Ghost Ship Octavius – Delirium

Tutto è semplicemente al posto giusto in questo lavoro che non ha sbavature ed alterna le varie atmosfere in un clima emozionante, tra riferimenti che vanno dai già citati Nevermore, ai Pain Of Salvation, dai Kamelot ai nuovi sovrani del genere, i Witherfall, anche se con suoni più progressivi e meno melanconici.

Uscito originariamente qualche mese fa in regime di autoproduzione, torna tramite la Mighty Music questo bellissimo album intitolato Delirium, il secondo degli statunitensi Ghost Ship Octavius.

Il trio proveniente da Seattle è formato dall’ex batterista dei Nevermore Van Williams, dal chitarrista Matthew Wicklund, già nei God Forbid e HIMSA, e dal cantante e chitarrista Adon Fanion.
Attivi dal 2012 il loro primo lavoro omonimo uscì quattro anni fa, seguito da quest’opera progressivamente metallica sulla scia dei nomi più altisonanti del metal statunitense degli ultimi anni e non solo.
I Nevermore sono ovviamente il primo gruppo a cui si pensa all’ascolto di questa ora abbondante di ottima musica, ma fortunatamente i trio non si ferma alla sola band del compianto Warrel Dane, offrendo tra le sue tracce un panorama di ispirazioni variegato condito da una personalità data dall’esperienza dei musicisti coinvolti.
Voce evocativa, trame progressive oscure e melodiche, sfuriate power/thrash dalle atmosfere drammatiche in stile U.S. Metal ed eleganza prog metal fanno di Delirium un album austero, metallico ma allo stesso tempo raffinato.
Tutto è semplicemente al posto giusto in questo lavoro che non ha sbavature ed alterna le varie atmosfere in un clima emozionante, tra riferimenti che vanno dai già citati Nevermore, ai Pain Of Salvation, dai Kamelot ai nuovi sovrani del genere, i Witherfall, anche se con suoni più progressivi e meno melanconici.
Delirium è formato da una raccolta di brani che vede The Maze, Edge Of Time, Far Below e il grandioso e drammatico finale lasciato a Burn This Ladder, le tracce più significative del sound dei Ghost Ship Octavius che mantiene un’ottima qualità e la giusta tensione dall’inizio alla fine.

Tracklist
1.Turned to Ice
2.Ocean Of Memories
3. “Saturnine
4.Delirium
5.Ghost In The Well
6.Chosen
7.Edge Of Time
8. “Far Belween
9.The Maze
10.Bleeding On The Horns
11.Burn The Ladder

Line-up
Matthew Wicklund – Guitars
Van Williams – Drums
Adon Fanion – Guitars/Vocals

GHOST SHIP OCTAVIUS – Facebook

PULVIS ET UMBRA

Il lyric video di “I Am Nature”, dall’album omonimo in uscita a febbraio.

Il lyric video di “I Am Nature”, dall’album omonimo in uscita a febbraio.

Novità per Pulvis Et Umbra: sta per essere rilasciato il nuovo album in data 19 febbraio 2019.

Il nuovo lavoro è stato anticipato da un lyric video di forte impatto, “I Am Nature”, che dà nome al disco, trattando l’argomento natura e di come l’uomo vuole prevaricala.

“Since separation of land and seas lifeforms adapt them selves in order to survive, except of humans the only race who still hurts me…”

“I Am Nature” sarà disponibile in formato digitale scaricabile gratuitamente.

Pulvis Et Umbra è una one man band cremonese, ha accompagnato sul palco artisti come Cadaveric Crematorium, Septycal Gorge, Blood Tsunami, Imago Mortis, Necroart…

Sono stati realizzati fortunati tours in Giappone e Sudafrica e, proprio nell’ultimo mini tour in Sudafrica al Ragnarock Fest di Johannesburg, è stato presentato al pubblico il lyric video I Am Nature.

The Heard – The Islands

Altro ottimo lavoro di genere, The Islands presenta una band di talento in grado di posizionarsi ai piani alti della scena hard rock vintage.

E’ indubbio il fatto che, di questi tempi, suonare hard rock vintage dai rimandi occulti e pregni di atmosfere dark sia diventato un trend, ma non c’è niente di male anche perché per il momento quanto viene proposto è di qualità mediamente alta.

