Sadism – Ethereal Dead Cult

Attitudine spropositata, impatto debordante ed una atmosfera umida e polverosa come i cunicoli di oscure catacombe fanno di questo ritorno firmato Sadism un lavoro dedicato agli amanti del death metal old school.

I Sadism sono un’istituzione nel loro paese, il Cile.

La band sudamericana torna con l’ottavo album della sua trentennale carriera, che l’ha vista attraversare decenni di metal estremo con l’orgoglio di essere una delle più famose e longeve band di metal estremo del proprio continente.
Ethereal Dead Cult risulta una mazzata di death metal old school (o classico, fate voi) impressionante, con un sound che affonda le sue radici a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, quando i primi lavori di Morbid Angel e compagnia mettevano a ferro e fuoco l’underground estremo mondiale.
Light Embrace e No Opposites danno il via alla macabra danza, il growl del singer Ricardo Roberts accompagna un sound grezzo, dalle scorie thrash di stampo slayerano che animano questi dieci tributi al genere, senza soluzione di continuità.
Il massacro ritmico su cui è strutturata Hypnotic Conjuring, la devastante The Spectral Veils valorizzano un lavoro decisamente diretto e senza fronzoli.
Attitudine spropositata, impatto debordante ed una atmosfera umida e polverosa come i cunicoli di oscure catacombe fanno di questo ritorno firmato Sadism un lavoro dedicato agli amanti del death metal old school.

Tracklist
01.Light Embrace
02.No Opposites
03.Agonize
04.Black Halo Solaris
05.Hypnotic Conjuring
06.This Burial Is Ours
07.The Spectral Veils
08.The Blanderer
09.Ethereal Dead Cult
10.Full Of Parasites

Line-up
Ricardo Roberts – Vocals
Gabriel Hidalgo – Guitars
Juán Eduardo Moore – Bass Guitar
Juán Pablo Donoso – Drums
Rodrigo Alpe – Session & Live Guitars

SADISM – Facebook

Ultio – Fera Ep

Una tempesta che si abbatte sulle vostre teste, e si sta bene in mezzo ai rovesci, tra quella violenza sonora, quel qualcosa in più che possiedono solo i dischi black metal che sono di un livello superiore.

Black metal classicheggiante, feroce, estremo e bellissimo.

Il debutto della one man band Ultio, per l’etichetta genovese Brucia Records, è un pugno in faccia, uno di quelli che fanno bene ma sono molto pesanti. Questo ep è un atto d’amore incondizionato verso il black metal che genera un magma sonoro dentro al quale l’ascoltatore si vuole annientare, un abbattimento di tutto ciò che lo circonda attraverso questo suono. Fin dalle prime convulse e granitiche note si può sentire che Ultio conosce e controlla molto bene la materia che tratta, le ripartenze sonore sono fulminee, il suono è martellante e non lascia scampo, la batteria trancia tendini ed ossa come su un campo di battaglia, i riff sono molto adeguati e lasciano il segno. Fera è un concentrato di venti minuti di battaglia sonora, nella quale le tenebre vincono nettamente e senza appello, dove la luce non si vede mai se non per negativo, e in cui la forza sonica spazza via tutto. La lunghezza del disco è giusta, riuscendo così a concentrare tante cose in poco spazio, con una tensione musicale fortissima. Fera delizierà gli estimatori della prima e seconda ondata del black metal, ma tutti gli amanti del nero metallo qui troveranno un prodotto selvaggio e senza rimorsi. Inoltre il disco può essere ascoltato come un unicum sonoro, dato che il filo conduttore è sempre lo stesso, e si dipana in vari rivoli che poi confluiscono in un mare nero. Era da tempo che un disco black non obbligava a schiacciare nuovamente il tasto play dopo la fine, per riascoltarlo ancora e Fera spinge a farlo più volte. Una tempesta che si abbatte sulle vostre teste, e si sta bene in mezzo ai rovesci, tra quella violenza sonora, quel qualcosa in più che possiedono solo i dischi black metal che sono di un livello superiore. Registrato in poco tempo, il lavoro possiede anche una certa urgenza tipica degli albori del genere, un no future molto bene marcato e presente.
Un gran bel debutto, e aspettiamo già il prossimo disco di Ultio.

Tracklist
1.Beasts
2.Ablaze
3.Beyond the fog
4.The right weapon

Line-up
Ultio – Everything

A Violet Pine – Again

Again è un album minimale, a suo modo diretto e pervaso da lunghe jam strumentali tramite le quali la mente viaggia tra l’umidità della notte e l’impatto del sole sulla sabbia del deserto: un esperienza uditiva consigliata agli amanti dei suoni post rock e stoner.

Post grunge, rock, leggere distorsioni che si fanno spazio tra suoni desertici ed oscure palpitazioni notturne, sono le caratteristiche principali dei brani che compongono Again, terzo album dei rockers pugliesi A Violet Pine.

