Arthedain – Infernal Cadence of the Desolate

Si potrà discutere sulla relativa assenza di spunti innovativi, ma quando il compito viene eseguito con questa padronanza del genere è davvero difficile trovare qualcosa da eccepire.

Gli Arthedain sono un interessante progetto musicale dedito ad un black death melodico e di ottimo fattura, giunto al primo full length dopo una coppia di ep pubblicata nel 2014.

Artefice del tutto è il musicista statunitense Charles Wolford che, in Infernal Cadence of the Desolate, accoglie quale nuovo membro della band il chitarrista Nicolas Colvin, mentre la batteria è affidata al session Ilya “Ilyas” Tabachnik.
L’album denota fin da subito l’intento di offrire un sound intenso e piuttosto diretto, e si fa apprezzare per una buonissima resa sonora e la presenza di brani sovente ricchi di un notevole groove.
Where Nonexistence Is All, Consuming the Aurora, Infernal Cadence e Arcane Ascension sono esempi calzanti di quanto appena descritto ma, nel complesso, è tutto il lavoro che regala tre quarti d’ora di minuti di musica incisiva ed incalzante.
Poi, magari, si potrà discutere sulla relativa assenza di spunti innovativi ma quando il compito viene eseguito con questa padronanza del genere è davvero difficile trovare qualcosa da eccepire. Per cui non resta che consigliare agli appassionati del genere l’ascolto di questo primo lavoro degli Arthedain, profondo anche a livello lirico visto che Wolford affronta un tema come quello del disturbo post traumatico da stress che affligge chi è stato coinvolto in scenari di guerra, senza farsi mancare neppure riferimenti all’esistenzialismo di Schopenauer.

Tracklist:
1. A Testament to Failure
2. Where Nonexistence Is All
3. Depths of Isolation
4. Consuming the Aurora
5. Infernal Cadence
6. Arcane Ascension
7. A Garden Lies Barren
8. None Shall Remain
9. As One

Line up:
Charles Wolford – Vocals, Guitars, Lyrics, Composition
Nick Colvin – Guitars, Composition

Ilya “Ilyas” Tabachnik – Drums

ARTHEDAIN – Facebook

Mist – Free Me Of The Sun

Free Me Of The Sun è un buonissimo primo passo su lunga distanza per le Mist, alle quali vanno accreditati anche ampi margini di miglioramento in considerazione di un’età media piuttosto bassa, specialmente se rapportata ad un genere per sua natura appannaggio di musicisti ben più maturi anagraficamente.

Mist è il nome di questa band slovena composta da quattro ragazze e solo un elemento maschile, per cui più opportunamente le chiameremo d’ora in poi “le” Mist, a maggior ragione visto che nella sua prima incarnazione la line up era completamente al femminile.

Il genere offerto è un doom quanto mai tradizionale che si snoda nel solco dei Candlemass, così come dei Black Sabbath e dei Pentagram, con la peculiarità che viene ovviamente fornita dalla voce di Nina Spruk, stentorea sacerdotessa alla quale viene demandato il compito di officiare un rito che conosciamo tutti a memoria ma al quale si partecipa sempre molto volentieri.
Free Me Of The Sun è un album che consolida una certa fama acquista con l’ep Inan’ del 2015 ed un’attività live intensa e gratificante, essendo stata svolta sovente i compagnia dei nomi più illustri del genere.
I dieci brani, mai troppo lunghi, testimoniano la competenza e la forza di questo gruppo che non delude le aspettative, offrendo una prova del tutto soddisfacente anche per i palati più esigenti in ambito doom: detto della notevole prova della vocalist, va rimarcato anche il tocco chitarristico tutt’altro che banale del “beato tra le donne” Blaž Tanšek, con tale connubio che offre frutti molto prelibati nella splendida Demonized, mentre la più rarefatta e conclusiva title track fornisce garanzie sulla costante ricerca di spunti evocativi da parte della band.
Free Me Of The Sun è quindi un buonissimo primo passo su lunga distanza per le Mist, alle quali vanno accreditati anche ampi margini di miglioramento in considerazione di un’età media piuttosto bassa, specialmente se rapportata ad un genere per sua natura appannaggio di musicisti ben più maturi anagraficamente.

Tracklist:
1. The Ghoul
2. Ora Pro Nobis
3. White Torch
4. December
5. Altar of You
6. Disembody Me
7. The Offering
8. Demonized
9. Delirium
10. Free Me of the Sun

Line-up:
Neža Pečan – Bass
Mihaela Žitko – Drums
Ema Babošek – Guitars (rhythm), Vocals (backing)
Nina Spruk – Vocals
Blaž Tanšek – Guitars (lead)

MIST – Facebook

2018

WORSTENEMY

Il video di grind, dall’album Deceprion (Wormholedeath).

Il video di grind, dall’album Deceprion (Wormholedeath).

Gli italiani Worstenemy (death metal) sono orgogliosi di presentare il video per il brano “Grind (Alice In Chains Cover)”!

