A Vintage Death – Acrid Death Fragrance

Trattandosi di un demo, ovviamente, non siamo in presenza di suoni ottimali, ma tale aspetto passa in secondo piano rispetto a questa ventina di minuti abbondanti ricchi di spunti pregevoli che necessitano appunto solo di una rifinitura a livello formale per essere al 100% competitivi.

Acrid Death Fragrance è il demo che porta a conoscenza degli appassionati di metal estremo il nome A Vintage Death, one man band creata dal musicista abruzzese Carmine D’Annibale.

Carmine è stato in passato batterista in diversi gruppi, tra i quali i Rising Moon sono stati i più rilevanti, ma qui si occupa dell’intera strumentazione svincolandosi dal death melodico di quella band per approdare ad un’intrigante forma di metal che ingloba elementi black, death e doom.
Trattandosi di un demo, ovviamente, non siamo in presenza di suoni ottimali, ma tale aspetto passa in secondo piano rispetto a questa ventina di minuti abbondanti ricchi di spunti pregevoli che necessitano appunto solo di una rifinitura a livello formale per essere al 100% competitivi.
Se un brano come When the Spirit Smell His Corpse, posto in apertura del lavoro, si dimostra già abbastanza esaustivo riguardo la bontà della proposta, con il suo incedere dolente e allo stesso tempo melodico, in Gloomy Tombs è invece una componente black metal non distante da quella dei Forgotten Tomb a prendere il sopravvento, mentre Ominous Dream possiede diversi cambi di ritmo e di scenario passando da repentine sfuriate a momenti più evocativi; la title track esibisce un’indole più sognante e melodica, con la chitarra a tessere linee dal buon impatto emotivo, e infine Lume chiude il demo con sonorità piuttosto rarefatte nella sua prima parte ed un’indole complessivamente più atmosferica e sperimentale.
Fatte le debite tarature, il passo d’esordio targato A Vintage Death è senz’altro positivo, in quanto il sound esibito appare decisamente affascinante ancorché piacevolmente naif e genuino: mi piace pensare che Carmine abbia tentato di far proprio l’approccio diretto e privo di orpelli del suo illustre conterraneo Mario Di Donato, rivestendolo di una struttura decisamente più robusta e metallica.
In prospettiva di una possibile uscita di più lunga durata da immettere con tutti i crismi sul mercato discografico, ritengo che l’aspetto sul quale il musicista di Ortona debba lavorare maggiormente sia il comparto vocale, in quanto sia il growl sia le clean vocals sono decisamente perfettibili, all’interno di una struttura compositiva che di suo appare già abbastanza rilevante.

Tracklist:
1. When the Spirit Smell His Corpse
2. Gloomy Tombs
3. Ominous Dream
4. Acrid Death Fragrance
5. Lume

Line-up:
Carmine – Everything

A VINTAGE DEATH – Facebook

Ancestor – Lords Of Destiny

La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.

Interessante lavoro che ci giunge dalla Cina, terra inusuale almeno fino ad oggi parlando di metal, con il primo full length dei thrashers Ancestor.

Nato addirittura nel 2007, il quartetto ha esordito solo lo scorso anno con l’ep Age Of Overload, seguito appunto da Lords Of Destiny, album che riprende le sonorità old school di matrice teutonica e, senza allontanarsi troppo da quello suonato dalle band storiche del genere, ha creato una raccolta di brani duri come la roccia, veloci e senza compromessi.
Meng Li (voce e chitarra), Fuwen Yang (chitarra), Han Li (basso), Yang He (batteria) provengono sì da Pechino, ma il loro sound risulta un buon esempio di thrash metal teutonico in cui le chitarre si lanciano in cavalcate dirette, a tratti al limite dello speed, le ritmiche tengono il passo e la voce cartavetrata ci investe in tutta la sua rabbiosa potenza.
Lords Of Destiny risulta un lavoro convincente, ovviamente senza mostrare particolari novità, ma l’impatto è di quelli che lasciano il segno e riesce a coinvolgere, specialmente se si è amanti di queste storiche ed immortali sonorità.
Rise By Sin dà via ad una corsa che non si ferma davanti a nulla, colpendo con mitragliate metalliche come Bloody Repression, Pain And Hate e Tormentor, inno thrash metal per eccellenza.
La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.
Gli Ancestor risultano una porta aperta sul mondo metallico del loro paese ancora tutto da scoprire, attraversatela senza timore, non ve ne pentirete.

Tracklist
1.Rise By Sin
2.Deathlike Silence
3.Bloody Repression
4.The Final Worship
5.Black Future
6.Tormentor
7.Pain And Hate
8.Savage Action
9.Inner Struggle

Line-up
Meng Li – Vocals, Guitars
Fuwen Yang – Guitars
Han Li – Bass
Yang He – Drums

ANCESTOR – Facebook

COMMONRAGE

Il video del singolo Carriage.

