Enisum – Moth’s Illusion

Ci sono momenti di estrema commozione in questo disco, e a volte si ha persino l’ansia che questa musica scompaia all’improvviso, per quanto è bella.

Torna uno dei gruppi più significativi del black metal italiano e non solo, fautore di un black metal che trasporta lontano.

Strettamente legati alla natura e alla loro terra, la Val Di Susa, gli Enisum hanno sviluppato negli anni una poetica musicale unica ed immediatamente riconoscibile, partendo dal black metal per andare ben oltre, e questo ultimo disco è una pietra miliare della loro discografia, combinando insieme diversi elementi e portandoli ad un livello superiore. Nella musica di questo gruppo, che in un tempo relativamente breve ha saputo entrare nei cuori di molte persone, c’è una spiritualità che nasce anche dal fondere insieme vari generi e varie istanze. Il black metal, più che un genere, qui è un punto di partenza ed un sentimento dell’animo umano, una narrazione possibile. Partendo dal nero metallo gli Enisum trovano molte soluzioni sonore, e Moth’s Illusion è la sublimazione di un suono bellissimo e di un sentire e vedere la vita in un modo diverso. Il gruppo ci parla per immagini, costruendole come in un film e facendoci immergere nella nostra vera natura. Moth’s Illusion ha molti significati, ma il principale è forse quello di fermarsi e di ascoltare un battito che non nasce dal silicio, un respiro che viene dalla terra e dal quale siamo usciti anche noi, perché alla fine questo è un capolavoro folk, per quanto è vicino alla natura e al nostro cuore. Da tempo è in atto una guerra dentro noi stessi, nel tentativo di combattere la frattura che ci sta spaccando l’anima, smarriti i fra i vecchi dei che stanno perdendo terreno rispetto ai nuovi che vengono fuori da bytes e da tubi sotto l’oceano, facilitatori di una realtà fallace. Moth’s Illusion è un ritorno a ciò che potrebbe essere se fossimo più aderenti a quello che siamo sempre stati. Ci sono momenti di estrema commozione in questo disco, e a volte si ha persino l’ansia che questa musica scompaia all’improvviso, per quanto è bella. Rispetto agli altri lavori del gruppo si accentuano gli aspetti più melodici e al contempo epici del sound, bisogna però dire che, come per ogni album degli Enisum, la situazione è sempre diversa. E’ difficile ed insieme magnifico parlare di un disco così, che fa piangere e pensare, commuovere e lottare, e che è da sentire dall’inizio alla fine.

Tracklist
1.Cotard
2.Anesthetized Emotions
3.Where Souls Dissolve
4.Afframont
5.Moth’s Illusion
6.Last Wolf
7.Ballad of Musinè
8.Coldness
9.Petrichor
10.A Forest Refuge
11.Lost Again Without your Pain
12.Burned Valley

Line-up
Lys-guitars,vocal
Leynir-bass
Dead Soul-drum
Epheliin-female vocal

ENISUM – Facebook

Ars Onirica – I: Cold

E’ solo con l’opportuno approfondimento del contenuto di I: Cold che si può cogliere appieno il valore di questa magnifica prima opera su lunga distanza degli Ars Onirica, altra band che si aggiunge ad una scena italiana contigua al doom che sembra trovare ultimamente grande slancio e nuovi protagonisti.

Dopo una fugace apparizione all’inizio del secolo con l’interessante demo Utopia: A Winternight’s Traveller, arriva finalmente il primo lavoro su lunga distanza degli Ars Onirica, progetto solista di Alessandro Sforza, motore anche degli ottimi Invernoir.

I: Cold è un’opera che coniuga in maniera magistrale gli insegnamenti del melodic black/doom scandinavo e di quello italiano, per il quale l’inevitabile punto di riferimento sono i Forgotten Tomb.
Se i richiami alla storica band piacentina sono a tratti abbastanza evidenti, va detto che il tutto avviene tramite una rielaborazione quanto mai fresca ed efficace in ogni sua parte, con il risultato di mettere sul piatto una serie di brani trascinanti ed intensi grazie alla dote, certo non comune, di rendere particolarmente fruibile un sound che comunque affonda le proprie radici in ambito estremo.
L’album, in effetti, non è per nulla monolitico o scontato nel suo snodarsi, perché il musicista romano non rinuncia all’inserimento di rallentamenti di matrice puramente doom, così come di passaggi più rarefatti o acustici che hanno il pregio di non spezzare mai la tensione.
Se, poi, la buona immediatezza dei brani può suggerire una relativa profondità del lavoro, in realtà i ripetuti ascolti non ne attenuano l’impatto e si rivelano, anzi, necessari per apprezzare i frequenti cambi di ritmo e di scenario.
E’ così quindi che canzoni come In Between e Dust si ergono a probabili cavalli di battaglia in sede live, grazie ad un impatto ritmico travolgente, mentre i due brani centrali La Nave e In Gloom esibiscono diverse sfaccettature stilistiche che vanno da richiami agli imprescindibili Katatonia fino a spingersi nei pressi di un post black a tratti sognante, ma sempre e comunque intriso di un consistente impatto emotivo; Cold… è, invece, un breve e suggestivo episodio ambient che risulta l’ideale introduzione della già citata e dirompente Dust.
Un discorso a parte merita la magnifica traccia conclusiva The Loss, quello che può essere definito a buon titolo il brano dai tratti più doom incluso nell’album: anche qui Sforza dimostra la propria dimestichezza con tutti i lati più oscuri del metal esibendo sonorità più malinconiche e dolenti.
Anche se a un ascolto distratto potrebbero spiccare nell’immediato i riferimenti alle band di spessore già citate, è solo con l’opportuno approfondimento del contenuto di I: Cold che si può cogliere appieno il valore di questa magnifica prima opera su lunga distanza degli Ars Onirica, altra band che si aggiunge ad una scena italiana contigua al doom che sembra trovare ultimamente grande slancio e nuovi protagonisti.

