Graveflower – Return To The Primary Source

Chiudete gli occhi e lasciatevi cullare dalle note dolenti di My Turn, brano che dopo un intro acustica lascia spazio alle struggenti clean vocals di Aaron Stainthorpe … ; poi riapriteli e passate direttamente alle note informative relative alla band e scoprirete che il cantante in realtà risponde al nome di Vladimir Semenischev e che, come i musicisti che lo accompagnano, non proviene dalle brumose lande albioniche ma dalla ben più lontana Ekaterinburg (Russia).

Questo tipo di introduzione serve a far capire quanto il disco dei Graveflower sia debitore nei confronti del sound che i My Dying Bride hanno contribuito a creare nella prima metà degli anni ’90 e, a conti fatti, tutto questo finisce per costituirne sia il maggiore pregio sia il principale difetto.
Non c’è alcun dubbio, infatti, che la band russa riesca a riportare in vita in maniera efficace e appropriata le sonorità che hanno contraddistinto pietre miliari del doom/death come “Turn Loose The Swans” o “The Angel And The Dark River” ma, d’altra parte, l’adesione al modello originario in certi frangenti è talmente fedele da sfiorare il plagio.
Pertanto riesce difficile fornire un giudizio obiettivo e soprattutto slegato da quanto appena osservato: chi, come il sottoscritto, ama in maniera incondizionata questo genere musicale, non può evitare di farsi coinvolgere dalla bravura di Vladimir e soci nel comporre brani al rallentatore, dal mood romantico e decadente, e l’ascolto ripetuto di questo lavoro trasmette sensazioni in gran parte positive. Detto questo, e ribadito che il doom, per sua natura, non si presta a troppe divagazioni o commistioni stilistiche, è innegabile che dai Graveflower per il futuro ci si attende quanto meno uno scostamento più deciso dai canoni espressivi che la band dello Yorkshire ha dettato due decenni or sono.
Alla fine il verdetto per la band russa è di assoluzione, sia pure con tutte le riserve già esposte, con le seguenti motivazioni : 1) Return To The Primary Source, se spogliato di ogni ingombrante termine di paragone, è un bel disco, considerando tra l’altro che si tratta del passo d’esordio. 2) Se i My Dying Bride decidessero un giorno di tornare alle sonorità e all’intensità emotiva degli esordi, immagino che la cosa sarebbe accolta con favore dalla maggior parte dei fans, quindi il fatto che qualcun’altro li abbia in qualche modo anticipati non mi pare così deprecabile ….

Tracklist :
1. White Noise
2. My Turn
3. Rain in Inferno
4. Just a Moment
5. Falling Leaves
6. Autumn Within
7. Rain Without End

Line-up :
Danil Aleshin – Drums
Dimitry Solodovnikov – Guitars
Andrey Pilipishin – Guitars
Vladimir Semenischev – Vocals, Bass

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