Sabaton – Carolus Rex Platinum Edition

Un lavoro ispirato e bellissimo, heavy power metal orchestrale ed epico alla sua massima potenza, questo è Carolus Rex, sesto album dei Sabaton uscito nel 2012 e ristampato per l’occasione.

La storia della Svezia ha toccato il suo massimo splendore storico tra il XVII e il XVIII secolo, periodo che vide la nazione scandinava trasformarsi in una potenza imperante nelle coste del mar Baltico, dalla Finlandia fino all’Estonia e alla Livonia.

I Sabaton nel 2012 licenziarono questo bellissimo lavoro, che è stato quello di maggior successo del gruppo, alle prese con una fetta importante della storia del proprio paese.
Carolus Rex, infatti, è un lavoro incentrato sull’intervento della Svezia nella guerra dei trent’anni (1618-1648) e sul regno di re Carlo XII (1697-1718) del quale si commemorano i trecento anni dalla morte.
Un lavoro ispirato e bellissimo, heavy power metal orchestrale ed epico alla sua massima potenza, questo è Carolus Rex, di fatto il sesto album dei Sabaton ed apice di una discografia che ha regalato altri due full length dopo questo notevole lavoro, Heroes e The Last Stand, licenziati rispettivamente nel 2014 e nel 2016.
Senza entrare troppo dentro alle vicende storiche, c’è un grande album di power heavy metal da godersi con il pugno alzato e lo scudo a proteggere i colpi che i Sabaton senza pietà scaricano sull’ascoltatore, immerso in questa raccolta di racconti storici accompagnati da uno degli esempi più fulgidi di metallo glorioso, epico, orchestrale e potente.
Mid tempo e debordanti orchestrazioni ci avvolgono come in una colonna sonora di una pellicola che sulla parete fa scorrere immagini di battaglie, eroi, vincitori e vinti in un delirio epico davvero entusiasmante, con la chicca della versione svedese ad accentuare l’atmosfera di celebrazione di uno dei personaggi più importanti della storia della nazione.
Questa spettacolare versione Platinum Edition si arricchisce di quattro bonus track e viene licenziata dalla Nuclear Blast in ben cinque versioni: 2cd digi, 2LP, 3cd+2blu-ray-earbook, award edition e digital, a seconda dei gusti tutte imperdibili.

Tracklist
1. Dominium Maris Baltici
2. The Lion From the North
3. Gott Mit Uns
4. A Lifetime of War
5. 1 6 4 8
6. The Carolean’s Prayer
7. Carolus Rex
8. Killing Ground
9. Poltava
10. Long Live the King
11. Ruina Imperii
12. Twilight Of The Thundergod
13. In The Army Now
14. Feuer Frei
15. Harley From Hell

Line-up
Joakim Brodén – Vocals, Keyboard
Pär Sundström – Bass
Chris Rörland – Guitars
Tommy Johansson – Guitars
Hannes Van Dahl – Drums

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Iteru – Ars Moriendi

Ars Moriendi è un lavoro a suo modo sorprendente e che merita di arrivare alle orecchie degli appassionati del doom più oscuro e malevolo.

Notevole ep d esordio per i belgi Iteru, autori di un death doom rituale ed opprimente come di rado capita di ascoltare.

