Watain – Trident Wolf Eclipse

La storia parla già per i Watain, che regalano un altro monolite musicale a tutti gli amanti del black.

Il sentiero dei Watain non è mai caritatevole, ma sempre caratterizzato da una forza ed un’energia unica.

Il 2018 si apre così, con Trident Wolf Eclipse, per una band che ha già un suo posto di diritto nella storia del genere nero per definizione, il black metal.
La copertina dell’album, come spesso è consuetudine per la band svedese, si presenta con un (non)colore che più che bianco e nero è nichilisticamente e fieramente grigio. Ed è proprio questo clima di dissacrazione che ritroviamo trasportato in musica per tutto l’album.
Esattamente come un branco di lupi, i Watain mostrano ad ogni nota di essere famelici fino all’estremo. A fare da capobranco, ovviamente, la voce di Erik Danielsson, che sembra nato esattamente per occupare quel ruolo. L’ascoltatore amante della forza distruttiva del black, nonché dei Watain stessi, non potrà che essere felice di isolarsi dal mondo esterno e chiudersi in un tunnel di eccesso sonoro come quello di Trident Wolf Eclipse.
Il brano d’apertura, Nuclear Alchemy, avvisa dal primo secondo chi ascolta su quella che sarà la linea forsennata di tutto il disco. Non c’è da sorprendersi, infatti, che in ben 41 minuti non ci sia un solo secondo di stasi o di angelica riflessione, e nemmeno per qualche intermezzo più melodico. Non è nello stile dei Watain.
In questo nuovo album, la band svedese ha fatto esattamente ciò che sa fare meglio e che ha sempre fatto: eliminare e distruggere con l’odio in corpo fino allo sfinimento. Sicuramente ogni fan sarà entusiasta del fatto che, in 20 anni di carriera, l’attitudine di una band che è un punto di riferimento del genere sia rimasta la stessa.

Tracklist
1. Nuclear Alchemy
2. Sacred Damnation
3. Teufelsreich
4. Furor Diabolicus
5. A Throne Below
6. Ultra (Pandemoniac)
7. Towards the Sanctuary
8. The Fire of Power

Line-up
Erik Danielsson – voice/ bass
P. Forsberg – guitar
H. Jonsson – drums

WATAIN – Facebook

Spoil Engine – Stormsleeper

Stormsleeper, senza far gridare al miracolo, risulta una bella mazzata di modern metal dalle influenze core e, come molte realtà del vecchio continente, con un occhio al death metal melodico, punto fermo del sound europeo in simili contesti.

Quando si parla di metal moderno viene naturale guardare aldilà dell’oceano, mercato che ha sempre vissuto le varie contaminazioni subite dal metal con interesse, decretandone il successo.

Questa volta però parliamo di una band europea, precisamente belga, che ha ottenuto un discreto successo con un paio di lavori passati (Skinnerbox v.07 e Antimatter, usciti rispettivamente nel 2007 e nel 2009) e che dopo varie difficoltà, dovute soprattutto a molti cambi in formazione, torna con un nuovo album (Stormsleeper) licenziato dalla Arising Empire, costola specializzata nelle sonorità moderne del colosso metallico Nuclear Blast.
Stormsleeper, senza far gridare al miracolo, risulta una bella mazzata di modern metal dalle influenze core e, come molte realtà del vecchio continente, con un occhio al death metal melodico, punto fermo del sound europeo in simili contesti.
Valorizzato dall’ottima prestazione della singer Iris Goessens, una leonessa arrivata nel gruppo nel 2015 e diventata in poco tempo il fulcro del sound degli Spoil Engine, l’album si lascia ascoltare lasciando la sensazione d’essere al cospetto di un gruppo magari poco originale, ma assolutamente in grado di catturare l’attenzione dei giovani metallari del nuovo millennio.
Metalcore, melodic death metal e alternative in piccole dosi riempiono di ferocia brani dal tiro micidiale come Disconnect, Doomed To Die e Black Sails, con la Goessens che fa la Gossow in versione modern metal.
Prodotto benissimo, l’album non manca di alternare rabbia estrema e melodia, un saliscendi metallico in cui la cantante fa il bello e cattivo tempo con il picco nella splendida The Verdict, la canzone più sfacciatamente scandinavo di tutto il lavoro.
Se riusciranno a tornare al successo che assaporarono dopo l’uscita di Antimatter lo vedremo, sicuramente Stormsleeper si rivela per il gruppo belga un ritorno assolutamente convincente.

Tracklist
1. Disconnect
2. Silence Will Fall
3. Doomed To Die
4. Weightless
5. Stormsleeper
6. Hollow Crown
7. Black Sails
8. The Verdict
9. Singing Sirens
10. Wastelands

Line-up
Iris Goessens – Vocals
Steven ‘gaze’ Sanders – Lead guitars
Bart Vandeportaele – Guitars
Kristof Taveirne – Bass
Matthijs Quaars – Drums

SPOIL ENGINE – Facebook

017 Modern Metal/Melodic Death 7.70

Sinistro – Sangue Cássia

Terzo full length per i Sinistro, che affinano la propria capacità compositiva donandoci un doom atmosferico, personale, ricco di pathos e tensione, con vocals in portoghese: stupefacenti.

