Nasheim – Jord och aska

I Nasheim non sono paragonabili a nessun altro gruppo attualmente: la loro proposta di atmospheric black metal ha una trascendenza,un lirismo e una personalità senza pari.

Un fluire ininterrotto di pura emozionalità e una classe cristallina ci riportano all’ascolto della seconda opera di Nasheim, one man band svedese composta da Erik Grahn con l’aiuto di vari collaboratori, tra cui R.Bjornstrom alla batteria, Harper al violino e R.Shakespeare al cello.

Ogni singola nota e ogni parola sono create dal leader che, dopo lo splendido Solens Vemod del 2014, si è preso tutto il tempo necessario per far crescere la propria creatività e poter far fuoriuscire con personalità e forte identità il proprio spirito. Questa musica, o meglio arte, non può lasciare indifferente chi si accosta, qui ci sono note di atmosferico black metal che porta il genere a un livello superiore, e l’accostamento tra folk nordico e materia black genera un’opera molto curata, rifinita in ogni sua parte ma che rappresenta in toto l’anima dell’artista. Arte e vita si intrecciano e ci avvolgono continuamente in questi tre brani che rappresentano uno “stream of consciousness” trascendente, onirico e ipnotico. Durante l’ascolto sembra di entrare in un mondo parallelo dove nulla è definito e tutto è in continuo divenire e i venti minuti di Att Svava Jogg Sviderna sono lì a dimostrarlo. Non vi è sfoggio di tecnica particolare, esiste solo una forte espressività che avviluppa noi ascoltatori in una atmosfera quasi ultraterrena, dove bellezza e tensione sono in perfetto equilibrio. La musica fluisce libera, possente, l’alternanza tra clean vocals e scream è naturale, l’intreccio strumentale è fluido e spontaneo generando un miscuglio di emozioni tra speranza, disperazione che eleva la nostra coscienza a livelli superiori dove forse pensavamo di non poter mai arrivare. Lo struggente sviluppo del terzo e conclusivo brano Sank Mig I Tystnad dimostra ampiamente che i Nasheim non sono paragonabili a nessun altro gruppo attualmente: l’artista sviluppa un personale percorso nella costante ricerca di adamantina bellezza.

Tracklist
1. Att sväva över vidderna
2. Grå de bittert sådda skogar
3. Sänk mig i tystnad

Line-up
Erik Grahn – Bass, Guitars, Vocals

Kraanston – Northern Influence

Si prova un gusto decisamente differente rispetto al gruppo sludge medio, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta.

Da Torino arrivano i Kraanston, al debutto sulla lunga distanza dopo l’ep Dead Eyes del 2016.

La loro proposta è uno sludge molto particolare, potente, distorto e che esplora anche altri sottogeneri del metal come thrash e groove metal, confezionando un disco non comune e molto interessante. Non poteva essere altrimenti con in formazione due musicisti come Fabio Insalaco degli Homicide Hagridden e Andrea Bonamigo dei The Selfish Cales, due gruppi musicali assai diversi, ma entrambi eccellenti nei loro campi. Northern Influence è un disco che non cerca mai la soluzione ovvia, ma lavora attraverso distorsioni e una imponente sezione ritmica per devastare tutto. La via anglosassone allo sludge ha influenzato molto i nostri, anche se la loro proposta è originale, dato che il suono dei Kraanston è metal nella sua essenza e nella sua manifestazione. Il disco regala belle sensazione a chi ama la musica pesante fatta con passione e concretezza, e saranno particolarmente soddisfatti gli amanti di sfuriate distorte e con la batteria incombente. Il gruppo è un trio molto ben assortito e capace di funzionare al meglio, esprimendosi in momenti più lenti o anche più veloci, sempre pesanti e potenti. Si prova un gusto decisamente differente rispetto alla band sludge media, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta. La formazione di questi musicisti è solida come i loro ascolti, tutto è eseguito al meglio, in perfetta comunione con la produzione. Non manca nemmeno la melodia declinata in maniera diversa, che contribuisce ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore verso questo magma sonoro. Northern Influence riserva anche parecchie sorprese, certi pezzi dopo vari minuti cambiano registro e sono la migliore testimonianza della bravura compositiva ed esecutiva di questo gruppo. Un disco in tutto e per tutto underground che meriterebbe molto e speriamo lo riceva, anche se lo scopo principale è quello di fare male, tanto male.

Tracklist
1.UVB-76
2.An Unknown Hero
3.Tunguska (free)
4.Planet 4
5.Noril’sk
6.Cargo Cult
7.Kraanston

Line-up
Fabio Insalaco – Guitar / Vocals
Andrea Bonamigo – Bass / Vocals
Stefano Moda – Drums

KRAANSTON – Facebook

Aria – The Curse Of The Seas

I brani di Curse Of The Seas vanno a comporre un notevole esempio di metal in cui NWOBMH, power, thrash e sfumature vicine al prog formano un sound convincente ed estremamente vario.

