Aria – The Curse Of The Seas

I brani di Curse Of The Seas vanno a comporre un notevole esempio di metal in cui NWOBMH, power, thrash e sfumature vicine al prog formano un sound convincente ed estremamente vario.

Attivi addirittura dalla metà degli anni ottanta e giunti al tredicesimo album, tornano dopo quattro anni gli Aria, praticamente sconosciuti se non dai fans più attenti in Occidente, ma un’istituzione nella loro Russia, nei paesi dell’est ed in Asia.

Il perché la band non abbia mai trovato terreno fertile nel centro ed ovest Europa potrebbe derivare dall’uso incondizionato della loro lingua, fatto sta che a livello musicale gli Aria ci sanno fare eccome, dando l’impressione a chi ascolta d’essere al cospetto di un gruppo navigato, dall’esperienza e storia che non ha nulla da invidiare a chi ha fatto la storia dell’heavy metal.
Sembra però che, dopo tanti anni, gli Aria abbiano deciso di oltrepassare i confini virtuali della nostra musica preferita, lasciando il nuovo lavoro nelle mani del produttore Roy Z (Helloween, Judas Priest e Bruce Dickinson) e a Maor Appelbaum (Faith No More, Malmsteen, Rob Halford, Yes) il compito di masterizzare il tutto.
Accompagnati da testi che se non formano un concept vero e proprio risultano un viaggio omerico, tra mature riflessioni sulla vita viste dalla parte dell’uomo, di Dio e di oggetti inanimati, i brani di Curse Of The Seas vanno a comporre un notevole esempio di metal in cui NWOBMH, power, thrash e sfumature vicine al prog formano un sound convincente ed estremamente vario.
La lingua è forse l’unico ostacolo da superare per chi si avvicina alla musica del gruppo russo, trattandosi come il tedesco di un idioma forse più adatto a sonorità moderne, anche se la bravura del singer Mikhail Jitnyakov ne limita la poca fruibilità.
Il resto lo fanno una serie di brani splendidi, che alternano cavalcate heavy metal dalle ritmiche power, e mid tempo metallici nei quali le emozioni non mancano di certo.
I brani dalla durata medio lunga hanno in Varyag, nella ballata Hard To Be God, Alive e nei dodici minuti della conclusiva title track i momenti salienti di questo monumentale lavoro.
La Russia, così come tutta l’area ex-sovietica, continua a riservare gradite sorprese agli amanti della buona musica e gli Aria ne sono uno dei migliori esempi.

Tracklist
01. Race For Glory
02. Varyag
03. Lucifer
04. Hard To be God
05. Let it Be
06. Lust Run
07. Alive
08. Kill the Dragon
09. Smoke Without Fire
10. From Sunset To Sunrise
11. Curse of the Seas

Line-up
Vitaly Dubinin – Bass, Back vocal
Mikhail Jitnyakov – Lead vocal
Vladimir Holstinin – Guitar
Sergey Popov – Guitar
Maxim Udalov – Drums

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