Sentient Horror – The Crypts Below

I Sentient Horror con The Crypts Below tornano a far suonare gli strumenti come nei primi anni novanta nel Nord Europa nord e lo fanno dannatamente bene.

“Uno dei migliori progetti Swedish Death che ho incontrato negli ultimi vent’anni, la miscela perfetta di tutti i punti salienti della scena svedese dal 1989 al 1991, davvero impressionante”.

Queste erano le parole con cui Dan Swanö, uno che di death metal scandinavo se ne intende, spendeva nei confronti dei Sentient Horror e sul loro primo full length, il fenomenale Ungodly Forms, uscito sul finire del 2016 e sul quale il guru svedese mise lo zampino occupandosi della masterizzazione.
Matt Moliti, ex Dark Empire, torna con la sua creatura in arrivo dal New Jersey ma totalmente devota al suono estremo di marca svedese, con il santino di Swanö sopra il comodino e i primi album degli Edge Of sanity sotto il braccio.
Prodotto dal chitarrista e cantante statunitense, mixato da Damian Herring ai Subterranean Watchtower Studios in Virginia ed ovviamente masterizzato agli Unisound Studios dal mitico musicista e produttore svedese, The Crypts Below è un ep di quattro brani inediti più la splendida cover di Darkday, ovviamente scritta dagli Edge Of Sanity per The Spectral Sorrows, full length uscito nel 1993.
Quando la title track irrompe, Moliti e compagni ci scaraventano a suon di riff direttamente nei primi anni novanta e nell’età dell’oro del death metal suonato dai Sanity e dai gruppi storici della scena scandinava. I Sentient Horror sono un gruppo di musicisti americani posseduti dal demone nordico, il loro sound è talmente perfetto nel glorificare le gesta delle band provenienti dal nord Europa che al suono di brani come Bled Dry By The Night o Hatchet Crimes, il cielo si copre, la temperatura scende repentina e comincia a nevicare anche se siete comodamente seduti in poltrona in riva al mediterraneo.
Poi, quando il riff melodico di Darkday lascia spazio all’accelerazione di scuola Sanity ed all’irresistibile refrain, la pelle d’oca è ormai alta, ma non per conseguenza del freddo.

Tracklist
1. Enter Crypts Below
2. Bled Dry By The Night
3. Hatchet Crimes
4. Hell Marked
5. Darkday (Edge Of Sanity – Cover)

Line-up
Matt Moliti – lead guitar, vocals
Jon Lopez – rhythm guitar
Tyler Butkovsky- bass
Evan Daniele – drums

SENTIENT HORROR – Facebook

Son Of Sorrow – Rulers of a Dying World

L’album scorre via senza creare la minima ombra di noia, sciorinando uno dopo l’altro brani dal grande impatto melodico e di rapida assimilazione, senza che questo vada a penalizzare la qualità intrinseca del tutto.

Rulers of a Dying World è l’esordio su lunga distanza degli spagnoli Son Of Sorrow, autori di un gothic metal di grande classe che non sfigura per nulla di fronte a quello proposto da band ben più celebrate.

