Incursed – Amalur

Il racconto epico degli Incursed è qualcosa che rimane nelle orecchie e nei cuori, figlio di un tempo passato che può tornare solo grazie a queste narrazioni.

I baschi Incursed sono fautori di un folk metal non convenzionale, molto veloce e potente dai forti accenti epici.

Attivi dal 2007, questi ragazzi suonano un folk metal con una base pagan, costruendo canzoni molto ben strutturate e frutto di una visione potente. Questo disco è la loro quarta uscita, il loro suono è in costante miglioramento e Amalur è un lavoro con molte sfumature, eppure organico nel suo essere una narrazione epica e mitica, incentrata sulle nostre antiche tradizioni andate perse a causa dall’allontanamento dal nostro baricentro naturale. Gli Incursed usano diversi registri musicali per rendere tutto ciò, avendo molte possibili soluzioni anche grazie al loro talento e alla loro capacità creatival. L’incedere è molto epico, le canzoni sono piccole sinfonie con base metallica, ma con escursioni in altri territori, come gli intarsi con strumenti antichi. Sono notevoli anche i pezzi meno veloci, carichi di una forza notevole data dal loro pathos. Il racconto degli Incursed è qualcosa che rimane nelle orecchie e nei cuori, figlio di un tempo passato che può tornare solo grazie a queste narrazioni. Il gruppo è capace di dosare sempre l’emozione, rendendosi comprensibile in tutti i suoi passaggi, riuscendo a non essere mai noioso. Molto di tutto ciò è dovuto sicuramente alle ottime frequentazioni che la band ha avuto sui palchi, con gruppi come Eluveitie ed Ensiferum, tra gli altri. Rispetto a questi due gruppi gli Incursed hanno una personalità molto spiccata ed una maniera di interpretare li folk metal che è radicato nella penisola iberica, con grande epicità e con una maniera di comporre molto diversa per esempio dai loro colleghi scandinavi. Un buon disco che porta il gruppo ad essere fra i migliori del genere.

Tracklist
1.Lurramets [intro]
2.Cryhavoc!
3.Psalm of the Accursed
4.Akelarre
5.The Awakening
6.Amalur
7.The Slavic Covenant
8.A Crownless King
9.The Hardest of Harvests
10.Zombeer Alcoholocaust
11.Brothers in Arms
12.Fear a’ Bhàta [bonus]

Line-up
Asier Amo – drums
Asier Fernandez – guitars
Jon Koldo Tera – harsh and clean vocals, keyboards
Lander Lourido – clean vocals, guitars
Mikel Llona – bass

INCURSED – Facebook

Descrizione Breve

Autore
Massimo Argo

Voto
7

Genere – Sottogeneri – Anno – Label
Folk Metal

Pagan Metal

Viking Metal

2017

Anamnesi – La Proiezione Del Fuoco

Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima.

Certe opere vanno ben oltre la musica, poiché sono dei paradigmi, dei momenti di vera comprensione di quello che siamo, o di ciò che siamo stati.

La Proiezione Del Fuoco è uno di questi momenti, un ricordarci ciò che siamo stati e ciò che siamo veramente, nonostante duemila e più anni di menzogne. Anamnesi è la creazione di Emanuele Prandoni, un nome che possiamo trovare dietro a grandi nomi dell’underground metal italiano, tanto per citarne alcuni Simulacro, Absentia Lunae e Progenie Terrestre Pura. Questo suo progetto è ora giunto al terzo disco edito da Dusktone, mentre i precedenti sono stati pubblicati da Naturmacht Productions. La Proiezione Del Fuoco è un disco incentrato sul culto mitraico, un’antica religione che era in voga nell’antica Roma, e che viene quindi da molto lontano. Purtroppo, a causa della scarsità di fonti non si sa molto su questa religione salvifica e piena di misteri, a cui si veniva iniziati attraverso sette gradi. Molto devoti a Mitra erano i legionari romani, ma Mitra viene dall’India e forse ancora da più lontano, ed era un culto legato al Sole, vero e forse unico dio di noi umani. In questo disco risuona fortissimo questo spirito antico, legato ad un percorso iniziatico molto difficile e preciso, per scoprire sé stessi e la verità su ciò che ci circonda. Anamnesi ci accompagna nel sotterraneo del nostro inconscio con un black death di ottima fattura, debitore alla scena svedese ma molto originale anche grazie al cantato in italiano, che si comprende bene e che è davvero una lezione di storia all’ennesima potenza. Vi sono momenti del disco nei quali si percepisce la forza e la profondità di questo culto che portiamo dentro, grazie all’immenso lavoro di ricerca di Emanuele, e soprattutto grazie alla sua altrettanto grande capacità di rendere musica le sue sensazioni. Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima. La sesta traccia Apathanatismos è la resa musicale dell’unico culto mitraico a noi pervenutoci in una redazione successiva del quarto secolo; ascoltare queste parole suscita sensazioni davvero forti e dimenticate, ma non siamo quello che vogliono farci credere, siamo molto di più, fuoco e sole.
Un’opera immensa, testimonianza di ciò che può essere il metal, un veicolo per farci tornare a casa.

TRACKLIST
1.Origine Prima
2.Fautor Imperii
3.La Proiezione Del Fuoco
4.La Precessione Degli Equinozi
5.Lo Ierofante Dei Misteri
6.Apathanatismos
7.I Sette Raggi Del Myste

ANAMNESI – Facebook

Nordland – European Paganism

Una bella prova, intensa, competente e genuina nelle sue risultanze.

