Trent’anni dopo: ricordando Vincent Crane e gli Atomic Rooster

Il giorno di San Valentino del 1989, moriva suicida, a Londra, dopo una vita di problemi, disturbi e dipendenze, il grande Vincent Crane. Quanto da lui realizzato con gli Atomic Rooster, al principio degli anni Settanta, rimane nella storia. Ma la sua è una vita da raccontare, viste anche le moltissime e interessanti collaborazioni musicali. Per ricordare adeguatamente, a tre decenni dalla scomparsa, il grande keyboards-player, tra coloro che hanno avuto il fondamentale ed indiscusso merito di avere portato le tastiere nel mondo dell’hard rock.

Nel 1969, Vincent Crane (tastiere) e Carl Palmer (batteria) si incontrano, nella capitale inglese, alla corte del funambolico e teatrale Arthur Crown, istrionico campione del free rock più sperimentale e anti-conformista. Trovato il bassista e cantante in Nick Graham e rinunciando intenzionalmente alla chitarra, in favore di una formazione a tre tastiere-basso-batteria (un po’ come i coevi Quatermass), gli Atomic Rooster realizzano il loro esordio eponimo, un magnifico affresco di prog imperniato sul fantasioso e potente lavoro del tastierista, con tracce cucite, su misura, per lui. Lo stile ricordava, a tratti, quello di Brian Auger e dei suoi Oblivion e tendeva a saturare il suono. Friday the 13th fu e rimase un brano simbolo, Before Tomorrow una incalzante progressione strumentale, Winter invece una melodica ballata di stampo folk per piano e flauto, lirica e commovente, Broken Wings una tesa e fosca rivisitazione di John Mayall. Il drumming di Palmer era ritmicamente martellante e sempre puntuale, la voce di Graham appropriata al sound. Una vera e pionieristica lezione di art rock, di cui ELP avrebbero tratto presto i frutti in termini più enfatici e magniloquenti, oltre che remunerativi e con una notorietà su scala via via più vasta.

Nonostante l’ottimo livello del debutto e i primi riscontri di critica, alla fine dell’anno Crane si vide costretto a reinventare la line-up: Palmer ha infatti raggiunto Emerson e Lake, per formare gli ELP, mentre Graham ha scelto di unirsi ai connazionali Skin Alley, con i quali realizzerà il classico di jazz rock To Pagham and Beyond (CBS, 1970), sulla scia dei danesi Burning Red Ivanhoe. Crane quindi recluta (rinunciando al bassista, in favore di un suono più hard) il chitarrista John Du Cann (il quale aveva fatto meraviglie con Attack, Five Day Week Straw People e, soprattutto, Andromeda) e Paul Hammond, alla batteria. Alla fine del 1970, esce così il capolavoro Death Walks Behind You, vertice dell’hard prog, intarsiato di atmosfere gotiche e dark, a partire dalla copertina raffigurante il celebre Nabuccodonosor di William Blake (1757-1827). Il disco, che sfiora la top ten britannica, riesce nel tentativo di fare incontrare l’hard dei Deep Purple e il prog tastieristico di ELP: una autentica pietra angolare dell’hard prog albionico più tetro ed evocativo, suggestivo e oscuro. Le sonorità sono oggi ancora inquietanti e sepolcrali, sinistre e misticheggianti, spettrali e malinconiche. Tomorrow Night salì sino al numero undici delle charts in Inghilterra, ma di pari livello sono la mini suite Streets, la ballad pianistica Nobody Else e il grintoso pomp rock ante litteram VUG.

Tra il 1970 ed il 1971, gli Atomic Rooster suonano spessissimo da vivo. Il compact Live and Raw, oggi, documenta degnamente quelle infuocate esibizioni. Nel 1971, Crane suona anche il piano nel bellissimo e intenso disco d’esordio omonimo dell’ex-Taste Rory Gallagher. In quel medesimo anno, esce anche il terzo disco degli Atomic Rooster, intitolato In Hearing of, con la copertina di Roger Dean. Si tratta di un lavoro più classicamente legato agli stilemi dell’hard inglese, allora all’apogeo, che vede in grande spolvero la voce del nuovo cantante Peter French (dai leggendari Leaf Hound di Growers of Mushroom, uscito per la Decca, nel 1970) e non lesina momenti melodici ed intimistici, come in Decision / Indecision, accanto ai frangenti più duri e sferzanti di Head in the Sky. Un terzo grande classico, anche riascoltandolo ora.
Il 1972 vede altri concerti dei galletti atomici – documentati, in seguito, su CD, dalle sessions alla BBC Live in Concert e dal mini Little Red Rooster – ma soprattutto una svolta in direzione funky e soul (Crane, che ha introdotto il sintetizzatore, se ne dichiara in quel periodo grande appassionato), nonché un parziale ricupero della tradizione rimontante al British Blues anni Sessanta. Il risultato è la pubblicazione, con il grande Chris Farlowe alla voce, di Made in England, con Steve Bolton alla chitarra e una stupenda veste grafica. Crane, con questo LP, cerca altresì di ricuperare qualcosa della vecchia ispirazione di impronta dark, sia pure solo a livello lirico e testuale. Un album comunque da rivalutare, insieme al successivo Nice and Greasy (Dawn, 1973), che vede il nuovo chitarrista John Goodsall – accreditato come Johnny Mandala (ormai gli avvicendamenti nella formazione degli AR sono una costante) – e tracce assai valide, tra le quali l’epica Voodoo in You e lo strumentale per solo piano Moods. Un altro vinile ingiustamente sottostimato.

