Druknroll – Unbalanced

Il gruppo, dal sound particolare, ci investe con una serie di brani personali e vari, estremi e melodici, moderni e dalle sfumature industriali su tappeti di ritmiche thrash violentissime, alternate a melodie di estrazione melodic death.

Vi avevamo parlato dei Druknroll lo scorso anno, in occasione dell’uscita dell’ep Bad Math, mini album di tre brani che seguiva un cospicua discografia composta da una manciata di full length ed altrettanti lavori minori sparsi in una dozzina d’anni.

Il progetto, nato come one man band del musicista russo che gli dà il nome, licenzia tramite Metal Scrap Unbalanced, album che conferma le notevoli potenzialità di quella che ad oggi risulta una band a tutti gli effetti con Drunknroll ad occuparsi di chitarra, basso tastiere e batteria, il singer Horror, Knip alle prese con chitarra, batterie e diavolerie elettroniche e Denys Malyuga alla chitarra solista.
Il gruppo, dal sound particolare, ci investe con una serie di brani personali e vari, estremi e melodici, moderni e dalle sfumature industriali su tappeti di ritmiche thrash violentissime, alternate a melodie di estrazione melodic death.
Ne esce un album sicuramente originale e progressivo, composto da dieci brani, compresi i tre che formavano il precedente ep in cui thrash metal moderno di scuola Strapping Young Lad, Voivod, industrial (Ministry) e melodic death metal (Soilwork) si uniscono per travolgere l’ascoltatore con una cascata di note a formare brani fuori dai soliti schemi, con l’arma in più chiamata Horror alla voce (perfetto in ogni passaggio e vario nella sua interpretazione così come il sound) ed un songwriting ispirato.
Non ci si riposa, il gruppo tiene l’ascoltatore in tensione passando da un genere all’altro o riuscendo ad amalgamare influenze ed ispirazioni in un solo sound per formare brani devastanti, potentissimi e pregni di cambi di tempo e varianti progressive.
Oltre al trio di canzoni presenti in Bad Math (Bad Math, On The Hook e The Heroes of the War), la title track, Philosophy Of Life e Mirror vi lasceranno senza fiato, originali ed estreme composizioni all’interno di un lavoro straordinario.
I Druknroll meriterebbero sicuramente più attenzione, la loro proposta risulta personalissima, amalgamando generi ed influenze all’apparenza lontane ma perfettamente unite nel puzzle musicale di Unbalanced.

Tracklist
1. Hundred
2. Unbalanced
3. Bad Math
4. It’s Not My Way
5. Philosophy of Life
6. On the Hook
7. Eternal Confrontation
8. Mirror
9. The Heroes of the War
10. Dark Matter

Line-up
Druknroll – guitars, bass, keys, drums
Horror – vocal
Knip – guitar, sound effects,drums
Denys Malyuga – solo-guitar

DRUKNROLL – Facebook

Alchem – Viaggio Al Centro Della Terra

Viaggio Al Centro Della Terra è un bellissimo esempio dell’arte dark progressiva della quale nel nostro paese siamo precursori ed indiscussi maestri.

Sicuramente di non facile catalogazione, la musica degli Alchem è un viaggio onirico e raffinato nelle note misteriose del dark rock progressivo, un genere di culto che nel nostro paese ha trovato ammiratori, grandi band nel passato e nel presente ed etichette che ci si sono costruite meritevoli reputazioni, cullando e proponendo artisti di indiscusso spessore.