In realtà uno dei fondatori della band, il vocalist Aklex Padina, sarebbe di nazionalità inglese, ma il suo incontro con il chitarrista Manu Piñeiro Sanchez è avvenuto sul suolo iberico dove di fatto oggi risiede in pianta stabile.
In tal senso il connubio tra questi due musicisti non poteva rivelarsi più opportuno: i Son Of Sorrow ai soliti incontentabili potranno anche apparire derivativi, perché è  fuor di dubbio che nel sound della band si manifestino palesemente influssi che riportano ai Paradise Lost come ai The Foreshadowing, per spingersi anche fino ai Sentenced e alla genia gotica finnica, ma resta il fatto che questo album scorre via senza creare la minima ombra di noia, sciorinando uno dopo l’altro brani dal grande impatto melodico e di rapida assimilazione, senza che questo vada a penalizzare la qualità intrinseca del tutto.
La voce di Padina è perfetta il genere: calda, evocativa e scevra da forzature od esagerazioni ai quali sono spesso soggetti gli emuli “eldritchiani”, fin dall’opener 1 a.m. ci trasporta lungo atmosfere certamente oscure ma mai eccessivamente plumbee, con la melodia che prevale sempre alla lunga nei confronti delle rare ma presenti pulsioni metalliche e moderniste; in tale contesto è forse Faith in Extinction, uno dei quattro brani dell’ep omonimo confluiti nel full length, a mostrare i tratti più cupi, anche se la successiva Cage non sembra essere da meno, grazie ad un prezioso lavoro chitarristico.
In effetti la differenza tra in brani dell’ep e quelli inediti è di fatto inesistente visto che il lasso di tempo trascorso tra le due uscite è di poco superiore all’anno, poco per dare il tempo di elaborare un’eventuale svolta stilistica in un senso o nell’altro, anche se i brani più catchy paiono appartenere tutti all’ondata più recente (1 a.m., Spiders, Since December).
Resta un episodio a parte la bonus track La Piel, brano cantato in spagnolo che potrebbe rappresentare una possibile strada da seguire alla ricerca di quella peculiarità la cui assenza, al momento, è l’unico appunto che si possa fare ai Son Odf Sorrow, dei quali piuttosto va apprezzata la disinvoltura con la quale offrono questi dieci brani scorrevoli e avvincenti, frutto di una vis compositiva caratterizzata da una certa eleganza e da sicura competenza nel trattare la materia. Tutto questo basta e avanza per rendere Rulers of a Dying World molto di più di un semplice ascolto gradevole.

Tracklist:
1. 1 a.m.
2. Spiders
3. Just to Get
4. Faith in Extinction
5. Cage
6. Always
7. Share the Light
8. Since December
9. Rulers (of a Dying World)
10. La Piel

Line-up:
Manu Piñeiro Sanchez – Guitars
Alex Padina – Vocals (lead)
Carlos Cano – Bass
Unai García – Drums
Ian Peréz – Guitars

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La Bottega Del Tempo A Vapore – Viaggi Inversi

Composto da sette tracce che hanno nella lunga suite Dama Di Spade il cuore di questo secondo capitolo nonché il sunto compositivo del gruppo, Viaggi Inversi è un viaggio che l’ascoltatore intraprende in compagnia del misterioso guerriero, tra splendide parti progressivamente melodiche, aperture tastieristiche dal mood epico e digressioni metalliche.

La Bottega Del Tempo A Vapore è il monicker con il quale agisce un sestetto di musicisti provenienti da Benevento: il gruppo è attivo dal 2014 ed è entrato a far a parte della grande famiglia Revalve che si occupa della distribuzione e comunicazione.

Viaggi Inversi è il secondo capitolo di una storia ispirata da un racconto di Alfredo Martinelli, e segue di un paio d’anni Il Guerriero Errante, lavoro che aveva di fatto dato il via alla carriera della band.
L’album, prodotto da Simone Mularoni ai Domination Studio, racconta le gesta leggendarie di un guerriero sannita/longobardo, mentre la musica è un ottimo esempio di rock/metal progressivo diviso tra la tradizione settantiana ed il più moderno metallo progressivo.
Un lavoro affascinante, cantato in italiano così da riportare alla mente gli storici lavori dei maestri che hanno fatto la storia del progressive nazionale (PFM, Banco del Mutuo Soccorso), ma supportati da arrangiamenti potenti ed epici, avvicinando l’opera a quelle dei migliori act prog metal (Dream Theater).
Composto da sette tracce che hanno nella lunga suite Dama Di Spade il cuore di questo secondo capitolo nonché il sunto compositivo del gruppo, Viaggi Inversi è un viaggio che l’ascoltatore intraprende in compagnia del misterioso guerriero, tra splendide parti progressivamente melodiche, aperture tastieristiche dal mood epico e digressioni metalliche.
E’ ottima la voce di Angelo Santo, supportato dal recitato di Alfredo Martinelli, mentre sono molti i cambi di atmosfera che consentono all’ascoltatore di non perdere l’attenzione, venendo catturato dagli eventi musicali che si susseguono senza soluzione di continuità.
Un’opera che non deve spaventare per il cantato in lingua madre, perché il lavoro nel suo insieme mantiene un taglio internazionale espresso da un suono cristallino ed una meticolosa cura in tutti i dettagli.
Oltre ai venticinque minuti di Dama Di Spade, una menzione particolare va  a Urla e Perdonami, bellissimo brano metal/prog con i tasti d’avorio che creano un’atmosfera settantiana a metà del pezzo.
Viaggi Inversi è comunque un album da gustarsi nella sua interezza per apprezzare ancora di più le atmosfere con cui viene descritta la storia, ed è consigliato agli amanti del progressive tradizionale così come ai consumatori di quello animato dalla componente metal.

