Plague Vendor – By Night

Era da tempo che si era tutto orfani di un suono potente e indie punk rock, ma i Plague Vendor sono qui per colmare il vuoto e proporsi per occupare un posto importante nel futuro della musica alternativa, e soprattutto per regalare momenti piacevoli ai loro ascoltatori, e questo disco è pieno di bei momenti.

Indie rock dalla forte attitudine punk in uscita per Epitaph. Prendete i migliori Hives e mischiateli con i Black Keys meno blues e ci sarete vicini.

Il loro incedere è molto convincente, hanno un tiro molto intenso e sono anche orecchiabili senza essere mai banali, una bella scoperta. I Plague Vendor rinverdiscono e scuotono quella tradizione indie punk rock che era ultimamente in difficoltà, vuoi per l’avanzare del tempo, vuoi per mancanza di idee. Queste ultime sono presenti in abbondanza in questo disco, un lavoro molto onesto e diretto, piacevole e mai noioso. Chi ama l’indie americano era da tempo in attesa di un disco così, nervoso, melodico e anche ballabile. I Plague Vendor hanno un cuore new wave post punk affatto indifferente, che è il valore aggiunto di questo disco e della loro poetica musicale. La forza di questo gruppo è creare un suono molto organico, potente e sinuoso al contempo, dalla melodia importante ma anche profondo e mai ovvio. Non è facile avere un suono così di questi tempi, ed infatti i Plague Vendor sono un’affascinante anomalia che la Epitaph non si è lasciata scappare per ampliare il suo ventaglio di proposte. Il gruppo evoca fortemente un immaginario anni ottanta, ma anche i sessanta ed i settanta trovano il loro posto. Riesce molto piacevole ascoltare come n gruppo moderno e giovane arrivi a rielaborare istanze abbastanza antiche ma sempre valide, per fare un disco così il gruppo ha sicuramente una grande ampiezza di ascolti, ed una buona capacità selettiva. Era da tempo che si era tutto orfani di un suono potente e indie punk rock, ma i Plague Vendor sono qui per colmare il vuoto e proporsi per occupare un posto importante nel futuro della musica alternativa, e soprattutto per regalare momenti piacevoli ai loro ascoltatori, e questo disco è pieno di bei momenti.

1.New Comedown
2.Nothing’s Wrong
3.All Of The Above
4.Let Me Get High \ Low
5.Prism
6.White Wall
7.Night Sweats
8.Pain In My Heart
9.Snakeskin Boots
10.In My Pocke

Brandon Blaine – Vocals
Luke Perine – Drums
Michael Perez – Bass
Jay Rogers – Guitar

https://www.facebook.com/PLAGUEVENDOR/

Rival Sons – Feral Roots

Far passare per semplice attitudine vintage, opere e band di questo valore sarebbe peccato mortale, il genere è vivo e vegeto e si rigenera grazie al talento di gruppi come i Rival Sons.

Prima di avvicinarvi al nuovo lavoro firmato dai Rival Sons, sarebbe opportuno chiarire un concetto: l’hard rock di matrice settantiana è tornato con il suo carico di blues, ad incendiare gli impianti stereo dei fans di Led Zeppelin e compagnia con una serie di band e album che davvero poco avrebbero da invidiare alle opere leggendarie uscite nel decennio d’oro del rock duro.

Ma non saranno certo gruppetti di ragazzini costruiti a tavolino dai mercenari del music biz a cambiare la storia di questo clamoroso ritorno, ma una serie di gruppi che dall’America, al Regno Unito, fino alle fredde terre del nord, hanno conquistato i fans, ognuna con una sua personale visione della materia, ognuna con il talento giusto per rimanere nel mercato, senza farsi dimenticare dopo un paio di lavori.
I Rival Sons sono sicuramente tra questi, giunti al sesto lavoro, continuano con il loro personale tributo agli anni settanta e all’hard rock segnato da stigmate blues, dal chiaro ma a volte semplicistico riferimento agli Zep ed alle loro intramontabili opere.
D’altronde dieci anni di album e live hanno portato i Rival Sons ad avere una reputazione più che consolidata e non sarà certo un album come Feral Roots a far perdere punti alla band tra gli amanti del genere.
Con sempre il fido Dave Cobb dietro al mixer, la band sforna undici spettacolari brani dove, se sicuramente non troverete chissà quali soprese compositive, verrete travolti da una cascata di note sanguigne, tra rock e blues, suonate con grinta ed una teatralità a tratti spropositata.
Il quartetto statunitense parte in quarta con il riff mostruoso dell’opener Do You Worst e non si ferma più con la coppia Jay Buchanan (voce) e Scott Holiday (Chiatarra) a dare letteralmente di matto, coadiuvati dalla solita e precisa sezione ritmica composta da Dave Beste al basso e Mike Miley alla batteria.
Basterebbe il blues ferale di Stood By Me per decretare il nuovo Rival Sons come un altro pezzo da novanta tra le opere di genere degli ultimi tempi, ma Back In The Woods, le armonie acustiche della rupestre Look away che cresce di intensità ed esplode nel finale, la splendida e solare Imperial Joy, non mancano di incantare l’ascoltatore rapito dal sound di questi ottimi interpreti dell’hard rock classico del nuovo millennio.
Far passare per semplice attitudine vintage, opere e band di questo valore sarebbe peccato mortale, il genere è vivo e vegeto e si rigenera grazie al talento di gruppi come i Rival Sons.

1.Do You Worst
2.Sugar On The Bone
3.Back In The Woods
4.Look away
5.freal Roots
6.Too Bad
7.Stood By Me
8.Imperial Joy
9.All Directions
10.End Of Forever
11.Shooting Stars

Jay Buchanan – Vocals
Scott Holiday – Guitars
Dave Beste – Bass
Mike Miley – Drums

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