Gli Alchem sono nati quasi vent’anni fa dal connubio tra il talento del chitarrista Pierpaolo Capuano e quello della splendida interprete Annalisa Belli.
Nel corso degli anni i due musicisti hanno collaborato con vari esponenti della scena progressiva tricolore, e al duo nel frattempo si è unito il bassista Luca Minotti, che completa la line up ufficiale.
Su Viaggio al Centro della Terra troviamo ancora una serie di ospiti come Emilio Antonio Cozza (Emian) al violino, Diego Banchero (Il Segno del Comando) al basso, Manuel de Petris al violino, Paolo Tempesta al basso e alla seconda chitarra, Massimiliano Fiocco (Ragno 89) alla batteria e Alessandra Trinity Bersiani (Glareshift). Il tutto valorizza non poco un’opera affascinante, con i brani che sono flashback, immagini in bianco e nero, progressivi ed elegantemente dark, gotici nella forma più pura, sorprendentemente metallici come Il Canto Delle Sirene, sinuosi come la danza di un serpente nell’opener Behind The Door, o spettacolari nel sound che rimanda ai Goblin più duri della title track.
La Belli a tratti lascia senza fiato: stupenda sirena dark, si avvicina in I Don’t Belong Here alle vette espressive di Kate Bush, mentre la musica viaggia tra liquide parti elettroniche, ritmiche progressive di scuola King Crimson e sfuriate elettriche tra alternative rock e prog metal.
Viaggio Al Centro Della Terra è un bellissimo esempio dell’arte dark progressiva della quale nel nostro paese siamo precursori ed indiscussi maestri: l’opera, di una bellezza a tratti disarmante, vive della raffinata interpretazione della cantante così come del pathos trasmesso dai musicisti che donano emozioni a non finire nel crescendo della superba Pioggia D’Agosto, piccolo capolavoro che conclude questo imperdibile lavoro.

Tracklist
1. Behind the Door
2. Spirit of the Air
3. Il canto delle sirene
4. In My Breath
5. Viaggio al centro della Terra
6. I Don’t Belong Here
7. Butterflies Are Singing
8. Armor of Ice
9. Viaggio al centro della Terra – Fragments of Stars
10. Pioggia d’agosto

Line-up
Annalisa Belli – Vocals, Keys
Pierpaolo Capuano – Guitars, Drums, Flute
Luca Minotti – Bass & Programming

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Yob – Our Raw Heart

E’ sempre una esperienza spirituale di alto livello l’ascolto di una nuova opera della band statunitense. Un autentico capolavoro capace di rendere la nostra vita migliore!

E’ sempre una esperienza spirituale di alto livello l’ascolto di una nuova opera della band statunitense di Eugene, Oregon; gli Yob giungono all’ottavo album in studio approdando alla Relapse, label sempre attenta al meglio dell’estremo in musica.

Il trio condotto da sempre da Mike Scheidt, nella sua lunga storia (che parte dal 2000), ha portato la musica doom a un livello superiore sfornando opere avvincenti, sempre tese alla ricerca dell’inesplorato, toccando con maestria e ispirazione vette trascendentali e cosmiche; l’ascolto di perle come Catharsis (2003) o di tellurici dischi come Atma (2011), giusto per nominarne un paio, sono necessari per capire al meglio cosa voglia dire suonare puro doom. L’opera attuale, Our Raw Heart, giunge dopo un periodo molto travagliato della vita del gruppo: il leader Mike, a inizio 2017, ha avuto importanti e gravi problemi di salute con un lungo ricovero in ospedale prima di poter affermare di essere nuovamente in forze. Tutta questa situazione ha avuto chiaramente risvolti nella creazione dell’album che dimostra, come sempre, grande ispirazione con i suoi riff massivi e potenti, con le sue ritmiche varie e tonitruanti ma aggiunge anche una sincera e autentica introspezione nelle avvincenti e pensierose linee vocali di Mike, che canta con un trasporto da far accapponare la pelle. Si può cogliere in ogni nota una sincera emozione che spinge il lavoro su lidi forse meno trascendenti, più terreni e diretti. Non mancano di certo i momenti potenti che ci hanno fatto amare la band, vedi l’opener Ablaze, ma The Screen, oscura e ipnotica, alza l’asticella a livelli molto superiori. Sette brani, quasi 75 minuti di musica, dimostrano la grande voglia di scrivere dei Yob, come ad affermare la volontà di sopravvivere evidente nelle note dilatate e notturne di Lungs Reach, che esplode in un rauco e lacerante growl. Le emozioni non mancano ma gli abbondanti sedici minuti di Beauty in Falling Leaves danno il colpo di grazia, con note di chitarra di una delicatezza e dolcezza indicibile, ricordando la sublime Marrow del disco precedente; la voce del protagonista è emozionale, autentica, figlia di una sofferenza profonda prima di esplodere in …your heart brings me home… dove il nostro cuore è ridotto in brandelli dalla carica di un brano che cresce lentamente, portandoci in un mondo di stati d’animo difficili da descrivere. La title track aggiunge ulteriori vibrazioni positive dimostrando una volta ancora che l’arte, quando deriva dalla vita reale raggiunge sublimi sensazioni. Autentico capolavoro capace di rendere la nostra vita migliore.

