Steelmade – The Stories We Tell

La band forse si specchia leggermente troppo su una formula che alla lunga lascia qualcosa in termini di scorrevolezza, ma le idee ci sono, qualche buona canzone anche, quindi per noi l’album è promosso anche se non con lode.

Terra di tradizione metal e rock, la Svizzera ha dato i natali anche agli Steelmade, trio alternative hard rock nato tra le Alpi e composto da Paul Baron alla voce, Jadro alla chitarra e Joe Williams alla batteria.

Il debutto è targato 2016 e si intitola Love Or A Lie, quindi il terzetto di rocker torna dopo tre anni con un nuovo lavoro che si compone di una dozzina di brani incentrati su un alternative hard rock che, se da una parte, risulta l’ormai classico suono in voga nel nuovo millennio, dall’altra non rinuncia a qualche sfumatura più tradizionale specialmente nei solos.
Parte bene The Stories We Tell, le prime tracce convincono, potenti il giusto, molto americane nell’approccio che nasconde un’anima blues (Fairytales Of Childhood Days) e quindi pregne di attitudine ribelle.
La voce maschia e sporcata da un approccio rock’n’roll convince, Raise Your Voice (molto più moderna), Ashes Over Waters, il suono grasso e corposo di The Beast For Last e la grinta di Stupidity sono i momenti migliori di un album che a tratti però risulta leggermente ripetitivo: non un peccato mortale, ma certe formule ripetute all’eccesso creano un’atmosfera di stanca colpevole della poca fluidità dell’album.
La band forse si specchia leggermente troppo su una formula che alla lunga lascia qualcosa in termini di scorrevolezza, ma le idee ci sono, qualche buona canzone anche, quindi per noi l’album è promosso anche se non con lode.

Tracklist
1.Remember When (A Piece Of Contemporary History)
2.Raise Your Voice
3.The Stories We Tell
4.Fairytales Of Childhood Days
3:30
5.Ashes Over Waters
6.Trial And Tribulation
7.The Best For Last
8.Deal With The Devil
9.Stupidity
10.Appearance And Reality
11.Desire And Love
12.We Are Bizarre

Line-up
Paul Baron – Vocals
Jadro – Guitar
Joe Williams – Drums

STEELMADE – Facebook

Descrizione Breve

Autore
Alberto Centenari

Voto
68

Genere – Sottogeneri – Anno – Label
2018 Hard Rock 6.80

HYPNOTHETICALL

Il video di “The Spell”, dall’album “Synchreality”.

Il video di “The Spell”, dall’album “Synchreality”.

Prog Metal band Hypnotheticall has released the video clip for the song “The Spell”, available on the Spaceuntravel channel:

The tracks is taken from the last album Synchreality, available now on CD/DIGITAL at:
http://player.believe.fr/v2/3614979678152
https://www.facebook.com/hypnotheticall/
http://www.revalverecords.com/Hypnotheticall.html

Nofu – Interruzione

I Nofu con i loro magnifici testi e l’hardcore punk vecchia scuola sono una bellezza da sentire e da vivere, perché potrebbero darvi il codice sorgente per hackerare la nostra vita.

I Nofu sono uno uno dei migliori gruppi hardcore punk con tocchi metal italiani di sempre.

Interruzione è il loro disco più recente del 2017, uscito in free download e in forma fisica sempre attraverso il contributo di diverse etichette, con il metodo della cospirazione do it yourself, che è un vaffanculo al capitalismo musicale, essendo una produzione dal basso. I Nofu con i loro magnifici testi e l’hardcore punk vecchia scuola sono una bellezza da sentire e da vivere, perché potrebbero darvi il codice sorgente per hackerare la nostra vita. Il loro suono deve molto ai Negazione, da quel maledetto giorno quando li ascolto o li nomino il pensiero va sempre a Marco Mathieu in coma da mesi, e a quella fantastica scuola italiana, anche se qui c’è un prepotente tocco di hardcore americano. I Nofu riescono a fondere molto bene testi forti e musica veloce, ed è uno dei modi più validi di fare politica, ovvero quella cosa che cambia la vita in meglio, o che dovrebbe farlo. Ascoltando il gruppo romano si entra in un mondo senza filtri e soprattutto liberato dal leviatano capitalista, analizzando le nostre vite e i nostri rapporti con gli altri, non dando risposte ma scatenando dubbi. Un testo come Interruzione Pt. 2, la traccia che chiude il disco, è un qualcosa di pazzesco e di molto indicativo su cosa sia diventata la musica alternativa, perché i Nofu non sono la vetrina, ma il sasso che la spacca. Inoltre i Nofu possiedono una tecnica invidiabile e molto forte, che non va nella direzione dell’onanismo musicale, ma che è sempre al servizio della musica. Un disco forte e che ti entra dentro, come facevano e come faranno sempre i dischi suonati con il cuore e per la tua gente.

Tracklist
1.L’odio e le risa
2.Noi
3.Cenere
4.Disposto soggetto
5.Interruzione
6.Fragile Incompiutezza
7.Instabile (feat Giovanni Confusione/Flic dans la tete)
8.Spettri
9.In proprio
10.Interruzione pt.2

NOFU – Facebook

Tengil – Shouldhavebeens

Shouldhavebeens è un’opera trasversale per definizione, con il potenziale necessario per raccogliere consensi ed attenzioni da più parti, come richiesto da una così nitida esibizione di talento.