Nordland è il progetto solista di Vohr, musicista inglese dedito ad un black metal dai tratti epici ed atmosferici.

European Paganism è il quarto full length in un quinquennio di attività e giunge a riaffermare le posizioni critiche dell’autore rispetto all’egemonia del cristianesimo e delle religioni monoteiste in genere, quali cause dell’azzeramento pressoché totale del paganesimo visto quale tratto distintivo e peculiare dell’identità di ciascun popolo europeo.
Niente di nuovo, forse, dal punto di vista concettuale (per quanto interessante e tutt’altro che banale nella maniera in cui l’argomento viene trattato), e neppure da quello musicale, dato che il black di Nordland accoglie e rielabora tutte le fonti di ispirazioni conosciute, però la differenza viene fatta dalla profondità con la quale la materia viene affrontata sotto entrambi gli aspetti.
Per descrivere l’operazione di azzeramento delle tradizioni e dei costumi che hanno mantenuto coese nel passato diverse comunità, Vohr utilizza con sapienza quanto gli ultimi vent’anni di musica estrema gli hanno messo a disposizione, prendendone le parti più pregiate dando così vita ad un prodotto di assoluto livello.
Lo stesso azzardo di partire con una traccia di oltre ventisette minuti di durata, appare emblematico di quanto abbia da dire il musicista britannico, il quale preferisce non indugiare più di tanto sugli stilemi del genere inserendo passaggi ora acustici, ora epici e folkeggianti, ora progressivi grazie anche ad un utilizzo molto personale della chitarra solista: The Mountain tiene costantemente desta l’attenzione dell’ascoltatore in virtù di una varietà che non sconfina mai nel farraginoso ma che, piuttosto, rende meno monolitico e più avvincente lo scorrere dell’album.
Inutile rimarcare come il fulcro di European Paganism sia proprio la lunghissima The Mountain, perfetto manifesto del sentire musicale di Vohr, ma anche le altre due tracce non sfigurano, benché appaiano in qualche modo più canoniche nel loro incedere, in particolare la conclusiva Rites At Dawn, decisamente radicata nel black tradizionale.
Una bella prova, intensa, competente e genuina nelle sue risultanze.

Tracklist:
01. The Mountain
02. A Burning Of Idols
03. Rites At Dawn
Line-up:
Vohr

NORDLAND – Facebook

Havukruunu – Kelle Surut Soi

Leggermente più estremo del passato full length, Kelle Surut Soi, lascia indietro i passaggi folk per un approccio più estremo e black, mentre cori declamatori invitano ad alzare i boccali e brindare ad un giorno in più concesso alla vita.

La tradizione scandinava per il pagan black metal epico è consolidata per merito di una manciata di gruppi diventati famosi seguendo la lezione dei maestri Bathory, ma tra i boschi delle fredde lande del nord si aggirano magnifiche creature che mantengono ben salde le fondamenta del genere.

Come in un castello sperduto tra le nevi dove si forgiano menestrelli guerrieri, la penisola scandinava (terra di leggende pagane) non tradisce elargendo musica epica dai tratti black di altissima qualità.
Gli Havukruunu provengono dalla Finlandia, e ci avevano regalato un album magnifico nel 2015 (Havulinnaan) ed un ep (Rautaa ja tulta), ora seguiti dopo due anni da Kelle surut soi, nuovo bellissimo lavoro che conferma il talento di Stefan (chitarra, batteria) questa volta accompagnato da Noitavalo alle pelli, entrato in formazione un anno fa.
Lasciate ancora una volta le vostre ormai inseparabili diavolerie tecnologiche, copritevi di pelli, armatevi con spadone ed arco, ed immergetevi nelle foreste della terra dei mille laghi alla ricerca di questo duo, maestro nel saper trasmettere in musica l’atmosfera fredda, epica, a tratti desolante, ma fiera e scaldata dal sangue di nemici o prede di quelle terre lontane.
Il metal epico ed estremo degli Havukruunu è pura magia, con una serie di cavalcate metalliche che raccontano di oscurità, lunghi inverni, misteri e micidiali pericoli in lingua madre.
Leggermente più estremo del passato full length, Kelle Surut Soi, lascia indietro i passaggi folk per un approccio più estremo e black, mentre cori declamatori invitano ad alzare i boccali e brindare ad un giorno in più concesso alla vita.
Per i fans dei Bathory un lavoro irrinunciabile, prodotto da uno dei migliori gruppi in circolazione nel genere.

TRACKLIST
1.Jo näkyvi pohjan portit
2.Vainovalkeat
3.Noidanhauta
4.Vainajain valot
5.Vaeltaja
6.Myrskynkutsuja
7.Verikuu
8.Kelle surut soi

LINE-UP
Stefan – Acoustic & Electric Guitars, Bass Guitar, Voice
Noitavalo – Drums & Percussion

HAVUKRUUNU – Facebook

Hesperia – Caesar. Roma Vol. I

Mai ovvio e sempre interessante, Caesar, primo disco di una serie dedicata a Roma, rappresenta una delle punte più alte del metallo italiano, che definire tale è molto riduttivo.

Sesto disco per questo progetto solista attivo da molti anni. Lo scopo di Hesperia è di fare metallvum italicvm come afferma lui stesso, cercando di concepire una via italica al pagan metal vicino al black.