“Personalmente è stata una bella prova poter interpretare a modo nostro una canzone come “Grind”. Gli Alice In Chains sono stati seminali durante la mia crescita musicale e non solo. Dedico questa nostra interpretazione al mai dimenticato Layne Staley.”
Mario Pulisci (Vocals, Guitars)

“Grind” é tratto dall’album “Deception” uscito nel 2017 via Wormholedeath / The Orchard / Aural Music Group / Disk Union Distribution.

“Deception” é disponibile su Spotify , iTunes e Amazon.

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’77 – Bright Bloom

Prendete un cantante emulo di Ozzy Osbourne, un chitarrista che sciorina riff di rock blues e hard rock a metà strada tra Jimmy Page, Angus Young e Tommi Iommi ed il gioco è fatto, avrete tra le mani Bright Bloom, nuovo album dei ’77

Black Sabbath, Led Zeppelin, Ac/Dc: prendete un cantante emulo di Ozzy Osbourne, un chitarrista che sciorina riff di rock blues e hard rock a metà strada tra Jimmy Page, Angus Young e Tommi Iommi ed il gioco è fatto, avrete tra le mani Bright Bloom, nuovo album dei ’77.

I rockers spagnoli ’77, monicker che ricorda i gloriosi anni settanta, in una riproposizione di tutti i clichè di un sound ed un’era che ha fatto la storia del rock, aggiungono alla loro proposta, che fino ad oggi si ispirava in toto al gruppo australiano più famoso del rock, influenze di rock oscuro e sabbathiano (aiutati dal tono della voce del chitarrista/cantante Armand Valeta) e blues sporco di estrazione zeppeliniana.
La formula convince non poco e Bright Bloom, quinto lavoro di una carriera iniziata nel 2010 conferma i fratelli Valeta (LG è il chitarrista solista) come buoni interpreti del sound settantiano.
La formazione, che oltre ai due fratelli si avvale del contributo della sezione ritmica composta da Dani Martin al basso e Andy Cobo alla batteria, propone dunque la sua riproposizione del suono dei leggendari gruppi di cui sopra, una proposta che più vintage di così non si può, avallata da una produzione in presa diretta e completamente in analogico.
Qualche anno fa la band spagnola sarebbe stata tacciata solo di scoppiazzare in lungo ed in largo le discografie delle icone di cui vi abbiamo parlato, ma oggi, con il ritorno in auge dei suoni in voga negli anni settanta, ecco che brani come Bread & Circus, Be Crucified ed il blues di Last Chance prendono tutto un’altro significato e i ’77 si guadagnano il loro posticino nella scena europea del rock classico di estrazione settantiana.

Tracklist
1. Bread & Circus
2. Hands Up
3. Who’s Fighting Who
4. Be Crucified
5. Where Have They Gone
6. It’s Near
7. You Better Watch Out
8. Fooled By Love
9. Last Chance
10. I Want My Money Back
11. Make Up Your Mind

Line-up
Armand Valeta – Lead singer/Rhythm Guitar
LG Valeta – Lead guitar/Backing vocals
Dani Martin – Bass guitar/Backing vocals
Andy Cobo – Drums

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La Morte Viene Dallo Spazio – Sky Over Giza

Sky Over Giza è un lavoro che non mancherà di affascinare gli amanti dello space rock e delle colonne sonore, un lungo rituale che dallo spazio ci giunge come avvertimento: la morte sta arrivando e non riuscirete a salvarvi.

La label genovese BloodRock Records, da anni attiva nella scena underground italiana ed internazionale, ci presenta questa misteriosa realtà space rock, dalle forti ispirazioni psichedeliche ed influenzata dalle colonne sonore dei film di fantascienza italiani usciti qualche decennio fa.

Quattro musicisti dei quali non si conoscono le generalità hanno unito le loro forze, prima con l’incontro tra La Morte (flauto) e Lo Spazio (chitarra) ed in seguito raggiunte dalle due sacerdotesse al basso ed al synth/moog, per creare musica rituale, per lo più strumentale ed estremamente affascinante.
Sky Over Giza è un ep composto da quattro brani che formano una lunga jam psichedelica, illegale come un trip, acida e liquida nel suo incedere, mentre dallo spazio la morte, sotto svariate forme, si avvicina a noi accompagnata dai suoni e dalle atmosfere cosmiche che la musica del combo milanese disegna nella nostra mente.
La title track è una lunga intro che prepara l’ascoltatore all’arrivo degli zombie dalla stratosfera e il brano (Zombie Of The Stratosphere, appunto) dà il via all’invasione, con la voce in sottofondo che recita su un tappeto di suoni space rock.
Sigu Tolo è strutturata come un brano che segue delle immagini  sfocate dal fumo del rituale che ormai è giunto al culmine, mentre la conclusiva Fever torna a muoversi tra i pianeti gassosi in attesa che la morte inizi la sua discesa sulla terra.
Sky Over Giza è un lavoro che non mancherà di affascinare gli amanti dello space rock e delle colonne sonore, un lungo rituale che dallo spazio ci giunge come avvertimento: la morte sta arrivando e non riuscirete a salvarvi.

Tracklist
1.Sky over Giza
2.Zombies Of The Stratosphere
3.Sigu Tolo
4.Fever (Bonus Track)

LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO – Facebook