, ed è un ulteriore innalzamento del loro livello: sicuramente sono uno dei migliori gruppi europei del genere, grazie alla loro intensità, alla loro potenza e al sapere andare oltre gli steccati, unendo musica e ribellione, sia interiore che esteriore. L’impasto sonoro che propongono è molto particolare e del tutto originale, e questo è uno dei più grossi complimenti che si possano rivolgere ad un gruppo, perché gli Issuna sono pienamente riconoscibili al primo ascolto. Un gran bel disco, aggressivo e suonato con cuore e passione.

Tracklist
1.Saminaren gidariak
2.Dena egiteke
3.Pasioa
4.Entsalada egunak
5.Sofistak I
6.Amaieraren hasiera
7.Julio Kageta
8.Pudorea
9.Nahiz eta heriotza
10.Ez duzulako irtenbiderik izango
11.HC Bizirik

ISSUNA – Facebook

Verano’s Dogs – Summoning The Hounds

Grind/death devastante e senza compromessi, old school nell’approccio e potentissimo nell’impatto che ricorda le grandi band del passato, dalle quali i Verano’s Dogs attingono a piene mani per il loro progetto estremo.

La scena romana è da qualche anno un punto di riferimento per gli amanti del metal estremo di stampo death, brutal e grind core, un nido di creature mostruose che abitano sulle rive del Tevere, a due passi dal Vaticano.

I Verano’s Dogs sono un trio nato tre anni fa e composto da musicisti già attivi in altre band della scena capitolina, come Taste the Floor, NIS e Injury Broadcast; Summoning The Hounds è il loro primo album, registrato presso gli Hombrelobo Studios di Roma e licenziato dalla Metal Age Productions.
I cani del Verano (noto cimitero della capitale), gli animali che in alcune culture accompagnano i morti nel trapasso, debuttano dunque con questo massacro grind/death, dalla copertina fortemente ispirata all’old school death metal e con un sound che inserisce elementi hardcore in una carneficina sonora di tutto rispetto.
I cani difendono il loro territorio, attaccano e sbranano senza pietà nella title track che apre l’album: le unghie sporche di terra putrida con cui sono ricoperte da centinaia di anni le bare ormai marcite, si conficcano nelle carni mentre il trio composto da Pompeo (chitarra), Ulderico (voce e basso) e Pablo (batteria) intona la  colonna sonora estrema di questo quadro macabro, un grind/death devastante e senza compromessi, old school nell’approccio e potentissimo nell’impatto che ricorda le grandi band del passato da dove i Verano’s Dogs attingono a piene mani per il loro progetto estremo.
Il cane rimane la figura animale a cui è dedicato il mondo dei Verano’s Dogs e i brani, ispirati musicalmente da Repulsion, Terrorizer e Napalm Death, affrontano tematiche legate al suo immaginario, dalla mitologia alla letteratura: un album sicuramente consigliato.

Tracklist
1- Summoning the Hounds
2- Keeper of Hades
3- Bark at the Grave (ft.: Alex Gore from The Juliet Massacre)
4- Mind Necropolis
5- Cannibalism and Agriculture
6- Holiday in Baskerville
7- Rabid Moments
8- The Hound (A Lovecraft’s tale)
9- Deadly Whispher
10- The Rising of the Necrotic Hound (ft.: Demian from Airlines of Terror)

Line-up
Pompeo – Guitars
Ulderico – Vocals, Bass
Pablo – Drums

VERANO’S DOGS – Facebook

Sangue Infetto – Slaughterhouse Corpse Party

Mortal Repulsion e le altre tre devastanti tracce non conoscono compromessi, i ritmi sono allucinanti, e le immagini che ci appaiono all’ascolto di questo manifesto di brutalità sono di un massacro senza soluzione di continuità.

Metal estremo in arrivo da Roma, città che ha una notevole scena brutal e grind core.