La nuova super band in arrivo dalla Svezia, terra che ultimamente sforna realtà del genere a palate, si chiama The Heard ed è composta da tre quinti delle ormai scioltesi Crucified Barbara (la chitarrista Klara Force, la bassista Ida Evileye e la batterista Nikki Wicked), Jonas “Skinny Disco” Kangur dei Deathstars (chitarra) e Pepper Potemkin alla voce (modella e burlesque performer).
Bravura e bellezza al servizio di un hard rock settantiano, che richiama il sound proposto dai Lucifer della sacerdotessa Johanna Sadonis, con in primo piano i riff potenti e sabbathiani accompagnati da una performance vocale di tutto rispetto.
I dieci brani creano un’atmosfera di magico rituale, un occult rock piacevole all’ascolto, con il gruppo molto attento alle melodie di facile presa senza spingersi troppo nella psichedelia e con un approccio che tradisce il passato rock ‘n’ roll di tre delle sue componenti.
The Islands ha dalla sua l’esperienza dei musicisti in questione, che conoscono la materia e sanno dove colpire con il giusto riff e la melodia vincente, alternando mid tempo, che si crogiolano in armonie semiacustiche dal buon appeal, ad altri più graffianti e dinamici, con in primo piano la voce della bellissima cantante che ammalia, rivelandosi perfetta interprete di brani affascinanti come A Death Supreme, Tower Of Silence, It e l’accoppiata Queen Scarlet / Crystal Lake.
Altro ottimo lavoro di genere, The Islands presenta una band di talento in grado di posizionarsi ai piani alti della scena hard rock vintage.

Tracklist
01. The Island
06. Caller Of The Storms
02. A Death Supreme
07. Revenge Song
03. Tower Of Silence
08. Queen Scarlet
04. Sirens
09. Crystal lake
05. It
10. Leaving The Island

Line-up
Klara Force – Guitar
Ida Evileye – Bass
Nikki Wicked – Drums
Jonas “Skinny Disco” Kangur – Lead Guitar
Pepper Potemkin – Vocals

THE HEARD – Facebook

Not Yet Fallen – Homebound ep

Non è affatto facile mettere assieme il metalcore e il meglio hardcore in maniera credibile e godibile, e i Not Yet Fallen lo fanno alla perfezione, perché non hanno pose ma voglia di fondersi con il loro pubblico.

Energia positiva, passione e melodia per la nuova fatica in formato ep dei padovani Not Yet Fallen.

I ragazzi hanno distillato il meglio dai loro ascolti e hanno tratto il meglio dal metalcore e dall’hardcore per farne una miscela originale e che funziona bene. I Not Yet Fallen sono in giro dal 2008 e sono uno dei gruppi migliori che abbiamo in Italia. Nel mare magnum del metalcore con inclinazioni hardcore ci sono miriadi di dischi anche piacevoli, alcuni notevoli, ma se volete risparmiarvi ascolti inutili puntate dritto su Homebound ep perché vi lascerà di sicuro soddisfatti. La produzione è molto accurata e fa rendere il tutto al meglio, poi il gruppo ci mette del suo con questo suono molto caldo, melodico al punto giusto che fa sembrare che i Not Yet Fallen siano proprio quello che volevate ascoltare. Melodie, cori da dito puntato in alto, voli giù dal palco, musica suonata da appassionati per altri appassionati, perché da questo non si ricava la sussistenza ma tante emozioni, voglia di sudare sotto il peso dei decibel, e quella solidarietà ed amicizia che i n altri generi se la sognano di notte. Per esempio la canzone Survivalist è una manifestazione di ciò che sanno fare questi ragazzi, ma Homebound è alla fine una canzone unica, un corpus musicale da ascoltare tutto assieme, perché è uno sguardo composto da tanti battiti di ciglia. Spesso si ha bisogno di essere avvolti da un certo tipo di musica che provochi in noi determinate emozioni, e questo è proprio il posto giusto. Non è affatto facile mettere assieme il metalcore e il meglio hardcore in maniera credibile e godibile, e i Not Yet Fallen lo fanno alla perfezione, perché non hanno pose ma voglia di fondersi con il loro pubblico. Il formato ep è sicuramente giusto, però il giramento di coglioni quando termina il disco è elevato, un po’ come lo svegliarsi da un bel sogno. Bel disco, senza se e senza ma, uno di quei rari momenti di allineamento totale fra il metalcore, te stesso e l’universo circostante.

Tracklist
1.Lone Walker (Foreword)
2.The Lesser Evil (With Regard To Anxiety)
3.Survivalist (About A Wreck)
4.Countless Steps (Concerning Change)
5.A Catharsis pt. I (Detachment)
6.A Catharsis pt. II (The Comeback Chronicles)

Line-up
Francesco – vocals
Luigi – guitar
Emmanuel – guitar
Andrea – bass
Davide – drums

NOT YET FALLEN – Facebook

Insonus – The Will to Nothingness

Gli Insonus esibiscono una vena fondamentalmente atmosferica, racchiusa in un sound cupo e al contempo melodico, nel quale il disperato abbandono del depressive lascia spazio ad una rabbia che diviene l’altra faccia di una stessa medaglia nel modo di elaborare il male di vivere.

Gli Insonus sono una nuova realtà black metal italiana, nata per volere di due musicisti abruzzesi, R. e A., quest’ultimo nome che chi frequenta il genere conoscerà quanto meno per il suo progetto L.A..C.K., uno dei migliori esempi nazionali di depressive.

