Overkill – Live In Overhausen

Gli Overkill propongono il fantastico show alla Turbinhalle 2, dove furono riproposti due degli album che hanno caratterizzato la carriera del gruppo statunitense, il primo Feel The Fire e lo storico Horrorscope.

Che gli Overkill siano ancora una perfetta macchina da guerra lo dimostra l’ultimo lavoro, quel The Grinding Wheel licenziato dalla band lo scorso anno e che ci proponeva infatti il duo Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D Verni ancora in splendida forma.

Con Live In Overhausen, gli Overkill tornano indietro di un paio d’anni, proponendo il fantastico show allaTurbinhalle 2, dove furono riproposti due degli album che hanno caratterizzato la carriera del gruppo statunitense, il primo Feel The Fire e lo storico Horrorscope, uscito nel 1991 e che, prima dell’esplosione dei suoni alternativi e la crisi del thrash metal, divenne il lavoro più famoso della band.
Ovviamente Live In Overhausen è un tripudio, con gli Overkill che, specialmente dal vivo, non fanno prigionieri ed una scaletta ad incendiare i thrashers tedeschi, prima con i brani di Horrorscope e di seguito con la track list del primo lavoro.
Sono passati solo un paio d’anni, quindi immaginiamo che “Blitz” e compagni non abbiano perso la carica che li contraddistingue in questo live, quasi due ore di fila a suonare thrash metal con l’energia di un gruppo di giovincelli e l’esperienza di chi il genere lo mastica da una vita, con una coerenza che ne fa uno dei nomi più rispettati della scena mondiale.
Da Coma, brano d’apertura di Horrorscope, questo live è un viaggio a ritroso nel mondo Overkill, grazie a due degli album più rappresentativi e i fans accorsi sentono l’atmosfera dell’evento, interagendo alle tante sollecitazioni del gruppo, impegnato in una performance tellurica e nel pieno rispetto della loro fama.
Molti i brani che la band non suonava più da anni, anche per assecondare una discografia ragguardevole (Live Young Die Free, Second Son, Blood And Iron e Kill At Command) e che d’incanto tornano ad infiammare i presenti, come se gli anni non fossero mai passati e il chiodo sulle spalle dei fans odorasse ancora di pelle nuova.
L’opera viene licenziata dalla Nuclear Blast nelle versioni Blu Ray e doppio cd, DVd e doppio cd ed in vinile; il live nella versione visiva è inframezzato da immagini storiche dei protagonisti, ed interventi di chi all’epoca recensì i due lavori, in una sorta di live/documentario.
Un’uscita che dimostra come gli Overkill siano ancora una garanzia, anche e soprattutto su un palco, la fotografia di un evento che per i thrashers è davvero imperdibile.

Tracklist
1.Coma
2.Infectious
3.Blood Money
4.Thanx For Nothin’
5.Bare Bones
6. Horrorscope
7.New Machine
8.Frankenstein
9.Live Young Die Free
10.Nice Day – for a Funeral
11.Soulitude
12 Raise The Dead
13.Rotten To The Core
14.There’s No Tomorrow
15.Second Son
16.Hammerhead
17.Feel The Fire
18.Blood and Iron
19.Kill at Command
20.Overkill
21.Fuck You

Line-up
Bobby “Blitz” Ellsworth – Vocals
D.D. Verni – Bass
Dave Linsk – Lead Guitar
Derek Tailer – Rhythm Guitar
Jason Bittner – Drums

OVERKILL – Facebook

HEAVEN

Il music video di Sacred Blood.

Il music video di Sacred Blood.

Brazilian band HEAVEN: Choir Metal, that mixes the tender sounds of a classic choir to the pressure of heavy metal, has just released a music video for its first original single, entitled Sacred Blood. The video can now be seen on the band’s YouTube channel:

The song has many influences from power metal and classical music, with references to the Two-Voice Invention in B flat major (BWV 785), by Johan Sebastian Bach. The lyrics are based on baroque themes and describe, without religious associations, a ritual of fertility and prosperity present in many different cultures, which refers to the blood and sacrifice coming from the continuity of life.