Questa volta parliamo di Sangue Infetto, one man band del musicista Michael Massimiliani, creatore di questo abominio in musica nel 2015 e con alle spalle già tre lavori autoprodotti.
Slaughterhouse Corpse Party è il nuovo ep di quattro brani licenziato dalla Hellbones Records: quattro spari brutal/grind, quattro violentissimi episodi che se ancora mostrano qualche pecca per quanto riguarda la produzione, convincono per la brutalità e l’impatto notevoli.
Il musicista capitolino è autore di una sorta di mattanza musicale: Mortal Repulsion e le altre tre devastanti tracce non conoscono compromessi, i ritmi sono allucinanti, e le immagini che ci appaiono all’ascolto di questo manifesto di brutalità sono di un massacro senza soluzione di continuità.
La batteria è un po’ troppo in evidenza rispetto agli altri strumenti, ma è una sorta di Gatling che spara migliaia di cartucce distruggendo tutto davanti a sé,  in un delirio di morte con l’aggiunta di un rantolante e micidiale growl.
Miscreation Of God, Hematophiliac ed Aborted Raw sono putride ferite dalle quali fuoriesce … Sangue Infetto.

Tracklist
1.Mortal Repulsion
2.Miscreation Of God
3.Hematophiliac
4.Aborted Raw

Line-up
Michael Massimiliani – Everything

SANGUE INFETTO – Facebook

Mefitica – Vessazione Cronica

La rabbia non tracima, in alcuni casi c’è sempre, basta osservare le nostre vite e ci sono due scelte: ti incazzi e ascolti i Mefitica o pieghi la testa.

La rabbia non tracima, in alcuni casi c’è sempre, basta osservare le nostre vite e ci sono due scelte: ti incazzi e ascolti i Mefitica o pieghi la testa.

I Mefitica mettono la loro rabbia in musica, ed è un bel massacro.
Le coordinate musicali sono quelle del grindcore crust in italiano, cosa di cui abbiamo una delle poche tradizioni di cui andare fieri. Il gruppo della provincia romana, che partorisce sempre un bella rabbia dall’hc al crust passando per l’oi, si è formato con due quarti dei defunti Adirata e con l’aggiunta di un terzo elemento. Con Vessazione Cronica sono alla seconda prova sulla lunga distanza e si pongono fra i gruppi più interessanti nell’ambito crust grind italiano. Nel loro suono la tradizione hc italiana è molto presente, infatti in molti momenti si rimembrano gruppi del passato come i Wretched, brandendo una nera bandiera di ribellione. Musicalmente sono molto variegati e hanno diverse soluzioni sonore, tutte funzionali al loro disegno musicale. Il disagio qui ci viene sbattuto in faccia e Vessazione Cronica è un disco da far sentire a chi spera ancora che la fine non sia stata decisa tempo fa, o che chiusi nella nostra macchina possiamo salvarci dalla falciatrice che c’è là fuori. Più che critica sociale possiamo trovare in questi testi uno squartamento dell’essere umano, dove si recidono certezze mostrandoci per ciò che siamo : merdine piuttosto modeste sul pavimento della storia. Il cantato maschile e femminile, che si alternano, generano un ottimo effetto e si può dire che il disco sia una delle migliori produzioni italiane degli ultimi tempi.

Tracklist
1.Iride di cripta
2.Sangue di latte
3.Ossessione perpetua
4.Vessazione cronica
5.Miasmi
6.Lo spreco
7.Cleptocrazia
8.Il contagio
9.Mefitica
10.Coltan
11.Suicidium
12.Rivivi il male
13.Senza ritorno

Line-up
Antonio Camomilla: Basso & Growl
Ireful Pam : Chitarra e Scream Isterico
Fast Fondi: Batteria & Cori

MEFITICA – Facebook

One Day In Fukushima – Ozymandias

Ozymandias è un album che non conosce tregua, uno tsunami di metal estremo che fagocita grind, death, crust, hardcore, lo fa crescere al suo interno e lo espelle trasformato in un mostro musicale violentissimo e senza compromessi.

La scena estrema tricolore ci regala l’ennesima bomba sonora, questa volta di matrice death/grind.

