Stanley Rubik – Tuttoècomesembra

Musica come portale per sensazioni vere mediate da un esoterismo quotidiano e per questo ancora più misterioso, per uno dei più interessanti gruppi italiani.

La proposta musicale dei romani Stanley Rubik viene rappresentata almeno in parte dalla loro auto definizione di Post Electro, ma c’è molto di più.

Il loro suono è un insieme di piccole visioni di apocalissi quotidiane, di rivoluzioni dei nostri sensi, trecentosessanta gradi di vite cangianti, archetipi e visioni altre. Il gruppo ha pubblicato il primo disco nel 2016, Lapubblicaquiete, su Cosecomuni per poi approdare su Inri con il secondo lavoro Kurtz Sta Bene del 2015, acquisendo una notevole credibilità e visibilità. In Tuttoècomesembra il gruppo romano traccia traiettorie molto interessanti e raramente battute in Italia, canzoni con musica inusuale, ansiogena e a volte in disaccordo con la parte cantata, l’effetto è straniante e molto affascinante. Questo disco sancisce la dolorosa consapevolezza della scissione fa il nostro corpo e la nostra anima, e nulla può essere rassicurante o salvifico, ci si può solo analizzare per disegnare una caduta migliore, e questo è quanto, questo è tutto. Nella cosiddetta scena indie italiana i Stanley Rubik sono un’isola magnifica ed infelice, un qualcosa che ricorda cose già sentite, ma è tutta un’altra cosa. Tuttoècomesembra è incentrato sui tarocchi, che sono la rappresentazione di un qualcosa di molto antico, archetipi che hanno attraversato la storia della razza umana, perché sono già dentro di noi, e qui vengono usati come bussole, ma anche come stelle guardate per perdersi. Ci sono momenti in cui è bellissimo lasciarsi cadere sugli scogli disegnati dagli Stanley Rubik. In pochi hanno usato l’elettronica come questo gruppo, totalmente asservita ad una poetica che atterrisce e ammalia, come una tempesta dei poeti romantici. Musica come portale per sensazioni vere, mediate da un esoterismo quotidiano e per questo ancora più misterioso, per uno dei più interessanti gruppi italiani.

Tracklist
1. ROBERTO
2. AGOSTO
3. I MOSTRI DI BOSCH
4. PERSONA
5. KREUZBERG
6. TEMPESTA
7. A COSA STAI PENSANDO?
8. LUNGO ESTESE ORBITE
9. KINTSUGI
10. MONOLITE

Line-up
Dario
Gianluca
Andrea

STANLEY RUBIK – Facebook

Dethonator – Race Against The Sun (Part One)

Quasi un’ora di metallo ispirato ai sempre eterni Iron Maiden e Judas Priest è quello che si trova tra le trame di brani come Burial Ground o Ghost Of The Rolling Horizon, con le chitarre a macinare riff scolpiti nel tempo e quelle cavalcate in crescendo che hanno fatto la fortuna di Harris e soci.

La fiamma del metal classico di scuola britannica viene alimentata da band come i Dethonator, monicker da thrash metal band, ma dal sound forgiato alla scuola della New Wave Of British Heavy Metal.

Il quartetto, nato nelle East Midlands ma stabilitosi sul suolo londinese, dà alle stampe il suo terzo full length dopo il debutto omonimo del 2010 (ristampato nel 2016 dalla Killer Metal records) il secondo album del 2013, Return To Damnation e l’ep del 2014, Monuments to Dead Gods.
Il nuovo lavoro, intitolato Race Against The Sun (Part One), viene licenziato dalla Pavement Entertainment in versione digitale, accompagnato da una copertina bruttina che non rende onore alla musica suonata dai nostri, un robusto heavy metal old school.
Quasi un’ora di metallo ispirato ai sempre eterni Iron Maiden e Judas Priest è quello che si trova tra le trame di brani come Burial Ground o Ghost Of The Rolling Horizon, con le chitarre a macinare riff scolpiti nel tempo e quelle cavalcate in crescendo che hanno fatto la fortuna di Harris e soci.
Lavorano bene i quattro musicisti inglesi, lasciando trasparire qualche eco estremo qua e là, tanto per ribadire che siamo nel 2019 e che di musica metal dal 1981 ne è stata scritta tanta, e azzeccano brani trascinanti come Pyroclastic e tellurici come Terror By Night, facendo dell’album un buon ascolto per chi ama queste sonorità.
Race Against The Sun (Part One) non cambierà certo la storia della nostra musica preferita, ma si fa valere tra le tante uscite che affollano la scena metal classica underground.