Oltre al fatto che si tratta di un trio, l’unica cosa che è data sapere sulla band è che i musicisti coinvolti appartengono alla scena black metal belga, un aspetto che rende a suo modo ancor più intrigante il tutto, visto che chi è abituato a viaggiare a velocità più elevate di norma tende ad interpretare in maniera differente sonorità dai tempi più diluiti.
Gli Iteru non cercano consenso attraverso una proposta dolente e melodica, ma con Ars Moriendi portano il genere alle sue estreme conseguenze senza spostare la barra verso il death, come fa la maggior parte delle band in casi analoghi: l’album è doom al 100%, con il retaggio black che affiora in alcune sfuriate in doppia cassa e nel tremolo di certi passaggi solisti, per il resto tutti gli ingredienti si trovano al loro posto, a partire da un growl impietoso e il rombo ribassato all’inverosimile sullo sfondo.
I quattro lunghi brani sono litanie che disassano l’ascoltatore in virtù di suoni non particolarmente curati ma veraci il giusto, per rendere ancor più credibile il senso di soffocamento che la band vuole indurre in chi decide si assoggettarsi a questo infame rituale; del resto, chi fa le pulci ai dischi doom o black focalizzandosi sugli aspetti meramente tecnici ha decisamente sbagliato indirizzo.
Ars Moriendi è un lavoro a suo modo sorprendente e che merita di arrivare alle orecchie degli appassionati del doom più oscuro e malevolo: gli Iteru però non si limitano a andare giù pesanti con un riffing monolitico, poiché il loro senso della melodia non è affatto trascurabile, così come la tendenza a creare passaggi emozionanti pur se collocati su uno sfondo per lo più minaccioso.
La conclusiva To the Gravewarden sembrerebbe essere è la traccia più canonica e relativamente più fruibile grazie ad una riconoscile e reiterata linea chitarristica, peccato che a metà dei suoi dieci minuti si trasformi in un devastante episodio all’insegna del più oscuro black metal, mentre l’iniziale Through the Duat rappresenta la vera e propria sintesi sonora dei biechi intenti degli Iteru.
We the Dead e Salvum Me oscillano tra arpeggi, sprazzi melodici e distruttivi e ineluttabile ferocia, andando a completare un quadro che raffigura un doom metal sicuramente non convenzionale e quindi piuttosto originale; le note di presentazione parlano di analogie con The Ruins Of Beverast, Urfaust, Blut Aus Nord ed Evoken ma, a seconda dei punti di vista, si può essere totalmente d’accordo o dissentire del tutto. Giusto così, non resta che lasciare ad ogni singolo ascoltatore la possibilità di farsi un’idea propria su un album davvero meritevole d’essere approfondito.

Tracklist:
1. Through the Duat
2. We the Dead
3. Salvum Me
4. To the Gravewarden

Valkyrja – Throne Ablaze

La peculiarità maggiore rimane sempre capacità di unire melodia e black metal, con un lieve accenno di death.

Tornano dopo cinque anni dal precedente disco i Valkyrja, con un disco di black metal molto potente e nello stile della seconda onda del black metal.

I nostri sono attivi dal 2004, con un suono sempre improntato all’aggressività e alla velocità. Con questo Throne Ablaze sono venuti a riprendersi il posto che spetta loro: infatti sono attualmente in tour con i Marduk e gli Archgoat. Il suono di questi svedesi è molto duro e serrato, al contempo la melodia pervade molto bene le costruzioni sonore e l’ascoltatore rimane sempre attaccato alla loro musica. Avendo imparato alla perfezione la storia di questo genere, i Valkyrja sanno che è necessario costruire un sound che non sia solo derivativo, ma un qualcosa che abbia delle peculiarità ben precise e ci riescono in pieno. Le canzoni sono quasi tutte di lunga durata, dato che il gruppo riesce a concatenare al meglio i vari temi sonori presenti all’interno delle tracce. Il risultato è un muro sonoro che non rivela nessuna crepa, e anzi avanza imperioso verso l’ascoltatore, incalzandolo da vicino. Non è facile di questi tempi, in cui i gruppi sono davvero tanti, tornare dopo diversi anni e riprendersi ciò che ti spetta, ma con questo disco i Valkyrja hanno firmato un rientro più che positivo. Il lavoro è un bel massacro dall’inizio fino alla fine e non c’è un attimo di tregua. La peculiarità maggiore rimane sempre capacità di unire melodia e black metal, con un lieve accenno di death. Ascoltare un disco di black con una forte impronta personale non è per nulla scontato, ma qui lo si può trovare.

Tracklist
1. In Ruins I Set My Throne
2. Crowned Serpent
3. Opposer of Light
4. Tombs Into Flesh
5. Halo of Lies
6. Transcendental Death
7. Paradise Lost
8. Throne Ablaze

Line-up
S.Wizén – lead guitar & vocals
B.Thelberg – rythm guitar
V.Purice – bass & backing vocals
V.Parri – drums

VALKYRJA – Facebook

Hell’s Guardian

Il video di “Colorful Dreams”, dall’album “As Above So Below”.