Ozymandias è il primo album dei campani One Day In Fukushima, band attiva da una manciata d’anni e altrettanti split e demo pubblicati, prima che la Ecleptic Productions licenziasse questo massacro sonoro composto da diciassette bombe atomiche lanciate una dietro l’altra in ventidue minuti sulle nostre teste.
Ozymandias è un lavoro che non conosce tregua, uno tsunami di metal estremo che fagocita grind, death, crust, hardcore, lo fa crescere al suo interno e lo espelle trasformato in un mostro musicale violentissimo e senza compromessi.
Valorizzato dall’apparizione di una manciata di musicisti della scena come Armin dei Distaste, Campiños dei Convulsions Grindcore, Mariano degli Ape Unit, ed Angelo & Renato dei Neid, Ozymandias, oltre che prodotto magnificamente, si bea di una raccolta di candelotti dinamitardi che vi esploderanno in faccia, spettacolari nella loro violenza nichilista ma perfettamente leggibili, tanto da gustare le ritmiche forsennate, il gran lavoro delle sei corde e i molti dettagli che fanno dell’album una vera sorpresa.
Non manca nulla a Ozymandias per diventare uno dei lavori più riusciti dell’anno per quanto riguarda il genere, quindi se Napalm Death, Misery Index, Repulsion, Cripple Bastards e Terrorizer (lo scorso anno gli One Day In Fukushima sono apparsi su una compilation dedicata al gruppo) sono stati e continuano ad essere i vostri ascolti abituali, non perdetelo per nessun motivo.

Tracklist
1.Bhopal inc.
2.Desomorfina
3.D.E.M. (Deus Ex Machina)
4.Exoskeleton
5.Automi
6.Toxikissione
7.Sawney’s Eyes
8.Giu’ La Testa
9.Stench Of Rotten
10.Ipnosi Dell’Assente
11.Priypiat Syndrome
12.Waterboarding
13.Ridursi Al Niente
14.La Giustizia Degli Spaventapasseri
15.Il Regime Dei Maiali
16.Gabbia Toracica
17.Jiu Ming

Line-up
Valerio – Vocals, Lyrics
Fabrizio – Lead Guitar
Vincenzo – Bass Guitar
Cosimo – Drums

ONE DAY IN FUKUSHIMA – Facebook

Dr.Gore – From The Deep Of Rotten

Pochi cambiamenti ma importanti, come una produzione più cristallina, portano ad un nuovo manifesto estremo targato Dr.Gore, sempre ai massimi livelli per esecuzione ed un songwriting che lascia trasparire una forma canzone ben delineata.

Torna il medico pazzo, il ferale serial killer con il camice verde che, a colpi di grind/brutal death metal, sevizia, seziona e tortura pazienti trasformati in vittime.

Con una storia lunga ormai sedici anni all’insegna del metal estremo, i Dr.Gore licenziano il loro terzo full length, From The Deep Of Rotten, nuova devastante opera di tortura e massacro che succede a Viscera, risalente ormai aquattro anni fa.
Pochi cambiamenti ma importanti, come una produzione più cristallina, portano ad un nuovo manifesto estremo targato Dr.Gore, sempre ai massimi livelli per esecuzione ed un songwriting che lascia trasparire una forma canzone ben delineata, su una struttura musicale violentissima e il perfetto connubio tra grind e brutal che, a mio avviso, è il marchio di fabbrica del gruppo romano.
Un sound quindi per niente scontato, alimentato da una ferocia senza pari ed una produzione all’altezza, fanno di queste nove efferatezze in musica un ottimo ritorno: il quartetto, attivo con gli stessi componenti di quattro anni fa (Alessio “Pacio” Pacifici al basso e voce, Luigi Longo e Marco Acorte alle chitarre e Massimo “Mastino” Romano alle pelli) risulta un mostro che fagocita orrore e lo risputa sotto forma di metal estremo da macelleria, devastante e sanguinolento.
Il bisturi taglia, le mani affondano nei ventri squarciati rovistando tra le budella mentre Brutal Carnage dà il via alle danze intorno ai cadaveri, lasciando che il rito del malatissimo dottore si concluda solo alle note finali di Reanimated Dead Corpse e passando per le mostruose Cannibal Grinder, la title track e Sound Of Your Screams.
Ormai considerati dei veterani della scena estrema tricolore, i Dr.Gore confermano il valore della propria proposta e lo stato di salute del metal estremo made in Italy.