Il suono di questo concept album sulla vita di Giulio Cesare è molto più sfaccettato, e partendo dal pagan si avvicina molto al metal nella sua accezione più folk, perché qui oltre alla musica c’è molto da dire e scoprire. Hesperia parte da lontano, a cominciare dal nome che è quello antico della nostra penisola, in un fulgido passato pagano che abbiamo dimenticato in fretta abbagliati dalle falsità cristiane. Il disco, dal punto si vista musicale, è una minuziosa ricerca di un suono che sia solennemente adatto a far risuonare questa storia, che è speciale e non può essere raccontata senza l’ausilio di un metal speciale. Hesperus è un musicista di talento e trova sempre un’adeguata impalcatura sonora a testi molto belli che mostrano la storia sotto il punto di vista dei protagonisti, facendo rivivere e sanguinare la storia di Giulio Cesare. Il disco potrebbe essere anche rappresentato sulle assi di un teatro, tanto è ricca la drammatizzazione; una continua meraviglia sonora, passando dal folk al metal, dal quasi black a rock progressivo o anni novanta, il tutto al servizio della storia narrata. Mai ovvio e sempre interessante, Caesar, primo disco di una serie dedicata a Roma, rappresenta una delle punte più alte del metallo italiano, che definire tale è molto riduttivo. La musica è ottima e le storie sono un nostro passato che è stato sepolto troppo presto, ma che rimane un paradigma.

TRACKLIST
1. Ivlia Gens (Incipit) / Svpremvs Dvx
2. Trivmviratvm
3. De Bello Gallico
4. Britannia Capta Erit / Alea Iacta Est
5. Roma
6. Aegyptvs (Tema di Cleopatra)
7. Caesar (Tema di Cesare)
8. Romana Conspiratio (Tema di Bruto)
9. Divini Praesagii (Romanorvm Deorvm)
10. Le idi di marzo (The Ides of March)
11. Ivlivs Caesar (Divvs et Mythvs)

LINE-UP
Hesperus: Everything

HESPERIA – Facebook

Timor et Tremor – For Cold Shades

Un epico ed oscuro viaggio tra le foreste germaniche

Questo bellissimo album licenziato dalla Trollzorn è il terzo lavoro della melodic black metal band tedesca Timor Et Tremor, quintetto di Kassel attivo dal 2005, ed arriva a rimpolpare una discografia che, oltre a My Oaken Chest del 2009 ed il precedente Upon Bleak Grey Fields del 2012, si completa con il primo demo e l’ep Towards the Shores of Light, uscito tra i primi due album.

La struttura del sound di cui il gruppo è portavoce, è un black metal dalle reminiscenze scandinave, epico e melodico, colmo di cavalcate e solos, su cui la band immette svariate scelte atmosferiche di natura dark.
Ne esce un bell’affresco estremo molto emozionale ed affascinante, curato nei minimi particolari in fase di produzione e ben calibrato tra le tempeste elettriche del black e le atmosfere oscure del dark, a rendere ancora più evil la suggestiva vena epica dei brani.
Un uso ben congegnato dello scream e delle clean dal taglio evocativo fa il resto, l’incontro del gruppo con Markus Stock, produttore di The Vision Bleak, Secrets Of The Moon, Ahab, ha giovato non poco al sound del quartetto e For Cold Shades dimostra l’alta qualità raggiunta dai Trimor Et Tremor.
Un epico ed oscuro viaggio tra le foreste germaniche, un’aura pagana che aleggia tra i solchi di brani splendidamente epici, con picchi di oscura cattiveria ma sempre estremamente melodica, così da mantenere un appeal enorme specialmente dove la componente malinconica prende il sopravvento ed il gruppo regala emozioni forti.
Fen Fire, stupenda epic/dark/black song, Alpha And Omega dal riff epicissimo, riecheggia nelle valli della foresta nera, così come The Ghost In All That Dies richiama tutte le tribù per l’ultimo scontro contro le truppe degli orchi, Ethereal Dome vive di melodie estreme, tra rallentamenti suggestivi e ripartenze, mentre Pale Faces risulta la perfetta conclusione, toccando tutte le varie sfumature incluse nell’album e regalando solos e riff dall’alto tasso melodico.
Come detto For Cold Shades viaggia su coordinate estreme scandinave, Dissection e i Naglfar del capolavoro Vittra sono i gruppi più vicini al modus operandi del gruppo, anche se a mio parere in molti dei solos compare il fantasma dei Dark Tranquillity a riempire di suggestive note dark melanconiche il sound dei Timor Et Tremor, rendendo il tutto molto affascinante.

TRACKLIST
1. Yearning
2. Fen Fire
3. Alpha And Omega
4. Oath Of Life
5. The Ghost In All That Dies
6. The Soaring Grudge
7. Ethereal Dome
8. Pale Faces

LINE-UP
Hendrik Müller – Vocals
Marco Prüssing – Guitars/Bass
Martin Stosic – Guitars
Jan Prüssing – Drums

TIMOR ET TREMOR – Facebook

Fortíð – The Demo Sessions

Una buona occasione per fare la conoscenza dei Fortíð con questa compilation intitolata semplicemente The Demo Sessions.

Una buona occasione per fare la conoscenza dei Fortíð con questa compilation intitolata semplicemente The Demo Sessions.

