Lost In Pain – Gold Hunters

La band suona un heavy thrash old school che tradisce ispirazioni americane, quindi dal grande impatto, ben prodotto, veloce e basato su un lavoro strumentale di buona fattura.

Dal Lussemburgo arrivano i Lost In Pain, realtà di tutto rispetto dell’underground metallico europeo, arrivati con questo nuovo album al terzo su lunga distanza dopo il debutto omonimo del 2011 ed il precedente Plague Inc. licenziato nel 2015.

La band suona un heavy thrash old school che tradisce ispirazioni americane, quindi dal grande impatto, ben prodotto, veloce e basato su un lavoro strumentale di buona fattura.
I primi Metallica sono probabilmente la band che più si avvicina al sound del quartetto di Niedercorn, composto da Hugo Centeno (voce e chitarra), Dario Raguso (chitarra), Luca Daresta (batteria) e Nathalie Haas (basso), che partono a manetta con la title track e arrivano al traguardo passando per devastanti accelerazioni, groove e mid tempo pesantissimi.
La loro attitudine old school è mitigata da una produzione in linea con quanto proposto oggigiorno, punto a favore dei Lost In Pain che risultano tradizionalisti nel sound ma sul pezzo in quanto a scelte in sala d’incisione.
Accenni a qualche sfumatura estrema a livello d’impatto fanno il resto e brani possenti come Rebellious Protesters o A Word risultano delle potenti mazzate heavy/thrash, così come funzionano le melodie metalliche della semi ballad in crescendo God Of Destruction.
In conclusione Gold Hunters è un album diretto, potente e ben suonato, assolutamente consigliato agli amanti del thrash metal di matrice statunitense.

Tracklist
1.Gold Hunters
2.Mining for Salvation
3.Revolt
4.Rebellious Protesters
5.Burnout
6.A Word
7.God of Destruction
8.The Great Illusion

Line-up
Hugo Centeno – Vocals / Lead Guitar
Dario Raguso – Guitar / B.Vocals
Luca Daresta – Drums
Nathalie Haas – Bass / B. Vocals

LOST IN PAIN – Facebook

Order 1968 – Tears In The Snow

Un documento di gran valore, ma soprattutto un gran disco che ha finalmente una veste adeguata.

Ristampa della cassetta Tears In The Snow di Order 1968, rimasterizzata da Giovanni Indorato al Ctìyber Ghetto Studio.

Order 1968 è stato uno dei primi progetti di uno dei maggiori nomi della musica elettronica in chiave ambient ed industrial in Italia, da parte di quel Claudio Dondo che, dopo l’esperienza con Order 1968 andrà a fondare i fondamentali Runes Order, che invitiamo caldamente a scoprire o riscoprire. La cassetta uscì originariamente nel 1991, registrata nello studio casalingo di Claudio, che era anche l’unico membro del progetto, e pubblicato sull’etichetta da lui fondata, Hate Productions. La cassetta fu originariamente ristampata in 200 copie sotto il nome Runes Order dalla Oktagon Records, con lo stesso audio ed un artwork differente. Annapurna Productions ha ristampato il tutto rimasterizzandolo e con le copertine originali. Dondo è sempre un produttore geniale e notevole, in nuce qui c’è quello che poi farà con i Runes Order, ma soprattutto troviamo una concezione totale e rituale del mezzo musicale. Non è musica fatta per intrattenere, per consolare o per dare risposte, qui ci sono tenebre, domande e tormenti, ma il fatto è che sono fra le atmosfere migliori mai prodotte in Italia. Molto lontano dalle luci della musica di successo ed anche dalla musica delle pose finto alternative, c’è un universo dove ci sono persone che fanno musica per passione e per giocare con i loro demoni, e Claudio Dondo è un eminente esponente di codesta schiatta. Tears In The Snow non lo si ascolta, è il disco stesso che si insinua dentro di noi, percorre le nostre vene e torna nel cervello per celebrare il rituale della nostra estrema caducità, messa mirabilmente in sonoro qui. Tears In Snow è sia un lavoro seminale che una cosa a sé stante, un altro tenebroso episodio della carriera di Claudio, una parabola pressoché unica in Italia e che è apprezzata da chi sa e vuole farlo. Un documento di gran valore, ma soprattutto un gran disco che ha finalmente una veste adeguata.