Nel 1974, gli Atomic Rooster pubblicano il singolo Tell Your Story / OD e nel 1975 si imbarcano in una disastrosa tournée italiana. Crane, sempre più scontroso e imprevedibile, segnato da problemi di natura psichica e dall’abuso di stupefacenti, fugge, in quella circostanza, con gli incassi, sciogliendo di fatto il suo gruppo, con questo gesto sconcertante e senza ritorno. Il talentuoso Goodsall si orienta verso la fusion progressiva, prima con i Brand X e poi con i notevoli e purtroppo misconosciuti Fire Merchants.
Nel 1977, con materiale tratto dai primi tre dischi, la Mooncrest ricorda gli Atomic Rooster e Crane pubblicando la raccolta Home to Roost. In quello stesso anno, Crane ritrova il vecchio amico Arthur Brown e partecipa al suo Chisholm in My Boson (1977). I due, firmandolo con il nome di entrambi, danno altresì alle stampe nel 1979 l’interessante Faster Than the Speed of Light, a mezza strada tra prog sinfonico inglese e pomp rock americano, con belle parti orchestrali e grande uso del Moog. I due artisti collaborano anche, sempre nel 1979, al primo capitolo del progetto Richard Wahnfried: il disco Time Actor si muove in maniera notevolissima fra kraut rock ed elettronica tedesca. Una vera all-star band, composta – oltre che da Crane e Brown – anche dall’ex Santana Micheal Shrieve e dal mitico Klaus Schulze (Brown e Schulze collaborarono quello stesso anno anche a Dune, del primo): è evidente che, passati i suoi guai, Crane ha ritrovato la stabilità e la vena. Appare giunto quindi il momento, complice anche la montante NWOBHM, di dimenticare il passato e riformare gli Atomic Rooster. Nel 1980 – dopo che per poche settimane, prima di unirsi agli Hawkwind di Levitation, ha transitato nella rinata band anche Ginger Baker – vede la luce Atomic Rooster, aggiornamento in una chiave più metal delle sonorità di Death Walks Behind You. Sempre nel 1980, i galletti si presentano al Marquee di Londra in piena forma: con Crane ci sono i fedeli Du Cann e Hammond. Performance che uscirà tempo dopo anche su compact disc. Il successo di inizio carriera però non arriva. Crane – che è molto curioso verso il nuovo rock inglese e non teme mai confronti – vira pertanto col nuovo disco degli Atomic Rooster, Headline News (1983), verso un bel mix di prog rock elettronico e new wave inglese. Il disco è riuscito, ma in tempo di purismo imperante scontenta tutti. A nulla vale una serie di concerti tedeschi, sul finire di quel medesimo 1983, editi poi come Live in Germany. Per gli Atomic Rooster è nuovamente la fine, questa volta definitiva e non senza rammarichi.

Crane, comunque, resta molto attivo e volenteroso. Suona con i Katmandu, dell’ex Fleetwood Mac Peter Green (A Case for the Blues, 1984), con i folk-rockers Dexys Midnight Runners (Don’t Stand Me Down, 1985) e sogna nuovi progetti, tutti però infranti il 14 febbraio del 1989. L’ex-moglie Jean – la sola che, fra le tante avventure che Crane ebbe nella sua non lunga vita, davvero lo amò più di ogni altra – contribuì a scegliere i pezzi che andarono a comporre le due antologie, pubblicate alla fine del 1989, per celebrare gli anni di Vincent con gli Atomic Rooster: Lose Your Mind e The Devil Hits Back contengono, oltre ai classici in studio, anche brani dal vivo, nonché versioni alternative o con un titolo leggermente differente rispetto a quelli noti. I collezionisti sono pertanto avvisati.
Chi desidera oggi approfondire l’operato di Crane con gli Atomic Rooster può rifarsi al cofanetto in quattro CD, edito dalla Esoteric, con il titolo Sleeping For Years, che racchiude tutte le registrazioni del gruppo dal 1970 al 1974, oppure al doppio A Classic History (uscito a maggio del 2018), oppure ancora ai due volumi (specie il primo) di The First 10 Explosive Years (apparso nel 1999, per mano della Angel Air). Quanto alla serie completa degli incisioni radiofoniche, realizzate dai galletti, alla BBC con John Peel, tra il 1970 e il 1981, sono state pubblicate nel 1998 con il titolo Devil’s Answer, in omaggio a quella che resta forse la canzone più famosa di Crane e compagni. Un discorso a parte merita invece Homework, compilation di demo risalenti al triennio 1979-1981, incisi, senza Crane, da Du Cann (chitarra e voce) e Hammond (drum machine). Malgrado si tratti soltanto di nastri non rifiniti, rimane interessante questo singolare e particolarissimo esperimento di hard rock sintetico e vagamente futuristico. Sempre a proposito di Du Cann, rammentiamo infine che, uscito dagli AR, aveva suonato con Daemon (1970-1971), Bullet (1972), Hard Stuff (1973) e Thin Lizzy (1974). Per una panoramica su di lui si può ricorrere a Many Sides of John Du Cann, utile antologia della Angel Air, che ha finalmente ristampato anche tutto quanto fatto (all’epoca non uscì nulla) dai Bullet (nel caso dei Daemon una operazione analoga è stata intrapresa, diverso tempo fa, dalla estinta Kissing Spell). Un grande chitarrista, che, insieme ad un grande tastierista, ha scritto pagine immortali del rock inglese anni Settanta.