Tracklist
1. Flashback
2. Goccia di Tenebra
3. Urla e Perdonami
4. Tempo Inverso PT1- Il Viaggio
5. Tempo Inverso PT2- La Lettera
6. Dama di Spade
7. Mestieri

Line-up
Alessandro Zeoli – Guitar
Alfredo Martinelli – Story Writer
Angelo Santo – Voice
Gabriele Beatrice – Drums
Giuseppe Sarno – Keyboard
Luca Iorio – Bass

LA BOTTEGA DEL TEMPO A VAPORE – Facebook

LUCKY BASTARDZ

Il video di ‘Tear In The Wind’, dall’album “Be The One” (Sliptrick).

Il video di ‘Tear In The Wind’, dall’album “Be The One” (Sliptrick).

Lucky Bastardz – Tear In The Wind [Official Video]
Taken from the album: Be The One | Sliptrick Records | 2018
Directed & Story by Marco Lazzarini
Shooting by Samuele Valle (Gaston Studio)
Editing & Post Production: Tiziano Spigno (Titian Graphic Arts)

Actors: Federico Cartolano (The Old Man), Giorgia Pilati (Young girl), Elisabetta Gagliardi (Grown girl), Maria Vercellino (the mother)

In the video for Tear In The Wind, a young girl learns about the power of goodbye and of music, thanks to an old and kind homeless man. Time goes by and memories fade, but thanks to a dream, todays grown girl gets contact with her inner child once again. This is the first ever acoustic and orchestrated ballad from Italian rock band Lucky Bastardzand gets a delicate and intimate videoclip to go along with the track, taken from their recent album, Be The One.

Lucky Bastardz – Be The One
Be the One is the fourth album from Italian hard rockers Lucky Bastardz and it’s also, by far, their most ambitious. It’s what you might call a “semi-concept album” focused on the themes of inner re-birth. Be the One contains 10 excellent tracks for both the first timers and the purists with not a filler in sight! Read more about Be the One …here

Be The One | Released February 8th, 2018 on Sliptrick Records

Lucky Bastardz are:
Tiziano “Titian” Spigno – Vocals | Pietro “Pacio” Baggi – Guitar | Marco “Mark” Lazzarini – Drums | Paolo “Mr Tnt” Torrielli – Bass

Trautonist – Ember

La proposta dei Trautonist si rivela impeccabile formalmente ma pecca di quella componente emotiva che invece non dovrebbe latitare in un genere come il post black/shoegaze.

Ember è il secondo full length per questa band di Coblenza denominata Trautonist, dopo l’esordio omonimo del 2016.

Il duo formato da Katharina e da Dennis, con l’ausilio di Hendrik alla batteria, ripropone un post black dalle sfumature shoegaze di buona fattura e nella media delle proposte attuali.
La vocalist si disimpegna bene sia con lo screaming che con le cleans, anche se i brani che vedono prevalere quest’ultima soluzione appaiono più a fuoco degli altri.
La proposta dei Trautonist si rivela impeccabile formalmente ma pecca, a mio avviso, di quella componente emotiva che invece non dovrebbe latitare in un genere come questo: per esempio, un brano come Smoke and Ember rappresenta nel migliore dei modi ciò che intendo, con un’ultima parte che cresce a livello d’impatto all’interno di una struttura ritmica più ragionata.
Il fatto è che, nonostante diversi ascolti di Ember, ciò che mi resta una sensazione gradevole che non è sufficiente a spingermi ad ulteriori passaggi del disco nel lettore perché, in un lavoro che non dubito possa trovare buoni riscontri tra chi frequenta il genere con maggiore assiduità, quello che non sono riuscito a rinvenire è il momento chiave, quello capace di conquistare l’attenzione rendendo la fruizione di un album un’esperienza in qualche modo unica.
Nè valgono, in tal senso, una traccia bizzarra e del tutto a sé stante come la conclusiva Woody Allen o la bellissima copertina a modificare sostanzialmente tale opinione.