Tracklist
1. Intro(duction)
2. Sturm
3. A Minute In The Snow
4. The Runes
5. The White Empire
6. The Key Of Pride
7. Watching The New Dawn
8. Nocturne
9. No Surrender!!!
10. A Minute In The Wind
11. Buried Blades
12. Le Bianche Valli Del Silenzio
13. Chi Ride Muore!

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO

Il video di “L’imprevisto”, dall’album “Transiberiana” (InsideOut).

Il video di “L’imprevisto”, dall’album “Transiberiana” (InsideOut).

Il BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, la leggendaria prog band italiana, pubblica oggi su Inside Out Music / Sony Music Group il nuovo album “Transiberiana”, il primo album di inediti in 25 anni.
Per celebrarne l’uscita la band presenta oggi il video dell’ultimo singolo “L’imprevisto”.

L’album è disponibile a questo link nei formati Limited Edition Mediabook CD con booklet di 44 pagine, Gatefold 2LP+CD+LP Booklet e in digitale.

Di seguito il commento di Vittorio Nocenzi: “Ad un certo momento, il freddo siberiano è così intenso che il ghiaccio copre tutto il binario. Quindi diventa pericoloso andare avanti, si potrebbe deragliare. Ed allora il treno si ferma, nel deserto della tundra. Fa freddo e i viaggiatori cominciano ad aver paura. Fuori si intravedono delle luci, potrebbe essere un villaggio. Allora cominciano a pensare di scendere dal treno per andare a chiedere aiuto. Il freddo aumenta. È la metafora delle cose imprevedibili che cambia nel corso della nostra esistenza, la paura davanti a quello che noi conosciamo è sempre la prima arma di difesa. Invece gli imprevisti possono anche regalarci inattese positive sorprese,
Se solo fossimo più disponibili ad affrontare la diversità, l’inusuale: ogni imprevisto può costruire nuove scoperte e nuove certezze se lo affrontiamo con coraggio e determinazione. – L’imprevisto è solo l’occasione per cambiare. Non aver paura è la strada nuova che si apre-.
Fra i suoni che caratterizzano questo brano in particolare la “slide guitar” di Filippo, esprime tutto lo struggimento di rimpianto che stanno nella paura che assale i viaggiatori davanti al – nulla che ha affogato i nostri giorni-”

Tracklist di “Transiberiana”:

1. Stelle sulla terra (6:06)
2. L’imprevisto (3:29)
3. La discesa dal treno (6:16)
4. L’assalto dei lupi (5:35)
5. Campi di Fragole (3:36)
6. Lo sciamano (4:01)
7. Eterna Transiberiana (6:20)
8. I ruderi del gulag (6:06)
9. Lasciando alle spalle (1:47)
10. Il grande bianco (6:33)
11. Oceano: Strade di sale (3:39)

Disponibile il commento di Vittorio Nocenzi, leader del Banco, in merito al sign con Inside Out Music: “Sono entusiasta di poter collaborare con Inside Out dopo aver lavorato così duramente sul nuovo album. Mi riempie di gioia e soddisfazione dato che sono stato davvero ispirato sin dall’inizio! Per troppi anni, la band si è dedicata solo alle esibizioni dal vivo, era ora che tornassimo a comporre, suonare e produrre nuovo materiale! Scegliendo il concetto di “Transiberiana” per questo nuovo lavoro, vorrei sottolineare due aspetti principali: in primo luogo la nuova formazione del Banco composta da grandi musicisti e grandi persone; in secondo luogo, la presenza dei miei due figli nel progetto, Michelangelo ha collaborato alla stesura dell’album e Mario Valerio si è occupato della strategia di marketing e comunicazione ad esso correlata. Questi due elementi sono stati i migliori doni che potessi mai avere! E questa è una motivazione in più, se mai è necessario, per fare del mio meglio e per raggiungere gli obiettivi del Banco. Posso solo augurare ai fan di godere di questo incredibile progetto, e non vedo l’ora di vederli dal vivo quando andremo a suonare l’album assieme ai brani classici del Banco in tutto il mondo, con Filippo Marcheggiani (chitarra solista), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Fabio Moresco (batteria), Marco Capozi (basso), il nostro cantante Tony D’Alessio e io!”

L’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso “13” risale al 1994. Dopo tutti questi anni e dopo la perdita di due membri fondatori il Banco è tornato per confermare la propria importanza nel panorama progressive internazionale.

Il Banco del Mutuo Soccorso è nato a Roma nel 1969. “Transiberiana” non è solo il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso ma il riflesso di tutta la carriera e di ciò che è la band al giorno d’oggi.