Tracklist:
1 Intro
2 In Between
3 La Nave
4 In Gloom
5 Cold… (Return To Nowhere)
6 Dust
7 The Loss

Line-up:
Alessandro Sforza

ARS ONIRICA – Facebook

Granshaw – Bloody Hands, Clear Conscience

Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.

Notevoli picchiatori questi Granshaw, quartetto del Kentucky che per propria definizione suona brutal metal.

In effetti, la proposta del gruppo statunitense è carica di attitudine violenta, sfogata con un sound che si avvicina al thrash/groove dei Pantera, senza le magie del compianto Dimebag Darrell alla chitarra, ma con un cantante che con il suo urlo animalesco e sguaiato mette in fila più di un aspirante nuovo Phil Anselmo.
Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.
L’opener Force Fed Violence ben si presta come esempio del sound proposto dal gruppo, ricca com’è di groove, chitarre piene e voce che sbraita rabbiosa, il problema è che la formula rimane pressoché inalterata fino alla fine, non riuscendo a coinvolgere più di tanto.
Diventa quindi difficile digerire un futuro full length, magari con il doppio del minutaggio di Bloody Hands, Clear Violence, se non si è davvero predisposti per questo tipo di sonorità.

Tracklist
1.Force Fed Violence
2.The Reckoning
3.White Knuckle Apocalypse
4.Killing Epidemic
5.Raise My Glass In Hell

Line-up
Bo White – Vocals
Travis Furlong – Drums
Josh Puckett – Bass
Corey Arnold – Guitars

GRANSHAW – Facebook

Nightrage – Wolf To Man

Wolf To Man in poche parole è un album bellissimo con il quale i fans del genere possono crogiolarsi in barba alle sperimentazioni di casa In Flames, influenza di primaria importanza nella musica del gruppo greco.

Vent’anni e non sentirli in tutti i sensi, i Nightrage, gruppo greco ma che ha tutto per essere considerato svedese (a parte il passaporto), torna con l’ottavo album in carriera che non cambia le carte in tavola, rimane legato indissolubilmente al death metal melodico di metà anni novanta, assolutamente derivativo ma altresì spettacolare per quanto riguarda il songwriting.

Wolf To Man in poche parole è un album bellissimo con il quale i fans del genere possono crogiolarsi in barba alle sperimentazioni di casa In Flames, band di primaria importanza nella musica del gruppo greco.
Inutile girarci intorno, i primi album del gruppo svedese sono stati e sono ancora il vangelo per la band di Marios Iliopoulos, autrice di una serie di album assolutamente perfetti, ma condizionati dall’assoluta devozione per il Gothenburg sound.
Per molti sarà un difetto, ma va dato atto ai Nightrage un talento melodico sopra la media che gli permette di sfornare una serie di brani che convincono per furia estrema, refrain irresistibili e cascate di note che travolgono senza trovare ostacoli.
La produzione al top permette di godere di tutti i dettagli che vanno a formare un’opera estrema avvincente, con i brani che uno dopo l’altro sono micidiali uno-due di stampo melodic death.
E’ quindi ottimo il ritorno per i Nightrage, con un album che si colloca tranquillamente tra gli ultimi Soilwork e Children Of Bodom, risultando sicuramente tra tutti il più classico, parlando di death metal melodico.

Tracklist
1.Starless Night
2.Wolf to Man
3.Embrace the Nightrage
4.Desensitized
5.God Forbid
6.By Darkness Drawn
7.The Damned
8.Arm Aim Kill
9.Gemini
10.Disconnecting the Dots
11.Escape Route Insertion
12.Lytrosis

Line-up
Marios Iliopoulos – Guitars
Ronnie Nyman – Vocals
Magnus Söderman – Guitars
Francisco Escalona – Bass
Dino George Stamoglou – Drums

NIGHTRAGE – Facebook