Tracklist
1.Brutal Carnage
2.Cannibal Grinder
3.From The Deep Of Rotten
4.Necrodoctor
5.Apocalypse Of The Dead
6.Self Cannibalism
7.Sound Of Your Screams
8.Skinned Alive
9.Reanimated Dead Corpse

Line-up
Alessio Pacifici – Bass,Vocals
Luigi Longo – Guitars
Marco Acorte – Guitars/Vocals
Massimo Romano – Drums

DR.GORE – Facebook

Napalm Death – Coded Smears And More Uncommon Slurs

I Napalm Death fermano la nostra astinenza con un doppio disco di brani inediti, pezzi apparsi in split o raccolte, e canzoni rimaste fuori dagli album che vanno da The Code Is Red…Long Live The Code del 2004 fino all’ultimo Apex Predator – Easy Meat del 2014.

I Napalm Death fermano la nostra astinenza con un doppio disco di brani inediti, pezzi apparsi in split o raccolte, e canzoni rimaste fuori dagli album che vanno da The Code Is Red…Long Live The Code del 2004 fino all’ultimo Apex Predator – Easy Meat del 2014.

In questo intervallo di tempo molte cose sono cambiate, non lo schifo che fa il mondo e la rabbia di questi signori inglesi che più passano gli anni più sono incazzati. Chi li ha visti dal vivo sa che tornado possono essere i Napalm Death, un gruppo che lascia davvero un’impronta e che ha creato in pratica un genere musicale. L’ottimo livello dei pezzi presenti in questa raccolta conferma la bontà della produzione musicale del gruppo di Birmingham che, nonostante i numerosi album della loro discografia, ha quasi sempre colpito nel segno. Per intensità e discorso musicale questa raccolta può essere intessa come un disco vero e proprio più che un momento interlocutorio, dato che qui ci sono i Napalm Death seconda versione, ovvero quelli dal suono più attuale, non più lento, ma più precisi e chirurgici, ed in pratica tutto quello che hanno fatto per la Century Media. Ci sono momenti davvero notevoli come Outconditoned, cover dei Despair comparsa sulla raccolta Covering 20 Years Of Extremes. I Napalm Death sono un gruppo estremo composto da persone intelligenti e di cuore, e questo li ha sempre fatti amare tantissimo dal pubblico, che è rimasto fedele durante gli anni, e forse questa raccolta ne è la prova maggiore, poiché il gruppo inglese lascia canzoni di ottima qualità fuori dagli album ufficiali e ciò prova la qualità del materiale. Oltre novanta minuti di Napalm Death, una match di football senza intervallo in compagnia dei nostri estremisti musicali preferiti. I tafferugli sono consentiti.

Tracklist
CD1:
1. Standardization
LP-only bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
2. Oh So Pseudo
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
3. It Failed To Explode
Japan-only bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
4. Losers
Bonus track from ‘The Code Is Red…Long Live The Code’’ album sessions 2004
5. Call That An Option?
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006
6. Caste As Waste
Japan-only bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
7. We Hunt In Packs
Japan-only bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
8. Oxygen Of Duplicity
From Melvins Split EP, recorded 2013
9. Paracide
Gepopel cover / Japan-only bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
10. Critical Gluttonous Mass
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
11. Aim Without An Aim
Bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
12. An Extract (Strip It Clean)
From Split EP with Heaven Shall Burn, recorded 2014
13. Phonetics For The Stupefied
From Split EP with Voivod, recorded 2014
14. Suppressed Hunger
Bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
15. To Go Off And Things
Cardiacs cover / From Split EP with Melvins, recorded 2013