Il BANCO DEL MUTUO SOCCORSO è:
Vittorio Nocenzi (piano, tastiera e voce)
Filippo Marcheggiani (chitarra)
Nicola Di Già (chitarra ritmica)
Marco Capozi (basso)
Fabio Moresco (batteria)
Tony D’Alessio (voce)

DRUDKH – A Few Lines in Archaic Ukrainian

Ottima raccolta della Season of Mist Underground Activists che include tutti i brani dei tre split usciti a cavallo tra il 2016 e il 2017 dei Drudkh. Una buona occasione per assaporare anche quelle canzoni che, per le tirature limitate degli split stessi, potrebbero risultare non pervenute, ad irreparabile danno dei nostri padiglioni auricolari.

I Drudkh di certo non necessitano di troppe presentazioni.

Mainstream della scena Black Metal europea, gli ucraini di Kharkiv hanno all’attivo ben 11 full-length, più alcuni ep e tre split (il più famoso quello con gli storici blackster norvegesi Hades Almighty del 2016, uscito per Dark Essence) ed un paio di compilation, Eastern Frontier in Flames del 2014 e, appunto, questa nuovissima A Few Lines In Archaic Ukranian, entrambe uscite con titolo in cirillico (come del resto accade per tutta la loro produzione) per la Season of Mist Underground Activists (la sorella minore della major francese). La scelta per queste due compilation, ad onor del vero è stata azzeccatissima. Invece che produrre il solito Best Of, che potrebbe anche annoiare il fan che già possiede tutta la loro discografia, si è deciso, per la prima, di includere oltre che alle due bonus tracks presenti sulla versione in edizione limitata di Microcosmos del 2009, anche 5 cover (tra cui l’immortale Indiánská píseň hrůzy dei cechi Master’s Hammer, del 1995), mentre, per l’oggetto della nostra recensione, ci è stata data la possibilità di apprezzare tutte le canzoni presenti nei tre split, per la felicità di chi, a quel tempo, non riuscì ad accaparrarseli. Partiamo quindi per gradi, proprio dalla prima traccia, Golden Horse (tratta appunto dallo split con gli Hades Almighty); tiratissimo Black, che racchiude nei suoi quasi nove minuti, tutta l’essenza della brutalità e dell’aggressività che i Nostri sono capaci di esprimere, sempre e comunque in bilico tra una violenza inaudita ma ordinata, e una gestione quasi perfetta degli intervalli mid, che si intrecciano amabilmente con la loro epica cadenza , armoniosamente ordita su una base di keyboards che donano al loro sound una melodia mai scontata, pacchianamente commerciale e ruffiana. Così come in Fiery Serpent (il secondo brano presente sempre nel famoso split e, come per Golden Horse, ispirato allo scrittore ucraino Volodymyr Svidzins’kyi, perseguitato ed ucciso dal regime di Stalin, nel 1941), epica traccia che rimanda ad antiche guerre, potente ed imperiosa, che sublima i nostri padiglioni auricolari, grazie a remote melodie (favoloso anche l’arpeggio a metà traccia) che, in un crescendo multicolore di policromatiche sfumature sonore, rendono il brano una vera e propria cavalcata (la parte centrale strumentale è da capogiro) fastosa, inarrestabile, di un imponenza solenne, quasi maiestatica. Il tutto termina con un altro meraviglioso arpeggio che ci assopisce leggermente; ma, immersi ancora in fantasticherie cavalleresche, veniamo brutalmente riportati alla realtà con l’ingresso di His Twenty-Fourth Spring (dallo split con i Grift svedesi, brano dedicato al famoso poeta ucraino Bohdan-Ihor Antonych, deceduto prematuramente all’età di soli 28 anni). Una partenza impressionante, scream, drumming e chitarre si rincorrono a perdifiato, per poi interrompersi dopo i primi 2 minuti, momento in cui la traccia si spezza in due. Subentra l’atmosferica melodia dei Nostri, marziale e solenne, e la canzone si apre, in un favoloso caleidoscopio di sonorità che sanno molto di classico Heavy Metal, e profumano tanto di Viking scandinavo. Sempre dal medesimo split, Autumn in Sepia (per il filosofo tedesco-lituano Mike Johansen, che per anni ha combattuto contro la tirannia sovietica, e ne è diventato vittima nel 1937), zanzaroso intramontabile Black Metal, abbastanza classico, piacevolissimo per gli insert di keyboards che aggiungono un pizzico di morbidezza ad un brano ruvido (ma non grezzo), feroce (ma non caotico), tipico (ma non scontato).
All Shades of Silence (estrapolata dallo split con la one-man band svizzera di Ambient Black, Paysage d’Hiver e fortemente legata al pensiero di Yevhen Pluzhnyk, deceduto in un gulag nel 1936) di ombre (shades) ne ha molte, tale è l’oscurità che trasuda da ogni singola nota, ma è il silenzio che a metà canzone la fa da padrone, interrompendo la traccia, separandola nettamente in due, quasi a creare una canzone nella canzone, grazie ad un tenebroso synth dungeon che preannuncia un maestoso strumentale momento che ci conduce al termine del brano, evidenziando che la mostruosa tecnica di questi non più proprio ragazzini, in quasi 17 anni, è cresciuta costantemente, inequivocabilmente, divenendo inarrestabile, soprattutto se comparata ai grezzi esordi di Forgotten Legends (2003).
L’ultimo brano The Night Walks Towards Her Throne, e seconda traccia dello split con lo svizzero, arricchisce ulteriormente la compilation grazie alle melodie di una keyboard a sei mani (sì perché, eccezion fatta per Roman Saenko, chitarra e basso, tutti gli altri componenti suonano come secondo strumento le tastiere) e al suo Black Metal decisamente scandinavo che, se è vero che nulla aggiunge a quanto sopra detto, nulla toglie ad una uscita che, come raccolta, vale il prezzo pagato per acquistare uno qualsiasi tra i loro full-length.