Il video di “Colorful Dreams (feat. Ark)”, dall’album “As Above So Below”.

Italy’s Epic/Melodic Death Metal band Hell’s Guardian present the video streamer for “Colorful Dreams” (feat. Ark) with a mash-up of the band’s previous official videos “Blood Must Have Blood” ( https://youtu.be/lTKIkcKLJ5U) and “Crystal Door” (https://youtu.be/9VoLYsplWh8), which were taken off from the new album “As Above So Below”.

Hell’s Guardian released their new album, entitled “As Above So Below” on September 14th 2018. The album has been recorded by Media Factory Esine studios of Fabrizio Romani and mixed and mastered by Michele Guaitoli (Temperance, Kaledon) at the Groove Factory Studios in Udine and hosts singers like Adrienne Cowan (Winds of Plague, Light & Shade), Marco Pastorino (Temperance) also as vocal producer and Ark Nattlig Ulv (Ulvedharr).

The band comments:
“Three years after the release of our last record, we can say that this new album will mark a musical turning point for us, abandoning the fantasy themes and focusing on real issues that life can reserve in each
one of us. All this with a sound that is closer and closer to the typical Scandinavian Melodic Death mold with tight rhythms, guitar riffs which are less epic but with impact, and orchestrations designed by Samuele Faulisi (Atlas Pain), from typical classical instruments up to modern parts with synths, more focused collaborations, from the guest singers to the musicians who collaborated with us in the studio, they made everything more natural and spontaneous without forcings, all with a powerful mix.”

Below is the tracklist

1. OVER THE LINE
2. CRYSTAL DOOR
3. AS ABOVE SO BELOW
4. BLOOD MUST HAVE BLOOD
5. WAITING…FOR NOTHING
6. 90 DAYS
7. LAKE OF BLOOD
8. JESTER SMILE
9. MY GUIDE MY HUNGER (w/ Marco Pastorino and Adrienne Cowan)
10. I RISE UP
11. COLORFUL DREAMS (w/ Ark Nattlig Ulv)

Links:
https://www.facebook.com/hellsguardian.official/

Thulsa Doom – Realms Of Hatred

Assalti sonori devoti all’old school death presentano al meglio questa nuova e malefica realtà della capitale: le avvisaglie di un futuro da band capace di crearsi un certo seguito ci sono tutte.

Dalle catacombe di una capitale sempre più avvolta da sonorità estreme arrivano in superficie i Thulsa Doom, trio di musicisti ed adepti all’underground metallico di matrice death metal.

In generale non ci si schioda dai primi anni novanta tra le trame putrescenti di questi sei brani che vanno a comporre la tracklist di Realms Of Hatred, debutto in uscita digitale e cassetta a ribadire l’assoluta attitudine underground di questa band che riesce a convincere grazie a cavalcate heavy, atmosfere catacombali ed un sound maligno, con una produzione che ben si adatta allo spirito dell’opera, senza inficiare il risultato ma rendendo l’atmosfera malsana, un vero e proprio viaggio nell’inferno dei Thulsa Doom.
Quattro brani e due interludi scaraventano per una ventina di minuti nei meandri in cui l’angelo morboso tortura anime con brani come l’opener The Final Scourge, guardando all’indietro anche al thrash metal più oscuro nato negli anni ottanta.
Assalti sonori devoti all’old school death come The Gates of Niniveh o Demon Conjurer presentano al meglio questa nuova e malefica realtà della capitale: le avvisaglie di un futuro da band capace di crearsi un certo seguito ci sono tutte.

Tracklist
1.The Final Scourge
2.The Gates of Niniveh (Woe to You…City of Blood)
3.Realms of Hatred (Instrumental)
4.Demon Conjurer
5.Intro
6.Thulsa Doom

Line-up
V.K. Nail – Vocals, Guitar
F.Phantomlord – Guitar & Bass Guitar
B.G. Triumph – Drums

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