Tracklist
1. When Lucifer Fell
2. Nightmare City
3. Burial Ground
4. Ulflag
5. Ghost of the Rolling Horizon
6. Pyroclastic
7. The Hangman
8. Narcisside
9. Terror By Night
10. Sharp’s Cairn

Line-up
Tris Lineker – Vocals, Guitars
Henry Brooks – Guitars, Keyboards, Backing Vocals
Adz Lineker – Bass, Growls Johnny
Mo Armstrong – Drums

DETHONATOR – Facebook

TURILLI / LIONE RHAPSODY

Il lyric video di ‘Phoenix Rising’, dall’album “Zero Gravity (Rebirth And Evolution)” in uscita a giugno (Nuclear Blast).

Il lyric video di ‘Phoenix Rising’, dall’album “Zero Gravity (Rebirth And Evolution)” in uscita a giugno (Nuclear Blast).

I Turilli / Lione RHAPSODY – il nuovo gruppo formato dai membri originali dei RHAPSODY Luca Turilli e Fabio Lione, accompagnati dagli ex membri dei RHAPSODY Dominique Leurquin, Patrice Guers e Alex Holzwarth – hanno finalmente annunciato l’album di debutto, intitolato “Zero Gravity (Rebirth And Evolution)”, che uscirà il 28 giugno 2019 su Nuclear Blast (King Records in Giappone e resto dell’Asia)! Da oggi i fan non solo possono pre-ordinare il disco, ma anche ascoltare il primo singolo nonché traccia di apertura ‘Phoenix Rising’.

La canzone è acquistabile qui: http://nblast.de/TLRPhoenixRising

Il cantante Fabio Lione dichiara: “‘Phoenix Rising’ rappresenta il ponte tra il nostro passato ed il nostro futuro artistico, include alcuni elementi della tradizionale scuola symphonic metal combinati con chitarre pesanti, i suoni moderni che amiamo oggi e un intermezzo etnico con la voce unica dell’artista mongola Uyanga Bold. Una volta registrata, ‘Phoenix Rising’ si è impressa immediatamente nella nostra testa e ci siamo ritrovati a cantarne il ritornello tutto il giorno. Per questi motivi consideriamo questa la canzone perfetta per l’apertura del nostro album di debutto e dei nostri prossimi concerti!”.

Il chitarrista e tastierista Luca Turilli aggiunge: “L’emozionante performance di Fabio mette in luce l’intenso testo ispirato dai misteri della geometria sacra, dalla fisica quantistica e dai segreti dell’antica saggezza. Si racconta di un essere umano e del suo drammatico processo di autorealizzazione, della sua morte e della rinascita dalle sue ceneri nell’abbraccio dorato di Shakti, dopo aver sperimentato un terremoto interiore e sentito l’impellente necessità di spingersi oltre l’illusione della dualità e la ripetitività legata agli aspetti materiali della vita per raggiungere un livello superiore di coscienza e trovare il proprio posto nella geometria dell’esistenza”.

I pre-ordini di “Zero Gravity (Rebirth And Evolution)” sono disponibili qui: http://nblast.de/TLRhapsodyZeroGravity
Chi pre-ordina il disco in digitale riceverà immediatamente ‘Phoenix Rising’ (solo su Amazon e iTunes)!
Il disco può anche essere salvato in anteprima su Spotify: http://nblast.de/TLRhapsodyPreSave
‘Phoenix Rising’ può essere ascoltato nelle NB New Releases Playlists:
http://nblast.de/SpotifyNewReleases / http://nblast.de/AppleMusicNewReleases

“Zero Gravity (Rebirth And Evolution)” – Tracklist:
01. Phoenix Rising
02. D.N.A. (Demon And Angel) [feat. Elize Ryd | AMARANTHE]
03. Zero Gravity
04. Fast Radio Burst
05. Decoding The Multiverse
06. Origins
07. Multidimensional
08. Amata Immortale
09. I Am [feat. Mark Basile | DGM]
10. Arcanum (Da Vinci’s Enigma)
Bonus Track (DIGI & 2LP only)
11. Oceano [feat. Sascha Paeth | AVANTASIA & Arne Wiegand | SANTIANO]