Tracklist
1. Ablaze
2. The Screen
3. In Reverie
4. Lungs Reach
5. Beauty in Falling Leaves
6. Original Face
7. Our Raw Heart

Line-up
Mike Scheidt – Guitars, Vocals
Travis Foster – Drums
Aaron Rieseberg – Bass

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CAGE

Il video di Cage, dall’album Images in uscita a ottobre.

Il video di Cage, dall’album Images in uscita a ottobre.

I CAGE sono un gruppo della scena progressive italiana, formatosi nei primi anni 90 con il nome di Soundproof Red.

Da oggi è disponibile il Video Ufficiale di Cage, il primo estratto omonimo, che anticipa IMAGES quinto studio album in uscita il 5 Ottobre 2018.

La Edit Version del brano è stata distribuita ed è disponibile in tutti gli stores digitali.

https://open.spotify.com/album/5aQ9Il36w0txok6QxsS0LM#_=_

https://itunes.apple.com/it/album/cage-edit-version-single/1387898680?app=itunes&ign-mpt=uo%3D4

https://www.deezer.com/it/album/64215032

CAGE:
Andrea Mignani, Chitarra
Damiano Tacchini, Piano, Tastiere
Diletta Manuel, Voce
Giulia Curti, Cori, Percussioni
Leonardo Rossi, Basso
Andrea Griselli, Batteria

DISCOGRAFIA:
The View 1992 Toast records (Torino)
The Feeble Minded Man 1995 Toast records (Torino)
87/94 2005 Musea records (Metz, Francia)
Secret Passage 2008 Musea records (Metz, Francia)

Savage Hands – Barely Alive

I Savage Hands fanno un genere che nella loro terra madre è decisamente inflazionato, ma lo eseguono in maniera al di sopra della media, e questo ep potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto interessante.

Continua l’attacco alla gioventù metal e rock della Sharptone Records, sussidiaria della Nuclear Blast, deputata a diffondere nuovi gruppi e nuove maniere di declinare la musica pesante.

Questa volta è il turno degli americani Savage Hands con il loro debutto Barely Alive, un concentrato di post hardcore veloce ed emozionale, con tute le cose al loro posto, a partire da un’ottima produzione.
Il gruppo nasce tra il Maryland e la Virginia dalle ceneri di precedenti esperienze hardcore, con la voglia di fare qualcosa di nuovo e di ambizioso. Questo ep è la dimostrazione che gli sforzi di questi ragazzi sono andati a buon fine. Il suono è prettamente e fortemente americano, con chitarre che girano incessanti, voce molto potente ma non bassa, sezione ritmica che va in doppia cassa quando serve, e tanta melodia ai momenti giusti, per un risultato che non è originale ma è prodotto molto bene. I Savage Hands fanno un genere che nella loro terra madre è decisamente inflazionato, ma lo eseguono in maniera al di sopra della media, e questo ep potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto interessante, anche perché il mercato del post hardcore è sempre molto aperto ed interessato alle novità. Ritornelli killer e molto radiofonici che gireranno molto nella radio dei campus americani ed un gruppo da tenere sott’occhio per gli appassionati della scena.

Tracklist
1. Red
2. Barely Alive
3. Unconditional
4. Know It All
5. Taken
6. Dream Dead
7. Your Own Hell

Line-up
Mike Garrow – vocals
Justin Hein – guitar/vocals
Ryan Evans – guitar
Nathan O’Brien – bass/vocals
Jonny Melton – drums

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