Tracklist:
1. Золотий кінь (Golden Horse)
2. Вогняний змій (Fiery Serpent)
3. Його двадцять четверта весна (His Twenty-Fourth Spring)
4. Осінь в сепії (Autumn in Sepia)
5. Всі відтінки тиші (All Shades of Silence)
6. Ніч крокує до свого трону (The Night Walks Towards Her Throne)

Line-up:
Roman Saenko – Guitars, Bass
Thurios – Vocals, Keyboards
Krechet – Bass, Keyboards
Vlad – Drums, Keyboards

DRUDKH – Facebook

Hidden Lapse – Butterflies

Con Butterflies l’asticella della qualità si è alzata non di poco, a conferma delle enormi potenzialità degli Hidden Lapse.

La vena melodica e progressiva dei nostrani Hidden Lapse non si è ovviamente esaurita con Redemption, lavoro uscito un paio di anni fa, e la band torna a scrivere un’altra pagina della sua storia con questo nuovo album, intitolato Butterflies e licenziato ancora dalla Rockshots Records.

Questo nuovo lavoro conferma tutte le buone parole spese per l’album precedente, risultando leggermente più metallico ma sempre elegante e sinuoso, valorizzato da melodie splendidamente incastonate in un sound che a tratti risulta di una forza d’urto devastante.
La band è ancora più compatta e sfoggia, oltre alla notevole interpretazione della cantante Alessia Marchigiani e al gran lavoro del chitarrista Marco Ricco, una sezione ritmica potentissima, più presente e potente rispetto al passato e tecnicamente ineccepibile.
Romina Pantanetti al basso e Alessio Monacelli alla batteria sono l’arma in più di Butterflies, anche se, come scritto in precedenza, la sensazione di essere al cospetto di un gruppo compatto è forte come dimostrano i nove brani.
Butterflies parte deciso, Dead Jester è un opener power progressiva devastante, la splendida voce della singer ricama linee melodiche su un sound che ricorda i Dream Theater più metallici dell’ultimo Distance Over Time.
The Letter 0 si avvicina più ai maestri Symphony X, brano che risulta un piccolo capolavoro prog metal con la track list che non inciampa, regalando qualche spunto elettronico come nel precedente album (Glitchers) e corre dritta verso il traguardo, tra qualche accenno alla scena tricolore (Vision Divine) e bordate di power metal tecnico da applausi (Grim Poet, Cruel Enigma).
Con Butterflies l’asticella della qualità si è alzata non di poco, a conferma delle enormi potenzialità degli Hidden Lapse.

Tracklist
1. Dead Jester
2. Third
3. The Letter 0
4. Stone Mask
5. Glitchers
6. Grim Poet
7. Sleeping Beauty Syndrome
8. Cruel Enigma
9. Dust
10. Silent Sacrifice (rearmed) – Bonus Track

Line-up
Alessia Marchigiani – Vocals
Marco Ricco – Guitars and Vocals
Romina Pantanetti – Bass
Alessio Monacelli – Drums

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