CD2:
1. Clouds of Cancer / Victims Of Ignorance
G-ANX cover / Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
2. What Is Past Is Prologue
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
3. Like Piss To A Sting
From Split EP with Melt Banana, recorded 2014
4. Where The Barren Is Fertile
From Split EP with Melt Banana, recorded 2014
5. Crash The Pose
Gauze cover / Japan-only bonus track from ‘The Code Is Red…Long Live The Code’’ album sessions 2004
6. Earthwire
Download only as DZI Foundation benefit following the 2015 Nepal earthquake, recorded 2014
7. Will By Mouth
From Split EP with Converge, recorded 2012
8. Everything In Mono
Bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
9. Omnipresent Knife In Your Back
Bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
10. Lifeline
Sacrilege cover / From ‘Respect Your Roots Worldwide’ compilation, recorded 2011
11. Youth Offender
B-Side from ‘Analysis Paralysis’ EP; recorded 2011
12. No Impediment To Triumph (Bhopal)
From Split EP with Converge, recorded 2012
13. Legacy Was Yesterday
From Decibel magazine Flexi EP, recorded 2010
14. Outconditioned
Despair cover / From ‘Covering 20 Years Of Extremes’ compilation, recorded 2008
15. Atheist Runt
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006
16. Weltschmerz (Extended Apocalyptic Version)
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006

Line-up
Mark “Barney” Greenway – Vocals
Shane Embury – Bass
Mitch Harris – Guitar, Vocals
Danny Herrera – Drums

NAPAKM DEATH – Facebook

Thy Feeble Saviour – And Darkness Fell

Il black offerto dal duo statunitense è crudo ed essenziale, con sconfinamenti nel grind testimoniati anche dalla brevità dei quattordici brani inseriti nella tracklist il cui fatturato in termini di durata supera di poco la mezz’ora.

Dopo una storia iniziata quasi quindici anni fa, i Thy Feeble Saviour approdano al full length d’esordio, dopo gli accenni mostrati a metà dello scorso decennio nella configurazione di progetto solista di Francisco Pulido ed una ripresa dell’attività nel 2015 con l’ingresso in formazione del drummer Matt Hefner.

Il black offerto dal duo statunitense è crudo ed essenziale, con sconfinamenti nel grind testimoniati anche dalla brevità
dei quattordici brani inseriti nella tracklist il cui fatturato in termini di durata supera di poco la mezz’ora.
Pulido, in spregio al suo cognome, esprime la sua idea di metal estremo con sonorità ruvide e tutt’altro che limpide, vomitando le proprie blasfemie con un growl animalesco che riesce comunque a sovrastare l’apocalisse strumentale che viene riversata nella quasi totalità di And Darkness Fell.
L’album non è ovviamente roba per palati fini, e tutto sommato lo ritengo più adatto a chi ascolta grind piuttosto che black, pur essendo quest’ultima di base la matrice sonora, proprio per l’urgenza e la sintesi espressiva che sono tratto comune dell’intero lavoro, fatto salvo qualche morboso quanto efficace rallentamento (a tratti in Obscenity of the Cross e nella title track).
Ad emblema dell’album proviamo ad estrapolare Procession to Calvary, leggermente meno parossistica nel suo incedere ma ugualmente devastante, con il tentacolare Hefner che mette costantemente a rischio l’integrità del suo strumento.
Un lavoro come questo, intriso di un sound quanto mai primitivo e diretto, difficilmente porterà in auge il nome dei Thy Feeble Saviour, ma il solo sapere che ci sono ancora in giro figuri come questi mi provoca uno strano senso di benessere …

Tracklist:
1. Corpse of the Crucified
2. Engulfed in Abhorrence
3. Torture Stake
4. And Darkness Fell
5. Provoked Crucifixion
6. Procession to Calvary
7. Destruction of the Holy Sepulchre
8. Scourge Him
9. Obscenity of the Cross
10. Carrion for Beasts
11. Disgrace the Throne
12. Darkest Path to Death
13. Crurifracture (The End)
14. Mocked and Despised

Line-up:
Francisco Pulido – Guitars, Bass, Vocals
Matt Heffner – Drums

THY FEEBLE SAVIOUR – Facebook

Confine – Incertezza Continua

In apparenza i Confine sembrano disimpegnati, la verità è che si divertono e fanno le cose “estremamente” per bene, senza prendersi troppo sul serio e facendoci passare un gran bel quarto d’ora.

