Dunkelnacht – Anthropocenia

I Dunkelnacht dimostrano ancora una volta di essere multiformi, ma senza mai dimenticare cosa significa la parola black. Per tutti gli amanti del genere, sicuramente una panacea.

È un mondo frenetico. Troppo. Lo scenario descritto dai Dunkelnacht è chiaro e spietato. L’uomo ha annientato ogni forma di pudore nei confronti di un mondo che non gli appartiene, ma che anzi lo possiede.

Il titolo di questo EP, il secondo di fila, è Anthropocenia: un termine adattissimo, che si riferisce proprio all’epoca moderna, nella quale l’essere umano è direttamente responsabile dei cambiamenti geologici nella loro totalità. Come al solito però, ne è responsabile in chiave negativa.
Quello presentatoci dai francesi è un sound letteralmente intriso di negatività e corrosione. Un pezzo emblematico come Extinction potrebbe farci pensare che ci sia concesso spazio per la riflessione, ma è presto chiaro che l’intento è piuttosto quello della pena per la stupidità umana, perché veniamo catapultati dentro una melma da cui è difficile uscire. E per farlo, certamente la band francese non ha bisogno di pretesti o giustificazioni. In passato abbiamo sentito, da parte loro, un black metal senza dubbio più forsennato e privo di catene, ma la scelta stilistica in Anthropocenia si rivela perfetta per evocare nella nostra mente esattamente ciò che i Dunkelnacht vogliono.
Durante l’ascolto, spesso si possono mescolare dentro di noi più stati d’animo, che però questi artisti riescono a far convivere. Anche gli spezzoni che potrebbero sembrare più clementi o romantici, hanno sempre una linea guida che, una volta compresa, ce li fa vedere sotto un’altra luce. È quella dell’ intolleranza, della pazienza finita, e di ogni altra energia negativa che si annida nei nostri corpi.
Insomma, un odio d’altri tempi che qualche lacrimuccia, forse, la fa scendere.

Tracklist
1. Anthropocenia
2. Extinction
3. Nenia
4. Ikonoklazt

Line-up
Heimdall – Guitars (lead), Programmings
Alkhemohr -Bass, Vocals (backing)
M.C. Abagor – Vocals (lead)
Tegaarst- Drums

DUNKELNACHT – Facebook

Verge – The Process Of Self-Becoming

Un suono a tratti scarno, opprimente ed oscuro, ma reso avvincente per gli amanti di queste sonorità da un fascino sinistro e depressivo, per un lavoro notevole ma sicuramente non di facile ascolto.

Un’altra oscura sinfonia estrema presentata dalla I,Voidhanger Records e licenziata in questo inizio autunno battente bandiera finlandese è The Process of Self-Becoming, nuovo album dei Verge.

Il gruppo, attivo da una decina d’anni, arriva al terzo full length, con il quale percorre le vie sinistre del black metal moderno, con lenti passaggi doom, armonie dissonanti, voci pulite che ricordano il prog alternativo suonato negli ultimi anni ed una disperata attitudine, depressiva e misantropica, che aleggia in tutto l’album.
Quindi con i Verge dimenticate l’urlo di battaglia delle truppe sataniste e concentratevi sui risvolti melanconici e filosofici di anime tormentate.
Lo screaming è tragicamente esasperato e la voce pulita accentua la vena depressiva di brani come Aesthetic II – The Futility of It All o la conclusiva Religious II – Grounding in the Unground, mentre il sound alterna lenti e trascinati andamenti che portano inevitabilmente al baratro a momenti in cui la mente si ribella e la musica segue il passo con accelerate di scarno e violento black metal di stampo classico.
L’album è diviso in tre parti, a loro volta divise nei tre capitoli di Aesthetic, i due di Moral e gli altrettanti di Religious, tre modi diversi di interpretare la drammatica condizione mentale, compressa tra depressione e negatività.
Un suono a tratti scarno, opprimente ed oscuro, ma reso avvincente per gli amanti di queste sonorità da un fascino sinistro e depressivo, per un lavoro notevole ma  sicuramente non di facile ascolto.

Tracklist
1. Aesthetic I – The Piety In Hatred
2. Aesthetic II – The Futility Of It All
3. Aesthetic III – The Ridiculous Difficulty Of Acceptance
4. Moral I – The Decision Beyond Calculation
5. Moral II – The Pride In Despair
6. Religious I – The Bedrock Gives Way
7. Religious II – Grounding In The Unground

Line-up
Wrong – Vocals, Bass
Not – Guitars
Never – Drums
Down – Guitars
Sandh – Bass

VERGE – Facebook

Unmask – One Day Closer

Gli Unmask sanno come amalgamare le varie ispirazioni cercando di apparire il più personali possibile e ci riescono, anche grazie ad un’ottima padronanza degli strumenti ed un songwriting che non scade mai troppo nel cerebrale e non esce dai binari di un ascolto che rimane interessante per tutta l’ora di durata dell’album.

Post rock, post metal, post dark, post progressive, la nuova moda che fa tanto cool è piazzare un bel post davanti ai soliti generi per avere qualcosa di nuovo su cui costruire una descrizione di un album o di una band, dicendo tanto o nulla a seconda dei casi.

Parla come sempre la musica, che viene manipolata dagli artisti a loro piacimento per donarla a chi ha la fortuna di poterla ascoltare.
Gli Unmask per esempio fanno rock progressivo, moderno, intimista e dal taglio alternativo ma pur sempre rock, il loro sound li porta a sedersi vicino a chi, nel nuovo millennio si è arricchito dell’eredità musicale dei Tool e dei Porcupine Tree, l’ha manipolata con il metal e l’ha rivestita di stoffa dark.
Nato a Roma più di dieci anni fa e con un primo lavoro (Sophia Told Me) licenziato nel 2010, il gruppo torna con One Day Closer, un album che sposa le varie sfumature del rock alternativo internazionale del nuovo millennio, di questi tempi non più una sorpresa, ma sicuramente un buon modo per fare rock al giorno d’oggi.
L’album è quindi un tuffo nelle sonorità moderne che hanno reso ancora più elaborato ed intimista il genere, e gli Unmask sanno come amalgamare le varie ispirazioni cercando di apparire il più personali possibile e ci riescono, anche grazie ad un’ottima padronanza degli strumenti ed un songwriting che non scade mai troppo nel cerebrale e non esce dai binari di un ascolto che rimane interessante per tutta l’ora di durata dell’album.
Musica che va comunque assimilata, dandole il tempo necessario per rendere affascinante l’ascolto di brani come Far Away, Childhood e soprattutto la splendida Now (l’unica traccia che porta con sé note progressive tradizionali) e  facendosi spazio in chi si lascerà ipnotizzare dai saliscendi umorali della musica degli Unmask.
Ottimo il singolo Memento, mentre la conclusiva Frammenti, unico brano cantato in italiano, chiude il lavoro e mette la parola fine su un album sentito, emozionale e ben suonato, vario negli umori e nelle sensazioni e con quel tocco passionale tutto Made in Italy.

Tracklist
1.Flowing
2.Far Away
3.Midnight Date
4.Childhood
5. Wanted
6. Now
7. Margot
8. Memento
9. Ancièn Regime
10. Frammenti

Line-up
Ignazio Iuppa – Voicals, Piano and Synth
Claudio Virgini – Guitars
Daniele Scarpaleggia – Bass guitar
Dario Santini – Drums

UNMASK – Facebook