Il gruppo nasce come one man band nel 2002, ad opera di Einar Thorberg, poi trasferitosi dal suo paese natale (l’Islanda) in Norvegia e completando la line up per arrivare a formare un quartetto composto da Rikard Jonsson al basso, Daniel Theobald alle pelli e Øystein Hansen alla sei corde.
Il gruppo del chitarrista e cantante islandese può contare una già ottima discografia, composta dalle tre parti di Völuspá, una trilogia che ha il suo inizio nel 2003 (Thor’s Anger) e continua con Völuspá Part II: The Arrival of Fenris del 2007 e Völuspá Part III: Fall of the Ages licenziato nel 2010.
Altri due full length hanno caratterizzato questi ultimi quattro anni, Pagan Prophecies uscito nel 2012 e l’ultimo 9 dello scorso anno.
The Demo Sessions contiene delle registrazioni grezze di brani già editi, una cover degli Enslaved (Lifandi lífi undir hamri) ed una traccia inedita, per quasi settanta minuti di pagan black metal dalle atmosfere epiche e folk, tutto sommato ben articolato e potente il giusto per accontentare l’appassionato dai gusti estremi ma consolidati nelle tradizioni dei paesi immersi nel freddo nord europeo.
Molti brani, essendo tracce demo, lasciano a desiderare in quanto a produzione, ma non manca certo al gruppo un’attitudine pagana e buone trame guerresche ed epiche.
Le atmosfere più pacate si indirizzano verso sfumature glaciali, un folk metal maligno supportato dalla parte metallica che gronda cattiveria, mentre è davvero interessante quella parte di sound dove le clean vocals valorizzano l’elemento folk/epico tra Bathory ed Enslaved.
Per chi conosce la discografia del gruppo, questa compilation serve solo da completamento della discografia, mentre agli altri un consiglio ad inoltrarsi nelle foreste nordiche in compagnia dei Fortíð è d’obbligo.

TRACKLIST
Einar “Eldur” Thorberg – Guitars, Vocals
Rikard Jonsson – Bass
Daniel Theobald – Drums
Øystein Hansen – Guitars

LINE-UP
1. Illt skal með illu gjalda
2. Lifandi lífi undir hamri (Enslaved cover)
3. Nornir
4. Galdur
5. Hof
6. Pagan Prophecies
7. Electric Horizon
8. Sun Turns Black
9. Ad Handan
10. Heltekinn
11. Framtíð

FORTID – Facebook

Heimdalls Wacht – Geisterseher

Pagan black metal dalla Germania: ruggente, frizzante e devoto a temi anti cristiani.

Pagan black metal dalla Germania: ruggente, frizzante e devoto a temi anti cristiani.

Geisterseher segna 10 anni di attività nei quali Saruman (chitarra) e Herjann (basso) hanno avuto da lavorare per riuscire a comporre l’attuale line-up vincente, testata l’anno scorso con lo split con Trollzorn. Skjeld dona voce, vernice e grinta ad un disco che apre una nuova era, come nel sito web viene dichiarato: l’uscita di Narhemoth, per quanto sia presente nello spirito della ideologia della band. Ben mixato, buona tecnica negli arrangiamenti e adatto per affezionati al genere, ma piacevole e di semplice ascolto per chi non ha criteri di paragone (come me ad esempio, e questo non significa affatto che sia un prodotto anonimo e leggero).
Attitudine schiva ma aperta allo stesso tempo, lampi di grim e saette vocali che compensano le fughe vocali , come ad esempio in Scyomantia, adattabile a singolo. Taedium Vitae riporta riccioli di malinconia ai primi Pyogenesis, magari tra Ignis Creatio e Twinaleblood, ma appena un accenno. Un tocco di cascadian non fa che alleggerire un disco che se avesseavuto schemi “quadrati” sarebbe stato scaraventato da subito nell’anonimato.

TRACKLIST
1. Spoekenkieker
2. Wir sind die Waechter
3. Der kommende Gott Treffen mit Sabazios
4. Scyomantia-Der Thron im Schatten
5. Tairach
6. Taedium_Vitae
7. Anderswelt

LINE-UP
Narhemoth – Voce
Saruman – Voce, Chitarra
Herjann – Basso, Voce
Teja – Chitarra
Feuerriese – Batteria

HEIMDALLS WACHT – Facebook

Nifrost – Motvind

Motvind sarà una gradita sorpresa per gli amanti del genere, perciò su le spade e via di corsa tra la bruma innevata, la gloria vi attende.

Uscito cinque anni fa in versione demo e ristampato dalla Naturmacht Productions, Motvind è il primo full length dei Nifrost, gruppo norvegese che risulta fondato da più di dieci anni ma con all’attivo solo un demo uscito nel 2010.