Band in costante e forte ascesa, i portoghesi Sinistro agli albori del nuovo anno consegnano ai nostri padiglioni auricolari il loro terzo full length, sempre per Season of Mist.

Visti dal vivo, di supporto ai Paradise Lost, mi avevano impressionato con un doom intenso e atmosferico accompagnato in modo molto efficace e teatrale dalla voce di Patricia Andrade, che nonostante le minute forme è in grado di ammaliare la platea con i suoi vocalizzi e le sue movenze. La band, con il nuovo Sangue Cassia ha ulteriormente affinato il lato compositivo, ancorando il proprio sound ad un doom molto atmosferico, fluido, sempre carico di tensione ma “addolcito” dalla cangiante vena interpretativa di Patricia, capace di donare a ogni brano un valore aggiunto; fin dai primi splendidi dieci minuti di Cosmos Controle, la parte strumentale molto carica e decisa viene seduttivamente accarezzata da vocals raffinate ed eleganti per creare un’atmosfera calda, trafitta da note di keyboard dal sentore cosmico. Il cantato in portoghese aggiunge una velo di tristezza e di mistero affascinante e la parte strumentale non erige muri di suono, ma spiega la propria possanza in modo calmo e imponente, cercando più l’atmosfera che la forza. I brani, otto, per quasi un’ora di musica, acquistano profondità con gli ascolti, le chitarre ricercano melodie non convenzionali interagendo con le tastiere e, ripeto, l’ interpretazione vocale è stupefacente, così intensa, ricca di pathos (Lotus) da trasportare la musica verso orizzonti sconfinati. Qualche aroma darkwave e cinematografico permea il lavoro, così come le ritmiche trip hop presenti in Nuvem danno un quid in più a questo bel disco.
In definitiva una band personale e il consiglio è quello di non perderla dal vivo, dove potrete gustare al meglio le capacità interpretative di Patricia.

Tracklist
1. Cosmos Controle
2. Lotus
3. Petalas
4. Vento Sul
5. Abismo
6. Nuvem
7. Gardenia
8. Cravo Carne

Line-up
RICK CHAIN – GUITAR
FERNANDO MATIAS – BASS
PAULO LAFAIA – DRUMS
PATRICIA ANDRADE -VOCALS
RICARDO MATIAS – GUITAR

SINISTRO – Facebook

Stillborn – Mirrormaze & Die in Torment 666

Un’opera di ripescaggio assolutamente solo per i fans del gruppo o per chi ama il verbo nero nella sua versione più underground e senza compromessi.

La Godz Ov War ci presenta i primi due album licenziati dagli Stillborn, realtà anticristiana di stanza a Mielec, in Polonia.

Usciti originariamente tra il 1999 ed il 2001, i due lavori in questione risultano l’inizio della carriera musicale del combo polacco, che in seguito darà alle stampe un paio di lavori minori e ben cinque full length di cui Testimonio de Bautismo è l’ultimo malefico parto uscito lo scorso anno.
Vecchi ormai di quasi vent’anni, i due demo difettano di una produzione old school, ma il death/black metal di cui sono portatori tiene bene lo scorrere del tempo. risultando sempre cattivo, maligno ed oscuro.
Una raccolta di brani che ben presenta il sound del gruppo polacco, in linea con la scena estrema dell’est europeo e che alterna sfuriate black metal a più possenti trame death.
L’attitudine e l’impatto sono perfettamente in simbiosi con la nera fiamma che brucia ininterrottamente tra le note di brani  diretti e senza fronzoli e che sputano veleno in pochi minuti.
Un growl più profondo ed uno scream diabolico si danno il cambio portando il verbo satanista in musica, mentre l’oscurità regna tra lo spartito di Crave For Killing e Mirrormaze (da Mirrormaze) o Keep Dying e Millennium Of Hatred (da Die In Torment 666).
Un’opera di ripescaggio assolutamente solo per i fans del gruppo o per chi ama il verbo nero nella sua versione più underground e senza compromessi.

Tracklist
1.Crave For Killing
2.Hefaystos
3.Die In Torment
4.Nailed Hessus
5.Mirrormaze
6.Morphine Laboratory
7.Stillborn
8.Artror City
9.Molestation*
10.Iconoclast* (Mirromaze Era version)
11.Keep Dying
12.Blasphemous Perversion
13.Whore
14.Millenium of Hatred
15.Blood, Chains & Whips
16.Iconoclast (D.I.T.666 Era version)
17.God Is Good

Line-up
Line Up Mirrormaze:
Killer – Guitars, Bass, Vocals
Rafał R. – Drums
Grzegorz O. – Guest Growling
Łukasz P. – Sample

Line Up Die In Torment 666:
Killer – Guitars, Vocals
Rafał R. – Drums
Andrzej T. – Bass
Łukasz M. – Vocals

STILLBORN – Facebook

DRIVE BY WIRE

Il video di “Where Have You Been”, dall’album “Spellbound”, in uscita a febbraio (Argonauta Records).

Il video di “Where Have You Been”, dall’album “Spellbound”, in uscita a febbraio (Argonauta Records).