Cats In Space – Day Trip To Narnia

Immaginate tutto il meglio di Queen, Electric Light Orchestra, Supertramp, Yes, Kiss ed Elton John, aggiungetevi l’enorme talento del gruppo britannico ed avrete uno dei dischi di rock classico più belli usciti da quando siamo entrati nel nuovo millennio.

Il rock è morto: questo affermano da anni i suoi detrattori e non pochi addetti ai lavori presenziano alle varie cerimonie funebri ogni qualvolta ne hanno la possibilità, tappandosi le orecchie per ignorare la quantità di musica di altissimo livello che ancora oggi (dal più melodico al più estremo) il genere in ogni sua sfaccettatura sa ancora regalare.

La possibilità di scrivere per una webzine offre infatti, a chi con passione cerca nel suo piccolo di supportare la musica più importante ed influente degli ultimi settant’anni, la possibilità di ascoltare opere straordinarie, dalle atmosfere e sfumature distanti tra loro ma che hanno nel saper emozionare il loro comune denominatore.
Anche quest’anno (e siamo solo a metà) gli album che hanno regalato qualcosa di “speciale” non sono mancati e tra questi annoveriamo Day Trip To Narnia, nuovo lavoro dei Cats In Space che è sicuramente tra i più accreditati ad una posizione di prestigio nella classifica di fine anno.
Un vero capolavoro per una band dal nome buffo ma dalle qualità enormi, che vede tra i suoi protagonisti il cantante Paul Manzi (Arena), il chitarrista Greg Hart (Mike Olfield, Asia) ed il batterista Steevi Bacon (Robin Trower), accompagnati in questa avventura nello spazio da Den Howard (chitarra), Jeff Brown (basso), Andy Stewart (piano, synth) e con la collaborazione di Mike Wilson degli storici 10cc.
I sei gatti si aggirano così nello spazio, su una navicella che li porta in giro per gli ultimi cinquant’anni di musica, partendo dal rock di fine anni settanta, nutrendosi degli impulsi ottantiani e portandoli a noi, nel nuovo millennio.
Una musica piena, una cascata di hard rock progressivo e melodico, ricco di cori, atmosfere pompose sfumature da musical in un contesto di note apparentemente derivative ma a loro modo geniali, difficili da paragonare a qualsiasi realtà odierna.
La forza di Day Trip To Narnia sta nel suo rendere gli arrangiamenti pomposi e barocchi ma perfettamente fluidi, laddove cori e controcanti elargiscono una lezione di rock d’alta scuola.
Per chi non conoscesse la band britannica va detto che, l’avventura dei nostri inizia con To Many Gods, debutto del 2015, seguito dal bellissimo Scarecrow, licenziato due anni dopo, con entrambi i lavori poi immortalati in Cats Alive!, disco dal vivo uscito lo scorso anno.
Ma la band, in stato di grazia compositivo, non si è fermata e oggi esce con Day Trip To Narnia, album diviso in due parti: la prima composta da sette splendidi brani, la seconda invece proponendo un vero e proprio concept di altre sette tracce intitolato The Story Of Johnny Rocket, la storia di un bambino dagli spessi occhiali e dai grandi sogni.
Senza scendere nei dettagli dei brani, l’album risulta una spettacolare opera rock nella quale, se nella prima parte le varie Narnia, Hologram Man e Chasing Diamonds viaggiano splendidamente autonome, nella seconda è il concept che provoca il susseguirsi di emozioni straordinarie, già vissute nelle grandi opere rock della storia.
Immaginate tutto il meglio di Queen, Electric Light Orchestra, Supertramp, Yes, Kiss ed Elton John, aggiungetevi l’enorme talento del gruppo britannico ed avrete uno dei dischi di rock classico più belli usciti da quando siamo entrati nel nuovo millennio.

Tracklist
1. Narnia
2. She talks too much
3. Hologram man
4. Tragic alter ego
5. Silver and gold
6. Chasing diamonds
7. Unicorn
8. The story of Johnny Rocket I: Space overture
9. The story of Johnny Rocket II: Johnny Rocket
10. The story of Johnny Rocket III: Thunder in the night
11. The story of Johnny Rocket IV: One small step
12. The story of Johnny Rocket V: Twilight
13. The story of Johnny Rocket VI: Yesterday’s news
14. The story of Johnny Rocket VII: Destination unknown

Line-up
Paul Manzi – Lead Vocals
Greg Hart – Guitars, Vocals
Steevi Bacon – Drums, Percussion, Vocals
Den Howard – Guitars, Vocals
Jeff brown – Bass, Vocals
Andy Stewart – Piano’s, Synthesizers

CATS IN SPACE – Facebook

Mike Tramp – Stray From The Flock

Stray From The Flock è dunque un lavoro consigliato non solo ai fans di Mike Tramp ma anche a chi ha piacere di ascoltare del buon rock melodico di matrice statunitense.

White Lion, Freak Of Nature, senza dimenticare la collaborazione con gli House of Lords sul bellissimo Sahara (1990) e la sua lunga carriera solista, arrivata con questo splendido Stray From The Flock all’undicesimo album in studio.