Da casa al lavoro, da lavoro al supermercato, dal supermercato (o bar) a casa e così via. Testa china e pedalare, attento a non fare danni o a non farti male.

Anche se dentro hai il fuoco che arde, la voglia di spaccare tutto, perché tu non ci credi in Dio, nel benessere materiale, nella giustizia o nella patria. Allora devi ascoltare i Confine, non saranno la tua zona di conforto, ma sarà un disco che ti farà ribollire le vene, perché questo è ciò che deve fare. Hc punk non velocissimo, ma inesorabile e corrosivo, con un suono d–beat, il cantato in italiano e tanta, tanta sostanza. Nati nel 2013 a Cavarzere, in provincia di Venezia, i Confine sono il risultato dell’amore verso un hardcore punk molto bastardo, con inserti grind e pennellate thrash. Il disco dura un quarto d’ora, è davvero potente e diretto, con testi che parlano di vita e di odio, di rabbia verso la religione ma anche verso noi stessi che non riusciamo ad uscire dalle nostre gabbie. Il suono come detto è corrosivo ma non velocissimo, e l’impasto voce e musica lo rende additivo, ascolti il disco in loop continuo, perché c’è qualcosa di finemente diabolico. Canzoni come Franco sono la perfetta descrizione di cosa siamo, e sono anche una botte di hardcore a trecentosessanta gradi. In apparenza i Confine sembrano disimpegnati, la verità è che si divertono e fanno le cose “estremamente” per bene, senza prendersi troppo sul serio e facendoci passare un gran bel quarto d’ora. Dopo il già ottimo C.I.O.D.E. i Confine si confermano come uno dei migliori gruppi hc italiani.

Tracklist
1.La Favola Di Dio
2.Pargolo
3.Franco
4.Infamia
5.Maurizio IV
6.Pozzo Strada
7.Magone
8.La Mia Recita
9.La Tesi
10.Incertezza Continua

Line-up
Maximilian Goldberg – Voce
Andrea Bottin – Chitarra/Cori
Marco Tumiatti – Basso/Voce
Alessandro De Zanche – Batte

CONFINE – Facebook

Cryptopsy – Ungentle Exumation

La mitica cassetta che ha contribuito a fondare, nei primi anni Novanta, la scena canuck del techno-deathcore, da allora una seminale fonte di ispirazione per molti epigoni.

I canadesi Cryptopsy – da Montreal, Québec – sono oggi giustamente celebri tra gli addetti ai lavori ma sulle loro origini ci si sofferma sempre poco.

Il gruppo nacque nel 1988 e solo un lustro più tardi incise il demo tape Ungentle Exumation. Quel nastro fondò a conti fatti la scuola del death metal nel Canada francese: un techno-death brutale e orrorifico, opportunamente sporcato di hardcore (anzi: il death-core venne in pratica creato da loro, prima di diventare una moda). I brani del nastro sono una vera e propria manna, per tutti coloro che amano Suffocation, Origin, Malignancy ed i connazionali Gorguts, nonché le sfuriate grind di Cephalic Carnage e Dying Fetus e le progressioni iper-tecniche degli spagnoli Wormed. Detto altrimenti, in Ungentle Exumation troviamo una fusione incredibile e davvero pionieristica di brutal death e inflessioni prog mutuate dai Pestilence di Spheres (da poco e finalmente ristampati, insieme a tutto il catalogo degli olandesi). Postilla conclusiva per completisti: la violenza ossimorica e futuristico-ancestrale dei Cryptopsy riecheggia oggi anche nei mai troppo lodati Rage Nucléaire: due eccezionali dischi di black-war, che attinge anche a Marduk, 1349, Dark Funeral, Anaal Nathrakh e Immortal, con appunto Lord Worm dei Cryptopsy tra i ranghi. La stirpe continua.

Track list
1. Gravaged
2. Abigor
3. Back to the Worms
4. Mutant Christ

Line up
Lord Worm – Vocals
Flo Mounier – Drums
Kevin Weagle – Bass
Dave Galea – Guitars
Steve Thibault – Guitars

1993 – Autoprodotto