Gli svedesi Tengil sono una giovane band che aveva già seminato bene nel recente passato con un full length molto ben accolto come titolo, ma a giudicare dall’esito di questo nuovo Shouldhavebeens la loro evoluzione appare un qualcosa di imprevedibilmente inarrestabile.

Post rock, shoegaze e una componente post hardcore e rumorista, il tutto va a confluire in un coacervo sonoro a volte limpido e cristallino come acqua di fonte, in altri inquieto e torbido quasi a voler togliere certezze all’ascoltatore.
In realtà è proprio questo contrasto tra luci ed ombre, tra levità e senso di oppressione, a rappresentare il motore concettuale e musicale di un lavoro splendido, capace di commuovere, esaltare e far pensare: del resto il titolo che fa riferimento “ciò che potrebbe essere stato” è un po’ il leit motiv nell’esistenza di ognuno, destinato peraltro a divenire sempre più pressante man mano che il tempo a propria disposizione diminuisce in maniera ineluttabile; se poi, certe elaborazioni mentali sono prodotte da menti giovani e fresche come quelle di questi musicisti, figuriamoci l’impatto che tutto ciò può avere nei soggetti più sensibili con qualche decennio di vita in più a consuntivo.
Meglio non guardare indietro, alla fine, e cercare semmai di vivere ogni istante come se fosse destinato a durare per sempre: la musica dei Tengil può essere di grande aiuto, perché una canzone stupenda come It’s all for springtime è solo la punta dell’iceberg di un lavoro che supera per intensità un punto di riferimento per i Tengil quali sono senz’altro gli Alcest, rispetto ai quali la malinconia viene esibita in maniera molto meno diretta.
And the best was yet to come è un altro episodio che impressiona per urgenza e potenza comunicativa, con il bravissimo Sakarias Westman (che speso e volentieri ricorda per timbrica il giovane Bono) capace di imprimere al suo cantato quel quid emotivo ed interpretativo che fa la differenza.
Shouldhavebeens è un’opera trasversale per definizione, con il potenziale necessario per raccogliere consensi ed attenzioni da più parti, come richiesto da una così nitida esibizione di talento.

Tracklist:
1. I dreamt I was old
2. And the best was yet to come
3. With a song for dead darlings
4. A lifetime of white noise
5. It’s all for springtime
6. All for your myth
7. In Murmur

Line up:
Sakarias Westman
Pontus Carling
Karl Hauptmann
Tobias Jensen

TENGIL – Facebook

Perpetual Night – Anâtman

Anâtman ha tutto per essere apprezzato dai fans del melodic death metal: cavalcate oscure, solos che guardano da vicino il metal più classico, atmosferiche voci femminili e growl perfetto per il sound proposto dal gruppo.

Il melodic death metal di matrice scandinava continua ad ispirare gruppi in tutto il globo, eredi di quelle band che fecero innamorare schiere di appassionati dai gusti leggermente più melodici rispetto al death metal classico.

Ricordare In Flames, Dark Tranquillity ed At The Gates e poi tutte le band che hanno contribuito a rendere il genere uno dei più importanti e seguiti degli ultimi decenni è quanto meno doveroso, ma può risultare ovvio, quindi meglio passare oltre e presentare gli spagnoli Perpetual Night, in arrivo dalla grande famiglia Wormholedeath per conquistare i cuori degli amanti del suono nord europeo per antonomasia.
Nata sei anni fa in quel di Granada, la band arriva al traguardo del debutto sulla lunga distanza dopo due ep ed una compilation, con l’ausilio di una label  sempre attenta a proporre lavori sopra la media e di riflesso gruppi interessanti.
Anâtman ha tutto per essere apprezzato dai fans del melodic death metal: cavalcate oscure, solos che guardano da vicino il metal più classico, atmosferiche voci femminili e growl perfetto per il sound proposto dal gruppo.
Partiamo da The Howling, terza traccia e spettacoloso brano dove le melodie chitarristiche accompagnano le cleans ed il growl in un contesto evocativo struggente, torniamo alla title track, che funge da opener e ci presenta il sound dei Perpetual Night, tra ripartenze, crescendo e cavalcate metalliche valorizzate da camei di tastiere notturne, mentre i riff melodici di Nothing Remains ricordano gli Amorphis.
C’è tanto metallo classico nei solos della progressiva Raindrops, altro gioiellino di casa Perpetual Night racchiuso in questo ottimo lavoro, che cresce inesorabilmente con gli ascolti, mentre tutto finisce nella notte e nelle note della conclusiva Absence of Reality.
Un lavoro incentrato su un genere che sembra rinascere tutte lo volte che i suoi detrattori ne celebrano il funerale artistico, anche grazie a realtà come i Perpetual Night.

Tracklist
1.Anâtman
2.Wild
3.The Howling
4.Nothing Remains
5.His Darkness
6.Raindrops
7.Unpronounced Words
8.Absence of Reality

Line-up
Raúl Ríos
César Ramírez
Carlos Garrido

PERPETUAL NIGHT – Facebook