Tracklist:
1. Fire and Ember
2. Vanish
3. The Garden
4. Smoke and Ember
5. Hills of Gold
6. Sunwalk
7. Woody Allen

Line-up:
Katharina – Vocals (female)
Dennis – All instruments, Vocals
Hendrik – Drums

TRAUTONIST – Facebook

 

Mortiis – Perfectly Defect

Un disco davvero interessante da parte una grande mente musicale, che quando si perde fa cose pessime, ma che quando è in forma come qui i suoi lavori sono un bellissimo sentire.

Håvard Ellefsen, in arte Mortiis, è un musicista che si ama o si odia, non si possono avere mezzi termini, ma forse la definizione migliore è interessante, perché la sua musica è sempre un qualcosa da sentire.

In questo periodo stiamo vivendo un intenso revival di Mortiis, ci sono ristampe come questa di Perfectly Defect del 2010 da parte della sua etichetta Omnipresence Records, viene pubblicato nuovamente il suo controverso libro Secrets Of My Kingdom; Return To Dimensions Unknown. Inoltre il 25 maggio sarà alle Officine Sonore di Vercelli per la sua unica data italiana con Nibiru e altri gruppi, e in quella occasione sfodererà l’opera prima della sua Era I, ovvero Anden Som Gjorde Oppror del 1994, un disco molto oscuro e quasi dungeon. Di Mortiis si potrebbe parlare per giorni, di come a 15 anni sia entrato a suonare negli Emperor, la fuga e poi la lunga carriera solista, ma concentriamoci su questo Perfectly Defect, che è un disco di elettronica al cento per cento, e di quella elettronica ipnotica e dalla grana grossa in quota Prodigy e Crystal Vegas. Il nostro norvegese possiede uno spiccato talento per il genere, del quale tesse trame molto interessanti, sviluppando bene i vari temi sonori, anche se a volte si dilunga un po’. Il disco nel 2010 segnava il suo ritorno sulle scene, dopo un’assenza dovuta ai suoi problemi con l’industria discografica. Perfectly Defect veniva regalato ai fan che si recavano a vedere la sua tournée con i Combichrist, e vi erano due versioni : una tour edition in cd con dieci brani, e una digitale sempre con dieci tracce. L’attuale edizione ha al suo interno dodici tracce, ed è un’esperienza amplificata rispetto all’originale. Mortiis spazia in molti territori elettronici, e come molti metallari che fanno elettronica, dà un taglio totalmente diverso rispetto a quella tradizionale. Perfectly Defect è un oscuro scrutare, sembra la colonna sonora di un videogioco gotico e perverso. La produzione è ottimale, come del resto tutti i suoni, ci sono canzoni che si avvicinano ai Prodigy, mentre altre sono composizioni più lente e di grande pathos. Un disco davvero interessante da parte una grande mente musicale, che quando si perde fa cose pessime, ma che quando è in forma come qui i suoi lavori sono un bellissimo sentire. Per festeggiare la ristampa Mortiis ha rilasciato in download libero un disco di remix chiamato Perfectly Reject che trovate qui http://perfectreject.mortiis.com/

Tracklist
1. Closer to the End
2. Perfectly Defect
3. The Sphere
4. Sensation of Guilt
5. Sole Defeat
6. Thieving Bastards
7. The Punished
8. Halo of Arms
9. Impossible to Believe
10. This Absolution
11. Hermaphro Superior
12. Contrition

MORTIIS – Facebook