The music video shows behind-the-scenes footage from the recording sessions, which happened between April and May 2018 on Whatafolk-Studio (São Paulo, Brazil), and bridges the public to the day-by-day work of the band members.

ABOUT HEAVEN: Choir Metal
With 7 vocalists and 5 instrumentalists, HEAVEN is a metal band from São Paulo, Brazil, founded by conductor and singer Rafael Leoni and drummer Rômulo Zanco at the end of 2017. The band is currently working on new compositions that permeate many variations of heavy metal, as well as scheduling live concerts and presentations.

Alexandre Cardoso – Tenor
João Prioli – Barítono / Gutural
Luciana Silversong – Soprano
Luis Fonseca – Tenor
Matheus Macêdo – Contrabaixo
Matheus Manente – Guitarras / Barítono
Marcela Estelië – Soprano
Rafael Leoni – Baixo / Barítono
Rômulo Zanco – Bateria
Tilsa Isadora – Mezzo-Soprano
Tony Filho – Guitarras
Toshi Ossada – Piano e Teclados

Contact for concerts, interviews and press: press@heavenchoirmetal.com

Akhenaten – Golden Serpent God

Rispetto a tre anni fa la proposta della band del Colorado sembra anche meglio focalizzata ed efficace: gli intarsi etnici appaiono curati nei minimi particolari ed ogni brano possiede una propria peculiarità che in alcuni casi si esplicita in maniera fragorosa.

Nuovo lavoro pure gli Akhenaten dei fratelli Houseman, band impostasi negli ultimi anni come credibile interprete del metal estremo immerso nell’immaginario egizio.

Come già detto in occasione della precedente uscita titolo, l’abilità del duo statunitense risiede nel saper amalgamare al meglio il sound di matrice black/death con la strumentazione tradizionale.
E se, in effetti, il primo nome che viene in mente quando si parla di certe sonorità sono i Nile, va anche detto che il sound degli degli Akhenaten è molto meno brutale ma, allo stesso tempo, anche meno dicotomico nel suo alternare le due anime che lo vanno a comporre.
Rispetto a tre anni fa la proposta della band del Colorado sembra anche meglio focalizzata ed efficace: gli intarsi etnici appaiono curati nei minimi particolari ed ogni brano possiede una propria peculiarità che in alcuni casi si esplicita in maniera fragorosa, come in episodi magnifici quali Dragon of the Primordial Sea, Erishkigal: Kingdom of Death e la title track Golden Serpent God, picchi qualitativi nei tre quarti d’ora di di black death etnici che a mio avviso teme pochi rivali, rivelandosi anche superiore a quello di band operanti in ambiti analoghi ma di ben più riconosciuta fama.

Tracklist:
1. Amulets of Smoke and Fire
2. Dragon of the Primordial Sea
3. Throne of Shamash
4. Through the Stargate
5. Erishkigal: Kingdom of Death
6. Pazuzu: Harbinger of Darkness
7. Akashic Field: Enter Arcana Catacombs
8. God of Creation
9. Sweat of the Sun
10. Apophis: The Serpent of Rebirth
11. Golden Serpent God

Line up:
Jerred Houseman – All instruments
Wyatt Houseman – Vocals

AKHENATEN – Facebook

While My City Burns – Prone To Self Destruction

Prone To Self Destruction è un macigno metalcore valorizzato dall’uso della melodia in buona quantità, con i brani che si susseguono senza grandi scossoni ma neppure senza cadute, mantenendo l’ascolto interessante e consigliato agli amanti del genere.

Le vie del metal moderno sono infinite ed arrivano fino all’estremo nord, in Islanda, dove ad attenderci per devastare in nostri padiglioni auricolari ci sono i While My City Burns, quintetto di Reykjavík che propone un buon esempio di metalcore.