Sono passati quattro anni dal precedente lavoro e la band, ora composta da Giuseppe Procida (voce e chitarra), Francesco Yacopo Bizzoca (basso) e Paolo Ormas (batteria e tastiere) torna con un lavoro notturno, strumentale, sempre impossessato da quel demone stoner-gaze che ha sempre contraddistinto la musica del gruppo.
Un album che si inoltra senza paura nel rock dell’ultimo decennio del secolo scorso, immagazzinando influenze ed ispirazioni che vanno oltre i soliti nomi (tanto si ascolta dei seminali The God Machine del capolavoro Scenes From The Second Storey), pur tenendo ben presente nello spartito attimi di rock bagnato dalla pioggia di Seattle.
Un album notturno si diceva, atmosfere plumbee, umide anche se in lontananza il vento del deserto arriva a riscaldare brani come Run Dog Run! o la parte finale di Where Boys Steal Candles.
Again è un album minimale, a suo modo diretto e pervaso da lunghe jam strumentali tramite le quali la mente viaggia tra l’umidità della notte e l’impatto del sole sulla sabbia del deserto: un esperienza uditiva consigliata agli amanti dei suoni post rock e stoner.

Tracklist
01. Interstellar Love
02. Run Dog, Run!
03. Again
04. When Boys Steal Candles
05. Black Lips
06. Monster
07. Z00

Line-up
Giuseppe Procida – vocal, guitar
Francesco Yacopo Bizzoca – bass guitar
Paolo Ormas – drums, synth

A VIOLET PINE – Facebook

Bergraven – Det framlidna minnet

Grande talento compositivo di Par Stille, artista che non ha timore di sporgersi oltre i limiti del black, miscelandolo in un blend multidimensionale e arricchendolo di nuova vita.

Per lunghi dieci anni Par Stille ha tenuto ghiacciata la sua creatura, la “Montagna Nera” (Bergraven) e devo anche dire che, sinceramente, con la grande quantità di materiale uscito nel frattempo, io me ne ero anche dimenticato; aver letto di una nuova uscita ha risvegliato i sensi nel ricordo delle interessanti opere del passato: Fordarv (2004), Dodsvisioner (2007) e Till Makabert Vasen (2009).

Avanguardistico Black che non ha timore di oltrepassare i limiti del genere, di inglobare frammenti multidimensionali a creare brani fluidi, sempre stimolanti e open mind; opere da recuperare per godere del talento multiforme di Par Stille, musicista svedese, che in questi dieci anni ha dedicato il suo talento allo sviluppo del suono di Stilla, quattro dischi dal 2013, orientato su un black più tradizionale a tinte naturalistiche. Il ritorno dei Bergraven è un piacere per il nostro apparato uditivo, la struttura complessa dei brani, otto per quasi cinquantacinque minuti, ci conduce in una sfida dove la fluidità del suono si accompagna a una capacità di integrare strutture jazz/folk senza pari. La band, un trio costituito dagli stessi musicisti di Stilla, offre tante suggestioni nelle sue evoluzioni come gli otto minuti di Der Dodens Stiger, in cui un inizio black atmosferico lentamente si sfilaccia in trame acustiche madrigalesche e medievaleggianti, ricche di pathos e tristezza. I brani variano, non sono ancorati a strutture prefissate, con l’aiuto di strumenti non usuali nel black come sax, trombe, vibrafono e piano, e i risultati conquistano in Leendet av ans verk dove il folk si coniuga con naturalezza al jazz per un risultato dal sapore particolare. L’ingresso della tromba a metà del brano è da pelle d’oca e il tutto viene inglobato in una furia black che conduce al termine. Difficile spiegare il disco e le sue sensazioni scrivendo solo qualche riga, ma invito gli ascoltatori a provarlo, lasciandosi trasportare dal grande talento compositivo di Par Stille, artista che non ha timore di sporgersi oltre i limiti del genere.

Tracklist
1. Minnesgåva
2. Allt
3. Den följsamma plågan
4. Minnets melankoli
5. Leendet av hans verk
6. Den dödes stigar
7. Till priset av vårt liv
8. Eftermäle

Line-up
Pär Stille – Bass Vocals, Guitars
Andreas Johansson – Bass
J. Marklund – Drums

BREGRAVEN – Facebook

NIFROST

Il singolo “Tvihalden”, dall’album “Blykrone” di prossima uscita (Dusktone).

Il singolo “Tvihalden”, dall’album “Blykrone” di prossima uscita (Dusktone).

https : //youtu.be/L5epB58BtVU

In attesa dell’uscita del secondo attesissimo album “Blykrone” via Dusktone, i NIFROST lanciano il loro primo singolo “Tvihalden” disponibile, da oggi, in tutti i negozi digitali e su youtube :

Questo è solo un assaggio di quello che i quattro norvegesi sono in grado di fare : blackmetal inspired-riffs mischiati a puro folk norvegese, vocals potenti e melodiche eseguiti sempre in lingua madre.

L’album sarà disponibile in digipack, 12″LP vinyl e ovviamente in digitale e i preordini saranno disponibili molto presto. Non resta quindi che rimanene collegati alle pagine di Dusktone.

Nifrost :
FB : https://www.facebook.com/nifrost
IG : https://www.instagram.com/nifrost.official/

Dusktone :
W: http://www.dusktone.eu
FB: https://www.facebook.com/dusktone.label
IG : https://www.instagram.com/dusktone/
Bandcamp: http://dusktone.bandcamp.com