Old Man Wizard – Blame It All On Sorcery

Un’altalena tra le trame progressive e le potenti divagazioni heavy, questo risulta Blame It All On Sorcery senza mai sconfinare nei cliché del progmetal, bensì mantenendo un approccio hard rock ispirato ai nomi storici del progressive di quarant’anni fa.

Nuovo lavoro per il trio progressive heavy rock degli Old Man Wizard, dei quali MetalEyes vi aveva parlato riguardo al singolo apripista per questo album uscito sul finire dello scorso anno.

Attiva da sei anni e con un full length risalente ormai a cinque anni fa ed intitolato Unfavorable, uscito anche in versione strumentale, la band mantiene le promesse continuando imperterrita sulla strada a ritroso verso il progressive rock settantiano, qui rivisto in chiave più heavy, a tratti estrema con il contrasto tra la voce melodica ed il sound smaccatamente metallico e pregno di groove.
Un’altalena tra le trame progressive e le potenti divagazioni heavy, questo risulta Blame It All On Sorcery senza mai sconfinare nei cliché del prog metal, bensì mantenendo un approccio hard rock ispirato ai nomi storici del progressive di quarant’anni fa.
Innocent Hands e The Blind Prince sono i due brani ereditati dal singolo, con le restanti otto canzoni che sono ancora più incentrate su questo contrasto, a suo modo originale, tra i due generi che compongono l’idea di musica del gruppo americano, bravissimo nel partire con sferzate ritmiche al confine con il metal estremo per poi ritornare su lidi progressive di matrice Jethro Tull / Gentle Giant e poi riavvicinarsi al nuovo millennio con momenti di rock americano in Seattle style.
Quando il progressive rock prende il sopravvento, Somehow ci delizia con trame acustiche, mentre The Long-Nosed Wiseman conclude l’album in modo splendido, tra King Crimson e Black Sabbath.
Promesse mantenute dunque, ed album che trova posto tra i lavori di spicco nel panorama del metal/rock con un occhio rivolto al passato.

Tracklist
1.Beginnings and Happenstance
2.Sorcerer
3.The Blind Prince
4.Never Leave
5.Cosmo
6.Somehow
7.Innocent Hands
8.Last Ride of the Ancients
9.The Vision
10.The Long-Nosed Wiseman

Line-up
Andre Beller – Bass Guitar, Vocals
Francis Roberts – Guitar, Vocals, etc.
Kris Calabio – Drums, Vocals

OLD MAN WIZARD – Facebook

Ærgonaut – Destination Anywhere

Il sound di Destination Anywhere è composto da varie anime che si alternano e rendono l’ascolto vario e a suo modo originale, pur restando nei binari del metal progressivo, con sette brani che formano una lunga jam strumentale nella quale non troverete una nota fuori posto.

I tempi sono cambiati in ambito metal strumentale, e col passare del tempo ci ritroviamo sempre più spesso al cospetto di lavori che, oltre alla mera tecnica, cercano di trasmettere emozioni anche a chi non è per forza di cose un musicista e dal mondo delle sette note cerca emozioni.

Molti sono coloro i quali si cimentano in opere in cui la mancanza di una voce guida lascia libera l’immaginazione dell’ascoltatore, rapito dalle evoluzioni strumentali mai fine a se stesse ma esposte come colonne sonore, racconti in musica di viaggi come questo ottimo debutto intitolato Destination Anywhere, opera strumentale di Ærgonaut, polistrumentista e compositore italiano.
Destination Anywhere è proprio quello descritto in precedenza, un viaggio musicale lungo sette brani, dalla decisione di partire, ai timori del protagonista per quello che lo aspetterà lungo il tragitto che lo separa dalla Terra, un traguardo sospirato e raccontato con l’aiuto di un metal progressivo che non disdegna soluzioni moderne, tra elettronica, synth e ritmiche a tratti sincopate, ma subito alleggerite da splendide aperture melodiche.
I solos raccontano le emozioni che scaturiscono dalle varie peripezie che Ærgonaut incontra nel suo vagabondare, lo spazio e il suo infinito, mentre le note alternano momenti di ruvido metall, a progressive digressioni melodiche e atmosferiche parti vicino allo space rock.
Il sound di Destination Anywhere è composto da varie anime che si alternano e rendono l’ascolto vario e a suo modo originale, pur restando nei binari del metal progressivo, con sette brani che formano una lunga jam strumentale nella quale non troverete una nota fuori posto.

Tracklist
1. The Beginning
2. Planet
3. Little Trip
4. Boys On The Road
5. The Storm
6. The Binary Code
7. Arrival

Line-up
Ærgonaut – All Instruments

AERGONAUT – Facebook

ULTRA-VIOLENCE

Il video di “Cadaver Decomposition Island”, dall’album. “Operation Misdirection” (Candlelight Records).

I thrasher italiani ULTRA-VIOLENCE pubblicheranno un nuovo album, “Operation Misdirection”, il 27 luglio 2018 su Candlelight Records.
Disponibile il video di “Cadaver Decomposition Island”, il primo estratto dell’album. “Operation Misdirection” è già disponibile per preorder a questo link.