Luca dichiara: “‘Zero Gravity (Rebirth And Evolution)’ è molto più di un semplice titolo di un album. È il vero e proprio mantra del gruppo che sottolinea l’evoluzione di una grande collaborazione artistica, un approccio moderno e l’intenzione di far evolvere il suono della band verso una nuova frontiera, dal punto di vista concettuale, musicale e lirico. Questo album di debutto metterà sicuramente in luce i molteplici volti della nostra nuova band: chitarre ultra-pesanti e moderne, un saliscendi vocale ispirato ai capolavori dei QUEEN, arrangiamenti drammatici, paesaggi sonori di ampio respiro, arricchiti da elementi di musica etnica provenienti da diversi continenti e sicuramente i testi più emozionanti e intensi che abbiamo mai avuto. Il nuovo artwork realizzato da Heile rappresenta la sintesi di tale evoluzione e il messaggio proveniente dal fondo del cuore legato ad esso!”.
Fabio aggiunge: “‘Zero Gravity (Rebirth And Evolution)’ rappresenta la perfetta evoluzione di una visione musicale che abbiamo avuto, una grande collaborazione artistica per creare un suono nuovo e fresco con idee sorprendenti, una grande produzione, un duro lavoro dei grandi musicisti e delle persone coinvolti e, soprattutto, un fantastico inizio per questa nuova band. Il nuovo artwork realizzato da Heile rappresenta la sintesi di tale evoluzione nella musica e un’opera straordinaria che sottolinea l’avventura musicale che vivrete e percepirete ascoltando il disco”.

Per finanziare l’album la band ha lanciato una campagna di crowdfunding con la quale hanno raccolto ben €60,000 dalla loro leale e appassionata fanbase.

Turilli / Lione RHAPSODY live:

05.07. E Barcelona – Rock Fest
06.07. I Taneto di Gattatico – Circolo Arci Fuori Orario
09.07. H Dunaújváros – Rockmaraton
11.07. CZ Vizovice – Masters of Rock
26.09. FIN Helsinki – The Circus

https://www.tlrhapsody.com
https://www.facebook.com/tlrhapsody
https://www.nuclearblast.de/turilli-lione-rhapsody

Circle Of Witches – Natural Born Sinners

Quasi cinquanta minuti di metal diretto, epico e roccioso grazie ad una serie di tracce che hanno nel songwriting e nell’impatto il loro punto di forza.

Nuovo full length per i campani Circle Of Witches, quartetto attivo dal 2004 e con un paio di album alle spalle, di cui l’ultimo (Rock The Evil) uscito cinque anni fa.

Natural Born Sinners, mixato agli Alpha Omega Studios da Alex Azzali e prodotto assieme a Nicholas Barker (Cradle of Filth, Brujeria, Testament) è un buon lavoro di heavy metal dalle ispirazioni stoner/doom, molto vicino a quanto proposto dai Grand Magus, leggermente meno evocativo ma possente ed epico quanto basta per non lasciare indifferenti chi ama questi suoni.
Riff e mid tempo potenti fanno da struttura a brani di buona fattura, la voce del cantante Mario “HELL” Bove si alza fiera verso montagne su cui dimorano gli dei del metal classico, qui lasciato nelle mani di quattro musicisti che nei loro ascolti non si sono fatti mancare la discografia dei Candlemass.
Il sound degli undici brani facenti parte della tracklist del disco si potrebbero semplicemente riferire alle due citate band svedesi, ma è pur vero che i nostri eroi ci mettono del proprio, confezionando un’opera assolutamente convincente.
Il genere è questo dunque, un heavy metal potenziato da ritmiche possenti e groove, squarciato da lampi chitarristici di matrice ottantiana e valorizzato da una serie di brani che esaltano l’anima guerriera che è in ognuno di noi, come in Spartacus (Prophecy Of Riot), una delle tracce più riuscite di questo monumentale lavoro.
Quasi cinquanta minuti di metal diretto, epico e roccioso grazie ad una serie di tracce che hanno nel songwriting e nell’impatto il loro punto di forza.

