Se fossimo particolarmente pigri potremmo fare nostre le note di presentazione dell’album che descrivono come meglio non si potrebbe fare il contenuto di questo secondo full length degli abruzzesi Aikira, autori di un post metal strumentale di pregevole qualità.
Proviamo quindi a sfuggire a tale tentazione cercando di descrivere le impressioni suscitate da un lavoro senz’altro impegnativo sotto diversi aspetti, primo fra tutti la sua natura interamente strumentale, cosa che ormai è piuttosto usale ma che comunque costringe il potenziale pubblico a cui è rivolto ad un approccio differente .
L’assenza della voce, che imprime un suo marchio più definito ed immediato ad un qualsiasi disco, induce ad un ascolto che deve essere per forza di cose più attento ai particolari, ma nel contempo necessita di una predisposizione a lasciarsi attraversare dai suoni, quasi che il nostro corpo debba trasformarsi in una sorta di conduttore di energia andando a realizzare, infine, una sorta di osmosi tra il musicista e l’ascoltatore; in tal senso allora diviene più che mai lecito ricollegarsi alle suddette note di accompagnamento del lavoro, laddove si parla di una finalità catartica da ricercare nelle composizioni degli Aikira.
Ecco quindi che, fin dalle prime fasi del brano Etera, ci si trova immersi in sonorità cangianti, che possono avere un impatto più robusto e deciso oppure fluire placidamente in virtù di sempre brillanti e mai stucchevoli arpeggi chitarristici.
E’ questa costante alternanza che contribuisce al mantenimento della tensione emotiva, che è poi anche la chiave di volta necessaria per evitare, ad un album del tutto strumentale, di scivolare via senza lasciare tracce: Light Cut imprime, come promesso, dei segni leggeri ma tangibili, facendosi strada in un primo tempo superficialmente per poi penetrare sottopelle ed assestarsi, con il suo carico di nervosa inquietudine e di malinconia, in qualche anfratto del nostro spirito da dove non potrà più essere rimovibile.
Gli Aikira non fanno calcoli e offrono tutto quanto sentono di poter dare: cinquanta e passa minuti sono tanti per una proposta musicale di questo tipo e la voglia di esprimersi senza limitazioni di sorta potrebbe rivelarsi controproducente; i nostri, però, si sottraggono brillantemente a questo rischio perché la loro offerta gode di un’intensità che è un antidoto buono ed efficace per tutte le occasioni.
Light Cut va assimilato, anche per le sue caratteristiche, come fosse un brano unico, e ciò garantisce la possibilità di seguire in maniera ottimale questo flusso, spesso simile ad una marea che si ritrae per poi andare a riaggredire le terre emerse: dovendo scegliere due momenti chiave opto per Vantablack, magnifica esibizione anche di forza, e Something Escapes, traccia insinuante capace di creare una lunga attesa prima che la tanto attesa esplosione strumentale avvenga solo al termine dei suoi nove minuti.
Gli Aikira regalano un lavoro maturo ed ispirato che vive di un suo impatto d’insieme piuttosto che di spunti estemporanei, e ciò rende questo loro primo full length un’opera che necessita di diversi ascolti prima di svelare tutte le sue sfumature.
Tracklist:
1.Etera
2.Yonaguni
3.Vantablack
4.Voyager
5.Elemental 3327
6.Drive
7.Something Escapes
8.Alan
9.Elemental 06
Line-up:
Alessandro “Fango” Pizzingrilli – chitarra
Danilo “Il Kote” Concetti – batteria
Andrea Alesi – chitarra
Giuseppe Pirozzi – basso
Emanuela Valiante: voce
Davide Grotta: Piano