Attivi addirittura dalla metà degli anni ottanta e giunti al tredicesimo album, tornano dopo quattro anni gli Aria, praticamente sconosciuti se non dai fans più attenti in Occidente, ma un’istituzione nella loro Russia, nei paesi dell’est ed in Asia.

Il perché la band non abbia mai trovato terreno fertile nel centro ed ovest Europa potrebbe derivare dall’uso incondizionato della loro lingua, fatto sta che a livello musicale gli Aria ci sanno fare eccome, dando l’impressione a chi ascolta d’essere al cospetto di un gruppo navigato, dall’esperienza e storia che non ha nulla da invidiare a chi ha fatto la storia dell’heavy metal.
Sembra però che, dopo tanti anni, gli Aria abbiano deciso di oltrepassare i confini virtuali della nostra musica preferita, lasciando il nuovo lavoro nelle mani del produttore Roy Z (Helloween, Judas Priest e Bruce Dickinson) e a Maor Appelbaum (Faith No More, Malmsteen, Rob Halford, Yes) il compito di masterizzare il tutto.
Accompagnati da testi che se non formano un concept vero e proprio risultano un viaggio omerico, tra mature riflessioni sulla vita viste dalla parte dell’uomo, di Dio e di oggetti inanimati, i brani di Curse Of The Seas vanno a comporre un notevole esempio di metal in cui NWOBMH, power, thrash e sfumature vicine al prog formano un sound convincente ed estremamente vario.
La lingua è forse l’unico ostacolo da superare per chi si avvicina alla musica del gruppo russo, trattandosi come il tedesco di un idioma forse più adatto a sonorità moderne, anche se la bravura del singer Mikhail Jitnyakov ne limita la poca fruibilità.
Il resto lo fanno una serie di brani splendidi, che alternano cavalcate heavy metal dalle ritmiche power, e mid tempo metallici nei quali le emozioni non mancano di certo.
I brani dalla durata medio lunga hanno in Varyag, nella ballata Hard To Be God, Alive e nei dodici minuti della conclusiva title track i momenti salienti di questo monumentale lavoro.
La Russia, così come tutta l’area ex-sovietica, continua a riservare gradite sorprese agli amanti della buona musica e gli Aria ne sono uno dei migliori esempi.

Tracklist
01. Race For Glory
02. Varyag
03. Lucifer
04. Hard To be God
05. Let it Be
06. Lust Run
07. Alive
08. Kill the Dragon
09. Smoke Without Fire
10. From Sunset To Sunrise
11. Curse of the Seas

Line-up
Vitaly Dubinin – Bass, Back vocal
Mikhail Jitnyakov – Lead vocal
Vladimir Holstinin – Guitar
Sergey Popov – Guitar
Maxim Udalov – Drums

ARIA – Facebook

Steorrah – The Alstadt Abyss

The Alstadt Abyss risulta dunque l’ennesimo lavoro di buona qualità dove progressive, metal e poi post rock, jazz e atmosfere fusion trovano il loro habitat, ricamando note su note in tele progressive.

Di questi tempi il termine progressive ha assunto una miriade di significati ed il genere si è trasformato in un lungo fiume musicale nutrito da centinaia di affluenti lungo il suo corso.

Ormai questo storico temine è usato come il prezzemolo e i fans tradizionali si sono dovuti adattare alle tante anime di un genere sviluppatosi in modo inaspettato dopo anni di stasi e conservatorismo.
Gli Steorrah, band tedesca con due album ed un live già licenziati, tornano con questo ennesimo esempio di come il progressive rock ed il metal alleandosi abbiano regalato ottima musica, cercando di instaurare legami con altri generi e dando la possibilità, grazie soprattutto al tanto bistrattato (dai fans storici del prog) metal estremo di abbattere confini che anni fa erano invalicabili.
The Alstadt Abyss risulta dunque l’ennesimo lavoro di buona qualità nel quale progressive, metal e poi post rock, jazz e atmosfere fusion trovano il loro habitat, ricamando note su note in tele progressive.
Saturnalia For Posterity e gli undici minuti della cangiante Where My Vessel Dwells, insieme alla conclusiva e seattantiana title track, ci presentano un gruppo che non ha paura di navigare sul fiume musicale di cui si parlava, esplorando isolette doom e dissonanze post rock, nel lungo corso da affrontare prima che i Steorrah scrivano la parola fine ad un album intrigante e ben congeniato.
La tecnica, al servizio di brani già di per sé, labirintici non intacca la fluidità dell’ascolto che si fa interessante ad ogni passaggio.

Tracklist
1.The Silver Apples Of The Moon
2.Sea Foam Empyrean
3.Saturnalia For Posterity
4.Wolves & Seagulls
5.Where My Vessel Dwells
6.Spheroid Nine
7.The Altstadt Abyss

Line-up
Andreas März – Vocals, Electric & Acoustic Guitars
Christian Schmidt – Drums & Piano
Nicolao Dos Santos – Electric Guitars & Backing Vocals
Raoul Zillani – Bass Guitars & Backing Vocals

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