Yith – Dread

Dread – un dischetto ibrido black / doom che non si lascia andare ad eccessi avanguardisti – è il debutto di Yith, one-man band statunitense che negli anni scorsi ci aveva deliziati con svariati demo che lasciavano ben sperare per il futuro. Prodotto, questo, confezionato con cura maniacale fin dalle copertine: la prima è un bellissimo olio di G. Illness – uno dei maggiori paesaggisti della pittura americana moderna – mentre la seconda riporta Le Prisonnier di Odilon Redon, oggi conservato al Musée des Beaux Arts di Nantes.

Dread è un’opera lovecraftiana fin dai titoli (Centuries of Horror, ad esempio, fa sicuramente venire in mente l’epica e l’universo dello scrittore statunitense) che si propone di narrare in musica l’odissea esistenziale degli umani che vengono a contatto con l’orrore del malevolo Cthulhu, Yuggoth e consoci: il ché – ammetteranno gli appassionati – non è certo compito facile visto la portata del genio letterario di cui stiamo parlando. Se il concetto che vi sta dietro è interessante e complesso, il lavoro finito è più solido che brillante. L’album si apre con Time and Loss: arpeggi acustici, di tentazione (trattenuta) quasi neo-folk, che esplodono prestissimo in un dapprima monolitico e veloce black metal ortodosso che rallenta a tratti per farsi doom. Ma è dalla seconda traccia che l’album svolta: Resentment è forse il brano più rappresentativo del disco. Brano compatto che si apre, verso la fine, ad un pattern di interessantissimi riff astrali alternati a momenti più funerei, a simboleggiare la “doppia dimensione” lovecraftiana, divisa tra gli spazi cosmici e multidimensionali – comunque sempre cupi e spaventosi – in cui vivono le forze e l’entità del suo universo e il mistero, tutto terreno, che suscita agli involontari umani e agli adepti che vengono a contatto con rimandi, culti, sette iniziatiche, tracce che tali entità hanno sparso nel mondo: soluzione interessantissima questa ai fini di tradurre in musica il concept dell’album, che sarebbe potuta esser sfruttata in maniera maggiormente coraggiosa, azzardando qualcosina di più. Successivamente, mentre Remembrance funziona da intermezzo acustico (piuttosto inutile e superficiale), Upon Dark Shores sorprende per il suo dividersi equamente – a frazioni – tra un black tanto oscuro quanto canonico e certi raffinati citazionismi a quella scuola doom anni ’90, sulla falsa riga dei primi Thergothon di Fhtagn-nagh Yog-Sothoth – a loro volta affascinati dallo scrittore statunitense -. Infine, la breve e inaspettata Immurement – con tastiere, synth eterei e lugubri, certe sonorità alla Lustre in versione più funeral – chiude il lavoro in maniera azzeccata: misterica e ambienteggiante.

Se il concept che sottostà a questo disco – patrizio nelle intenzioni – è indubbiamente notevole, il prodotto finito purtroppo non è sempre all’altezza dei propositi. Le vocalità non sono mai particolarmente originali o incisive, ma la fase di produzione è attenta e curata. Il tutto vanta comunque la ripresa di un mondo letterario nobilissimo, oltre a momenti e cavalcate talvolta avvincenti e interessanti. Purtroppo è un album che, vista la sovrabbondanza di dischi simili e/o di superiore livello, rischia di finire presto risucchiato e dimenticato in quel gigantesco maelstrom da fast-food che è il metal attuale: merita invece a nostro giudizio almeno un ascolto, perlomeno da quella nobilissima frangia di cultori più attenta, colta e fanatica. E poi, diciamocelo, il binomio Lovecraft / black-doom è sempre sfiziosissimo.

TRACKLIST:
1. Time and Loss
2. Resentment
3. Remembrance
4. Dread
5. Centuries of Horror
6. Upon Dark Shores
7. Immurement

LINE-UP:
Yith – All instruments

YITH – Facebook

Una risposta

  1. Sono sempre interessanti queste realta’ che si cimentano con il maestro di Providence…dovrebbe uscire in cd a breve …lo ascolteremo con attenzione ..

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In Your Eyes ezine webzine dal 1999

  • Intervista Macaco Cacao, dalla consolle al mondo.
    by Massimo Argo on 20 Novembre 2025 at 15:17

    Macaco Cacao, due dj che hanno una concezione molto particolare della musica, e che fanno cose molto originali.

  • E’ morto Nicola Vannini
    by Reverend Shit-Man on 20 Novembre 2025 at 9:00

    In un panorama dei necrologi musicali che, da almeno un decennio a questa parte, somiglia sempre più a una valle di lacrime, un altro triste avvenimento, in tal senso, va a funestare anche questo 2025. Nella giornata di ieri, infatti, ci ha lasciati, all'età di 65 anni, Nicola Vannini.

  • Frontiere Sonore – PUNTATA 06
    by Simone Benerecetti on 19 Novembre 2025 at 9:13

    Trasmissione radiofonica con Federico “il Deca” De Caroli e Simone Benerecetti. In scaletta: Federica Deiana, Cøldstar, G. Cistola & D. Germani, The Balboas, Jez Pike, Pink Butter, Jonathan Elias, Anthony Moore with AKA & Friends, Mephisto Walz, Angels of Libra (feat. Nathan Johnston).

  • The Queen Is Dead Volume 177- Dor, Lancasters, Evoken
    by Massimo Argo on 18 Novembre 2025 at 14:52

    Un approfondimento su tre dischi imperdibili: il viaggio introspettivo dei Dor, la psichedelia analogica dei The Lancasters e l’oscurità funeral doom degli Evoken. Analisi, atmosfere e suggestioni di tre opere che esplorano mondi sonori profondi e unici.

  • POISON RUIN – confrere
    by Enrico Mazzone on 18 Novembre 2025 at 10:32

    POISON RUIN - confrere : foreste, distese, spiragli di un passato remoto di punk-oi e anarco-punk almeno per i riff taglienti e ultrasonici.

GRAZIE A TUTTI

Come preannunciato all’inizio dell’estate, l’attività di MetalEyes è cessata ufficialmente dal 31 agosto con la pubblicazione dell’ultima recensione. Il sito rimarrà comunque online ancora per

Leggi Tutto »

Esogenesi – Esogenesi

I quattro lunghi brani, inframmezzati da un breve strumentale, testimoniano in ogni frangente lo spessore già ragguardevole raggiunto dagli Esogenesi al loro primo passo, sicuramente non più lungo della gamba in quanto preparato con tempi debitamente lunghi come si conviene a chi si dedica ad un genere per sua natura antitetico a tutto ciò che appare frettoloso o superficiale.

Leggi Tutto »

Hardline – Life

La cover di Who Wants To Live Forever dei Queen come perla incastonata tra la dozzina di tracce che compongono l’album, valorizza, se ce ne fosse bisogno il gran lavoro degli Hardline a conferma dell’ottimo stato di forma dell’hard rock melodico.

Leggi Tutto »

Walkways – Bleed Out, Heal Out

In un momento di scarsa qualità delle proposte alternative rock vicine al metalcore questo gruppo è una bella scoperta e vi regalerà degli ascolti molto piacevoli e duraturi.

Leggi Tutto »