Il video del singolo Carriage.

Commonrage is a rising hardcore metal band with djent influences from Turin, Northern Italy.
The project consists of four former members of several local bands: Ceiling of Anvers, In-Dignity and Depthscent that at different times shared the stage with While She Sleeps, Promethee, Hacktivist, Novelists and many more bands.

https://www.facebook.com/commonrageband

https://open.spotify.com/track/1FNeWNd0WBfCj4YdKZMcuO?si=AM0jVr3-TrG7OOkT14E8DA

Stalker – Vertebre

Piccolo capolavoro al crocevia di tanti generi ed emozioni, un sentire qualcosa che è stato declinato in molte maniere, un sentimento che parte da lontano e arriva dove siamo noi, che pensavamo potesse andare meglio, ma non è una sconfitta perché ne possiamo parlare.

Rumori che vengono da dentro, esplosioni attese da anni che scoppiano in faccia, giri di chitarra che sembrano abitare nel nostro cervello, un attendere che sembra infinito per poi planare su corpi che non hanno bisogno di te ma che sono gli unici che possono capirti.

Apnea che fortifica l’orgasmo di sapere che non c’è godimento, finire sopra a dei nastri che ti tranciano le vertebre. Parlare di musica con alcuni dischi è davvero senza senso, bisogna solo sentire quelle note, quelle canzoni che ti fanno nascere vortici dentro, quei rari slanci musicali come questo Vertebre degli Stalker, in apparenza quattro pezzi di musica che spazia dall’hardcore al post hardcore, dal punk all’emo, dal post metal all’oltre tutto. Dentro questo ep ci sono tantissime cose, ci sono varie vite, prima di tutto di quelli che lo hanno fatto, e poi le nostre che lo stiamo ascoltando ed infine quelle che ci passano davanti. Il ritorno degli Stalker è un qualcosa che aspettavamo in tanti e loro stessi sono un qualcosa che assume mille mutazioni diverse: da una possibile evoluzione degli immensi Kafka, al gruppo dopo gli Ex Otago del cantante Alberto, ma in realtà l’unica cosa che sono è il loro nome e questa musica che suona come suonavano certi dischi anni fa. Forse nel passato le cose andavano meglio anche per la musica, ma un disco come questo in quella supposta età dell’oro non sarebbe potuto nascere, perché in quei giorni la speranza c’era ancora. Qui no, qui sta andando tutto a puttane, e Vertebre non è affatto un disco consolatorio, ma è un disco che grida e noi con lui. Hardcore, post, prima o durante metal, i generi non sono affatto importanti, perché qui è la totalità ad emergere, a picchiarti contro, musica come un’onda che tutto travolge. Siamo cambiati, gli Stalker con noi, e dopo il meraviglioso debutto omonimo del 2008, che conteneva già in nuce Vertebre, hanno fatto un capolavoro, la perfetta descrizione del naufragio di pirati che hanno provato a conquistare qualcosa di troppo difficile per loro. Quei pirati che forse siamo noi, ora sono naufragati e si sono rotti le ossa, forse anche le Vertebre, e non rimane loro altro che gridare. Sequenze di vita, immagini di momenti che portano tutti alle sconfitte, e quello forse è il nostro destino. Però nel buio le Vertebre risplendono come nessun’altra cosa, e le grida che salgono insieme al rumore sono splendide. Oceani aperti che ci inghiottiscono e allora ricompariremo da altre parti, dove forse affonderemo nuovamente. Piccolo capolavoro al crocevia di tanti generi ed emozioni, un sentire qualcosa che è stato declinato in molte maniere, un sentimento che parte da lontano e arriva dove siamo noi, che pensavamo potesse andare meglio, ma non è una sconfitta perché ne possiamo parlare.

Tracklist
1. Tornado
2. Vertebre
3. Masonic Youth
4. Mai più

Line-up
Mauro – Guitar
Michele – Drums
Luca V. – Bass
Alberto – Vocals
Matteo – Gui

STALKER – Facebook

METEORE: NUCLEAR SIMPHONY

Meteora del thrash italiano e disco storico, nello stesso tempo, da parte di una grande e sfortunata band siciliana che fu tra le prime a suonare metal estremo in Italia.