L’album è stato registrato presso i Domination Studio di San Marino da Simone Mularoni che si è occupato anche della fase di mix e master.
L’artwork è stato curato ancora una volta dal leggendario Ed Repka, autore di copertine storiche di band come Megadeth, Sanctuary e Death.

Disponibile artwork e tracklist:

1. Cadaver Decomposition Island 06:12
2. Welcome to the Freakshow 02:54
3. My Fragmented Self 06:15
4. The Acrobat 04:25
5. Nomophobia 05:51
6. Money for Nothing (Dire Straits cover) 04:29
7. The Stain on My Soul Remains 01:59
8. Shining Perpetuity 06:32

Lead vocalist Loris Castiglia comments, ‘I thought a lot about the visual part of the song while I was working on the lyrics. We felt like it would fit perfectly with the music. Considering that the song doesn’t follow a classic structure but is constantly changing and evolving I decided to divide the whole theme in three parts: decomposition of the human body, merging with nature, rebirth in the form of a tree.

The concept is summed up in the lines “Matter can’t be created / Matter can’t be destroyed” that lead to an emotional and peaceful conclusion in which the sensation of being all part of something bigger is palpable and relieving, especially during the lines “Mother cries and it rains upon your leaves / They’re tears of joy / For winter always turns to spring”.’

Operation Misdirection is the last chapter of a trilogy the band started five years ago with their debut album, ‘Privilege To Overcome’ in 2013. Tours across Europe caught the attention of Candlelight Records and they went on to release their 2nd album ‘Deflect The Flow’ in 2015, a record which saw them take their brand of extreme thrash to the next level and opened them up to a whole new heavy metal fanbase worldwide.

Over the past few years Ultra-Violence have played shows and festivals across the world supporting bands like Discharge, Angelus Apatrida, Tokyo Blade and Rotting Christ, leading to a number of shows in Japan with Skull Fist. They show no signs of stopping and will embark on a European tour to support the release of ‘Operation Misdirection’ starting with the following dates:

July 6th – Eresia Metalfest – Udine (IT)
July 8th – The Riveter – Nancy (FR)
July 9th – K19 – Kassel (DE) w/ Exodus
July 19th – Obscene Extreme Festival – Trutnov (CZ) w/ Napalm Death

“Thrash should be this good more often” – Metal Hammer
“Well worth a look if you fancy a gristly slab of thrash” – Ave Noctum
“Violent and heavy, Ultra-Violence conveys sinister thrash” – New Noise Magazine

ULTRA -VIOLENCE are:
Loris Castiglia (voce, chitarra ritmica)
Andrea Vacchiotti (chitarra solista)
Andrea Lorenti (basso)
Francesco “Frullo” La Rosa (batteria)

ULTRA-VIOLENCE online:
facebook.com/ultraviolencemetal

Obseqvies – The Hours Of My Wake

L’album d’esordio degli Obseqvies riporta prepotentemente alla ribalta il miglior funeral doom melodico ed atmosferico.

L’album d’esordio degli Obseqvies riporta prepotentemente alla ribalta il miglior funeral doom melodico ed atmosferico.

Di questa band si sa poco o nulla, se non che proviene dalla Finlandia, il che rappresenta una sorta di bollino di garanzia quando si parla di questo genere: la naturale conseguenza non può che essere quella di affidare alla musica il compito di raccontare agli ascoltatori l’ennesimo doloroso capitolo di una storia che trova sempre nuova linfa e magnifici interpreti, nonostante il suo risibile appeal commerciale.
The Hours Of My Wake riparte pressapoco da dove ci avevano lasciato gli Ea con il loro ultimo album del 2013, con un sound però ancor più curato e ammantato di un’aura oscura e leggermente meno melodica, includendo anche alcuni spunti che riconducono agli Shape Of Despair; l’esito non può che essere esattamente ciò che vorrebbe sempre ascoltare chi adora questo genere: ritmiche bradicardiche e variazioni di tono quasi impercettibili ma costanti, fondamentali per accrescere il pathos.
Grazie anche ad un growl che per profondità si avvicina non poco a quello di Daniel Neagoe, i tre lunghi brani si trascinano dolenti per quasi un’ora con la loro ricetta essenziale ma sempre di grande efficacia, con gli Obseqvies che affidano il lavoro di costruzione melodica alle tastiere e mettono in scena, alla fine, una litania funebre che non può lasciare indifferenti gli animi più sensibili.
Soloqvam è un brano di squassante bellezza, con il cantato che nella parte conclusiva diviene uno straziante screaming, indicativo del fatto che il risveglio al quale fa riferimento il titolo non dev’essere stato esattamente quello auspicato; Dawning è una traccia relativamente più aspra nella parte iniziale ma destinata a divenire più ariosa con i suoi accenni ad un canto di tipo monastico, mentre Cold è l’ideale unione tra i diversi spunti offerti in precedenza, per quanto tali scostamenti possano essere pressoché impercettibili per orecchie poco esperte.
Contrariamente ad un avvio illusoriamente consolatorio, il lavoro degli Obseqvies assume via via toni sempre più disperati con inesorabile e costante lentezza; il sonno eterno resta pur sempre la soluzione finale e più sicura, indipendentemente da come la si voglia pensare.

Tracklist:
1. Soloqvam
2. Dawning
3. Cold

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