Tracklist
01. Tongue Of Misery
02. The Black House
03. Giordano Bruno
04. The Oracle
05. First Born Sinner
06. Spartacus (Prophecy of Riot)
07. Your Predator
08. Deus Vult
09. Death To The Inquisitor
10. You Belong To Witches
11. Cult Of Baphomet

Line-up
Mario “HELL” Bove – Vocals, Guitars
Joe “WISE MAN” Dardano – Guitars
Tony “FARAWAY” Farabella – Bass
Joey “HELMET” Coppola – Drums

CIRCLE OF WITCHES – Facebook

Kull – Exile

Questo primo passo targato Kull appare tutt’altro che una minestra riscaldata, anche se il potenziale epico ed evocativo dei primi lavori dei Bal-Sagoth resta difficilmente riproducibile; resta sicuramente la soddisfazione di rivedere in pista questi musicisti che sembrano avere ancora voglia di regalare al pubblico il loro epico e sinfonico black metal ispirato alle opere di Howard.

Chiunque abbia un minimo di conoscenza della storia del metal degli ultimi 25 anni, ascoltando questo album d’esordio dei Kull si troverà a pensare d’essersi imbattuto in una band clone dei Bal-Sagoth.

L’impressione sarebbe più che giustificata, se non fosse che questo gruppo ha tutti i diritti di riprendere in maniera fedele quelle sonorità epiche e magniloquenti trattandosi, di fatto, degli stessi Bal-Sagoth con un diverso vocalist al posto del declamatorio fondatore Byron Roberts.
Il perché i fratelli Maudling (accompagnati dall’altro membro storico Alistair MacLatchy e da Paul Jackson, entrato nella band dopo l’uscita dell’ultimo full length) non abbiano utilizzato il monicker originale non è dato saperlo, ma è probabile che possa avere a che fare con diritti sul suo utilizzo: fatto sta che questo Exile lo si può considerare lecitamente sia l”esordio dei Kull sia il settimo album dei Bal-Sagoth.
Fatta questa lunga ma doverosa premessa, si può dire che il lavoro mantiene in pieno le caratteristiche ben conosciute da chi ama e da chi odia la storica band, per cui l’effetto divisivo resta tale e quale; quel che cambia è che Tarkan Alp è vocalist più tradizionale di Byron, nel senso che interpreta i brani con un più canonico e vario approccio da cantante black metal, optando per l’evocativo recitato utilizzato continuativamente dal predecessore solo a tratti.
Se vogliamo, questo fa pendere l’ago della bilancia a favore di quel minimo di discontinuità che conferisce ai Kull lo status di band a sé stante, anche se è è innegabile che a cavalcate come Vow of the Exiled, A Summoning to War o Aeolian Supremacy, per non parlare dell’intro strumentale Imperial Dawn, bastano poche note per svelare agli ascoltatori chi si nasconda dietro ai Kull.
Exile nel complesso appare più ruvido (persino troppo, sentendo un brano come Of Stone and Tears) rispetto alle uscite dei Bal-Sagoth del nuovo millennio, complice anche il trademark vocale di Alp e una minore predominanza della tastiere di Jonny Maudling, nonostante questo resti lo strumento che fa e disfa all’interno dell’opera; nel complesso questo rende il tutto più vicino per impatto a Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule che non a The Power Cosmic, cosa che a un fan della prima ora dei Bal-Sagoth come il sottoscritto non può che far piacere.
In definitiva, questo primo passo targato Kull appare tutt’altro che una minestra riscaldata, anche se il potenziale epico ed evocativo dei primi lavori dei Bal-Sagoth resta difficilmente riproducibile; resta sicuramente la soddisfazione di rivedere in pista questi musicisti che sembrano avere ancora voglia di regalare al pubblico il loro epico e sinfonico black metal ispirato alle opere di Howard.

Tracklist:
01. Imperial Dawn
02. Set-Nakt-Heh
03. Vow of the Exiled
04. A Summoning to War (Dea Bellorum Invicta)
05. Horde’s Ride
06. An Ensign Consigned
07. Pax Imperialis
08. By Lucifer’s Crown (Lapis Exillis)
09. Of Stone and Tears
10. Aeolian Supremacy: Wrath of the Anemoi
11. Of Setting Suns and Rising Moons

Line-up:
Tarkan Alp – Vocals
Chris Maudling – Guitars
Jonny Maudling – Keyboards/synths
Alistair MacLatchy – Bass
Paul “Wak” Jackosn – Drums

KULL – Facebook