Nuclear SimphonyLost in Wonderland

Il gruppo di Agrigento si costituì nel lontano 1982 innamorato del pomp-prog di Yes e Genesis.
Virò in breve verso lidi di matrice hard & heavy. Una serie di ottimi demo aprì ai Nuclear Simphony le porte dei Music Lab Studios di Berlino, dove registrarono il loro primo ed unico disco, uscito poi per la Metal Master, nel 1989, con il titolo di Lost in Wonderland. Pezzi del calibro di Mimmo the Bull, Lustful For Desaster e Rhapsody of Sadness mettevano in bella mostra un crossover-thrash in linea con la scuola newyorkese degli Anthrax e Nuclear Assault, anche se con una vena più funky e sperimentale. Come altre volte in casi simili, purtroppo non fu sufficiente e la band si inabissò. Non ostante ciò, questa meteora brilla ancora oggi con tutta la sua luce e la ristampa pubblicata nel 2009, sempre dalla Metal Master, è imperdibile: la testimonianza di chi cercava di portare nel nostro paese le sonorità più estreme della Grande Mela di allora, non rimanendo oltretutto molto distante da quei modelli. Veri prime movers, i Nuclear Simphony: di questo ogni metallaro di casa nostra deve esser loro grato e riconoscente.

Tracklist
– Mister IDGAF
– Lustful For Desaster
– Cry
– Evil Spray
– Mimmo the Bull
– Where Eagles Reign
– Rhapsody of Sadness
– Create Your Destiny
– Die For Your Flag

Line up
Ciro – Basso / Guitars
Gino – Guitars / Vocals
Giovanni – Drums

1989 – Metal Master Records

The Night Flight Orchestra – Internal Affairs/Skyline Whispers

Licenziati anche in vinile, questi due lavori risultano imperdibili per chi ha amato i successivi, confermando i The Night Flight Orchestra come una delle proposte più geniali degli ultimi anni.

La Nuclear Blast saggiamente, dopo il successo degli ultimi due bellissimi lavori (Amber Galactic e Sometimes the World Ain’t Enough), ristampa il debutto Internal Affairs e il successivo Skyline Whispers, i primi due album dei rockers The Night Flight Orchestra originariamente usciti per Coroner Records rispettivamente nel 2012 e nel 2015.

Look rinnovato e l’aggiunta di una bonus track sono le novità di queste due nuove versioni per il super gruppo che vede cimentarsi con il pop/rock anni ottanta una manciata di pilastri del metal estremo capitanati da Björn “Speed” Strid dei Soilwork.
Internal Affairs e Skyline Whispers non hanno nulla da invidiare ai loro successori, dando il via alla saga di questo geniale progetto che raccoglie in sé lo spirito della musica pop rock tra anni settanta e ottanta tra pop, dance e hard rock da arena.
Qualcuno ancora oggi storcerà il naso di fronte a questo gruppo di musicisti che, mettendo da parte l’anima estrema che li contraddistingue, si sono messi in gioco con talento e passione, creando musica che definire senza tempo è un eufemismo, piacevolmente vintage ma dall’appeal stratosferico già dalle prime note del debutto, una raccolta di brani splendidi che hanno nell’eclettismo e la loro arma migliore.
Sul primo album quindi si passa dall’hard rock americano di California Morning, al rock sporcato di blues che ricorda gli Whitesnake di Transatlantic Blues, al funky nero della title track in un turbinio di luci colorate da balere raccontate da Thank God It’s Friday o Saturday Night Fever.
Qualità altissima ed acquisto obbligato anche per il secondo album, Skyline Whispers, uscito tre anni dopo il debutto e che consolidava una proposta fino ad allora vista come un piacevole diversivo dei suoi protagonisti.
Anche qui si viaggia spediti sulle ali dell’assoluta libertà artistica con brani che a turno fotografano le imprese di Van Halen, Electric Light Orchestra, Kiss o Spandau Ballet in brani che chiamare trascinanti è un eufemismo come Stiletto, Lady Jane o Roads Less Travelled.
Licenziati anche in vinile, questi due lavori risultano imperdibili per chi ha amato i successivi, confermando i The Night Flight Orchestra come una delle proposte più geniali degli ultimi anni.

Tracklist
Internal Affairs:
1. Siberian Queen
2. California Morning
3. Glowing City Madness
4. West Ruth Ave
5. Transatlantic Blues
6. Miami 502
7. Internal Affairs
8. 1998
9. Stella Ain’t No Dove
10. Montreal Midnight Supply
11. Green Hills Of Glumslöv
12. Song For Ingebörg

Skyline Whispers:
1. Sail On
2. Living For The Nighttime
3. Stilletto
4. Owaranai Palisades
5. Lady Jade
6. I Ain’t Old I Ain’t Young
7. All The Ladies
8. Spanish Ghosts
9. Demon Princess
10. Skyline Whispers
11. Roads Less Travelled
12. The Heather Reports
13. September You’re A Woman

Line-up
Björn Strid -Vocals
Sharlee D’ Angelo – Bass
David Andersson – Guitar
Richard Larsson – Keyboards
Jonas Källsbäck – Drums
Sebastian Forslund – Guitar
Backing Vocals by the Airline Annas – Anna Brygård and Anna-Mia Bonde

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA – Facebook