Parliamo ovviamente di Mike Tramp, singer di origine danese tornato con dieci nuovi brani raccolti in un album imperdibile per gli amanti dell’hard rock melodico.
Registrato all’Ark Studio in Danimarca e mixato in Svezia da Peter Masson, Stray From The Flock risulta, a detta di Tramp, un ritorno alle radici del rock’n’roll, ma diciamo che, molto probabilmente l’atmosfera che si respira è più quella di un album cantautorale, registrato su coordinate semi acustiche e arioso nel quale il vocalist dà sfoggio di tutto il bagaglio musicale che si porta dietro da anni, tra aor, west coast e rock che, come suggerisce l’artwork, disegna paesaggi da frontiera e sconfinate aree incontaminate.
La voce del cantante nordico aiuta ad immergersi in questo sogno ad occhi aperti, con l’aiuto di una raccolta di brani convincenti tra John Mellencamp ed un Tom Petty d’annata, uniti sotto l’egida di un rock melodico che solo raramente lascia le briglie e cavalca selvaggio.
Live It Out riassume le caratteristiche peculiari del nuovo album e, con Dead End Ride e One Last Mission, forma la sacra triade di Stray From The Flock che si avvale di una qualità tale da non scendere da un livello di eccellenza, consegnandoci un Mike Tramp in splendida forma.
Stray From The Flock è dunque un lavoro consigliato non solo ai fans dell’ex White Lion ma anche a chi ha piacere di ascoltare del buon rock melodico di matrice statunitense.

Tracklist
1.No End To War
2.Dead End Ride
3.Homesick
4.You Ain’t Free No More
5.No Closure
6.One Last Mission
7.Live It Out
8.Messiah
9.Best Days Of My Life
10.Die With A Smile On Your Face

Line-up
Mike Tramp – Guitars, Vocals

MIKE TRAMP – Facebook

Dion Bayman – Better Days

Un rock raffinato, a tratti graffiante, pregno di refrain accattivanti ma strutturato su un tappeto di suoni duri e puri, con i piedi saldi negli anni ottanta ma portati in questo nuovo millennio con convinzione, grazie ad arrangiamenti al passo con i tempi.

Ennesimo prodotto di spessore in ambito melodic rock da parte della Art Of Melody Music / Burning Minds, label nostrana facente parte della famiglia Atomic Stuff, da anni impegnata a supportare l’hard rock ed il rock melodico nazionale ed internazionale.

Questa volta si vola in Australia. dove veniamo travolti da una valanga di note radiofoniche di matrice aor e melodic rock con il quarto album di Dion Bayman, polistrumentista e produttore che solo soletto ha dato vita ad uno splendido lavoro intitolato Better Days.
Si tratta di un rock raffinato, a tratti graffiante, pregno di refrain accattivanti ma strutturato su un tappeto di suoni duri e puri, con i piedi saldi negli anni ottanta ma portati in questo nuovo millennio con convinzione, grazie ad arrangiamenti al passo con i tempi.
Una raccolta di canzoni piacevoli, dall’ottimo appeal ma senza che si rinunci alla grinta, un tocco di West Coast in qualche passaggio e poi tanto rock a stelle e strisce, da smanettare fino al massimo del volume per un viaggio con la sesta inserita e l’ugola che brucia per il canto sfrenato, accompagnando i chorus creati dall’artista australiano nell’opener Ready For The Real Thing, la title track, la splendida The Best Times Of My Life, Pieces e la conclusiva If I Could.
Non mancano le ballad come Leap The Faith che mantengono comunque un forte legame elettrico, così da non smorzare l’atmosfera hard rock che aleggia sull’album, tra Bryan Adams e Richard Marx.
Better Days risulta quindi una raccolta di splendidi brani, consigliati senza riserve a chi si nutre di queste sonorità, a conferma del talento compositivo di questo bravissimo artista australiano.

Tracklist
01. Ready For The Real Thing
02. Rise And Fall 03. Better Days
04. The Best Times Of My Life
05. Leap Of Faith 06. Fallin’ For You
07. Pieces
08. Out Of Mind Out Of Sight
09. Cold
10. If I Could

Line-up
Dion Bayman – All Vocals & Instruments

DION BAYMAN – Facebook

Firmo – Rehab

Rehab è un lavoro riuscito, assolutamente da non perdere per i fans del genere che ultimamente hanno potuto trovare nel nostro paese valide alternative ai grandi nomi del passato, consigliato.

Ancora un buon esempio di rock melodico firmato Street Symphonies/Burning Mind Music Group, etichette della grande famiglia Atomic Stuff che licenziano il primo album di Gianluca Firmo, tastierista, cantante e songwriter bresciano, già protagonista del progetto Room Experience.

