Dura la vita del recensore: la fortuna di poter scrivere di musica è bilanciata, almeno per chi questo “hobby/mestiere” cerca di farlo in modo scrupoloso, con il timore di non essere entrato in sintonia con l’album e di conseguenza con gli artisti che l’hanno creato perchè, alla fine, lo scritto rimane così come la musica delle band.
Questo vale, sopratutto quando ci si imbatte in lavori di qualità come l’esordio dei milanesi 6th Counted Murder, dove la passione e la professionalità degli artisti è pari alla bellezza dell’album. I cinque “assassini” ci hanno lavorato più di un anno nel loro quartier generale (The Basement Studios), se lo sono prodotto e registrato, insomma sacrifici, sudore e lacrime, ma ne è valsa la pena alla luce dell’eccellente risultato. Metallo pesantissimo, tecnico, una creatura che si nutre del sangue della vergine di ferro e assorbe linfa dall’albero del death metal scandinavo, quello dei primi lavori di In Flames e Dark Tranquillity. Le due asce, al secolo, Andrea P. Moretti e Marzio Corona, ricamano riff maideniani con facilità disarmante, assecondati da una sezione ritmica di tutto rispetto composta dall’ex Drakkar Alessandro Ferraris al basso e Gianluca D’Andria dietro alle pelli. Il cantore di questi crimini, Luca Luppolo, gestisce alla perfezione il suo growl, il quale non risulta mai forzato, sorta di lama di quell’ascia che cadrà sulle vostre teste appena schiaccerete il tasto play del vostro lettore. Dark Room dà il via alla mattanza, l’assassino si presenta con un riff dalle dissonanze doom, con sugli scudi la sezione ritmica protagonista di stupendi cambi di tempo; Heaven Kills e Grave sono meravigliosi esempi di come nel metal quello che conta veramente non è l’essere originali a tutti i costi, ma le cose che continuano a fare la differenza sono un songwriting di valore e la padronanza assoluta degli strumenti. Accenni moderni li troviamo nella bellissima Dead Man Talkin, spaccata in due da quaranta secondi di assoli d’alta scuola, Evil Mode non avrebbe sfigurato nella tracklist di “The Jester Race” degli In Flames, prima di essere sopraffatti da pruriti nu metal. Un‘intro acustica annuncia Remember Your Story, mentre ritmi thrash contraddistinguono le dirette Sleepless Night e Rejection; Road To Nowhere è una cavalcata classic metal che risulta, forse, la più ottantiana del lotto, con quella ritmica che mi ha fatto ronzare per la testa altri due grossi nomi del mondo metal: Saxon e i primi Testament. Siamo alla fine, Memories conclude un lavoro che non potrà non piacere sia agli amanti del metal classico sia ai fans del death melodico; suonato divinamente, con un gran lavoro in fase di produzione e curato nei minimi dettagli: insomma, professionalmente ineccepibile.
Tracklist:
1.Dark Room
2.Heaven Kills
3.Grave
4.Dead Man Talkin
5.Evil Mode
6.Remember Your Story
7.Sleepless Night
8.Rejection
9.Road To Nowhere 10.Memories
Line-up:
Luca Luppolo – vocals
Andrea P. Moretti – guitars
Marzio Corona – Guitars
Alessandro Ferraris – bass
Gianluca D’Andria – drums