Il quartetto scandinavo con questo lavoro non manca però di sorprendere in positivo e Motvind risulta un buon lavoro di black metal pagano in cui è forte l’ispirazione mitologica.
Di buon spessore compositivo, l’album richiama a più riprese le gesta epiche dei Bathory, la parte metallica del sound è pregna di ottime soluzioni melodiche, cavalcate estreme tra mid tempo ed accelerazioni di stampo black, mentre l’elemento folk del sound rimane in parte nascosto dal clima battagliero che anima le tracce.
Prodotto molto bene (virtù non così scontata nel genere), il sound viene valorizzato da un’ottima prestazione delle due asce, in perfetta sintonia tra ritmiche furenti e solos colmi di melodie epiche e per quasi un’ora veniamo catapultati in un’era di eroi e battaglie, scontri tra le foreste coperti dal manto bianco di neve che si sporca del sangue di guerrieri indomiti.
Un album che meritava senz’altro di essere rivalutato ed ascolto obbligato per i fans del genere, che sicuramente verranno soddisfatti dall’aura viking che brani come l’opener Byrdesong, il crescendo di tensione che anima Dei ville med vald e l’epica ed evocativa Marebakkjen.
Il metal classico fa capolino nell’ottima Under seks lange e l’album arriva a più di metà della sua durata senza riscontrare nessun colpo a vuoto.
La seconda parte continua la sua cavalcata verso il Valhalla, concludendosi con la title track , aperta da giri acustici di ispirazione folk ed un crescendo entusiasmante che porta all’epico finale, splendidamente supportato da cori che grondano epicità e orgoglio vichingo.
In conclusione, Motvind sarà una gradita sorpresa per gli amanti del genere, perciò su le spade e via di corsa tra la bruma innevata, la gloria vi attende.

TRACKLIST
1. Byrdesong
2. Ufred
3. Sitring
4. Dei ville med vald
5. Marebakkjen
6. Under seks lange
7. Ve
8. Vaart land
9. Ferdamann
10. Motvind

LINE-UP
Kjetil Andreas Nydal – Bass, Vocals
Jørn Ståle Norheim – Guitars
Eyvind Aardal – Vocals, Guitars
Henrik Nesse – Drums

NIFROST – Facebook

Old Pagan – Ogdrun Jarhar

Un disco di black metal come si deve, forse un po’ ripetitivo in certe soluzioni, ma comunque al di sopra della media.

Old Pagan è una one man band di black metal formata da Machosis, ex mebro degli ora defunti Pagan Winter, e proviene dalla zona di Saarbrucken in Germania.
Il progetto nasce nel 1996, e ha pubblicato in questi venti anni molti dischi. Il suo black metal è debitore della prima ondata di questo genere, è duro ossessivo e misantropo, senza però disdegnare qualche buon intarsio melodico.
Questo nuovo disco è una discesa agli inferi, una veloce ripassata di tutto ciò che può farci paura e violenza senza i vincoli giuridici del vivere in società. Machosias, oltre ad essere un ottimo batterista e musicista, è una persona che conosce la vera essenza del genere e lo trasmette ai posteri. Un disco di black metal come si deve, forse un po’ ripetitivo in certe soluzioni, ma comunque al di sopra della media.

TRACKLIST
1.Ogdrun Jarhar
2.Amon Ramah
3.Dark Chaos
4.Malditz
5. Christ Termination
6.Endless Agony
7. Seven Gods Of Chaos
8.Leichengott (Secrets Of The Moon cover)

OLD PAGAN – Facebook

Humanitas Error Est – Human Pathomorphism

La loro potenza è notevole, ed in alcuni passaggi si scorgono con piacere i migliori Satyricon.

Progetto nato nel 2013 in Germania, con membri di gruppi come Lebenssucht e Goatfuck e Valgaldrar.

La missione è fare un black pagan metal il più possibile spinto verso la misantropia e le peggiori pulsioni anti religiose e direi che ci riescono molto bene. Il suono è molto aggressivo, con forti legami con la seconda ondata del black metal. La loro potenza è notevole, ed in alcuni passaggi si scorgono con piacere i migliori Satyricon. Ogni musicista qui è coinvolto per fare male, per essere lupi fra le pecore, per tradurre in musica l’odio che muove i passi di certi persone. Gli Humanitas Error Est però non sono solo questo ma molto altro, perché hanno un’ottima capacità di composizione che permette loro di tenere molto alta la tensione per tutto il disco.
Un ottimo disco di nera misantropia.

TRACKLIST
1.Destroyer Of Worlds
2.Quod Homo Appellatur Morbus Est
3.Pain Feeder
4.Jagdzeit
5.My Sexual Benediction
6.Raping Religions
7.One Piece Human
8.Die Macht Deines Glaubens
9.Skinning Alive
10.Bestial Penetration
11.Human Pathomorphism

LINE-UP
S CAEDES – vocals
GHOUL – vocals
TSAR – guitar
VOID114 – guitar
ROGAN – bass
AHEPHAÏM – drums

HUMANITAS ERROR EST – Facebook

Havukruunu – Rautaa Ta Julta

Rutaa Ta Julta è un disco magnifico e magnificente, e i boschi finlandesi sanguinano ancora.

Quando arriva del metal dalla Finlandia difficilmente non è buono, e questo disco ne è la conferma.

Acciaio e fuoco, questa è la traduzione italiana del titolo, che rappresenta alla perfezione ciò che vuole dire il disco. Questo duo inanella un canzone clamorosa dietro l’altra parte, usando vari stili soprattutto il black metal, ma riuscendo a trasmettere veramente lo spirito del nero metallo. Ogni traccia è notevole, ogni giro di chitarra è buttato in faccia a chi ascolta, la batteria miete vittime, ma poi come estranei nelle radure ecco un lento giro di morte che si avvicina, per poi riprendere velocità.
Questo disco è il luna park per gli amanti del black, almeno per quelli con una mentalità vogliosa di assorbire vibrazioni leggermente differenti dalle solite. Rautaa Ta Julta è un disco magnifico e magnificente, e i boschi finlandesi sanguinano ancora.