Rehab è stato registrato negli Atomic Stuff Studio di Isorella, con la supervisione di Oscar Burato e vede il musicista nostrano accompagnato da una band e da una serie di ospiti di livello internazionale, tra cui spiccano il chitarrista Mattia “Noise Tedesco (Vasco Rossi, Gianluca Grignani, Candies For Breakfast), Davide Barbieri (Raintimes, Room Experience, Wheels Of Fire, Charming Grace) che ha aiutato il nostro per quanto concerne la prestazione vocale, Nicola Iazzi (Hardline, Candies For Breakfast) al basso e Daniele Valseriati (Tragodia) alla batteria.
Gli special guest vanno da Paul Laine (The Defiants, Danger Danger), a Mario Percudani (Hungryehart, Hardline), ed altri non meno importanti per un prodotto altamente professionale e dedicato a tutti gli amanti del rock melodico di classe.
Ovvio che in un album come Rehab troverete solo belle canzoni derivanti da un modo di fare musica rock che si perde negli anni ottanta e che continua ad arrivare a noi tramite il lavoro e la passione di label come quella nostrana: quindi lasciatevi catturare dalle melodie AOR di brani come Shadows And Light o Didn’t Wanna Care, o elettrizzare dall’hard rock d’annata dell’opener A Place Of Judgement Day o dalla title track.
I musicisti danno il loro importante contributo, il suono esce cristallino e Rehab risulta un lavoro riuscito, assolutamente da non perdere per i fans del genere che, ultimamente, hanno potuto trovare nel nostro paese valide alternative ai grandi nomi del passato.

Tracklist
01. A Place For Judgement Day
02. Heart Of Stone
03. Shadows And Lights
04. Maybe Forever
05. No Prisoners
06. Didn’t Wanna Care
07. Unbreakable
08. Don’t Dare To Call It Love
09. Cowboys Once, Cowboys Forever
10. Rehab
11. Until Forever Comes
12. Everything

Line-up
Gianluca Firmo: Lead & Backing Vocals, Keyboards
Davide “Dave Rox” Barbieri (Raintimes, Room Experience, Wheels Of Fire, Charming Grace): Backing Vocals
Mattia “Noise Maker” Tedesco (Vasco Rossi, Gianluca Grignani, Candies For Breakfast): Guitars
Nicola Iazzi (Hardline, Candies For Breakfast): Bass
Daniele Valseriati (Tragodia): Drums & Percussion

SPECIAL GUESTS:
Paul Laine (The Defiants, Danger Danger): Backing Vocals
Mario Percudani (Hungryehart, Hardline): Guitars
Stefano Zeni (Wheels Of Fire, Room Experience): Guitars
Carlo Poddighe: Guitars Pier Mazzini (Danger Zone): Keyboards
Andrea Cinelli: Piano
Alessandro Moro: Sax

FIRMO – Facebook

Mindfeels – XXenty

XXenty continua la missione intrapresa dai Mindfeels e ci regala quasi un’ora di musica delicatamente rock, raffinata ed elegante, mai sopra le righe sotto l’aspetto della grinta e tenuta a freno da una melodia che rifugge la banalità, perfettamente incanalata in un genere che dona emozioni ad ogni passaggio.

I Mindfeels sono un’altra notevole realtà nostrana che si affaccia sulla scena melodica grazie alla Art Of Melody/Burning Minds ed XXenty è il loro secondo lavoro, successore del debutto autoprodotto licenziato sotto il monicker Dejanira e che vedeva al microfono la cantante Raffaella Miani.

Dopo alcuni anni ed alcune importanti novità come un contratto discografico, un nuovo protagonista dietro al microfono, con Davide Gilardino a prendere il posto della Miani, e il cambio di monicker in Mindfeels, la band biellese taglia il traguardo del secondo album, sempre all’insegna di un rock melodico dal sound debitore degli storici Toto e pregno di sfumature West Coast, la principale fonte d’ispirazione.
XXenty continua la missione intrapresa dal gruppo e ci regala quasi un’ora di musica delicatamente rock, raffinata ed elegante, mai sopra le righe sotto l’aspetto della grinta e tenuta a freno da una melodia che rifugge la banalità, perfettamente incanalata in un genere che dona emozioni ad ogni passaggio.
Quando il genere si fa adulto riesce a far sognare e l’ascoltatore si ritrova a viaggiare sullo spartito di brani dall’appeal straordinario come l’opener Don’t Leave Behind, il primo singolo e video Soul Has Gone Away, la superba ed ipnotica Speed, la delicata These Words e Fear, brano da arena rock sorretto da chitarre più arrembanti e un andamento leggermente più ombroso.
La prova dei musicisti è del giusto livello per rendere l’album un’opera imperdibile per gli amanti del rock melodico influenzato dalla scena West Coast e, a conferma di ciò, nella versione in cd compare una nota introduttiva di Kenneth Bremer, caporedattore del noto portale internazionale Blue Desert.

Tracklist
01. Don’t Leave Me Behind
02. Soul Has Gone Away
03. Hidden Treasures
04. The Joker
05. Skyline
06. Speed
07. These Words
08. Fear
09. It’s Not Like Dying
10. Touch The Stone
11. The Number One

Line-up
Davide Gilardino – Lead & Backing Vocals
Luca Carlomagno – Guitars, Keyboards & Violin
Roberto Barazzotto – Bass
Italo Graziana – Drums
Special Guest :
Christian Rossetti – Keyboards

MINDFEELS – Facebook