Il duo, che si fa aiutare da altri due corregionali come HK (Eyelessight – drums editing) e Fulguriator (Selvans – chitarra acustica) esibisce una vena fondamentalmente atmosferica, come già fatto molto bene due anni fa con l’ep Nemo Optavit Vivere, racchiusa in un sound cupo e al contempo melodico, nel quale il disperato abbandono del depressive lascia spazio ad una rabbia che diviene l’altra faccia di una stessa medaglia nel modo di elaborare il male di vivere.
L’ovvio riferimento alla scena scandinava (nell’ambito della quale continuo a trovare in più di un caso gli Arckanum quale accostamento più attendibile, non fosse altro che per la comune capacità di esibire marcati tratti melodici senza perdere nulla in ruvidità e robustezza del sound) non rende affatto The Will to Nothingness un lavoro impersonale, perché i brani sono tutti molto solidi e dal potente impatto, contribuendo così a rendere la proposta sicuramente ben focalizzata ed avvincente.
Se le tracce I e II sono senz’altro due ottimi esempi di interpretazione del genere nell’ambito della tradizione, III si propone quale manifesto dell’album, con la sua ripresa della confessione di Antonius Block (dal capolavoro bergmaniano Il Settimo Sigillo) culminante nel momento in cui la Morte offre la logica soluzione ai tormenti del protagonista pronunciando la glaciale frase “non credi che sarebbe meglio morire “? Il tappeto sonoro che ne consegue e quello dal più elevato contenuto drammatico del lavoro, in grado di avvincere pur nella sua inusuale lunghezza di quasi dieci minuti.
Il resto di The Will to Nothingness continua a regalare un black metal di grande qualità e tensione (splendida e relativamente orecchiabile la traccia IV e molto varia e dal notevole crescendo la lunga e conclusiva VI) che si lega alla perfezione con testi che, ovviamente, non seguono l’abusato filone lirico satanista o antireligioso per dare spazio invece all’esplicito e doloroso disagio derivante dall’incapacità di trovare un senso logico e compiuto all’esistenza.
L’unione di una struttura musicale piuttosto legata alla tradizione, ma pervasa da un senso melodico spiccato, ad un comparto lirico di classica matrice depressive conduce ad un risultato davvero ottimo, confermando quello degli Insonus come uno dei nomi più interessanti in ambito nazionale.

Tracklist:
1.The Will To Nothingness I
2.The Will To Nothingness II
3.The Will To Nothingness III
4.The Will To Nothingness IV
5.The Will To Nothingness V
6.The Will To Nothingness VI

Line-up:
R. (Raven) – Lead and Rythm Guitars
A. (Acheron) – Vocals,Guitars,Bass,Programming,Mixing

Drums editing by HK
Acoustic guitars by Fulguriator

INSONUS – Facebook

Semiramis – Frazz Live

Grande ritorno da parte di una band storica del nostro progressive rock, ancora una volta Dedicato a Frazz.

Nel lontano ma glorioso 1973, i Semiramis – giovanissimo quintetto romano, capitanato dai fratelli Zarrillo (Michele chitarra e voce, Maurizio tastiere) – pubblicarono per la Trident quello che rimane uno dei migliori dischi del nostro progressive rock.

Un esordio allora assai promettente, che, purtroppo, non ebbe mai un seguito. Oggi, tre quinti della formazione originale, coadiuvati da altri 4 musicisti, rispolverano il nome Semiramis e tornano a calcare i palcoscenici con un ottimo live, uscito solo un anno fa solo du DVD ed oggi ristampato da Black Widow, in doppio formato CD+DVD. Si tratta di una splendida performance, tenuta a LaClaque di Genova il 22 aprile 2017. I Semiramis riannodano con eleganza e maestria i fili con il proprio passato, riproponendo con efficacia i classici – tali sono, ormai – del loro album di debutto. Possiamo pertanto riapprezzare interessanti intrecci strumentali e trascinanti dialoghi fra chitarra e tastiere, con liriche davvero suggestive e pregevoli. La bottega del rigattiere, Luna Park e Zoo di vetro, in particolare, risplendono ancora in tutta la loro bellezza, con intensi assoli ed aperture prog a trama concept – non senza, quindi, la giusta dose di enfasi teatrale – omogenei e privi di qualsivoglia punto debole. Lo stesso vale per gli altri pezzi, eseguiti in maniera tanto ottima quanto convincente. Il live è dedicato alla memoria di Maurizio Zarrillo, che purtroppo ci ha nel frattempo lasciati.

Track list
1 Quattro fili
2 La bottega del rigattiere
3 Fragile involucro
4 Luna Park
5 Ombre di ritorno
6 Zoo di vetro
7 Foglio bianco
8 Per una strada affollata
9 Il silenzio e i bambini
10 Dietro una porta di carta
11 La verità non serve
12 Frazz
13 Circo Universo
14 Clown
15 La fine non esiste
16 Morire per guarire
17 Mille universi

Line up
Pino Amato – Piano / Synth / Programming
Maurizio Zarrillo – Keyboards / Eminent / Synthesizer
Vito Ardito – Lead Vocals / Acoustic Guitar
Giampiero Artegiani – Guitars
Antonio Trapani – Guitars
Ivo Mileto – Bass
Paolo Faenza – Drums

SEMIRAMIS – Facebook