TRACKLIST
1.Pakkanen
2.Rautaa ja Tulta
3.Musta Yö
4.Ne Salaperäiset
5.Valhallan Portit
6.Verta ja Tuhkaa
7.Maat Mennyttä Soi
8.Surmatuli
9.Joka Puun Takaa
10.Maan Alainen

LINE-UP
Humö – Voice, Bass Guitar.
Stefan – Voice, Guitars & Percussion

HAVUKRUUNU – Facebook

Briargh – Eboros

Il progetto Briargh è una limpida fonte di black metal e pagan, suonato con stile old school, forte e deciso che regala forti emozioni ad ascoltatori che cercano un certo tipo di emozioni.

Progetto personale di Erun, ex dei Crystal Moors, che con questo disco arriva alla tetrza uscita, proseguendo un discorso di recupero attraverso il black, il pagan ed il folk, delle radici celtiche della Cantabria, gran bella terra della penisola iberica.

Il progetto Briargh è una limpida fonte di black metal e pagan, suonato con stile old school, forte e deciso che regala forti emozioni ad ascoltatori che cercano un certo tipo di emozioni. Il disco non vive mai momenti di calma, o peggio, di noia. Moltissimi sono i riferimenti a gruppi o solisti del passato metal, poiché Erun aka Briargh ha solide fondamenta nella nera arte del metal. Dentro Eboros vi sono amore per la propria terra, ricerca di un essere diverso dalla attuale omologazione e soprattutto ottima musica. Vi è sempre una certa tensione, un continuo volo d’aquila su terre ancora invitte, in un tempo ed in una dimensione che non sono la nostra. Notevolissimo.

TRACKLIST
1.El Llanto del Bosque
2.Silom Sego
3.Sword of Woe
4.Dubos Etenos
5.Sun of the Dead
6.El Canto de las Anjanas (Pt II)
7.El Nubero de Samhain
8.Eboros – Epitome of Death

LINE-UP
Erun

MORBID SHRINE – Facebook

Hordak – Padre

Gli Hordak non fanno un pagan metal canonico ma lo arricchiscono di sfumature che solo i grandi gruppi sanno e possono dare.

Gli Hordak, spagnoli, fanno un pagan metal fuori dagli schemi, potente e davvero penetrante; attivi dal 2005, arrivano al loro migliore album, questo Padre che chiude il cerchio e dovrebbe dar loro buona visibilità nella scena.

Il loro è un suono dal grande passo epico, tra pagan e folk, narrando storie e vita del popolo Celtiberico, ancora misconosciuto ai più. Come si diceva sopra, gli Hordak non fanno un pagan metal canonico ma lo arricchiscono di sfumature che solo i grandi gruppi sanno e possono dare. L’impatto sonoro è notevole, quanto l’impalcatura delle canzoni e la loro notevole carica e forza. L’accurata ricerca sul mondo pagano va di pari passo con una costruzione musicale affatto scontata ed un’ottima produzione che rende al meglio i suoni. Vi sono anche ottime collaborazioni nel disco, come Forefather, Folkearth e Crystal Moors. Il risultato è notevole, forte e duraturo.

TRACKLIST
1.Ekleipsis – Devourer of gods
2.Bloodline of the wolves
3.Soaring
4.Sol sistere
5.Thrive
6.Sol
7.A leader in times of war
8.Father sun – Father dragon
9.Aequus nox
10.Padre

LINE-UP
Autumn War – Vocals, Guitars
J. Sierra – Drums
Winter War – Guitars – studio –
A. Mansilla – Guitars
L. Mansilla – Bass

HORDAK – Facebook

Xibalba (Xibalaba Itzaes) – Ah Tza ! 7″ Ep

Il loro black metal è immanente e cattivo, malvagità maya che non conosce pietà ne fa prigionieri.

Tornano i black metallers messicani Xibalba, con la loro notevole mistura di dei maya e black metal.

Gli Xibalba o meglio Xibalba Itzaes, non hanno avuto una carriera lineare, dato che pubblicano poche cose, ad esempio Demo 2010 vede la luce o meglio le tenebre quattrodici anni dopo i loro demo del 1992 e del 1994, seguiti dal debut album Ah Dazam Poop Ek del 1994. Il loro black metal è immanente e cattivo, malvagità maya che non conosce pietà ne fa prigionieri. Loro sono stati fondamentali nella nascita e nello sviluppo del black metal messicano, che ora rappresenta uno dei migliori movimenti dell’America di lingua latina. Gli Xibalba Itzaes sono stati il primo gruppo messicano a riportare la cultura maya al centro del discorso, facendo riguadagnare l’interesse dei giovani per il proprio patrimonio culturale, in chiave pagana ed anticristiana. In questi nove minuti di diluvio black metal su vinile i messicani toccano vette davvero alte di intensità, rifuggendo giustamente da una miope ottica lo fi, rendendo con una decente produzione un buon suono. Il loro black metal si discosta dalla media sia per l’esecuzione che la composizione, ma soprattutto per essere originale perché potente ma non cieco.
Furia pagana e classe balck metal per un ritorno molto gradito, che fa rimpiangere la loro scarsa prolificità.

TRACKLIST
01. Ah Tza !
02. Katun 1
03. Dawn of Endless Horrors.

LINE-UP
Marco Ek-Balam – Guitar & Vocals.
Vic EkXibChac – Bass Guitar.
Jorge Ah-Ektenel – Drums.

XIBALBA – Facebook

Fimbulvinter – Начертаны резы древних заклятий

La fredda steppa Russa non è poi così lontana (climaticamente parlando) dalle lande scandinave.