La band, attiva dal 2013, debutta per Wormholedeath con Prone To Self Destruction, un vulcano che erutta metallo potente, moderno e vario, contaminato da inserti elettronici e sferzate hardcore.
Ottimo l’uso delle voci, e devastante l’approccio con la sezione ritmica che martella senza pietà, ed un’atmosfera “nervosa” come una fiera tenuta a fatica tra le briglie.
L’album è quindi il classico lavoro di genere, ma con qualche buona idea che lo distingue dalle solite uscite: i brani si snodano rabbiosi con la melodia sempre presente e di matrice post hardcore, alternandosi a muri di watt.
Un’urgenza che si esprime tramite un sound estremo, sorprendente se si pensa alla provenienza del gruppo, che più che natio di quelle epiche e fredde terre pare essersi formato tra le strade di una qualche metropoli statunitense.
Prone To Self Destruction risulta così un macigno metalcore valorizzato dall’uso della melodia in buona quantità, con i brani che si susseguono senza grandi scossoni ma neppure senza cadute, mantenendo l’ascolto interessante e consigliato agli amanti del genere: le ispirazioni sono quelle classiche dei gruppi di punta, senza che ciò renda i While My City Burns poco personali o mere fotocopie.

Tracklist
1.Intro
2.New beginnings
3.Alligator char
4.Monument
5.Dear dad
6.Stranger things
7.You know who you are
8.Heartbreaker
9.Wolves are among us
10.Vivens mortua
11.Where do we go from here
12.Best of me – Bonus Track
13.Out of my mind – Bonus Track

Line-up
Gauti Hreinsson – Vocals
Alexander Glói Pétursson – Guitar ,Vocals
Úlfar Alexander Úlfarsson – Guitar
Kristófer Berg Sturluson Paraiso – Bass
Guðjón Trausti Skúlason – Drums

WHILE MY CITY BURNS – Facebook

Madball – For The Cause

Dopo tanti anni, dischi, guai e storie di fratellanza, i Madball con For The Cause producono uno dei dischi migliori della loro discografia.

Tornano i detentori a vita della cintura di campioni di New York hardcore, i Madball, nati come progetto parallelo degli Agnostic Front (il cantante Freddy Cricien è il fratello minore di Roger Miret) nella seconda metà degli anni ottanta, in un periodo di gran fermento per la scena newyorchese.

Dopo tanti anni, dischi, guai e storie di fratellanza, i Madball con For The Cause producono uno dei dischi migliori della loro discografia. Chiunque li ami sa cosa aspettarsi, ma è proprio ciò che si vuole da loro, musica veloce, hardcore da cantare sudati ed abbracciati sotto ad un palco. In nuce nel loro suono è sempre stato presente il seme di altri generi, come l’hip hop, infatti l’hardcore newyorchese è stato fondamentale in ciò, con i Biohazard migliore esempio di questo ibrido sonoro. Come il titolo di una canzone di questo disco, i Madball sono Old Fashioned, vecchia scuola che però parla e dialoga con i giovani, e questo disco suona davvero fresco e veloce. Da qualche anno i Madball stanno vivendo una seconda giovinezza, sono sempre più amati e For The Cause è la testimonianza sonora di questo momento di grazia. Per chi pensa che l’hardcore sia solo violenza, si vada a vedere un concerto dei Madball o senta questo disco, ci sono più valori che in tanti proclami o pose. Certamente gli anni passano e nessuno, né loro né noi, ha più vent’anni ma se l’età fa fare dischi così, i Madball saranno ancora lì nei prossimi venti anni. Hardcore, amicizia, birra e la strada, i Madball hanno un’identità ben definita, newyorchesi ed ispanici, hardcore con venature oi e rap. Es Tu Vida è il pezzo in castigliano che rende omaggio alle loro radici e fa pensare che un disco in questa lingua sarebbe bellissimo.
Per la causa i Madball ci sono sempre.

Tracklist
1. Smile Now Pay Later
2. Rev Up
3. Freight Train
4. Tempest
5. Old Fashioned
6. Evil Ways feat. Ice T
7. Lone Wolf
8. Damaged Goods
9. The Fog feat. Tim Timebomb
10. Es Tu Vida
11. For You
12. For The Cause
13. Confessions

Line-up
Freddy Cricien: Vocals
Hoya Roc: Bass
Mike Justian: Drums

MADBALL – Facebook