Così devono aver pensato i Fimbulvinter, band nata nel 2009 a San Pietroburgo, al debutto sul finire dello scorso anno con questo bel dischetto di black metal epico, dalle chiare influenze che riconducono alle terre scandinave.
Dopo una storia travagliata, con molti cambi di line up e che vede stampata finalmente la loro musica dopo sette anni di attività, i Fimbulvinter raccolgono tutti i brani scritti in questi anni e li racchiudono in questo buon lavoro, dal titolo in lingua madre, così come i testi, mentre il sound risulta un’interpretazione di quello suonato in particolare nella terra svedese.
Ritmiche molte volte su velocità dal cadenzato mood epico, gran lavoro chitarristico che non disdegna riff e solos melodici ed imponenti, un ottimo uso delle voci, growl e scream, fanno dell’album un vigoroso tributo al black metal epico pagano.
Si respira aria di scontri tra le nevi e le boscaglie dei paesi nordici, il sangue macchia di rosso il bianco candore della neve, le spade si scontrano in uno stridore di lame, mentre le punte acuminate scagliate dagli arcieri, lasciano al suolo i corpi di giovani guerrieri, immolati alla gloria del regnante di turno e le cui anime, ora, cavalcano nel Valhalla.
Più di mezzora all’attacco con le melodie che la fanno da padrone, su un tappeto di glorioso ed epico metallo estremo, fanno dell’album un prodotto consigliato non solo ai blacksters, ma un po’ a tutti gli amanti del metal guerresco e dalle connotazioni epiche.

TRACKLIST
1. Сияние Севера
2. Разбиты, разорваны…
3. Воронов cтаи
4. Забыты дни, забыто прошлое…
5. Холод. Ненависть. Гибель
6. Зима тысячелетий
7. Битва настанет
8. Северу Отцу
9. Миру наступит конец

LINE-UP
Patrik – Guitars
Bjorn Raudrskeggi – Vocals
Shoma – Guitars
Tar – Drums
Alex – Tombstone Bass

FIMBULVINTER – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO
Un buon lavoro, più di mezzora all’attacco, con le melodie che la fanno da padrone, su di un tappeto di glorioso ed epico metallo estremo, fanno dell’album un prodotto consigliato non solo ai blacksters, ma un po a tutti gli amanti del metal guerresco e dalle connotazioni epiche.

Brünndl – Brünndl

L’album nel suo complesso non è affatto male e i Brünndl interpretano la loro parte con convinzione e buoni spunti, specie quando sono proprio gli elementi folk ed epici a prendere il sopravvento

I Brünndl si fanno portavoce, musicalmente parlando, della minoranza linguistica cimbra, la cui presenza sul territorio nazionale è costituita da alcuni nuclei disseminati in diverse vallate del Veneto: l’idioma parlato è di ceppo germanico e la band lo utilizza in più passaggi del suo primo full length.

Al di là di queste curiosità storico-geografiche, il terzetto propone a tratti un black dai forti influssi pagan-folk, esibiti in particolare nella traccia d’apertura La Via della Valsugana, mentre in altri momenti prevale l’impronta più canonica del genere, con un occhio rivolto alla feconda scena teutonica.
L’album nel suo complesso non è affatto male e i Brünndl (ovvero il fiume Brenta in tedesco antico) interpretano la loro parte con convinzione e buoni spunti, specie quando sono proprio gli elementi folk ed epici a prendere il sopravvento, vanificati però parzialmente da una voce pulita che viene utilizzata in alternativa allo screaming in maniera un po’ approssimativa, mentre le cose funzionano decisamente meglio allorché l’approccio si fa più corale.
Come detto, Brünndl è un disco che si fa apprezzare ma, forse, per far quadrare definitivamente  il cerchio, ai Brünndl manca ancora qualcosa per riuscire ad omogeneizzare al meglio le diverse componenti del loro sound: un obiettivo che, con il contributo di alcune limature a livello di scelte vocali e di produzione, appare ampiamente alla portata dell’interessante band bassanese.

Tracklist
1- La via della Valsugana
2- Marckwisenkhalt
3- Freyjoch
4- Magaan
5- Sonno e Verena
6- Il portale del Tramonto

Line-up:
Stephan – Bass
Myrk – Drums
Markus – Guitars, Vocals

Árstíðir Lífsins – Þættir úr sǫgu norðrs

Ciò che maggiormente colpisce, in “Þættir úr sǫgu norðrs”, è la profondità della musica proposta, capace di riprodurre con rara efficacia il carattere ancestrale di poemi composti in epoche così lontane dalla nostra.

Abbiamo fatto la conoscenza di questa ottima band nel 2012 in occasione dello split album con gli Helrunar, Fragments: A mythological Excavation.

Dopo qualche tempo senza dare notizie e con una formazione ridotta a trio, che vede i tedeschi Stefán (Kerbenok) e Marsél (Helrunar) e l’islandese Árni (Dysthymia), dopo la fuoriuscita di un membro storico quale Georg, l’interessante combo si ripresenta con questo mini cd che trae ispirazione da due diversi poemi islandesi risalenti al decimo secolo. Come è facilmente intuibile, il black degli Árstíðir Lífsins possiede un marcato tratto epico e certamente l’utilizzo di testi cantati nell’antico idioma isolano ne accentua tale caratteristica.
Nel contempo, la componente tedesca della formazione indubbiamente caratterizza a modo suo il sound della band conferendogli quindi anche una particolare aura di algida solennità.
I due primi brani sono di fatto contigui oltre che ispirati allo stesso poema, mentre del tutto diversa è la terza traccia, molto teatrale e caratterizzata da parti corali e sinfoniche, sicuramente lontana da qualsiasi sfumatura estrema.
Il lavoro è piuttosto breve, poco più di 25 minuti, ma è fuori discussione che l’accoppiata iniziale costituisca un qualcosa che non è ascoltabile tutti i giorni per intensità e coinvolgimento emotivo (anche se su piani stilistici leggermente differenti, siamo molto vicini ai migliori Lunar Aurora, mentre Hrafns þáttr réttláta è un brano per iniziati che esula decisamente dal contesto introdotto dalle due parti di Þórsdrápa.
Ciò che maggiormente colpisce, in Þættir úr sǫgu norðrs, è la profondità della musica proposta, capace di riprodurre con rara efficacia il carattere ancestrale di poemi composti in epoche così lontane dalla nostra.
Per una band che è ormai garanzia di elevata qualità una splendida prova, capace di lenire l’attesa per un nuovo album che, si spera, non si faccia attendere ancora per troppo tempo.

Tracklist:
1. Þórsdrápa I
3. Þórsdrápa II
3. Hrafns þáttr réttláta

Line-up :
Stefán: Guitars, bass, vocals & choirs
Árni: Drums, double bass, viola, vocals & choirs
Marsél: Storyteller, vocals & choirs

Guests;
Sveinn: Horn, keyboards & effects
Bjartur: Viola

Árstíðir Lífsins – Facebook

Helrunar / Árstíðir Lífsins – Fragments: A Mythological Excavation

“Fragments: A Mythological Excavation” è uno split album, nato dalla collaborazione tra le due label tedesche Prophecy Productions e Vàn Records, che vede impegnate due band forse non troppo conosciute dalle nostre parti ma sicuramente di grande spessore artistico.

Fragments: A Mythological Excavation è uno split album, nato dalla collaborazione tra le due label tedesche Prophecy Productions e Vàn Records, che vede impegnate due band forse non troppo conosciute dalle nostre parti ma sicuramente di grande spessore artistico.

Parliamo degli Helrunar, senz’altro più noti anche perché attivi da ben oltre un decennio, anch’essi tedeschi, e degli Árstíðir Lífsins, combo dalla formazione recente che racchiude musicisti provenienti da diverse nazioni del nord Europa: li accomuna, oltre il genere suonato, anche una passione e una conoscenza tutt’altro che superficiale della mitologia nordica (e non solo, come vedremo).
Entrambe dedite a una forma di black epico, atmosferico e dalla forte componente etnica, le due band colgono questo occasione per presentare ognuna un lungo brano che ne ribadisce una volta di più le capacità già espresse in passato.
Lo split si apre con Wein Fur Polyphem degli Helrunar, i quali , attraverso il proprio leader Skald Draugir, spostano la loro attenzione verso la mitologia mediterranea, affrontando quello che probabilmente ne è il poema più conosciuto, l’Odissea. Il brano è un perfetto esempio di musica colta ed evocativa a 360 gradi: nel suo quarto d’ora si alternano parti corali, passaggi di enorme impatto caratterizzati da riff, ora chirurgici, ora capaci di evocare il fascino mai sopito delle gesta di Ulisse e dei suoi compagni di avventura.
Gli Árstíðir Lífsins, se come già detto si possono considerare in qualche maniera appartenenti allo stesso filone dei propri compagni di split, in realtà spostano ancora più l’asticella verso il lato maggiormente malinconico e sinfonico del genere; intendiamoci, qui non abbiamo a che fare con tastiere bombastiche bensì con strumenti classici che si integrano alla perfezione con le sfuriate di matrice black. Ammetto colpevolmente di non conoscere quanto composto in passato da questa magnifica band, ma il livello compositivo di Vindsvalarmál è tale da indurmi a pensare d’essermi perso qualcosa di importante.
In questi venti minuti la band condotta dal polistrumentista Stefan ci conduce per mano nel mondo dei miti norreni e il tutto avviene con la competenza e la cognizione di causa che proviene solo da uno studio approfondito della materia (lo stesso vale anche per Skald Draugir): tutto ciò trova nella musica il suo naturale sbocco rendendo questo brano una vera e propria perla, superiore al già di per sé notevole contributo degli Helrunar.
Devo dire che ho sempre considerato gli split album alla stregua di opere minori e dal carattere un po’ dispersivo, ma non posso che approvare al 100% quest’operazione, che ci consegna mezz’ora abbondante di ottima musica, oltre ad aumentare l’attesa per le prossime uscite su lunga distanza delle due band.

Tracklist :
1. Helrunar – Wein für Polyphem
2. Árstíðir Lífsins – Vindsvalarmál

Line-up :
Helrunar:
Skald Draugir – Vocals
Alsvartr – Drums, Bass
Discordius – Guitars, Vocals

Árstíðir Lífsins:
Stefán – Guitars, bass, vocals & choirs
Árni – Drums, viola, double bass, vocals & choirs
Georg – Vocals & choirs
Marsél – Vocals & choirs
Sveinn – Piano, keyboards & effects
Kristófr – Percussions & choirs
Tómas – Choirs
Teresa – Vocals
Kristín – Organ

HELRUNAR – Facebook

ARSTIDIR LIFSINS – Facebook